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10 luglio 2011 - 8 Tamuz 5771 |
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Benedetto
Carucci
Viterbi,
rabbino
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"Come sono belle le tue tende, Giacobbe". Le porte delle tende del
popolo di Israele, spiega Rashi, non erano una di fronte all'altra:
nessuno poteva così sbirciare nella tenda dell'altro. Che dire delle
"sbirciate telefoniche" a cui siamo quotidianamente esposti?
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David
Bidussa,
storico sociale delle idee
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Il testimone non è mai uno che
ha diritto di parola perché ha più cose degli altri da raccontare. E’
una figura che rappresenta un’esperienza che sarebbe tragico perdere:
non solo per ciò che ha subito, ma anche, e forse oggi soprattutto, per
come ha reagito.
La prima cosa che sta al centro del racconto del testimone è la
consapevolezza che la storia è fatta di uomini e donne che la abitano,
che la subiscono e che, talora, trovano anche la forza di reagire. Se
quella vicenda è carica di dolore essa contiene anche altre cose che
hanno un alto valore per chi incontra quelle storie ed è chiamato a
riflettervi e a farle proprie. Tra queste una mi sembra essenziale: il
racconto è la storia della propria dignità, del modo in cui la si
ritrova e la si rivendica con parole semplici, talora elementari, ma
essenziali.
Ciao Rubino. Grazie
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Se ne è andato a 91
anni l'uomo che "sconfisse Hitler"
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Lo
ripeteva con orgoglio
ostinato: «noi sopravvissuti abbiamo sconfitto Hitler, il suo disegno,
la sua cultura di morte; per questo dobbiamo continuare a raccontare e
ricordare fino a quando avremo la forza di poterlo fare». Lo diceva per
sé, per la storia di una famiglia che ce l'aveva fatta e aveva visto
nascere figli e nipoti, ma lo diceva anche per i sommersi, per chi non
era tornato da quel viaggio terribile. Rubino Romeo Salmoni era nato a
Roma il 22 gennaio 1920, si è spento ieri mattina, circondato
dall'affetto dei suoi cari, portando fino all'ultimo sul volto quella
cifra di ironia e disincanto che lo ha accompagnato nella sua lunga
traversata e che ha ispirato Roberto Benigni per il personaggio del suo
film Oscar «La Vita è bella». Un'infanzia come tanti nella capitale
negli anni Venti del secolo scorso, il padre con l'esercito italiano
nella grande guerra, due fratelli coinvolti nell'aggressione
all'Etiopia, tre anni dopo le leggi razziali e l'inizio della fine. Con
l'8 settembre 1943 gli ebrei romani vengono segnalati, catturati e
coinvolti dalla macchina della deportazione. Romeo sfugge alla retata
del 16 ottobre quasi per caso e inizia la sua clandestinità. Una
domenica di aprile del 1944, poche settimane prima della liberazione di
Roma, viene arrestato dalla polizia fascista e portato prima a via
Tasso e poi nel carcere di Regina Coeli. Da qui comincia il lungo
«viaggio verso la morte»: prima al campo di raccolta e smistamento di
Fossoli; quindi, il 22 giugno 1944, su un convoglio con destinazione
Auschwitz. Il suo tratto distintivo - anche nei momenti più difficili -
è la coinvolgente ironia, la forza evocativa, la capacità di cogliere
sfumature e contraddizioni nei comportamenti delle persone che gli
capitano sul cammino. Il prigioniero A15810 trascorre sette mesi ad
Auschwitz-Birkenau; viene quindi trasferito in Germania, in altri due
sottocampi (Ullersdorf e Nossen); partecipa a una lunga marcia della
morte e, nell'aprile del 1945, mentre il Terzo Reich è in rotta, riesce
miracolosamente a fuggire. Passa alcuni giorni in clandestinità, nelle
campagne nei pressi di Dresda, fingendosi un lavoratore italiano in
terra straniera e ingannando così polizia tedesca e SS. Dopo la fine
della guerra, tra maggio e agosto 1945, riesce a trovare la forza per
sopravvivere nella Germania occupata dai soldati sovietici, sempre con
un solo obiettivo: tornare a Roma per abbracciare i propri cari. Alla
fine di agosto, si aggrega a un convoglio che trasporta ex deportati e
prigionieri di guerra in Italia. Torna nella sua città, dalla sua
famiglia, il 3 settembre 1945; ritrova la madre e il padre, ma non ci
sono più i due fratelli, Angelo e Davide, uccisi dalla macchina di
morte nazista. Fin dai primi anni del dopoguerra, la memoria della
deportazione coincide per Romeo con la necessità di raccontare. Un
racconto incerto, spezzato, intimo, che si sviluppa attorno alla
redazione di appunti sparsi o occasionali della sua drammatica
esperienza. Romeo comincia così a scrivere pagine di ricordi, poesie,
memorie sparse e ripetute degli anni da poco trascorsi nelle pause di
lavoro nel suo negozio di cuscinetti a sfera a via Cavour. Conserva
gelosamente le tracce del suo lungo cammino «all'inferno e ritorno»,
come appunta egli stesso su delle grandi agende. Dopo il suo primo
viaggio a Birkenau, organizzato dalla Comunità ebraica di Roma nel 1962
- in piena «era del testimone» sull'onda delle ripercussioni del
processo Eichmann -, si sentirà finalmente libero di potere parlare
anche fuori dalla famiglia, sollevato di un peso ormai insostenibile.
Nel 1995 la sua testimonianza viene raccolta da Steven Spielberg, nello
stesso anno partecipa alla realizzazione del documentario «Memoria». Ci
teneva a farsi chiamare con il suo numero, a mostrare il braccio
tatuato ricordando ai più giovani che «non si esce mai completamente da
Auschwitz». Era felice di aver consegnato le sue schegge di memoria
alla Provincia di Roma, che le aveva raccolte in volume distribuito
nelle scuole e consegnato nelle mani del Presidente della Repubblica il
27 gennaio 2011 («Ho sconfitto Hitler. Appunti, note e frammenti di
memoria di un sopravvissuto ad Auschwitz-Birkenau»); poche settimane
dopo Zio Romeo era stato insignito dal capo dello Stato
dell'onoreficenza di «Cavaliere di gran croce dell'ordine al merito
della Repubblica». Sereno fino all'ultimo con un ottimismo quasi
disarmante aveva scelto una sua frase come motto: «Se dovessi
ringraziare il Signore per quello che ti dona ti mancherebbe il tempo
di lamentarti per quello che ti manca».
Umberto
Gentiloni, La Stampa, 10 luglio 2011
Benigni:
"La grandezza indicibile di Rubino"
È morto a 91 anni
Rubino Rorneo Salmonì, sopravvissuto ad Auschwitz memoria della
comunità ebraica romana, a ad si ispirò Roberto Benigni nella scrittura
del film «La vita è bella». Abbiamo chiesto Benigni di raccontarci cosa
lo colpi nel loro incontro. Rubino Romeo Salmonì era un personaggio
davvero speciale, che ho tenuto sempre nel cuore. Lo avevo conosciuto
mentre preparavo «La vita è bella», insieme ad altri ebrei romani che
mi avevano raccontato la loro storia, il dramma della deportazione. Mi
era rimasto impresso nella memoria e non l'ho dimenticato perché nel
suo modo di ricordare le cose aveva una leggerezza particolare,
difficile da immaginare e che colpiva tutti. Potrei dire che aveva un
aspetto ilare, che nel suo modo di essere, di presentarsi e di
raccontare c'era un lato comico speciale. Aver passato quell'esperienza
tremenda ed essere capace di vivere così è dimostrazione di una
grandezza indicibile. Gli incontri con uomini come Rubino sono quelli
che ti cambiano in profondità, perché quando guardi negli occhi queste
persone poi non sei più quello di prima. Mi resta di lui l'immagine di
una persona che aveva voluto vivere a tutti i costi in maniera giusta.
Roberto Benigni, La Stampa, 10 luglio 2011
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Davar Acher - Flottiglie |
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Ne hanno parlato tutti
pochissimo, ma vale certamente la pena di dedicare una riflessione alle
due vittorie importanti ottenute da Israele la settimana scorsa: il
blocco della flottiglia che cercava di rompere il blocco navale imposto
sul mare davanti a Gaza per limitare il rifornimento di armamenti ad
Hamas, che sarebbero poi serviti a sparare sul territorio israeliano;
il flop della "flottiglia aerea" che mirava a portare su voli di linea
centinaia di manifestanti antisraeliani a invadere l'aeroporto
internazionale di Tel Aviv, significativamente ribattezzato dai
manifestanti "di Lydda" dal nome inglese della città accanto a cui esso
sorge, scambiandolo per "palestinese", mentre se ne parla già come
villaggio ebraico nei libri biblici di Esra (2.33) e Nehemia (11:35) .
Bisogna notare che entrambe le iniziative avevano il senso di negare la
sovranità statuale israeliana o di costringere l'esercito a
riaffermarla con la forza e dunque comunque di logorarla. Israele è
invece riuscito a evitare questa "alternativa del diavolo", come si
chiamano negli scacchi trappole del genere, e a impedire l'azione
offensiva grazie alla collaborazione internazionale: la Grecia, Cipro e
perfino la Turchia in un caso, nell'altro diverse linee aeree
internazionali hanno ritenuto di non appoggiare violazioni della
legalità e provocazioni sia pure "disarmate". Nel diritto
internazionale questo è ovvio: se dei croati esagitati volessero
invadere Fiumicino o Ancona per rivendicare il carattere slavo di
Trieste, sarebbe ovvio che il loro governo li fermasse, impedendo loro
di commettere reati e di avvelenare le relazioni internazionali. Per
Israele ciò non è così scontato, i normali privilegi degli stati (per
dirne una: decidere quale sia la propria capitale) spesso gli sono
negati o contestati ma questa volta è accaduto. Il che testimonia fra
l'altro che non è vero che il governo Netanyahu sia così isolato e
inabile come pretende certa stampa.
La domanda che ci si può porre è se non si sarebbe potuto fare lo
stesso l'anno scorso, quando l'"alternativa del diavolo" organizzata
dalla prima flottiglia è purtroppo riuscita benissimo nel suo compito
di danneggiare la reputazione di Israele. La risposta è che
effettivamente si tentò, ma invano, perché allora la Turchia non
collaborò nel lavoro di polizia internazionale, anzi. Questa volta le
cose sono andate in maniera diversa, probabilmente perché il quadro
politico internazionale è diverso, la rivolta in Siria e
l'incriminazione di Hezbollah per l'omicidio del premier libanese
Hariri hanno buttato sabbi nel motore dell'"asse"
Iran-Turchia-Libia-Libano-Gaza. Ma è contato anche senza dubbio proprio
il precedente della flottiglia dell'anno scorso e la difesa decisa ma
controllata dei suoi confini che Israele ha fatto fra maggio e giugno,
contro le analoghe invasioni terrestri organizzate dal regime siriano e
Hezbollah.
E' un problema generale: nella politica internazionale contano i fatti,
non le rivendicazioni astratte di diritti, e il primo fatto è
l'autodifesa. Ha scritto qualcuno che stati e società non spariscono
mai, a meno che si suicidino. Questo è particolarmente vero per
Israele, che è assediato da prima della sua nascita da stati e
movimenti che provano sistematicamente a distruggerlo trovando il suo
punto debole: prima con le guerre convenzionali, poi col terrorismo
aereo e con quello suicida portato nel cuore delle città: tutti
fortemente ridimensionati, se non abbandonati, quando hanno trovato una
difesa adeguata. Ora da qualche anno il gioco è la delegittimazione, la
guerra giuridica e dell'opinione pubblica, per cui il sistema politico
occidentale è il terreno privilegiato e i mezzi di comunicazione e gli
opinion leader i principali strumenti di combattimento. E' possibile e
naturalmente sperabile che il fallimento delle flottiglie marittima e
aerea e dei tentativi di invasione dei confini convinca prima o poi i
palestinesi ad abbandonare anche questa forma di lotta e magari anche a
riprendere seriamente una strategia di pace con Israele abbandonata del
tutto, dopo il breve momento di Oslo, una decina d'anni fa.
Bisogna aggiungere a questo proposito un'ultima riflessione: chi, anche
nel mondo ebraico, solidarizza con le flottiglie e delegittima i
"coloni" prima di qualunque accordo di pace, rende più difficile il
compito dell'autodifesa di Israele, ma aumenta anche le difficoltà e le
sofferenze della popolazione palestinese, perché conferma l'illusione
della sua leadership di poter eliminare lo stato ebraico con l'appoggio
dell'opinione pubblica internazionale. I "pacifisti" che sostengono
queste iniziative, lo sappiano o no, in realtà lavorano per il
prolungamento della guerra; perché in loro, come in Fatah e Hamas,
l'odio per Israele prevale anche sull'ovvio interesse palestinese per
una convivenza pacifica.
Ugo
Volli
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rassegna
stampa |
Qui
Roma - "Primavera Araba: opportunità o pericolo per il Medio Oriente?"
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Leggi la rassegna |
L'Onorevole Fiamma Nirenstein, Vice Presidente della Commissione
Esteri della Camera dei Deputati interviene al convegno "Primavera
Araba: opportunità o pericolo per il Medio oriente?" organizzato dal
circolo Generazione Futuro "Falcone e Borsellino" in collaborazione con
Libertiamo, lunedì 11 luglio ore 17,30 presso la Sala della Sacrestia
in Vicolo Valdina a Roma. Il programma prevede gli interventi dell'Onorevole Benedetto Della
Vedova, Presidente del Gruppo Fli alla Camera dei Deputati, di Ahmad
Raft, giornalista e scrittore, di Maurizio Piccirilli, giornalista de
"Il Tempo". Per partecipare all'evento è necessario accreditarsi
inviando una mail a: Generazionefuturoroma1@gmail.com
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