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14 novembre 2011 - 17 Cheshwan 5772
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l'Unione informa
ucei 
moked è il portale dell'ebraismo italiano
 
alef/tav
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Riccardo Di Segni Riccardo
Di Segni,
rabbino capo
di Roma

La storia del mancato sacrificio di Izchaq, che abbiamo letto questo Shabbat, inizia con le parole un po' enigmatiche "dopo queste cose, il Signore mise alla prova Avraham" (Bereshit 22:1). Di quali cose si trattava? Le risposte sono diverse. C'è chi ipotizza un'accusa diretta del Satàn, chi una sfida di virtù tra Ishmael e Izchaq. Sta di fatto che l'episodio del mancato sacrificio, in una dimensione del tutto religiosa, decisiva nel fondare la fede ebraica, si colloca nel testo biblico subito dopo la storia di un accordo di Avraham con Avimelekh, re filisteo, nel cui territorio Avraham si era parzialmente insediato. Era un accordo sostanzialmente politico di non aggressione, esteso alle generazioni successive. C'è allora chi spiega che "dopo queste cose" si riferisce proprio all'accordo Avimelekh-Avraham, e che anzi la prova che coinvolge Avraham e Izchaq sia una sorta di sanzione che scatta dopo l'accordo. Avraham, dando prova di poca fede, avrebbe ceduto sul piano politico. Per cui gli viene chiesta una prova decisiva di fede. È un'interpretazione forte e problematica, che mette in evidenza la contraddizione tra la fragilità politica, che porta a cedimenti e compromessi, e la forza della dimensione religiosa, che da sola basta a salvare, purché ci si affidi a lei. È una riflessione che non perde mai di attualità, che può condurre all'estremismo, ma che non va trascurata, almeno come avvertimento sui rischi cui può portare la tentazione continua ebraica di fare politica.

Anna
Foa,
storica

   
anna foa
Su La Stampa di oggi, Alberto Mattioli recensisce una mostra apertasi al Mémorial de la Shoah di Parigi (ma sembra che l'anno prossimo si sposterà a Bologna) su un tema inesplorato, Lo sport europeo alla prova del nazismo. Storie tragiche e gloriose, di atleti perseguitati perché ebrei, neri," zingari", di vittorie negate, di inaspettate solidarietà con i perseguitati pagate a durissimo prezzo. Il tutto mentre nazismo e fascismo esaltano lo sport e fanno delle Olimpiadi di Berlino del 1936 un momento di grande impatto propagandistico, e mentre la Riefensthal celebra nel film Olympia la bellezza del corpo dell'ariano. Una mostra che andrebbe meditata, soprattutto in quest'Italia dove lo sport è ormai identificato con il solo calcio e dove durante le partite, negli stadi, si levano scritte e cori razzisti e nazisti, in perfetta sintonia con quanti, settant'anni fa, mandarono alla morte gli atleti nelle cui vene scorreva sangue impuro.
davar
Qui Torino - Nuovo Consiglio per l’UGEI
Nuovo direttivo per l’Unione Giovani Ebrei d’Italia riunitasi negli scorsi giorni a Congresso nella sede della Comunità ebraica di Torino. Per l’anno 2012 risultano eletti (in ordine di preferenze ricevute): Daniele Regard (Roma), Moshe Polacco (Genova), Gianluca Pontecorvo (Roma), Alessandra Ortona (Milano), Gady Piazza (Milano), Davide Lascar (Firenze), Benedetta Rubin (Roma), Raffaele Naim (Roma) e Sara Astrologo (Roma). L’elezione dei nuovi consiglieri, tra cui tre esponenti del Consiglio uscente – Regard, Polacco e Lascar – è avvenuta nelle fasi conclusive dei lavori congressuali. Nei prossimi giorni, in seno al direttivo, verranno definite le deleghe e sarà indicata la figura che avrà il compito di guidare l’organizzazione. Regard, tra i favoriti per il conferimento dell’incarico, ha espresso intanto le seguenti valutazioni: "Un grazie di cuore a tutti quelli che hanno creduto in me e che mi hanno permesso di rappresentare degnamente l'ebraismo giovanile italiano. Un grazie ai consiglieri dell’anno in corso e un in bocca al lupo alle nuove leve. Un’avventura che continua con la consapevolezza che i giovani debbano avere il giusto spazio nella società del presente e soprattutto in quella del futuro". A tutti gli eletti l'augurio di buon lavoro della redazione.

Bilanci comunitari, più garanzie e coordinamento
Salvaguardare il patrimonio delle Comunità ebraiche italiane. Un impegno gravoso di cui si fanno carico quotidianamente i Consigli delle singole Comunità. Far quadrare i bilanci, evitare eccessive perdite che potrebbero causare il depauperamento del patrimonio comunitario, pur continuando a garantire agli iscritti i diversi servizi legati alla vita ebraica (scuole, case di riposo, kasherut, cimiteri, e così via), sono tutti elementi essenziali per la sopravvivenza dell’ebraismo italiano. Ma poniamo il caso limite, comunque non impossibile, di una Comunità che non riesca più a ripianare il suo debito fino ad arrivare al default: chi è responsabile di questa situazione? Gli eventuali creditori su chi si potrebbero rivalersi? Che la responsabilità ricada in primis sugli amministratori della Comunità è abbastanza ovvio ma quali sono i doveri e gli obblighi dell’Unione?
A partire da queste domande, la Commissione Organizzazione, gestione e finanze, costituita dall’ultimo Congresso UCEI (dicembre 2010), sta cercando di mettere ordine sull’intera questione a partire dalla corretta applicazione delle norme statutarie . “Come spiega il parere fornito dal professor Giuseppe Di Chio – sottolinea Anselmo Calò, vicepresidente UCEI e assessore al Bilancio dell’Unione – in caso di danni problemi patrimoniali di una singola Comunità, può sorgere in capo all’Unione una responsabilità oggettiva e sussidiaria per omissione di controllo”. Per ipotesi, dunque, se una Comunità ha un debito di un milione di euro con una banca e non ha i mezzi per ripagarlo, la banca potrebbe rivalersi anche sul patrimonio dell’Unione. Come rileva Di Chio, la responsabilità dell’Unione, in particolare della Giunta e del Consiglio, sorge nel caso in cui questi organi siano venuti meno ai propri obblighi di controllo e vigilanza, espressamente previsti dallo Statuto. Riassumendo, una Comunità va incontro a default, l’Unione, se non controlla, è responsabile e potrebbe dover rispondere di eventuali danni patiti dai terzi interessati.
Alla luce di quanto detto, l’Unione e la Commissione Finanza hanno lavorato in questi mesi per attivare un sistema di controllo sulle attività delle singole Comunità, conforme alle regole statutarie e maggiormente efficace. Ovviamente l’opera di accertamento fa riferimento alle materie che Statuto e Legge attribuiscono all’Unione. “Non dobbiamo né vogliamo destare allarmismi – sottolinea Calò – il controllo di cui si parla lo definirei proattivo e non sanzionatorio. D’altra parte eventi recenti hanno fatto suonare un campanello d’allarme ed è doveroso muoversi in anticipo onde evitare il peggio. Un controllo che eviti il deficit per spese eccessive è necessario”.
In quest’ottica lo Statuto impone che l’Unione fornisca alle Comunità il modello per lo schema del Bilancio ciò comporterebbe l’unificazione dei sistemi di bilancio delle diverse Comunità, soluzione che faciliterebbe il controllo da parte degli organi preposti dell’Unione. L’obiettivo dell’Unione in questa prima fase, è di ottenere dalle Comunità una documentazione informativa sullo “stato di salute” del patrimonio di ciascuna Comunità. Un modello di bilancio, con le diverse voci da inserire, è stato inviato negli scorsi mesi ai diversi consigli comunitari e ai primi di ottobre si è svolta a Roma una riunione informativa sul tema.
L’obiettivo è quello di ottenere un quadro uniforme delle situazioni patrimoniali e dei bilanci delle realtà ebraiche italiane. In questo modo l’Unione e gli organi competenti, viste anche le richiamate responsabilità, potrebbero svolgere in modo più efficace il compito di controllo e vigilanza loro affidato. Una garanzia ultima per Comunità, iscritti e terzi dell’equilibrio tra servizi e obblighi di bilancio.

Daniel Reichel, Pagine Ebraiche, novembre 2011

Qui Venezia - Un festival per la cultura ebraica polacca
Un grande festival della cultura ebraica polacca prende l'avvio a Venezia dal 20 al 29 novembre in occasione della presidenza polacca nel Consiglio dell’Unione Europea e nell’imminenza delle celebrazioni per i 500 anni del Ghetto di Venezia.
Su proposta dell’Istituto Polacco di Roma e del suo direttore Jaroslaw Mikołajewski, la Comunità ebraica di Venezia e l’Associazione per i 500 anni del Ghetto di Venezia hanno voluto organizzare un Festival della Cultura Ebraica Polacca. Si tratta del primo evento culturale di un lungo percorso che condurrà nel 2016 alle grandi celebrazioni in occasione dei 500 anni dall’istituzione del Ghetto di Venezia, il primo ghetto al mondo. Gli organizzatori delle odierne manifestazioni hanno voluto dare particolare rilievo ai concetti di vita e di cultura, tentando di offrire al pubblico proposte culturali che spaziano cronologicamente dal ‘500 alla contemporaneità. Non è assente il tema della Shoah, che naturalmente trattandosi di ebrei e di Polonia non può essere trascurato, e tuttavia l’intento è quello di non farsi schiacciare dalla catastrofe dello sterminio e proporre ai visitatori tracce culturali spesso inesplorate e inedite. Gli ebrei e la Polonia nel passato e nel presente, con uno sguardo al futuro.
L’idea di organizzare questo evento a Venezia assume particolare significato per la collocazione geografica e storica della comunità ebraica lagunare in rapporto alla Polonia. Basterà pensare agli importanti rapporti culturali e famigliari fra esponenti del rabbinato veneto e polacco a partire dal Cinquecento, ed è utile ricordare che all’indomani del rogo del Talmud (1553) che mise fine alla stampa a Venezia della principale opera della tradizione ebraica, il testimone venne preso dagli stampatori di Cracovia che produssero la loro prima edizione già nel 1559. E da Venezia provennero gli ebrei (sefarditi) che andarono a fondare la comunità ebraica nella lontana Zamosc, nuova città costruita da un architetto padovano e disegnata sul modello rinascimentale.
Il Festival prevedenumerosi appuntamenti:
- Una mostra sui rabbini di Cracovia presso il Museo Ebraico di Venezia
- Un dibattito sul rapporto fra ebrei e Polonia con la partecipazione di Adam Michnik, intellettuale ebreo polacco, giornalista, protagonista della rinascita democratica e animatore del movimento Solidarnosc.
- Un evento “concerto e parole” con il decano dei musicisti klezmer di Polonia, Leopold Kozlowski
- Una rassegna cinematografica dedicata allo sguardo del grande regista polacco Andrej Wajda sul rapporto fra ebrei e Polonia.
- Una Giornata di Studi incentrata sulle dinamiche insediative degli ebrei fra Venezia e l’Europa orientale.
In particolare la Giornata di Studi rappresenta l’evento iniziale del lungo percorso di valorizzazione della storia del Ghetto di Venezia e dei suoi 500 anni.

Programma:

20 novembre
Rabbini di Cracovia – ore 16, inaugurazione della mostra presso il Museo Ebraico
Ebrei-polacchi, polacchi ed ebrei: riflessioni su una storia comune – ore 17-19 presso la Sala Montefiore (Cannaregio 1189) Tavola rotonda con Adam Michnik, Francesco M. Cataluccio, Laura Mincer
Leopold Kozlowski, l’ultimo klezmer della Galizia– ore 20 presso la sala concerti del Conservatorio Benedetto Marcello, Palazzo Pisani, San Marco 2810, concerto di musica e parole.
22 – 29 novembre
Ho sentito la voce del dottor Korczak – rassegna cinematografica dedicata ad Andrej Wajda e al suo sguardo sull’ebraismo polacco. La rassegna si svolge presso la Casa del Cinema.
Martedì 22 novembre: ore 17.30 Generazione (Pokolenie, 1955) di Andrzej Wajda;
ore 20.30 Sansone (Samson, 1961) di Andrzej Wajda
24 novembre:
ore 17.30 Paesaggio dopo la battaglia (Krajobraz po bitwie, 1971) di Andrzej Wajda;
ore 20.30 Dottor Korckzak (Korczak, 1991) di Andrzej Wajda
29 novembre:
ore 17.30 Settimana santa (Wielki tydzien, 1995) di Andrzej Wajda;
ore 20.30 Dybbuk (Der Dibuk, 1937) di Michal Waszynski
27 Novembre
Ore 10-18 Giornata di Studi (Sala Montefiore, Cannaregio 1189): La città degli ebrei:ghetti, quartieri, shtetl fra passato e presente
Il Festival è organizzato dall’Istituto Polacco di Roma, dalla Comunità ebraica di Venezia e dall’Associazione per i 500 anni del Ghetto di Venezia.
Hanno collaborato il Centro Veneziano di Studi Ebraici Internazionali, la Biblioteca Archivio “Renato Maestro”, l’Associazione Amici del Conservatorio, il Museo Ebraico di Venezia, la Casa del Cinema.
Info: renatomaestro@libero.it




pilpul
Informazione buona o cattiva? Dipende da come la scrivi
gianfranco di segniNell'Unione informa di ieri Ugo Volli parla di un lapsus in cui sarebbe incorsa la corrispondenza da Torino di un paio di giorni prima sul congresso Ugei: «Su questa newsletter si è infilato un lapsus sul cui oggetto vale la pena di riflettere. Il contributo di Philippe Karsenty al congresso è presentato come esempio di "Hasbarah (הסברע – intesa come cattiva informazione)"». Immagino che il lapsus di cui parla Volli consista nell’aver tradotto Hasbarah come cattiva informazione (invece che come comunicazione o propaganda). Ma non c’è nessun lapsus. Infatti, la parola Hasbarah si scrive con la he finale: è questo il vocabolo che significa comunicazione. Invece, la parola riportata dalla corrispondenza torinese è scritta con la ‘ayin finale. Quest’ultimo termine non esiste in ebraico; si tratta di un neologismo giornalistico, forse poco diffuso, derivato dall’unione della radice savar e la parola ra’ (cattivo), ed è usato appunto per indicare la cattiva informazione.

Gianfranco Di Segni, Collegio rabbinico italiano

L'azzurro che manca
Donatella Di CesarePuò un colore orientare il pensiero? Nel trattato Chullin (88b) del Talmud Rabbi Meir, a proposito dello tzitzit, si chiede: «in che cosa l’azzurro porpora differisce dagli altri colori?». E per rispondere procede per somiglianze. Si riferisce ai versetti di Esodo 24, 10 e di Ezechiele 1, 26. Scorge così, nell’azzurro del filo, il rinvio al colore del mare, di qui al celeste del firmamento, e infine allo zaffiro del trono di D-o. Di sfumatura in sfumatura, le variazioni sensibili del colore tracciano il percorso di un’elevazione. L’azzurro di Israele – ha scritto Lévinas – «in quanto azzurro è il momento essenziale dell’elevazione». Che cosa lo distingue dalla forza bruciante del rosso e dal segreto proibito del nero? La sua misteriosa trasparenza, calda e luminosa, che fa sollevare lo sguardo, altrimenti ripiegato e chiuso nei confini sordidi dell’ego. Quale colore manca di più?

Donatella Di Cesare, filosofa

notizie flash   rassegna stampa
Contratto milionario fra l'israeliana INGL
e l'italiana Micoperi
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L'Israel Natural Gas Lines (INGL) ha firmato un contratto da 140 milioni di dollari con l'italiana Micoperi per la costruzione di un terminale Gnl di tipo flottante (Floating Storage and Regasification Unit). Il rigassificatore sarà costruito nel Mediterraneo, a largo di Hadera, tra Haifa e Tel Aviv. I lavori sono previsti per la seconda metà del 2012 per concludersi entro la fine dell'anno. Con una capacità di 2,5 miliardi di metri cubi l'anno di Gnl, il terminale rappresenta un progetto strategico per la sicurezza energetica israeliana.
 
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