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9 febbraio 2012 - 16 Shevat  5772
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richetti Elia
Richetti,
presidente
dell'Assemblea
rabbinica
italiana
Nell'ottica dei nostri Maestri, il Faraone è simbolo della pretesa umana di divinizzarsi, il dire "Mio è il mio Nilo ed io mi sono creato". Non c'è pericolo maggiore di una simile concezione, che autorizza chi vi si autoconvince a disporre a suo piacimento delle persone e delle loro vite (ed anche del mondo e delle sue risorse!). Questo ci dà la dimensione dell'importanza di salvare noi stessi ed il mondo dal delirio di onnipotenza di cui l'uomo spesso si rende schiavo.

Sergio
Della Pergola,
Università Ebraica
di Gerusalemme


Sergio Della Pergola
Lentamente, forse inesorabilmente (forse no), le persone e le istituzioni si stanno posizionando sulla questione iraniana. Lo spartiacque è chiaramente fra la questione morale e la questione economica. Ogni giorno nuove voci compiono la loro scelta da quale lato stare. Come disse un noto ex-ministro degli esteri, le sanzioni economiche contro l'Iran potrebbero costare all'Italia una perdita equivalente a un anno di prodotto nazionale. Fate voi i conti su che cosa convenga fare. Ora, se è vero quello che è stato riferito, sembrerebbe che i conti li stia facendo anche un altro ex-ministro degli esteri. Nella questione iraniana è difficile dire che cosa accadrà. Onestamente, non lo sa nessuno. Gli Stati Uniti fanno soprattutto disinformazione, ma hanno le elezioni in novembre, e questo crea dei limiti. È facile guardare a Israele, perché assolutamente tutti vorrebbero che il lavoro sporco lo facesse Israele, salvo poi condannare. In tutto questo, il discorso sulla società civile in Iran è quasi scomparso. I grandi pensatori del nostro secolo, quelli che hanno plaudito alla vignetta antisemita di Vauro, tacciono.

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Qui Roma - "Un ufficio stampa per il sionismo"
Sionismo e antisionismo religiosoAl sionismo servirebbe un buon ufficio stampa in grado di fare chiarezza sulla sua storia sgombrando il terreno da equivoci e incomprensioni. Lo sostiene, scherzosamente ma non troppo, Massimo Lomonaco, giornalista dell'Ansa, cui è toccato ieri sera il compito di aprire la conferenza inaugurale del ciclo di incontri Sionismo e Israele al Centro Bibliografico dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Prima degli interventi dei relatori - oltre a Lomonaco, il rav Gianfranco Di Segni del Collegio Rabbinico Italiano e la filosofa Donatella Di Cesare - il saluto di Sira Fatucci del Dipartimento Informazioni e Relazioni Esterne UCEI e un intervento introduttivo della vicepresidente Claudia De Benedetti dedicato alla figura di Theodor Herzl, l'uomo che, a partire dal celebre motto 'Im tirzu ein zo agada' ('Se lo vorrete non sarà un sogno'), "tante idee e tante persone è riuscito a muovere in direzione del suo ideale".
Il convegno, intitolato Sionismo e antisionismo religioso (alla scoperta di radici quasi ignote), ha vissuto vari momenti di intensità e occasioni di confronto tra relatori e platea. A partire, come detto, dalla riflessione di Lomonaco sull'importanza di far conoscere in maggiore profondità, specialmente sulla stampa ebraica, la pluridecennale vicenda del sionismo prima della nascita dello Stato di Israele, argomento sul quale regna sovente l'oscurità e che facilmente si presta a malintesi sui media e nell'opinione pubblica italiana. Tra i vari contributi offerti al significativo pubblico presente in sala quello del rav Di Segni, che ha tracciato una panoramica sulle differenti posizioni assunte nel corso degli anni dall'ebraismo ortodosso in merito alle idee propugnate da Herzl. Un ragionamento intenso e ricco di spunti che è stato introdotto dalla lettura di un passaggio del trattato Ketubbot e che ha mostrato un quadro ancora in parte irrisolto. Per Donatella Di Cesare, che ha aperto citando il celebre lavoro di Hannah Arendt Ripensare il sionismo, la necessità ineludibile di considerare l'esistenza di più sionismi e di tenere alta la vigilanza su un fenomeno che, sostiene la filosofa, è andato pericolosamente crescendo negli ultimi tempi: il rifiuto del popolo ebraico.
Tutti d'accordo infine sulla proposta di Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica di Roma, di dedicare un convegno di maggiore respiro a questo tema ancora poco dibattuto sia all'interno che all'esterno del mondo ebraico.
Qui Roma - Le note del dolore e della speranza
Enciclopedia KZ MUSIKDopo 22 anni di ricerche e 10 anni di registrazioni discografiche è stata pubblicata l'Enciclopedia discografica della musica concentrazionaria KZ MUSIK in 24 CD–volumi più un libro (Musikstrasse Roma) del pianista Francesco Lotoro. L'Enciclopedia è stata presentata nella cornice della Sala delle Colonne presso la Camera dei Deputati; i lavori sono stati introdotti e moderati da Fiamma Nirenstein, vicepresidente Commissione Esteri della Camera. Oltre all'autore partecipavano alla conferenza Silvia Godelli, assessore al Mediterraneo della Regione Puglia, il professor Franco Piperno, ordinario di Musicologia e Storia della musica presso l'Università La Sapienza di Roma, il dottor Franco Bixio, presidente della Musikstrasse ed editore dell'Enciclopedia. KZ MUSIK costituisce il più avanzato stadio di documentazione del corpus musicale creato in tutti i lager aperti in Europa, Africa settentrionale e coloniale, Asia e Oceania dal 1933 al 1945 da musicisti di qualsiasi estrazione artistico–professionale e contesto nazionale, sociale e religioso; si tratta di materiale musicale di alto valore storico, documentaristico, scientifico e artistico, autentico patrimonio dell’umanità e testamento musicale che ha segnato tra i punti più alti del pensiero umano e del linguaggio musicale. 52 Campi di concentramento o internamento o transito o di sterminio, dai remoti Lager militari giapponesi di Shenyang (capitale della provincia di Liaoning, Cina) e Omori–ku Iriarai Kila (presso Tokio) sino agli enormi impianti concentrazionari di Auschwitz, Sachsenhausen e Dachau passando per il lager per prigionieri tubercolotici di Fullen e lo sconfinato campo militare Uadi Saida aperto dai francesi in Algeria. 88 compositori, dallo sconosciuto polacco Józef Kropiński (addetto all’infermeria di Buchenwald, scrisse circa 300 opere di notte) sino ad alcuni dei più grandi musicisti del Novecento come Viktor Ullmann (a Theresienstadt scrisse l’opera Der Kaiser von Atlantis, completata pochi giorni prima di morire gasato ad Auschwitz), Ervin Schulhoff (nello Ilag di Wuelzburg stese la sua Sinfonia n.8, morì tubercolotico sulle ultime battute dell’opera) ed Emile Goué, ufficiale francese autore di capolavori come la piéce teatrale Renaissance (l’opera dura ben 2 giorni) che sopravvisse allo Oflag di Nienburg am Weser ma morì pochi mesi dopo la liberazione per una malattia contratta nel campo.
Autore di questa monumentale ricerca e interprete dell’intero repertorio pianistico registrato nell’Enciclopedia è il pianista barlettano Francesco Lotoro, docente di pianoforte presso il Conservatorio U. Giordano di Foggia.  Lotoro ha intrapreso le ricerche a partire dal 1990 partendo dalla Biblioteca Nazionale di Praga e proseguendoli presso lo U.S. Holocaust Memorial Museum di Washington DC, il Pamatnik Terezìn, la Hebrew University e lo Yad Vashem di Gerusalemme, il Goetheanum di Stoccarda, la Paul Sacher Library di Basilea, la Akademie der Kunst di Berlino e ancora musei, archivi, biblioteche e antiquariati librari in Austria, Belgio, Croazia, Danimarca, Repubblica Ceca, Repubblica Slovacca, Francia, Paesi Bassi, Polonia, Russia, Svizzera e Ungheria. Ad oggi, sono 4mila le opere musicali scritte nei lager recuperate e delle quali si ignorava l’esistenza; ad esse debbono aggiungersi 13mila documenti (lettere, microfilm, diari di prigionia, ecc.) e 50 ore di interviste ai musicisti sopravvissuti, 60 minuti delle quali raccolte in DVD e pubblicate nel 2007 grazie al contributo dell’Unione Europea.
Fiamma Nirenstein ha più volte sottolineato il peso storiografico e documentaristico dell'Enciclopedia e, in qualità di parlamentare, ha fatto proprio l'impegno a promuovere nelle sedi istituzionali appropriate il sostegno morale e materiale alle ricerche. L'assessore al Mediterraneo della Regione Puglia Silvia Godelli, nel rimarcare la monumentalità del lavoro enciclopedico prodotto, ha ben ricordato l'impegno profuso nel sostenere tali improrogabili sforzi artistici ed editoriali (la Regione Puglia ha presentato l'Enciclopedia KZ MUSIK presso il Salone del Libro 2011), sul solco di una politica culturale regionale tesa alla valorizzazione e costruzione del concetto di Memoria.
Il Dr. Franco Bixio ha espresso, da editore emotivamente coinvolto nella materia (suo padre Cesare Bixio è autore di numerose canzoni che vennero arrangiate o tradotte o parodiate nei campi) l’auspicio che dalla conferenza nasca una cordata di solidarietà alle ricerche che Lotoro intende proseguire allo scopo di restituire alla cultura uno dei più grandi testamenti dell’ingegno umano. Il professor Franco Piperno ha illustrato gli aspetti estetici e particolarmente musicologici della produzione musicale concentrazionaria, rimarcando l'importanza della riscoperta della musica dei lager nell'ottica della ricomposizione di tutti i tasselli mancanti della musica novecentesca. E' infine toccato a Francesco Lotoro ripercorrere gli aspetti più salienti, dalle prime registrazioni fonografiche realizzate nei lager (e ascoltate durante il suo intervento) alla trasversalità del linguaggio musicale capace di coinvolgere tutti i musicisti del mondo deportati a vario titolo nella stesura di questo straordinario testamento.
Durante la conferenza (tra il numeroso pubblico presente il presidente del Museo della Shoah di Roma Leone Pasermann, parlamentari, il sopravvissuto Piero Terracina, musicisti, giornalisti e critici musicali) particolarmente toccanti sono stati i momenti di reale esecuzione musicale di alcuni gioielli per coro e chitarra, rispettivamente eseguiti dal Consort Vocale Diapente di Roma diretto da Lucio Ivaldi e dal chitarrista Leonardo Gallucci.

Qui Firenze - Tre generazioni a confronto
Memorie di guerraLe manifestazioni fiorentine legate alla celebrazione del Giorno della Memoria proseguono anche nelle prime settimane di febbraio. Lunedì 6, nella splendida sala di palazzo Bastogi, una delle tante sedi della Regione Toscana nella centrale via Cavour, un numeroso e qualificato pubblico, nonostante il freddo pungente, si è riunito in occasione della presentazione del libro Memorie di guerra e di persecuzione-Tre generazioni a confronto (Firenze 1943-1944), basato sui ricordi scritti da Camilla Benaim, da sua madre Elisa Rosselli e da sua figlia Valentina Supino che con passione ha seguito la realizzazione di questo progetto. Il bel volume, corredato da varie fotografie, è stato curato da Marta Baiardi, dell’Istituto Storico della Resistenza in Toscana, autrice dei capitoli introduttivi alle varie parti, e pubblicato dall’Assemblea regionale.
Il diario di Camilla Benaim, affermata pittrice, narra gli avvenimenti degli ultimi mesi prima della liberazione di Firenze, vissuti con il marito Giulio Supino e la piccola Manuela Valentina in uno stato di perenne angosciosa attesa, mantenendo i contatti con i membri del Comitato di Liberazione nazionale, di cui facevano parte sia Giulio che il cugino Eugenio Artom.
Della madre Elisa Rosselli, anche essa ottima pittrice, è pubblicato il racconto della fuga in Svizzera dove si ritrova la scorrevole penna dell’ autrice di vari libri per giovanette, scritti per suo diletto, e di racconti di soggetto ebraico per l’infanzia molto diffusi come Le otto fiaccole d’Oro. Elisa, di madre danese, appartenente alla ben nota famiglia che ospitò Mazzini morente, aveva sposato un giovane di Gibilterra, Moses Benaim, divenuto figura di primo piano nella Comunità fiorentina dove era stato consigliere della Comunità e per decenni Parnas del Tempio Maggiore. Partecipi ambedue delle attività culturali e sioniste che avevano visto tra le prime socie della Associazione Donne Ebree d'Italia la giovane Elisa, socialmente molto impegnata anche nelle associazioni benefiche fiorentine.
Nella terza parte è stato ripubblicato il breve libro Il nome delle serpi di Valentina Supino Viterbo, già edito da Laterza nel 1995, con i racconti della sua prima infanzia e del periodo della clandestinità, scritto con la sensibilità propria di un medico psichiatra, autrice in questo campo di testi scientifici legati alla sua attività di docente a Parigi.
Dopo l’apprezzato saluto introduttivo di Giuliano Fedeli, vicepresidente del Consiglio regionale ed autore della prefazione del libro, e di quello di Renzo Bandinelli, consigliere della Comunità ebraica, è toccato al professor Simone Neri Serneri, dell’Istituto Storico della resistenza, il compito, assolto molto bene, di leggere la dettagliata relazione sul libro scritta Patrizia Gabrielli dell’Università di Siena, rimasta bloccata a Roma dalla neve. Quindi, con molta vivacità, ha parlato la professor Monica Miniati, profonda studiosa dell’ambiente femminile, colto e benefico, degli ultimi due secoli.

Lionella Viterbo

Qui Torino - Festeggiando il Capodanno degli alberi
Torino Tu Bishvat“Perché il popolo di Israele è stato paragonato ad una vite? La vite, quando i suoi proprietari desiderano migliorarla, cosa fanno? La sradicano, la piantano altrove ed essa migliora”.
È iniziato con queste domande il Seder di Tu Bishvat che il Consiglio della Comunità ebraica di Torino ha organizzato negli spazi comunitari con la collaborazione dell'Adei e sotto la direzione del Vice Rabbino Avraham De Wolf. Oltre 120 persone tra cui molti giovani hanno festeggiato l'inizio della primavera e un Capodanno degli Alberi ricco di leccornie.
Al Seder è infatti seguita una cena organizzata, preparata e servita da numerosi volontari e volontarie. Al termine, i canti tradizionali della festa e un filmato su agricoltura e alberi in Israele a cura del Keren Kayemeth Leisrael. L'evento è stato caratterizzato da un'atmosfera allegra e distesa, il giusto modo per ripartire dopo un programma di manifestazioni assai dense come quelle tenutesi in occasione del Giorno della Memoria.

pilpul
Negazionismi
CampelliOrmai, in Francia, negare lo sterminio degli armeni è un reato punibile con il carcere. Credo sia un passo avanti di grande importanza, un riconoscimento dovuto e finalmente arrivato alla memoria delle vittime ed alla verità storica, e che spezza una sorta di tabù, o di equivoco, al quale anche la comunità internazionale si è prestata troppo spesso. In Turchia, al contrario, è punito con il carcere chiunque faccia riferimento in pubblico all’idea stessa che sterminio ci sia stato. Consegue da questo che il negazionismo sia in ogni caso da trattare come un reato da punire penalmente? Non lo credo.
Il negazionismo è in sé una pratica storicamente, eticamente e culturalmente indecente, e non vi è discussione su questo. Ma altro è che a farsene portatori sia la storiografia ufficiale di paesi interi, ed i loro partner nello scenario internazionale, altro è che rimanga il folle e vergognoso territorio di minoranze esigue (non dico non pericolose) e ben circoscritte del punto di vista ideologico, contro le quali è possibile combattere (non dico vincere) con le armi della documentazione storica e della ragione, della cultura e dell’impegno civile.  

Enzo Campelli, sociologo

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"Iran, non siamo nati avversari"
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Il presidente israeliano Shimon Peres in un discorso al Parlamento ha pronunciato parole a sorpresa nei confronti dell'Iran.
"Non siamo nati avversari" ha dichiarato il Capo di Stato rivolto ai deputati della Knesset. Le parole di Peres sono giunte nel giorno di mobilitazione generale del Paese per lo sciopero indetto dopo il fallimento delle trattative con il ministero del Tesoro sulle condizioni contrattuali dei lavoratori interinali.



 
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