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2 settembre
2011 - 3 Elul
5771
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David
Sciunnach,
rabbino
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“Dovrai
ricercare la giustizia, solo la giustizia…” (Devarim 16,
20). Il grande Rabbì Bunam di Pshiska commentava questo verso dicendo:
“Cerca di perseguire la giustizia, sappi però che anche i mezzi che
utilizzi per raggiungere il giusto scopo devono essere anch’essi giusti
e leciti, e non come ci viene insegnato nel mondo contemporaneo che “il
fine giustifica i mezzi”.
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Vittorio Dan Segre,
pensionato
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E' stato chiesto: Chi è ebreo? Risposta: Chi ha nipoti ebrei. |
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Qui Siena - "La sfida della rete"
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“La scelta di Siena quale
città capofila della Giornata Europea della Cultura Ebraica di
quest’anno ci riempie di orgoglio e ci permette di offrire delle
credenziali in più alla candidatura della nostra città quale Capitale
Europea della Cultura nel 2019.”
Lo ha detto oggi il Sindaco di Siena Franco Ceccuzzi, durante la
conferenza stampa di presentazione della Giornata Europea della Cultura
Ebraica, che si è tenuta nella Sala della Lupa del Palazzo Pubblico di
Siena a piazza del Campo.
“La manifestazione offre alla città un concreto contributo culturale, e
l’opportunità di presentare dei restauri architettonici, come quello
che si sta realizzando nella Sinagoga di Vicolo delle Scotte”, ha
continuato il Sindaco. Un restauro, effettuato con il contributo della
Fondazione Monte dei Paschi di Siena, illustrato dal responsabile dei
lavori architetto Renzo Funaro.
La Giornata si svolgerà domenica 4 settembre in 62 città italiane e 27
Paesi d’Europa: occasione per visitare sinagoghe, musei ebraici, ex
ghetti e giudecche, e per assistere a concerti, mostre, spettacoli e
molto altre iniziative per conoscere a approfondire il patrimonio e la
cultura ebraica. Quest’anno, l’evento ha una declinazione particolare e
tecnologica; il tema è infatti “Ebraismo 2.0: dal Talmud a Internet”,
filo rosso che lega tutti gli appuntamenti del 4 settembre e che si
presta a molte interpretazioni e spunti.
“Cercheremo di far capire come si declina l’ebraismo nei
linguaggi della contemporaneità – ha detto Giuseppe Burschtein,
curatore delle isole digitali interattive e motore degli aspetti
tecnologici del programma senese -. Domenica tasteremo il ‘polso della
rete’ per quanto riguarda l’ebraismo, ci saranno video tridimensionali
sulla vita ebraica in Toscana, sarà possibile ricostruire le proprie
radici attraverso il progetto online ‘Jewish genealogy’, elaborare
percorsi musicali tradizionali in digitale e molto altro. Insomma
domenica il popolo della rete incontrerà il popolo del Libro.”
Per Guidobaldo Passigli, presidente della Comunità Ebraica di Firenze
che comprende anche la sezione di Siena, la sfida è stata raccolta
“mettendo insieme tanti eventi che hanno in comune la modernità, e
facendo moltissimo in pochi mesi.”
“L’anno scorso la manifestazione ha visto intervenire 200mila persone
in Europa, di cui 50mila solo in Italia – ha detto Annie Sacerdoti,
Consigliere dell’UCEI con delega alla Giornata della Cultura -. E’ una
giornata a “porte aperte”, in cui vogliamo dialogare, farci conoscere
anche dai giovani e da chi non sa nulla di ebraismo, contribuendo tra
l’altro a combattere tanti pregiudizi. C’è una grande curiosità in
Europa per noi: l’Italia, anche da un punto di vista ebraico, ha uno
dei patrimoni artistici più belli d’Europa.”
Gli eventi si svolgeranno in tutta la penisola con la possibilità,
vista l’ampiezza dell’offerta, di costruire un vero e proprio
itinerario culturale ebraico fatto di tappe diverse. Per orientarsi,
informarsi e interagire con i promotori, si può consultare il sito
internet, quest’anno completamente rinnovato.
La Giornata Europea della Cultura Ebraica è coordinata e promossa in
Italia dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Gode dell’Alto
Patronato del Presidente della Repubblica ed è patrocinata dal
Ministero per i Beni e le Attività Culturali, dal Ministero
dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e dal Ministro per le
Politiche Europee.
Queste le località nelle quali si svolge la manifestazione in Italia:
Alessandria, Ancona, Asti, Biella, Bologna, Bova Marina, Bozzolo,
Carmagnola, Carpi, Casale Monferrato, Cherasco, Chieri, Cittanova,
Correggio, Cuneo, Ferrara, Finale Emilia, Fiorenzuola d'Arda, Firenze,
Fondi, Genova, Gorizia, Ivrea, Livorno, Lugo di Romagna, Mantova,
Merano, Milano, Modena, Moncalvo, Mondovì, Monte San Savino, Napoli,
Ostiano, Padova, Parma, Pesaro, Pisa, Pitigliano, Pomponesco, Reggio
Calabria, Reggio Emilia, Roma, Sabbioneta, Saluzzo, San Nicandro
Garganico, Senigallia, Siena, Siracusa, Soncino, Soragna, Torino,
Trani, Trieste, Trino Vercellese, Udine, Urbino, Venezia, Vercelli,
Verona, Viadana, Vicenza.
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Qui Milano - Un viaggio fra modernità e tradizione
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Un tema impegnativo, a
detta di molti, quello prescelto per la Giornata Europea della Cultura
Ebraica 2011: Ebraismo 2.0, dal Talmud a Internet. “Il rischio era
quello di concentrarsi troppo sul mezzo di comunicazione, o meglio sui
nuovi mezzi di comunicazione, e di trascurare invece i contenuti da
veicolare - ha sottolineato Daniele Cohen, assessore alla cultura della
Comunità ebraica di Milano. Un rischio che gli organizzatori hanno
voluto scongiurare con un programma che abbraccia molteplici aspetti
della cultura ebraica declinabili nella tecnologia, programma
presentato in una conferenza stampa nella sede dell’assessorato alle
politiche sociali del Comune di Milano e che, introdotta dall’assessore
alle cittadinanze della Comunità ebraica Daniele Nahum, ha visto la
partecipazione del presidente della Comunità Roberto Jarach, di Daniele
Cohen, del direttore della Fondazione Centro di documentazione ebraica
contemporanea Michele Sarfatti, di Fiona Diwan, direttrice del
Bollettino della Comunità, di Ruggero Gabbai, regista e consigliere del
Comune di Milano, e dell’assessore alle politiche sociali Pierfrancesco
Majorino, alla presenza del direttore della Biblioteca Sormani Aldo
Pirola. “Lo scopo fondamentale della Giornata - ha evidenziato Jarach -
è far conoscere meglio una realtà di minoranza significativa, che
storicamente in Italia ha una valenza forse ancora più forte che in
altri paesi. È un’opportunità per approfondire tematiche legate alla
nostra cultura che ha una duplice valenza, sfatare l’ignoranza e dare
l’esempio di ciò che una minoranza può dare alla società circostante”.
I cittadini milanesi hanno dimostrato di apprezzare particolarmente gli
appuntamenti più tradizionali della prima domenica di settembre, la
possibilità di visitare la sinagoga centrale, di assistere a delle
brevi spiegazioni sugli aspetti fondamentali caratterizzanti la
religione ebraica, e gli stand di oggettistica e gastronomia. Alla
città quest’anno viene però anche offerto un ricco programma di
conferenze. Si comincia, dopo il saluto delle autorità, cui
parteciperanno il sindaco Giuliano Pisapia, e il presidente del
Consiglio provinciale Bruno Dapei, con il tradizione discorso
introduttivo del rabbino capo Alfonso Arbib.
Con un dialogo sul tema della Giornata 2011 Ebraismo 2.0 tra David
Meghnagi, professore di psicologia a Roma Tre e saggista, e il
professor Giulio Giorello, filosofo e scienziato, la Giornata entra nel
vivo. “Le comunità ebraiche si sono trovate a essere protagonista nella
corsa all’adeguamento alle nuove tecnologie, fondamentali per chi come
una piccola comunità ha la necessità di comunicare guardando al suo
interno e al suo esterno - ha sottolineato ancora Jarach - L’ultimo
esempio è la pubblicazione su tablet di Pagine Ebraiche e di periodici
dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane che sono oggi fruibili
tramite iPad e Android.
La Comunità di Milano invece ha dato l’esempio nel campo della
comunicazione grazie alla nascita della web radio, che ha raccolto
decine di giovani e che sarà operativa domenica sotto gli occhi di
tutti”. “Comunicare oggi: la tecnologia, il sociale e il professionale”
invece il tema dell’incontro a cura di JewBox, con la sponsorizzazione
di Radio 105 e uno staff interamente composto da giovani volontari, che
saranno presenti anche con uno stand interattivo. “Questa Giornata
vuole dimostrare che ebraismo non è solo Shoah e antisemitismo - ha
spiegato Michele Sarfatti - Ebraismo è una comunità molto diversificata
al suo interno, un melting pot che ha storia, produce cultura e che
vale la pena conoscere”. Il Cdec premierà le immagini vincitrici del
concorso fotografico promosso dal suo Archivio e diventato ormai un
appuntamento tradizione della Giornata della Cultura Ebraica. “Judaism
in the age of new media” il tema proposto per questa edizione, che
viene celebrata con la conferenza “Quando il pensiero diventa immagine:
da Walter Benjamin a Mark Zuckerberg” che vedrà gli interventi di
Ruggero Gabbai e del fotografo Alberto Jona Falco. Nell’anno del
Centocinquantesimo non poteva poi mancare un momento per celebrare
l’Unità d’Italia: la Fondazione Cdec inaugura la mostra “Una storia di
carattere. 150 anni di stampa ebraica in Italia” che rimarrà aperta al
pubblico fino alla fine di settembre, ospitata nella Biblioteca Sormani.
Spazio anche a un’altra forma di comunicazione che sta conoscendo una
fortuna sempre maggiore negli ultimi anni: il fumetto. Il rav Alberto
Somekh presenterà insieme ad Andrea Grilli, esperto del mondo del
graphic novel e collaboratore di Pagine Ebraiche, il volume “Rabbì
Gulp! I racconti del Talmùd a fumetti” una raccolta di racconti del
Talmud adattati a fumetti in un’edizione pensata per le scuole.
A tracciare un ponte ideale con lo spettacolo serale, “Un grembo, due
nazioni, molte anime. Parole e musiche degli ebrei d’Italia” che andrà
in scena nell’auditorium della Provincia di Milano, sarà l’incontro “Le
reti globali della musica ebraica: melodie e canti degli ebrei
italiani” con Francesco Spagnolo, musicologo e docente di liturgia
ebraica nelle principali università israeliane e statunitensi,
dall’Università ebraica di Gerusalemme alla New York University, ma
anche esperto del rapporto tra ebraismo e nuovi media.
“La Giornata Europea della Cultura Ebraica rappresenta per noi
un’iniziativa estremamente importante - ha concluso l’assessore
Majorino - Un’occasione per divulgare conoscenza ma anche un importante
esempio di integrazione di minoranza nella nostra città che può essere
una grande fonte di ispirazione per il futuro”.
Rossella Tercatin
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Qui Roma - Comunicare per creare conoscenza
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Il programma della
dodicesima edizione della Giornata della Culltura Ebraica nella
Capitale, che domenica 4 settembre coinvolgerà ventisette Paesi europei
e, in Italia, 62 località, è stato presentato alla stampa questa mattina
alla libreria Kiryat Sefer nel cuore dell'antico Ghetto dal
Presidente della Comunità Ebraica di Roma Riccardo
Pacifici, e da Livia Ottolenghi assessore alla Cultura e
Memoria, Gianni Ascarelli assessore alle Attività Museali,
Massimo Bassan assessore all'Archivio Storico, Claudio Procaccia
direttore del Dipartimento Cultura e Miriam
Haiun direttrice del Centro di Cultura.
Ricco il programma della giornata con visite guidate, conferenze,
spettacoli, mostre, degustazioni, che quest'anno coinvolgerà per la
prima volta anche Fondi, il comune in provincia di Latina recentemente
entrato nel circuito della manifestazione promossa dall'Unione delle
Comunità Ebraiche Italiane per raccontare il lungo viaggio dal
Talmud a internet, tema scelto per la manifestazione di quest'anno, e
collegare idealmente gli eventi e le località e far scoprire
l'ebraismo grazie anche all'ausilio delle nuove tecnologie, come ha
sottolineato il presidente Pacifici, che ha parlato con soddisfazione
delle nuove applicazioni sulle piattaforme Apple e Android per
scaricare e visualizzare i contenuti del giornale comunitario. “Abbiamo
avviato una nuova e diversa forma di comunicazione del mondo
ebraico con la realtà circostante” ha dichiarato.
Lucilla Efrati
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Qui Pesaro - Intitolato
un ponte alla Brigata Ebraica
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Grandi emozioni ieri a
Pesaro per il 67esimo anniversario della liberazione della città dal
nazifascismo. In questa occasione è stato inaugurato, dopo un’opera di
restauro, il ponte sul fiume Foglia, uno dei luoghi principali di
accesso alla località marchigiana. Il ponte, distrutto dall’esercito
tedesco in fuga e ricostruito da uomini della Brigata Ebraica per
facilitare il transito delle forze alleate, è stato intitolato, con
voto unanime del Consiglio comunale, proprio alla memoria di
quell’eroico contingente che riaccese la fiammella dell’orgoglio e
della speranza nell’ebraismo italiano. Alla cerimonia, svoltasi nel
pomeriggio, erano presenti numerose autorità politiche, militari e
religiose oltre a storici, giornalisti, ex combattenti e all’addetto
militare dell’ambasciata di Israele in Italia. In rappresentanza
dell’ebraismo italiano, tra gli altri, il presidente dell’Unione delle
Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, il vicepresidente della
Comunità ebraica di Roma Giacomo Moscati e il rabbino Luciano Caro. Il
presidente Gattegna (nella foto di Giorgio Ajò con il vicesindaco di
Pesaro Giuseppina Catalano) si è così espresso:
“Illustre Sindaco, illustri autorità militari e civili,
è per me un grande piacere essere qui oggi a testimoniare
l’apprezzamento della comunità ebraica italiana per questa iniziativa.
Nell’immaginario degli ebrei, e in particolare di noi ebrei italiani,
la storia e le nobili ed eroiche imprese della Brigata Ebraica
rappresentano un motivo di legittimo orgoglio. Noi tutti siamo qui non
solo per l’inaugurazione e la dedica del ponte sul Foglia, ma per la
celebrazione di una straordinaria vicenda storica, che è rimasta e
ancora oggi rimane poco conosciuta, e che non fu solo un’impresa
militare ma anche un evento culturale, un atto di giustizia, una
lezione di vita, una vittoria della vita sull’ideologia del razzismo e
della morte”.
Gattegna si è poi soffermato sulle origini, sul significato e sulle
molte azioni compiute dalla Brigata Ebraica in Italia. Azioni
determinati come l’apertura di una prima breccia nella Linea Gotica in
affiancamento ad alcune unità della divisione Folgore:
“L’origine della Brigata Ebraica risale al 1941 allorché la Gran
Bretagna lanciò una mobilitazione di volontari da inquadrare nel
proprio esercito per tentare di bloccare l’avanzata apparentemente
inarrestabile di Rommel in Nord Africa. Risposero alla chiamata
migliaia di giovani ebrei residenti nella Palestina del mandato
britannico ai quali si unirono altre migliaia provenienti dal Canada,
dal Sudafrica, dall’Australia, dall’Unione Sovietica e dalla Polonia.
L’entità numerica della brigata variò tra i 5000 e i 9000 uomini e il
comando fu affidato al generale canadese Ernest Frank Benjamin. Nel
novembre del 1944 la Brigata fu inviata sul fronte italiano, sbarcò a
Taranto e iniziò a risalire la penisola lungo l’Adriatico. Passò per la
città di Pesaro e il ponte sul fiume Foglia che oggi viene inaugurato
dopo il restauro, distrutto dall’esercito tedesco in ritirata, fu
ricostruito dalla Brigata Ebraica come opera del genio militare
destinata a consentire il rapido passaggio delle forze armate alleate
che seguivano. Si può facilmente immaginare l’emozione degli italiani e
in particolare degli ebrei alla notizia che un contingente ebraico
stava risalendo l’Italia, contribuendo alla Liberazione del Paese dal
giogo nazifascista e, in un senso più ampio, alla capitolazione in
Europa dei regimi totalitari nazista e fascista. La Brigata proseguì la
propria marcia e il 27 Marzo 1945 giunse nella zona di Ravenna, dove
entrò in contatto con l’esercito tedesco, che si era attestato e
fortificato sulle rive del fiume Senio, e dopo una serie di sanguinosi
assalti alla baionetta, affiancato dalla divisione Folgore, riuscì a
realizzare il primo importante sfondamento della Linea Gotica. Il
coraggio e l’eroismo di quei volontari destarono l’ammirazione di
tutti, tanto che il 3 Aprile 1945 a Brisighella, come riconoscimento al
valore militare, fu assegnata e consegnata alla Brigata Ebraica la
propria bandiera; quella bianca e azzurra con la stella di Davide al
centro che dal 1948 divenne la bandiera dello Stato d’Israele appena
ricostituito”.
Gattegna ha poi concluso, sulla scia della positiva esperienza
pesarese, con un invito a coltivare in modo corretto e rigoroso la
Memoria: “Per queste ragioni, a nome delle Comunità ebraiche italiane,
esprimo al Comune di Pesaro e a tutto il Consiglio Comunale il nostro
alto apprezzamento per la grande attenzione dimostrata a quanto
accaduto in quegli anni: crediamo infatti che sia importante conoscere
tali eventi e coltivare una Memoria storica collettiva corretta, chiara
e condivisa”.
Adam Smulevich
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Il fisico Feynman alle
prese con gli studenti di Talmud
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Il titolo della Giornata
della cultura ebraica di quest’anno è Ebraismo 2.0: dal Talmud a
Internet. Spesso il Talmud è messo in relazione con le discipline
scientifiche e l’informatica. Il ragionamento astratto tipico della
logica talmudica è considerato simile a quello necessario per
apprendere e capire la matematica e la fisica. Secondo alcuni, questo
sarebbe il motivo della percentuale relativamente alta di studiosi
ebrei in questi campi del sapere. Fra gli ebrei, grazie allo studio del
Talmud, si sarebbe sviluppata (selezionata) una attitudine al
ragionamento logico. In realtà, non credo che questa spiegazione di
tipo genetico abbia molti fondamenti. Ci sono altre motivazioni, per
esempio di tipo sociologico, forse più convincenti. Un tipo di queste
risposte non-biologiche lo troviamo nel seguente gustoso passaggio
tratto da un altrettanto gustoso libro di Richard Feynman, il più
geniale e famoso fisico della seconda metà del Novecento (per
intenderci, l’era post-Einstein), premio Nobel nel 1965. La biografia
scientifica scritta su di lui da J. Gleick si intitola appunto Genius.
Feynman, nato nel 1918 alla periferia di New York da genitori ebrei
immigrati dalla Russia e dalla Polonia, divenne famoso anche presso il
vasto pubblico nel 1986, due anni prima di morire, quando dimostrò in
diretta televisiva la probabile causa del disastro dello shuttle
spaziale Challenger, ossia una semplice guarnizione di gomma (o-ring)
difettosa.
Feynman, nel libro Sta scherzando, Mr. Feynman! Vita e avventure di uno
scienziato curioso, Zanichelli 2008, riferisce di aver partecipato
negli anni Cinquanta a New York a un convegno sull’Etica
dell’uguaglianza, i cui relatori erano un esperto di diritto
internazionale, uno storico, un gesuita, un rabbino, uno scienziato
(Feynman) e altri. Verso la fine del racconto, alle pagine 285-288,
così scrive:
“Durante
quel convegno alloggiavo alla scuola ebraica di teologia, dove
studiavano dei giovani rabbini, credo fossero ortodossi. Siccome venivo
da una famiglia ebrea, alcune delle cose che mi dicevano sul Talmud mi
erano note, ma non avevo mai visto un Talmud dal vivo. È un oggetto
affascinante. È stampato su grandi pagine: in un riquadro, nell'angolo
della pagina, c'è il Talmud originario e tutto intorno corre un margine
a forma di L, con i commenti scritti da vari studiosi. Il Talmud si è
evoluto, è stato discusso e ridiscusso svariate volte, con una
meticolosità rara, con un modo di ragionare da teologi medievali. I
commenti della copia che vidi, mi sembra, si fermavano al
Tre-Quattrocento, tutt'al più al Cinquecento: non ce n'erano di
moderni. Il Talmud è un generoso zibaldone, dove si alternano argomenti
banali e dotti - sull'insegnamento e sul come insegnare, per esempio.
Gli studenti mi spiegarono che il Talmud non era mai stato tradotto in
inglese, e mi parve un peccato.
Un giorno
vennero da me due o tre giovani rabbini: «Ci rendiamo conto
che non possiamo studiar da rabbini nel mondo contemporaneo senza
sapere qualcosa di scienza, quindi vorremmo farle alcune domande».
C'erano
migliaia di posti dove imparare un po' di scienza, e la
Columbia University era vicinissima, ma ero curioso di sentire quali
domande si ponessero.
«Per
esempio, l'elettricità è fuoco?» chiesero. «No, ma... perché?»
«Secondo il
Talmud», risposero, «non si deve accendere il fuoco al
sabato, e volevamo sapere se di sabato possiamo usare elettrodomestici.»
Sbalorditivo.
Non gli interessava affatto la scienza! L'unico effetto
della scienza sulle loro vite sarebbe stato permettere una migliore
interpretazione del Talmud! Non erano interessati al mondo esterno, ai
fenomeni naturali: volevano soltanto risolvere alcune questioni di
dottrina.
Un sabato,
trovai un estraneo davanti alla porta dell'ascensore.
L'ascensore arrivò e l'uomo salì con me. «Che piano?» chiesi, col dito
pronto a schiacciare un pulsante.
«No, no!» mi
fermò. «Sono io quello che deve schiacciare il pulsante!»
«Cosa?»
«Sì! Gli
studenti non possono toccarli al sabato, quindi lo faccio io.
Vede, non sono ebreo, quindi non mi è vietato. Sto vicino
all'ascensore, loro mi dicono il piano, e io schiaccio il pulsante al
posto loro.»
Questo
episodio mi turbò parecchio, e decisi di incastrare gli studenti
del seminario a colpi di logica. Ero cresciuto in una famiglia ebrea,
ero un esperto nel cercare il pelo nell'uovo e mi pregustavo la scena.
Il programma
era di chiedere per prima cosa: «La filosofia di vita
ebraica può venire condivisa da qualsiasi essere umano? Perché se così
non fosse, non potrebbe mai avere un valore per tutta l'umanità, no?».
Loro avrebbero risposto: «Sì, certo, la filosofia di vita ebraica è
valida per ogni uomo».
Li avrei
spinti più in là, allora: «È morale per un uomo assumere un
altro uomo per commettere in sua vece un atto immorale? Ingaggereste
una persona per rubare al posto vostro, per esempio?». Volevo andare a
parare là, al caso dell’ascensore, ovviamente.
Sapete com'è
andata? Studiavano per diventare rabbini, ed erano dieci
volte più bravi di me a cavillare. Non appena credevo di averli messi
con le spalle al muro, sgusciavano via come anguille e poi tornavano
alla carica. E io credevo di aver delle idee nuove! Macché! Venivano
discusse nel Talmud da millenni. Mi hanno battuto come un bambino.
[…]
Accadde
qualcos’altro che vale la pena di menzionare. Quegli studenti e
io parlammo a lungo del fatto che in alcune discipline universitarie,
per esempio in fisica teorica, c’era una proporzione di ragazzi ebrei
maggiore rispetto alla popolazione generale. Secondo loro era perché,
grazie alla propria storia, gli ebrei rispettano il sapere: rispettano
i rabbini che sono in realtà degli insegnanti, e rispettano
l’istruzione. Nelle famiglie ebree si trasmette la tradizione per cui
essere un bravo studente equivale a essere un bravo calciatore; anzi, è
molto meglio.
Quel
pomeriggio stesso, constatai la fondatezza della loro
argomentazione. Invitato a casa di uno di loro, fui presentato alla
madre, appena rientrata da Washington. La signora batté le mani
estasiata: «Che giorno felice! Stamattina ho conosciuto un generale, e
ora incontro un professore!».
A poche
persone un professore sembra altrettanto importante di un
generale, credo. Probabilmente quegli studenti avevano ragione.”
Che il motivo sia questo o quello, rimane il fatto che sono numerosi
gli ebrei che hanno studiato fisica e matematica a livello
universitario. Almeno così è stato nel Novecento. Non ho dati sulla
situazione odierna nel mondo ebraico e neanche riguardo all’Italia
ebraica. Ho però un dato relativo a un sottoinsieme piuttosto limitato
e statisticamente poco significativo, ma indicativo dal punto di vista
culturale. Fra la cinquantina di rabbini e maskilim laureatisi in
Italia tuttora in attività, anche se con diverse funzioni, almeno
quattro si sono laureati in fisica e altrettanti in ingegneria, che
risultano quindi le materie più gettonate fra quelle di tipo
scientifico. Se ciò vuol dire qualcosa, non lo so. Ma è intrigante.
Un’ultima osservazione: Feynman sarebbe contento di sapere che oggi una
traduzione integrale e commentata del Talmud è finalmente disponibile
in inglese.
rav
Gianfranco Di Segni, Collegio Rabbinico Italiano e CNR
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Ebrei per caso
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Ogni tanto capita di scoprire
che qualche personaggio famoso è ebreo, ma non è detto che la cosa sia
rilevante, anzi, spesso non lo è affatto. Diverso, però, è il caso dei
personaggi letterari: se mentre sto leggendo un romanzo a pagina 119
arriva un temporale mi domando perché l’autore ha deciso di far piovere
proprio in quel momento; se il protagonista ha i capelli rossi mi
chiedo cosa significa; a maggior ragione se l’autore si è preso la
briga di farmi sapere che il tale personaggio è ebreo mi aspetto che
questo abbia qualche effetto sullo svolgimento della vicenda: avrà
problemi di identità? Incontrerà antisemiti? Verrà fuori qualche
ricordo di famiglia di fughe e persecuzioni? O almeno ci sarà un seder?
Per questo mi ha fatto una strana impressione trovare a pag.119 del
romanzo che sto leggendo un isolato riferimento all’identità ebraica
dei protagonisti, e poi più nulla, e nessun effetto di nessun genere
sulla trama: niente feste, niente ricordi di famiglia, si mangiano cibi
di tutti i generi senza problemi. In effetti sono semplicemente
personaggi autobiografici: perché mai l’autrice avrebbe dovuto
inventare forzatamente per loro un’identità diversa dalla propria?
Eppure ci sono addirittura romanzi autobiografici in cui la parola
“ebreo” sembra accuratamente evitata anche quando sarebbe necessaria
per la comprensione della vicenda. Per esempio in Cristo si è fermato a
Eboli, quando Carlo Levi descrive gli sforzi del prete per convincerlo
a suonare in chiesa: “Le ragioni per cui temeva che rifiutassi non mi
passarono neanche in mente”. Una frase piuttosto sibillina, mi pare, da
cui si ricava l’impressione che l’autore abbia voluto evitare a tutti i
costi di attribuire a se stesso personaggio una connotazione ebraica
che lo avrebbe marcato in modo troppo evidente: anche Carlo Levi, come
me, pensava che da un personaggio esplicitamente ebreo i lettori si
sarebbero attesi qualcosa di particolare, e non gli interessava
sbilanciare la trama in quella direzione. Oggi invece, così come
esistono gli ebrei per caso nella realtà, dobbiamo abituarci a
incontrali anche nella letteratura, e non mi pare necessariamente un
male: in fin dei conti la presenza casuale è meglio dell’assenza
forzata.
Anna Segre, insegnante
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notizieflash |
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rassegna
stampa |
Turchia - Israele tensioni
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Leggi la rassegna |
I rapporti fra Turchia e
Israele sono ai minimi storici. Questa mattina Ankara ha espulso
l'ambasciatore israeliano e sospeso tutti i contratti militari dopo le
mancate scuse di Tel Aviv per l’incidente della Mavi Marmara.
L'annuncio è arrivato dal ministro degli Esteri turco Ahmet Davutoglu,
che ha aggiunto che verranno sospesi anche i contratti in campo
energetico.
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Risparmiamoci per un
giorno le notizie dalle sponde mediterranee dell’Africa e quelle sulla
proclamazione unilaterale, prossima ventura, dello Stato palestinese,
per fare un minimo di mente locale su questione apparentemente meno
stringenti ma senz’altro di lunga durata (e quindi di forte
impatto)..»
Claudio Vercelli
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è il giornale dell'ebraismo
italiano |
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Dafdaf
è il giornale ebraico per bambini |
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L'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che
incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli
articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente
indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di
posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone
che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli utenti
che fossero interessati a offrire un
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