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30 gennaio 2012 - 6 Shevat  5772
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l'Unione informa
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adolfo locci Adolfo
Locci,
rabbino capo
di Padova

“Sarà per te un segno sul tuo braccio e ricordo tra i tuoi occhi, affinché la Torà dell’Eterno sia sulla tua bocca...(Esodo 13:9) “Nel loro grasso (benessere) si sono chiusi, le loro bocche parlano con arroganza” (Salmi 17:10). È noto che la mitzwà dei Tefillin collega assieme il cuore (una scatolina si pone sul braccio sinistro) e la mente (l’altra si pone sulla parte alta della fronte). Il Ben Ish Chay (Yosef Chayym di Baghdad 1832-1909) spiega che il cervello e il cuore sono i tabernacoli della Chokhmà (saggezza) e della Binà (intelligenza), dai quali dipende - tra gli altri - lo strumento della parola, la bocca. Se il cervello e il cuore sono “ottusi”, anche la bocca lo sarà e così le parole che da essa escono. Il vocabolo del salmo “Chelbàmo” (il loro grasso), contiene le lettere delle parole Moach (cervello) e Lev (cuore) che possono essere “chiusi”, per nostra scelta, così da non essere influenzabili dalla Chokhmà e dalla Binà. Il “segno e il ricordo” dei Tefillin ci indicano la via da seguire per aprire la mente e il cuore, affinché la Torah, e non l’arroganza, sia sulle nostre bocche... 
Anna
Foa,
storica

   
anna foa
Alla fine di questo Giorno della Memoria, ho il senso che ci sia stata una svolta, che le parole che sono state pronunciate siano infine uscite dalla ritualità e dalla celebrazione per diventare vive, coinvolgenti, tali da rispondere alle domande dell'oggi. E soprattutto, che riguardino tutti, e non solo noi ebrei: che si sia cioè riconosciuto il fatto che la Shoah è un trauma dell'intera società del Novecento, che ha fondato il nostro mondo di oggi, che riguarda tutti, che interpella tutti. E il presidente Napolitano ha saputo trovare le parole per esprimerlo, in particolare  nel suo richiamo all'Europa, nell'invito a combattere i nazionalismi, i razzismi, gli odi che tante volte hanno contrapposto gli uni agli altri i paesi che ora si riconoscono nell'Europa unita.

davar
"Scalfaro, gli ebrei salutano un amico"
Renzo GattegnaIl presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna ha inviato il seguente messaggio di cordoglio alla famiglia dell'ex presidente della Repubblica e senatore a vita Oscar Luigi Scalfaro:

Con la scomparsa di Oscar Luigi Scalfaro l'Italia perde un protagonista della rinascita democratica del paese dopo la pagina oscura del ventennio fascista. Uomo di profonda fede e umanità, Scalfaro aveva impostato la sua intensa carriera nelle istituzioni, culminata con la nomina a Capo dello Stato, nel solco degli insegnamenti e delle direttive etico-morali di quella Costituzione repubblicana che contribuì a redigere in qualità di membro dell'Assemblea Costituente e che più volte si trovò a dover pubblicamente difendere contro gli attacchi e le strumentalità. Particolarmente sensibile al tema delle minoranze, nel corso degli anni aveva instaurato un solido legame con la comunità ebraica arrivando ad affermare, in occasione di una visita ufficiale alla sinagoga di Roma, che “ogni volta che la discriminazione vi tocca o il disprezzo vi offende sono ebreo con voi”. La sua vicinanza al popolo ebraico era stata ribadita in più circostanze concrete tra cui l'impegno significativo assunto come fondatore e primo presidente dell'Associazione Parlamentare di Amicizia Italia-Israele, realtà di sensibilizzazione e conoscenza che ancora oggi costituisce un importante presidio nel cuore della vita politica italiana. Prendendo commiato da Oscar Luigi Scalfaro, gli ebrei salutano quindi un grande amico.

Renzo Gattegna, presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane

Qui Milano - La scuola del futuro a convegno
Convegno MilanoUn convegno per l’innovazione didattica, per scoprire la scuola del futuro, mentre in tutta Italia si discute come mettere le nuove tecnologie al servizio di insegnanti e studenti. Così è nata l’idea del convegno in corso nell’aula magna della scuola della Comunità ebraica di Milano, che prende spunto da un’idea di Dany Maknouz, docente di matematica dei licei, e che è realizzato da Comunità ebraica di Milano, Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Ort, Ufficio scolastico regionale e Fondazione scuola ebraica. “Questo numero, 5772, vuole rappresentare uno spunto sul contenuto della tradizione ebraica, ma anche, pensando all’anno civile in cui ci troviamo, uno spunto verso il futuro” ha spiegato la professoressa Maknouz.
Al convegno intervengono esperti di educazione provenienti dalle istituzioni e dal mondo accademico, accolti dalla preside della scuola ebraica milanese Esterina Dana. “Leggo questo momento come un passaggio importante in un processo che è iniziato nella nostra scuola da tanti anni fa - ha commentato il presidente della Comunità e dell’Ort Roberto Jarach - La prima aula computer arrivò qui all’inizio degli anni Ottanta, e da allora abbiamo sempre cercato di essere all’avanguardia. Oggi dobbiamo continuare a lavorare per avere non solo strumenti, ma anche insegnanti capaci di usarli”. 
TurielUn convegno che rappresenta un momento importante, secondo l’assessore UCEI alla scuola e alla formazione e consigliere della Fondazione scuola Raffaele Turiel (nella foto). “Siamo in un periodo di transizione. Oggi abbiamo ancora i libri di testo accanto alle lavagne interattive, ma le cose stanno cambiando in fretta e gli strumenti didattici saranno presto diversi. Per questo, un convegno intitolato ‘scuola del 5772’ cade al momento giusto”.
Dopo i saluti di Luca Volonté e Agostino Miele, dirigente dell’Ufficio scolastico regionale e dell’Istituto tecnico Gentileschi di Milano, ad aprire i lavori è il rabbino capo di Milano Alfonso Arbib con un intervento dedicato al passaggio “Dall’oralità alla scrittura”. A seguire il professor Luca Toschi dell’Università di Firenze guiderà i presenti lungo un percorso che va “Dal popolo ai popoli della rete: un paradigma verso il sistema mondo”, mentre a chiudere la prima sessione sarà Francesca Scalabrini dell’Agenzia nazionale sviluppo autonomia scolastica della Lombardia che si occuperà di “Tecnologia e principio di realtà didattica”. Si riprenderà poi con una riflessione a proposito della “Scuola del futuro? Tra tecnologia e tradizione” del professor Pier Cesare Rivoltella (Università Cattolica Milano) e poi con “A scuola nel sesto millennio: imparare con le tecnologie digitali” relazione del professor Paolo Ferri (Università Bicocca Milano). A chiudere il convegno sarà il professor Mino Chamla che parlerà di “Informare, formare, educare: qualche riflessione critica”.

Rossella Tercatin

Qui Roma - Ma come posso cantare
Ma come posso cantareInnovativo nell'ambito delle iniziative dedicate al Giorno della Memoria lo spettacolo realizzato dal Coro ha Kol che si esibirà questa sera alle 21 al Teatro Manzoni di Roma con “Ma come posso cantare” tratto dal libro di Yitzhak Katzenelson “Il canto del popolo ebraico massacrato” con adattamento letterario di Luigi Tani. Lo spettacolo è incentrato sulla voce recitante dello stesso Tani e sulle esecuzioni musicali del Coro ha Kol diretto dal maestro Andrea Orlando.
La voce è quella di un morituro, atrocemente consapevole del proprio destino e di quello del proprio popolo, un destino imminente e irrevocabile, senza speranza. Il coro interagisce con la voce eseguendo brani tratti dal proprio repertorio come Michtan leDavid, Aschkivenu, Ani Maamin, ma anche brani mai eseguiti come Unter Die Churves, Elì Elì, Hamavriach. Quest'ultimo brano sarà cantato dal coro femminile e da Michael Di Porto.
“Il coinvolgimento delle voci bianche nel coro è una novità e un progetto che cercavamo di realizzare da molto tempo – spiega Riccardo Di Castro, presidente dell'associazione e corista dal 1997 – in questo caso il brano che Michael canterà ricorda quando i bambini del Ghetto di Varsavia si infilavano nelle strette intercapedini dei muri del ghetto e sgattaiolavano fuori cercando di procurarsi il cibo”. Il coro, giunto al diciottesimo anno di attività, si compone di 26 elementi.

Qui Casale - La neve e la luce del ricordo
Cerimonia CasaleNel Giorno della Memoria anche la neve caduta copiosamente su Casale Monferrato ha aggiunto qualcosa ai ricordi. Doveva presentarsi così, bianco e silenzioso, Auschwitz ai soldati russi giunti alle soglie dell'orrore il 27 gennaio 1944. Ma la neve non ha impedito a tanti: cittadini, ragazzi delle scuole e amici venuti anche da lontano, di accorrere nelle sale della Comunità ebraica, domenica 29 gennaio, per dare il loro contributo alla Memoria.
Un contributo non solo di vicinanza ideale con le vittime della Shoah monferrine, ma anche concreto, visto che per la celebrazione di quest'anno la Comunità ha voluto allestire una “Stanza della Memoria” invitando chiunque avesse un pensiero capace di rievocare quegli anni a portarlo nella “sala quadrata” che sorge vicino alla Sinagoga.
Un segno per rendere evidente come siamo destinati a ereditare il ricordo e il dolore di quegli avvenimenti, anche dopo che i testimoni diretti ci avranno lasciato. Come fiocchi di neve si “depositano” sulle pareti della sala gli oggetti più diversi: ci sono i due ritratti a olio del pittore casalese Mazzoli, bellissimi e profondi, ma che purtroppo ricordano chi, della famiglia Ottolenghi, non è riuscito a salvarsi. Ci sono le prove delle discriminazioni frutto delle leggi razziste raccolte dall'associazione Elisabeth Rothschild di Rivalta Bormida, c'è il contributo degli artisti locali: Gabriele Croppi, Fernanda Core, Camillo Francia, Silvio Wolf, Vito Boggeri, Angelo Ruga. E ci sono sopratutto i lavori delle scuole: l'Istituto Leardi, il Liceo Balbo, gli studenti di Occimiano, Terruggia e Morano, quest'ultimi con una raccolta che celebra Don Michelone, il parroco di Moransengo, ma nativo del paese del Po, recentemente nominato Giusto tra le Nazioni.
Il Monferrato può vantare anche un'altra persona ad aver ottenuto questo riconoscimento per aver aver messo la propria vita a repentaglio per la salvezza di ebrei braccati dal nazifascismo. Si tratta di Giuseppina Gusmano: a lei e a Gioconda Carmi è dedicato il bellissimo documentario realizzato da Massimo Biglia “L'ora del tempo sognato”. In comunità se ne è potuto vedere un assaggio: girato in bianco e nero, con un contributo dei ragazzi casalesi chiamati ad interpretare i loro coetanei di allora, il video ha la forza e la poesia di una fiction cinematografica di autore e se manterrà le premesse è destinato a farsi notare dalla critica.
Anche per questo il momento più toccante della cerimonia ha visto protagonista la giovanissima Giulia Marino, pronipote di Giuseppina Gusmano. Dopo che Elio Carmi e altri amici della Comunità ebraica hanno letto i nomi di tutti le vittime della Shoah di Casale e Moncalvo, a lei è toccata infatti l'accensione di uno dei 7 lumi che ricordavano i 6 milioni di ebrei e il milione di non ebrei sterminati nei campi di concentramento. Le altre lampade sono state accese dal presidente della Comunità ebraica Giorgio Ottolenghi, dal vicario generale del Vescovo Monsignor Antonio Gennario e da Adriana Ottolenghi, Mauro Bonelli, Riccardo Coppo e Riccardo Calvo.


Qui Vercelli - L'entusiasmo dei giovani
Cerimonia VercelliOttima organizzazione e ottimo risultato a Vercelli per il Giorno della Memoria. Lo afferma il presidente della Comunità ebraica Rossella Bottini Treves che parla di “grande partecipazione emotiva” da parte di tutta la cittadinanza. Le celebrazioni si sono aperte con un incontro in Prefettura e con relativa performance degli studenti delle scuole superiori che hanno dato vita a numerosi flash mob in città. Dopo la visita in Prefettura il folto pubblico presente, assieme alle autorità civili e militari, si è spostato in sinagoga dove sono poi confluite tutte le scolaresche prendendo parte, grazie all'impegno dei tanti volontari, a diverse occasioni di approfondimento sulle dinamiche della deportazione nazifascista. I nomi dei deportati vercellesi sono stati infine citati più volte nelle vie e nelle piazze di Vercelli durante il tradizionale mercato del venerdì mattina. “Grazie alla preparazione e all'entusiasmo degli studenti, grazie agli insegnanti e agli organizzatori, in particolare il regista Guido Zamara, grazie all'assessorato alla cultura del Comune, alla Provincia e al Provveditorato – spiega Bottini Treves – Vercelli ha potuto vivere un Giorno della Memoria straordinariamente denso di significato e intensità coinvolgendo in particolare i giovani, quelle nuove generazioni cui siamo chiamati a dare in custodia il testimone del ricordo”.

Qui Firenze - "No, tu no"
Alle numerose e riuscite manifestazioni indette a Firenze per il Giorno della Memoria quest’anno si è aggiunta anche quella organizzata “per la prima volta” dall’Archivio di Stato, come ha sottolineato Carla Zerilli, che da poco ne ha assunto la direzione e che in questa occasione ha tenuto una bella lezione introduttiva rivolta agli alunni del liceo statale Galileo che affollavano il grande auditorium, accompagnati da vari insegnanti e dal preside Elio Bruno, che ha pure preso la parola. Infatti è stato un gruppo di alunne della classe I B di questo antico e ben noto liceo fiorentino a collaborare, con l'insegnante Giusepina Frisina, all’allestimento di una piccola ma valida mostra didattica all’esclusione razziale nelle scuole fiorentine (1938-1945) e intitolata “No, tu no”. La mostra è curata da Francesca Klein e Simone Sartini e resterà aperta fino al 15 febbraio, anche con visite guidate. Come ha spiegato la dottoressa Klein, ideatrice di questa iniziativa, il lavoro è centrato sui registri, ritrovati in un deposito di documenti dell’Ispettorato scolastico, della scuola elementare Regina Elena in via Masaccio dove nel pomeriggio, dal 1938 al 1941, funzionò la sezione speciale per gli alunni di “razza ebraica”, poi trasferita nella vicina scuola Giotto. L’edificio scolastico, cui si accede da un bel viale alberato, esiste ancora, ma ospita un Istituto superiore e ben pochi degli stessi vecchi alunni ne hanno memoria. Il ricordo personale è stato affidato alle parole di Lionella Viterbo, incaricata di rappresentare la Comunità ebraica, presente anche con il consigliere Renzo Bandinelli; il suo intervento, iniziato con un pensiero rivolto alle insegnanti, in particolare alle sorelle Fanny e Laura Rubitscheck che furono deportate, si è concluso con la lettura di alcuni brani, riguardanti episodi scolastici di quegli anni, del libro I barbari del secolo XX scritto, quando era allievo, dal fratello Leo Neppi Modona e da poco dato alle stampe dalla casa editrice Aska. Particolarmente significativa la commossa e partecipata presenza tra il pubblico di alcuni ex alunni.

Qui Livorno - Le note della Memoria
Concerto LivornoGrazie affluenza di pubblico all'iniziativa, dedicata alla Memoria, svoltasi ieri al Museo Civico Fattori di Livorno. La manifestazione, organizzata in collaborazione con la Comunità ebraica e con il Comune, prevedeva un concerto con lettura di brani scelti e una visita guidata all'esposizione di quadri tra cui numerose opere di pittori ebrei livornesi. I brani musicali, tratti da autori quali F.Mendelssohn Bartholdy, Messiaen, Sinigaglia, Fano e Castelnuovo Tedesco sono stati eseguiti da Renata Sfriso (violino) e Alessandra Dezzi (pianoforte). Il "Trio Romantico" era poi completato dalla voce narrante, l'attrice Tiziana Foresti (letture da Garcia Lorca, Primo Levi e Bashevis Singer). Nell'occasione sono intervenuti l'assessore comunale alle Culture Mario Tredici, il presidente della Comunità ebraica di Livorno Samuel Zarrough e il consigliere con delega alla Cultura Gadi Polacco. Un saluto è pervenuto anche dal Giusto tra le Nazioni Mario Canessa che, suo malgrado, non ha potuto presenziare all'evento.

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In cornice - "Creare, ricordare"
daniele liberanome"Se capire è impossibile, conoscere è necessario” scriveva Primo Levi, e la conoscenza attraverso lo studio dei documenti e dei testi è possibile anche a generazioni di distanza dalla Shoah. Ma cosa fare con il coinvolgimento, con l'immedesimazione? Per il momento, ma ancora per poco, la risposta sono i sopravvissuti e le loro testimonianze. Chiunque li ascolti, non ebrei inclusi, rimane colpito dalle loro storie, e casomai dopo decide di studiare per capire meglio quel che ha ascoltato. Nel futuro, quindi, dovremo preoccuparci soprattutto di come trasmettere il ricordo della Shoah a livello emotivo, considerato anche che la Shoah diventa sempre più un “già sentito” e “un già visto”. Potremmo affidarci ai film tipo “Il Pianista”, ma devono essere di livello, per non finire come “Mi ricordo Anna Frank”: ho subito cambiato canale quando ho visto un satollo Moni Ovadia, fare l'inverosimile parte di un internato. La difficoltà nel ricreare oggi su un set cinematografico le condizioni emotive di un lager, è che lì la realtà era oltre ogni immaginazione. Un'altra soluzione sarebbe attraverso l'arte, intesa come pittura/scultura. Bisognerebbe, cioè, spingere alcuni artisti a creare opere forti e intense sulla nostra tragedia. Per questo, non importa che l'artista abbia vissuto la Shoah; basta che si senta immedesimato in quanto avvenne, e ne tragga ispirazione per creare qualcosa di poco cervellotico, qualcosa che passi il messaggio senza necessità di troppe spiegazioni di esperti, che vada dritto al cuore, senza necessità di ricostruzioni inverosimili della realtà. Non mancano gli artisti capaci di creare opere del genere, e non è neppure troppo difficile stimolare la loro creatività in questo senso. Si supererebbe il problema del trascorrere del tempo, e si potrebbe anche creare un circolo virtuoso che ispiri altri artisti in varie discipline.

Daniele Liberanome, critico d'arte

Tea for Two - Alla console 
Rachel SilveraIl trend è iniziato con le chiese. Chiese sconsacrate che ospitano cene e sfilate di alta moda (la chiesa di Santo Stefano al Ponte a Firenze). Una vecchia chiesa gotica che la catena  alberghiera belga Martin's ha trasformato in hotel con tanto di stanze accessoriate di finestre policrome (il Martin's Patershof a Malines). Ma sopratutto ex chiese nelle quali si anima un nuovo culto: quello del divertimento notturno: da Milano (il Gattopardo) ad Amsterdam (Paradiso). Un fenomeno che rispecchia un cambiamento sociale e antropologico, converrete con me. Ma quale è il punto? Il punto è che la Parigi dalle mille luci ha da due anni un nuovo luogo di divertimento dove i parisienne alternativi ma riccamente provvisti di beni trascorrono le serate. Pompon (39, rue des Petites-Ecuries), prima di essere un locale nel quale buttarsi in pista è un dogma, era una antica sinagoga che, probabilmente, gli unici balli che ha visto erano quelli con i sefarim a Simchà Torah. I proprietari non hanno voluto nascondere le tracce della precedente identità del luogo e hanno lasciato alcune piastrelle con il Maghen David. Ora però matrimoni, chaggim e preghiere dello Shabbath sono stati sostituiti da qualche dj set avanguardistico.

Rachel Silvera, studentessa

notizie flash   rassegna stampa
Israele - Allo studio ipotesi
ferrovia tra Eilat e Tel Aviv
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È attualmente in fase di studio in Israele la possibilità di costruire una linea ferroviaria tra il litorale mediterraneo e il Mar Rosso. Nel corso dell'ultimo Consiglio dei ministri il premier Benjamin Netanyahu ha spiegato che quest'opera, qualora intrapresa, permetterebbe di coprire la distanza dal porto di Eilat a Tel Aviv (circa 350 chilometri) in appena due ore e di trasportare merci dall'Europa all'Asia senza dover necessariamente ricorrere a navi.
 
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