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  2 settembre 2011 - 3 Elul 5771
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david siunnach David Sciunnach,
rabbino 


“Dovrai ricercare la giustizia, solo la giustizia…” (Devarim 16, 20). Il grande Rabbì Bunam di Pshiska commentava questo verso dicendo: “Cerca di perseguire la giustizia, sappi però che anche i mezzi che utilizzi per raggiungere il giusto scopo devono essere anch’essi giusti e leciti, e non come ci viene insegnato nel mondo contemporaneo che “il fine giustifica i mezzi”.
 

Vittorio Dan Segre,
pensionato




E' stato chiesto: Chi è ebreo? Risposta: Chi ha nipoti ebrei.
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davar
Qui Siena - "La sfida della rete"
“La scelta di Siena quale città capofila della Giornata Europea della Cultura Ebraica di quest’anno ci riempie di orgoglio e ci permette di offrire delle credenziali in più alla candidatura della nostra città quale Capitale Europea della Cultura nel 2019.”
Lo ha detto oggi il Sindaco di Siena Franco Ceccuzzi, durante la conferenza stampa di presentazione della Giornata Europea della Cultura Ebraica, che si è tenuta nella Sala della Lupa del Palazzo Pubblico di Siena a piazza del Campo.
“La manifestazione offre alla città un concreto contributo culturale, e l’opportunità di presentare dei restauri architettonici, come quello che si sta realizzando nella Sinagoga di Vicolo delle Scotte”, ha continuato il Sindaco. Un restauro, effettuato con il contributo della Fondazione Monte dei Paschi di Siena, illustrato dal responsabile dei lavori architetto Renzo Funaro.
La Giornata si svolgerà domenica 4 settembre in 62 città italiane e 27 Paesi d’Europa: occasione per visitare sinagoghe, musei ebraici, ex ghetti e giudecche, e per assistere a concerti, mostre, spettacoli e molto altre iniziative per conoscere a approfondire il patrimonio e la cultura ebraica. Quest’anno, l’evento ha una declinazione particolare e tecnologica; il tema è infatti “Ebraismo 2.0: dal Talmud a Internet”, filo rosso che lega tutti gli appuntamenti del 4 settembre e che si presta a molte interpretazioni e spunti.
 “Cercheremo di far capire come si declina l’ebraismo nei linguaggi della contemporaneità – ha detto Giuseppe Burschtein, curatore delle isole digitali interattive e motore degli aspetti tecnologici del programma senese -. Domenica tasteremo il ‘polso della rete’ per quanto riguarda l’ebraismo, ci saranno video tridimensionali sulla vita ebraica in Toscana, sarà possibile ricostruire le proprie radici attraverso il progetto online ‘Jewish genealogy’, elaborare percorsi musicali tradizionali in digitale e molto altro. Insomma domenica il popolo della rete incontrerà il popolo del Libro.”
Per Guidobaldo Passigli, presidente della Comunità Ebraica di Firenze che comprende anche la sezione di Siena, la sfida è stata raccolta “mettendo insieme tanti eventi che hanno in comune la modernità, e facendo moltissimo in pochi mesi.” 
“L’anno scorso la manifestazione ha visto intervenire 200mila persone in Europa, di cui 50mila solo in Italia – ha detto Annie Sacerdoti, Consigliere dell’UCEI con delega alla Giornata della Cultura -. E’ una giornata a “porte aperte”, in cui vogliamo dialogare, farci conoscere anche dai giovani e da chi non sa nulla di ebraismo, contribuendo tra l’altro a combattere tanti pregiudizi. C’è una grande curiosità in Europa per noi: l’Italia, anche da un punto di vista ebraico, ha uno dei patrimoni artistici più belli d’Europa.”
Gli eventi si svolgeranno in tutta la penisola con la possibilità, vista l’ampiezza dell’offerta, di costruire un vero e proprio itinerario culturale ebraico fatto di tappe diverse. Per orientarsi, informarsi e interagire con i promotori, si può consultare il sito internet, quest’anno completamente rinnovato.
La Giornata Europea della Cultura Ebraica è coordinata e promossa in Italia dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Gode dell’Alto Patronato del Presidente della Repubblica ed è patrocinata dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e dal Ministro per le Politiche Europee.
Queste le località nelle quali si svolge la manifestazione in Italia:
Alessandria, Ancona, Asti, Biella, Bologna, Bova Marina, Bozzolo, Carmagnola, Carpi, Casale Monferrato, Cherasco, Chieri, Cittanova, Correggio, Cuneo, Ferrara, Finale Emilia, Fiorenzuola d'Arda, Firenze, Fondi, Genova, Gorizia, Ivrea, Livorno, Lugo di Romagna, Mantova, Merano, Milano, Modena, Moncalvo, Mondovì, Monte San Savino, Napoli, Ostiano, Padova, Parma, Pesaro, Pisa, Pitigliano, Pomponesco, Reggio Calabria, Reggio Emilia, Roma, Sabbioneta, Saluzzo, San Nicandro Garganico, Senigallia, Siena, Siracusa, Soncino, Soragna, Torino, Trani, Trieste, Trino Vercellese, Udine, Urbino, Venezia, Vercelli, Verona, Viadana, Vicenza.


Qui Milano - Un viaggio fra modernità e tradizione
Un tema impegnativo, a detta di molti, quello prescelto per la Giornata Europea della Cultura Ebraica 2011: Ebraismo 2.0, dal Talmud a Internet. “Il rischio era quello di concentrarsi troppo sul mezzo di comunicazione, o meglio sui nuovi mezzi di comunicazione, e di trascurare invece i contenuti da veicolare - ha sottolineato Daniele Cohen, assessore alla cultura della Comunità ebraica di Milano. Un rischio che gli organizzatori hanno voluto scongiurare con un programma che abbraccia molteplici aspetti della cultura ebraica declinabili nella tecnologia, programma presentato in una conferenza stampa nella sede dell’assessorato alle politiche sociali del Comune di Milano e che, introdotta dall’assessore alle cittadinanze della Comunità ebraica Daniele Nahum, ha visto la partecipazione del presidente della Comunità Roberto Jarach, di Daniele Cohen, del direttore della Fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea Michele Sarfatti, di Fiona Diwan, direttrice del Bollettino della Comunità, di Ruggero Gabbai, regista e consigliere del Comune di Milano, e dell’assessore alle politiche sociali Pierfrancesco Majorino, alla presenza del direttore della Biblioteca Sormani Aldo Pirola. “Lo scopo fondamentale della Giornata - ha evidenziato Jarach - è far conoscere meglio una realtà di minoranza significativa, che storicamente in Italia ha una valenza forse ancora più forte che in altri paesi. È un’opportunità per approfondire tematiche legate alla nostra cultura che ha una duplice valenza, sfatare l’ignoranza e dare l’esempio di ciò che una minoranza può dare alla società circostante”.
I cittadini milanesi hanno dimostrato di apprezzare particolarmente gli appuntamenti più tradizionali della prima domenica di settembre, la possibilità di visitare la sinagoga centrale, di assistere a delle brevi spiegazioni sugli aspetti fondamentali caratterizzanti la religione ebraica, e gli stand di oggettistica e gastronomia. Alla città quest’anno viene però anche offerto un ricco programma di conferenze. Si comincia, dopo il saluto delle autorità, cui parteciperanno il sindaco Giuliano Pisapia, e il presidente del Consiglio provinciale Bruno Dapei, con il tradizione discorso introduttivo del rabbino capo Alfonso Arbib.
Con un dialogo sul tema della Giornata 2011 Ebraismo 2.0 tra David Meghnagi, professore di psicologia a Roma Tre e saggista, e il professor Giulio Giorello, filosofo e scienziato, la Giornata entra nel vivo. “Le comunità ebraiche si sono trovate a essere protagonista nella corsa all’adeguamento alle nuove tecnologie, fondamentali per chi come una piccola comunità ha la necessità di comunicare guardando al suo interno e al suo esterno - ha sottolineato ancora Jarach - L’ultimo esempio è la pubblicazione su tablet di Pagine Ebraiche e di periodici dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane che sono oggi fruibili tramite iPad e Android.
La Comunità di Milano invece ha dato l’esempio nel campo della comunicazione grazie alla nascita della web radio, che ha raccolto decine di giovani e che sarà operativa domenica sotto gli occhi di tutti”. “Comunicare oggi: la tecnologia, il sociale e il professionale” invece il tema dell’incontro a cura di JewBox, con la sponsorizzazione di Radio 105 e uno staff interamente composto da giovani volontari, che saranno presenti anche con uno stand interattivo. “Questa Giornata vuole dimostrare che ebraismo non è solo Shoah e antisemitismo - ha spiegato Michele Sarfatti - Ebraismo è una comunità molto diversificata al suo interno, un melting pot che ha storia, produce cultura e che vale la pena conoscere”. Il Cdec premierà le immagini vincitrici del concorso fotografico promosso dal suo Archivio e diventato ormai un appuntamento tradizione della Giornata della Cultura Ebraica. “Judaism in the age of new media” il tema proposto per questa edizione, che viene celebrata con la conferenza “Quando il pensiero diventa immagine: da Walter Benjamin a Mark Zuckerberg” che vedrà gli interventi di Ruggero Gabbai e del fotografo Alberto Jona Falco. Nell’anno del Centocinquantesimo non poteva poi mancare un momento per celebrare l’Unità d’Italia: la Fondazione Cdec inaugura la mostra “Una storia di carattere. 150 anni di stampa ebraica in Italia” che rimarrà aperta al pubblico fino alla fine di settembre, ospitata nella Biblioteca Sormani.
Spazio anche a un’altra forma di comunicazione che sta conoscendo una fortuna sempre maggiore negli ultimi anni: il fumetto. Il rav Alberto Somekh presenterà insieme ad Andrea Grilli, esperto del mondo del graphic novel e collaboratore di Pagine Ebraiche, il volume “Rabbì Gulp! I racconti del Talmùd a fumetti” una raccolta di racconti del Talmud adattati a fumetti in un’edizione pensata per le scuole.
A tracciare un ponte ideale con lo spettacolo serale, “Un grembo, due nazioni, molte anime. Parole e musiche degli ebrei d’Italia” che andrà in scena nell’auditorium della Provincia di Milano, sarà l’incontro “Le reti globali della musica ebraica: melodie e canti degli ebrei italiani” con Francesco Spagnolo, musicologo e docente di liturgia ebraica nelle principali università israeliane e statunitensi, dall’Università ebraica di Gerusalemme alla New York University, ma anche esperto del rapporto tra ebraismo e nuovi media.
“La Giornata Europea della Cultura Ebraica rappresenta per noi un’iniziativa estremamente importante - ha concluso l’assessore Majorino - Un’occasione per divulgare conoscenza ma anche un importante esempio di integrazione di minoranza nella nostra città che può essere una grande fonte di ispirazione per il futuro”.

Rossella Tercatin


Qui Roma - Comunicare per creare conoscenza
Il programma della dodicesima edizione della Giornata della Culltura Ebraica nella Capitale, che domenica 4 settembre coinvolgerà ventisette Paesi europei e, in Italia, 62 località, è stato presentato alla stampa questa mattina alla libreria Kiryat Sefer nel cuore dell'antico Ghetto dal  Presidente della Comunità Ebraica di Roma Riccardo Pacifici, e da Livia Ottolenghi assessore alla Cultura e Memoria, Gianni Ascarelli assessore alle Attività Museali, Massimo Bassan assessore all'Archivio Storico, Claudio Procaccia direttore del Dipartimento Cultura e Miriam Haiun direttrice del Centro di Cultura.
Ricco il programma della giornata con visite guidate, conferenze, spettacoli, mostre, degustazioni, che quest'anno coinvolgerà per la prima volta anche Fondi, il comune in provincia di Latina recentemente entrato nel circuito della manifestazione promossa dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane per raccontare il lungo viaggio dal Talmud a internet, tema scelto per la manifestazione di quest'anno, e collegare idealmente gli eventi e le località e far scoprire l'ebraismo grazie anche all'ausilio delle nuove tecnologie, come ha sottolineato il presidente Pacifici, che ha parlato con soddisfazione delle nuove applicazioni sulle piattaforme Apple e Android per scaricare e visualizzare i contenuti del giornale comunitario. “Abbiamo avviato una nuova e diversa forma di comunicazione del mondo ebraico con la realtà circostante” ha dichiarato.

Lucilla Efrati
 

Qui Pesaro - Intitolato un ponte alla Brigata Ebraica
Grandi emozioni ieri a Pesaro per il 67esimo anniversario della liberazione della città dal nazifascismo. In questa occasione è stato inaugurato, dopo un’opera di restauro, il ponte sul fiume Foglia, uno dei luoghi principali di accesso alla località marchigiana. Il ponte, distrutto dall’esercito tedesco in fuga e ricostruito da uomini della Brigata Ebraica per facilitare il transito delle forze alleate, è stato intitolato, con voto unanime del Consiglio comunale, proprio alla memoria di quell’eroico contingente che riaccese la fiammella dell’orgoglio e della speranza nell’ebraismo italiano. Alla cerimonia, svoltasi nel pomeriggio, erano presenti numerose autorità politiche, militari e religiose oltre a storici, giornalisti, ex combattenti e all’addetto militare dell’ambasciata di Israele in Italia. In rappresentanza dell’ebraismo italiano, tra gli altri, il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, il vicepresidente della Comunità ebraica di Roma Giacomo Moscati e il rabbino Luciano Caro. Il presidente Gattegna (nella foto di Giorgio Ajò con il vicesindaco di Pesaro Giuseppina Catalano) si è così espresso:
“Illustre Sindaco, illustri autorità militari e civili,
è per me un grande piacere essere qui oggi a testimoniare l’apprezzamento della comunità ebraica italiana per questa iniziativa. Nell’immaginario degli ebrei, e in particolare di noi ebrei italiani, la storia e le nobili ed eroiche imprese della Brigata Ebraica rappresentano un motivo di legittimo orgoglio. Noi tutti siamo qui non solo per l’inaugurazione e la dedica del ponte sul Foglia, ma per la celebrazione di una straordinaria vicenda storica, che è rimasta e ancora oggi rimane poco conosciuta, e che non fu solo un’impresa militare ma anche un evento culturale, un atto di giustizia, una lezione di vita, una vittoria della vita sull’ideologia del razzismo e della morte”.
Gattegna si è poi soffermato sulle origini, sul significato e sulle molte azioni compiute dalla Brigata Ebraica in Italia. Azioni determinati come l’apertura di una prima breccia nella Linea Gotica in affiancamento ad alcune unità della divisione Folgore:
“L’origine della Brigata Ebraica risale al 1941 allorché la Gran Bretagna lanciò una mobilitazione di volontari da inquadrare nel proprio esercito per tentare di bloccare l’avanzata apparentemente inarrestabile di Rommel in Nord Africa. Risposero alla chiamata migliaia di giovani ebrei residenti nella Palestina del mandato britannico ai quali si unirono altre migliaia provenienti dal Canada, dal Sudafrica, dall’Australia, dall’Unione Sovietica e dalla Polonia. L’entità numerica della brigata variò tra i 5000 e i 9000 uomini e il comando fu affidato al generale canadese Ernest Frank Benjamin. Nel novembre del 1944 la Brigata fu inviata sul fronte italiano, sbarcò a Taranto e iniziò a risalire la penisola lungo l’Adriatico. Passò per la città di Pesaro e il ponte sul fiume Foglia che oggi viene inaugurato dopo il restauro, distrutto dall’esercito tedesco in ritirata, fu ricostruito dalla Brigata Ebraica come opera del genio militare destinata a consentire il rapido passaggio delle forze armate alleate che seguivano. Si può facilmente immaginare l’emozione degli italiani e in particolare degli ebrei alla notizia che un contingente ebraico stava risalendo l’Italia, contribuendo alla Liberazione del Paese dal giogo nazifascista e, in un senso più ampio, alla capitolazione in Europa dei regimi totalitari nazista e fascista. La Brigata proseguì la propria marcia e il 27 Marzo 1945 giunse nella zona di Ravenna, dove entrò in contatto con l’esercito tedesco, che si era attestato e fortificato sulle rive del fiume Senio, e dopo una serie di sanguinosi assalti alla baionetta, affiancato dalla divisione Folgore, riuscì a realizzare il primo importante sfondamento della Linea Gotica. Il coraggio e l’eroismo di quei volontari destarono l’ammirazione di tutti, tanto che il 3 Aprile 1945 a Brisighella, come riconoscimento al valore militare, fu assegnata e consegnata alla Brigata Ebraica la propria bandiera; quella bianca e azzurra con la stella di Davide al centro che dal 1948 divenne la bandiera dello Stato d’Israele appena ricostituito”.
Gattegna ha poi concluso, sulla scia della positiva esperienza pesarese, con un invito a coltivare in modo corretto e rigoroso la Memoria: “Per queste ragioni, a nome delle Comunità ebraiche italiane, esprimo al Comune di Pesaro e a tutto il Consiglio Comunale il nostro alto apprezzamento per la grande attenzione dimostrata a quanto accaduto in quegli anni: crediamo infatti che sia importante conoscere tali eventi e coltivare una Memoria storica collettiva corretta, chiara e condivisa”.

Adam Smulevich
 

Il fisico Feynman alle prese con gli studenti di Talmud
Il titolo della Giornata della cultura ebraica di quest’anno è Ebraismo 2.0: dal Talmud a Internet. Spesso il Talmud è messo in relazione con le discipline scientifiche e l’informatica. Il ragionamento astratto tipico della logica talmudica è considerato simile a quello necessario per apprendere e capire la matematica e la fisica. Secondo alcuni, questo sarebbe il motivo della percentuale relativamente alta di studiosi ebrei in questi campi del sapere. Fra gli ebrei, grazie allo studio del Talmud, si sarebbe sviluppata (selezionata) una attitudine al ragionamento logico. In realtà, non credo che questa spiegazione di tipo genetico abbia molti fondamenti. Ci sono altre motivazioni, per esempio di tipo sociologico, forse più convincenti. Un tipo di queste risposte non-biologiche lo troviamo nel seguente gustoso passaggio tratto da un altrettanto gustoso libro di Richard Feynman, il più geniale e famoso fisico della seconda metà del Novecento (per intenderci, l’era post-Einstein), premio Nobel nel 1965. La biografia scientifica scritta su di lui da J. Gleick si intitola appunto Genius. Feynman, nato nel 1918 alla periferia di New York da genitori ebrei immigrati dalla Russia e dalla Polonia, divenne famoso anche presso il vasto pubblico nel 1986, due anni prima di morire, quando dimostrò in diretta televisiva la probabile causa del disastro dello shuttle spaziale Challenger, ossia una semplice guarnizione di gomma (o-ring) difettosa.
Feynman, nel libro Sta scherzando, Mr. Feynman! Vita e avventure di uno scienziato curioso, Zanichelli 2008, riferisce di aver partecipato negli anni Cinquanta a New York a un convegno sull’Etica dell’uguaglianza, i cui relatori erano un esperto di diritto internazionale, uno storico, un gesuita, un rabbino, uno scienziato (Feynman) e altri. Verso la fine del racconto, alle pagine 285-288, così scrive:
“Durante quel convegno alloggiavo alla scuola ebraica di teologia, dove studiavano dei giovani rabbini, credo fossero ortodossi. Siccome venivo da una famiglia ebrea, alcune delle cose che mi dicevano sul Talmud mi erano note, ma non avevo mai visto un Talmud dal vivo. È un oggetto affascinante. È stampato su grandi pagine: in un riquadro, nell'angolo della pagina, c'è il Talmud originario e tutto intorno corre un margine a forma di L, con i commenti scritti da vari studiosi. Il Talmud si è evoluto, è stato discusso e ridiscusso svariate volte, con una meticolosità rara, con un modo di ragionare da teologi medievali. I commenti della copia che vidi, mi sembra, si fermavano al Tre-Quattrocento, tutt'al più al Cinquecento: non ce n'erano di moderni. Il Talmud è un generoso zibaldone, dove si alternano argomenti banali e dotti - sull'insegnamento e sul come insegnare, per esempio. Gli studenti mi spiegarono che il Talmud non era mai stato tradotto in inglese, e mi parve un peccato.
Un giorno vennero da me due o tre giovani rabbini: «Ci rendiamo conto che non possiamo studiar da rabbini nel mondo contemporaneo senza sapere qualcosa di scienza, quindi vorremmo farle alcune domande».
C'erano migliaia di posti dove imparare un po' di scienza, e la Columbia University era vicinissima, ma ero curioso di sentire quali domande si ponessero.
«Per esempio, l'elettricità è fuoco?» chiesero. «No, ma... perché?»
«Secondo il Talmud», risposero, «non si deve accendere il fuoco al sabato, e volevamo sapere se di sabato possiamo usare elettrodomestici.»
Sbalorditivo. Non gli interessava affatto la scienza! L'unico effetto della scienza sulle loro vite sarebbe stato permettere una migliore interpretazione del Talmud! Non erano interessati al mondo esterno, ai fenomeni naturali: volevano soltanto risolvere alcune questioni di dottrina.
Un sabato, trovai un estraneo davanti alla porta dell'ascensore. L'ascensore arrivò e l'uomo salì con me. «Che piano?» chiesi, col dito pronto a schiacciare un pulsante.
«No, no!» mi fermò. «Sono io quello che deve schiacciare il pulsante!»
«Cosa?»
«Sì! Gli studenti non possono toccarli al sabato, quindi lo faccio io. Vede, non sono ebreo, quindi non mi è vietato. Sto vicino all'ascensore, loro mi dicono il piano, e io schiaccio il pulsante al posto loro.»
Questo episodio mi turbò parecchio, e decisi di incastrare gli studenti del seminario a colpi di logica. Ero cresciuto in una famiglia ebrea, ero un esperto nel cercare il pelo nell'uovo e mi pregustavo la scena.
Il programma era di chiedere per prima cosa: «La filosofia di vita ebraica può venire condivisa da qualsiasi essere umano? Perché se così non fosse, non potrebbe mai avere un valore per tutta l'umanità, no?». Loro avrebbero risposto: «Sì, certo, la filosofia di vita ebraica è valida per ogni uomo».
Li avrei spinti più in là, allora: «È morale per un uomo assumere un altro uomo per commettere in sua vece un atto immorale? Ingaggereste una persona per rubare al posto vostro, per esempio?». Volevo andare a parare là, al caso dell’ascensore, ovviamente.
Sapete com'è andata? Studiavano per diventare rabbini, ed erano dieci volte più bravi di me a cavillare. Non appena credevo di averli messi con le spalle al muro, sgusciavano via come anguille e poi tornavano alla carica. E io credevo di aver delle idee nuove! Macché! Venivano discusse nel Talmud da millenni. Mi hanno battuto come un bambino.
[…]
Accadde qualcos’altro che vale la pena di menzionare. Quegli studenti e io parlammo a lungo del fatto che in alcune discipline universitarie, per esempio in fisica teorica, c’era una proporzione di ragazzi ebrei maggiore rispetto alla popolazione generale. Secondo loro era perché, grazie alla propria storia, gli ebrei rispettano il sapere: rispettano i rabbini che sono in realtà degli insegnanti, e rispettano l’istruzione. Nelle famiglie ebree si trasmette la tradizione per cui essere un bravo studente equivale a essere un bravo calciatore; anzi, è molto meglio.
Quel pomeriggio stesso, constatai la fondatezza della loro argomentazione. Invitato a casa di uno di loro, fui presentato alla madre, appena rientrata da Washington. La signora batté le mani estasiata: «Che giorno felice! Stamattina ho conosciuto un generale, e ora incontro un professore!».
A poche persone un professore sembra altrettanto importante di un generale, credo. Probabilmente quegli studenti avevano ragione.”
Che il motivo sia questo o quello, rimane il fatto che sono numerosi gli ebrei che hanno studiato fisica e matematica a livello universitario. Almeno così è stato nel Novecento. Non ho dati sulla situazione odierna nel mondo ebraico e neanche riguardo all’Italia ebraica. Ho però un dato relativo a un sottoinsieme piuttosto limitato e statisticamente poco significativo, ma indicativo dal punto di vista culturale. Fra la cinquantina di rabbini e maskilim laureatisi in Italia tuttora in attività, anche se con diverse funzioni, almeno quattro si sono laureati in fisica e altrettanti in ingegneria, che risultano quindi le materie più gettonate fra quelle di tipo scientifico. Se ciò vuol dire qualcosa, non lo so. Ma è intrigante. Un’ultima osservazione: Feynman sarebbe contento di sapere che oggi una traduzione integrale e commentata del Talmud è finalmente disponibile in inglese.

rav Gianfranco Di Segni, Collegio Rabbinico Italiano e CNR

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pilpul
Ebrei per caso
Anna SegreOgni tanto capita di scoprire che qualche personaggio famoso è ebreo, ma non è detto che la cosa sia rilevante, anzi, spesso non lo è affatto. Diverso, però, è il caso dei personaggi letterari: se mentre sto leggendo un romanzo a pagina 119 arriva un temporale mi domando perché l’autore ha deciso di far piovere proprio in quel momento; se il protagonista ha i capelli rossi mi chiedo cosa significa; a maggior ragione se l’autore si è preso la briga di farmi sapere che il tale personaggio è ebreo mi aspetto che questo abbia qualche effetto sullo svolgimento della vicenda: avrà problemi di identità? Incontrerà antisemiti? Verrà fuori qualche ricordo di famiglia di fughe e persecuzioni? O almeno ci sarà un seder? Per questo mi ha fatto una strana impressione trovare a pag.119 del romanzo che sto leggendo un isolato riferimento all’identità ebraica dei protagonisti, e poi più nulla, e nessun effetto di nessun genere sulla trama: niente feste, niente ricordi di famiglia, si mangiano cibi di tutti i generi senza problemi. In effetti sono semplicemente personaggi autobiografici: perché mai l’autrice avrebbe dovuto inventare forzatamente per loro un’identità diversa dalla propria? Eppure ci sono addirittura romanzi autobiografici in cui la parola “ebreo” sembra accuratamente evitata anche quando sarebbe necessaria per la comprensione della vicenda. Per esempio in Cristo si è fermato a Eboli, quando Carlo Levi descrive gli sforzi del prete per convincerlo a suonare in chiesa: “Le ragioni per cui temeva che rifiutassi non mi passarono neanche in mente”. Una frase piuttosto sibillina, mi pare, da cui si ricava l’impressione che l’autore abbia voluto evitare a tutti i costi di attribuire a se stesso personaggio una connotazione ebraica che lo avrebbe marcato in modo troppo evidente: anche Carlo Levi, come me, pensava che da un personaggio esplicitamente ebreo i lettori si sarebbero attesi qualcosa di particolare, e non gli interessava sbilanciare la trama in quella direzione. Oggi invece, così come esistono gli ebrei per caso nella realtà, dobbiamo abituarci a incontrali anche nella letteratura, e non mi pare necessariamente un male: in fin dei conti la presenza casuale è meglio dell’assenza forzata.

Anna Segre, insegnante

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notizieflash   rassegna stampa
Turchia - Israele tensioni
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I rapporti fra Turchia e Israele sono ai minimi storici. Questa mattina Ankara ha espulso l'ambasciatore israeliano e sospeso tutti i contratti militari dopo le mancate scuse di Tel Aviv per l’incidente della Mavi Marmara.
L'annuncio è arrivato dal ministro degli Esteri turco Ahmet Davutoglu, che ha aggiunto che verranno sospesi anche i contratti in campo energetico.
 

Risparmiamoci per un giorno le notizie dalle sponde mediterranee dell’Africa e quelle sulla proclamazione unilaterale, prossima ventura, dello Stato palestinese, per fare un minimo di mente locale su questione apparentemente meno stringenti ma senz’altro di lunga durata (e quindi di forte impatto)..»

Claudio Vercelli











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