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  10 febbraio 2012 - 17 Shevat 5772
l'Unione informa
ucei 
moked è il portale dell'ebraismo italiano
alef/tav
rav arbib Alfonso
Arbib,
rabbino capo
di Milano


Gli ebrei nel momento del Mattàn Torà si impegnano com'è noto a fare e ascoltare, a fare cioè anche ciò che non hanno capito e che non hanno ancora ascoltato. La pratica è sicuramente fondamentale nella tradizione ebraica, la parashà però comincia con il verbo ascoltare. I Chakhamìm sottolineano l'importanza dell'ascolto e sostengono che è una delle caratteristiche dell'essere umano. Ascoltare la Torà è fondamentale e spesso non semplice perché si tratta di essere pronti a recepire messaggi non sempre comodi e inattuali.

Laura Quercioli Mincer, slavista


laura mincer
All'inizio di febbraio è morta Wislawa Szymborska, premio Nobel nel 1996, poetessa polacca le cui opere e la cui persona hanno goduto in Italia di grande amore e rispetto. Nel 1983 usciva in Polonia una grande antologia di poesia yiddish, contenente opere di ben 100 autori diversi; era la prima antologia dallo yiddish pubblicata in questo paese dal 1947; vi figura anche Szymborska, come autrice di alcune traduzioni del grande Itsik Manger. L’antologia era in corso di stampa nel 1968, ma in seguito alla campagna antisemita scoppiata in quell’anno giunse l’ordine di mandarla al macero. Si salvò solo perché uno dei tipografi, rischiando licenziamento e galera, ne nascose i piombi.

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davar
Pagine Ebraiche, versione 2.0
Il primo a diventare follower è stato Kosher Kingdom, un supermercato glatt kosher in quel della Florida. Come e perché un negozio di alimentari a un oceano e decine di migliaia di chilometri di distanza abbia scelto di seguire il profilo Twitter di Pagine Ebraiche, ancora durante la sua fase di sperimentazione, è un mistero del mare magnum del web 2.0 in cui la nave Pagine Ebraiche fa ora il suo debutto. In compagnia di Italia Ebraica, il mensile di voci dalle Comunità, e di DafDaf, il giornale ebraico dei bambini, oltre che delle news del notiziario quotidiano online l’Unione Informa e del Portale dell’ebraismo italiano www.moked.it. Tanti servizi in più per il lettore, a cominciare da un’applicazione che consente di leggere e consultare le testate dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane direttamente all’interno Facebook. D’altra parte lo dicono le statistiche. Ma anche l’esperienza. In Italia si naviga sempre di più su internet. E sempre più tempo è trascorso sui social network. Secondo il Social Media Report 2011 compilato da Nielsen, società internazionale che si occupa di analisi di mercato, gli italiani infatti passano sui social network circa un terzo del tempo che trascorrono online. Superando persino gli americani che limitano la socializzazione virtuale al 25 per cento dei loro minuti sul web. Facebook, geniale invenzione del 26enne Mark Zuckerberg, conta 800 milioni iscritti in tutto il mondo e 21 milioni in Italia, un terzo della popolazione, secondo le ultime statistiche, che annoverano il Belpaese all’undicesimo posto per numero di utenti (il primato va agli Stati Uniti, con 157 milioni). Un trend in costante aumento. D’altronde l’annuario virtuale più famoso del mondo, al suo ottavo compleanno, rappresenta un mezzo potentissimo per rimanere in contatto con amici lontani, farsi un po’ i fatti degli altri, dedicarsi a giochi e varie attività ludiche. E leggere i giornali. Provare per credere. Grazie all’applicazione sviluppata da Paperlit, azienda leader italiana nello sviluppo di sfogliatori virtuali, un cuore a Cagliari e l’altro nella leggendaria Silicon Valley, che ha portato su tablet e smartphone decine di grandi testate italiane e internazionali, e che ha curato anche l’app di Pagine ebraiche. “In tutto il mondo i giornali hanno cominciato a creare la propria fan page su Facebook, e a rendere fruibili una parte dei propri contenuti proprio attraverso i social network - spiega Mario Mariani di Paperlit - Da qui abbiamo pensato di portare il modello del social reader a un livello successivo, partendo dall’esperienza che abbiamo accumulato nelle applicazioni per tablet. Rispettando quindi quello che è il nostro principio di base: che i giornali digitali sono più apprezzati quando hanno il formato originario”. Paperlit è la prima al mondo a proporre un prodotto del genere. Prodotto che in pochissimo tempo ha già riscosso grande successo, se è vero che decine di giornali e riviste si preparano a lanciare questa nuova forma di social reader (in Italia a essere pionere insieme a Pagine Ebraiche è il Fatto quotidiano, che ha debuttato a metà gennaio). Oggi il giornale dell’ebraismo italiano è dunque interamente leggibile dalla propria posizione Facebook, completo dei contenuti multimediali, della possibilità di zoommare o di scorrere le pagine per una visione di insieme, dell’archivio completo degli arretrati. Ma non è questa l’unica novità. Cosa andrà nel notiziario di metà giornata? Chi sarà il personaggio dell’intervista del mese su Pagine ebraiche? Quali sono le news delle realtà ebraiche del Paese? Solo alcune delle domande a cui risponderanno i cinguettii più famosi del web, quelli di Twitter. Fondato nel 2006 da Jack Dorsey, il social network formato 140 caratteri, non rilascia statistiche ufficiali ma si calcola ormai abbia raggiunto i 200 milioni di iscritti nel mondo, di cui 2.4 in Italia, dove al dicembre del 2011 si contava lo scambio di 200 tweet al minuto. Twitter è sia un social network che un microblog e nel mondo dell’informazione ha avuto particolarmente presa considerando il numero sempre crescente di giornali e giornalisti che utilizzano attivamente il proprio profilo. A cui da ora si aggiungono Pagine Ebraiche, DafDaf e Italia Ebraica, che si trovano @paginebraiche, @italiaebraica e @ciaodafdaf, con aggiornamenti sempre a portata di smartphone. Non potevano poi mancare, nel Faccialibro, le pagine di cui diventare fan, per rimanere aggiornati in tempo reale su cosa bolle in pentola in redazione, con link, foto e molto altro. Le pubblicazioni dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane entrano dunque a pieno titolo nel mondo del web 2.0. Per avvicinarsi sempre più ai propri lettori. E per offrire loro un servizio prezioso: avere un’ottima scusa per passare ancora più tempo nella piazza virtuale senza sentirsi un perdigiorno.

Rossella Tercatin, Pagine Ebraiche, febbraio 2012

Qui Roma - Storie di ordinario terrorismo
Se centinaia, migliaia di persone si dichiarano disposte ad immolarsi, stiamo assistendo a un suicidio di massa? Fino a che punto il terrorismo palestinese è un fenomeno locale o piuttosto uno dei tanti tentacoli di una jihad globale? Quali sono i rischi in Italia e in Europa? C'è qualcosa che possiamo fare, tramite il dialogo e la politica, per porre fine all'odio? Sono alcuni degli interrogativi cui Alberto Mayer, studioso e storico dell'ebraismo contemporaneo, prova a dare una risposta in Mabruk! Storie di vita e di morte dei kamikaze palestinesi (Aliberti Castelvecchi 2010), intensa testimonianza che, basandosi su documenti originali, cronache e inchieste giudiziarie, ricostruisce il contesto in cui fermenta e si riproduce l'ideologia dell'odio e della morte verso Israele (“Vivere per morire, morire per vivere”, recita efficacemente il sottotitolo dell'opera). I temi affrontati da Mayer sono stati al centro di una partecipata tavola rotonda svoltasi ieri sera al Museo ebraico di Roma. Protagonisti, oltre all'autore, i docenti universitari Luigi Lojacono e Francesco Lucrezi e il senatore Luigi Compagna. Ad introdurre i lavori, moderati dal giornalista Daniel Reichel, l'assessore alla cultura della Comunità ebraica di Roma Livia Ottolenghi. “Ho scritto questo libro per cercare di capire quali siano gli input e le motivazioni che portano a un gesto così estremo. Le conclusioni cui sono giunto – ha spiegato Mayer – lasciano con un forte senso di angoscia per l'incisività della propaganda e dell'educazione alla morte che in molte circostanze, nel mondo arabo, trasformano l'atto del suicidio in una pratica della quotidianità”. Una sorta di “banalità dell'orrore” quindi, come ha spiegato il professor Lojacono parafrasando Hannah Arendt, che è tra i fattori di maggiore instabilità per una pacifica coesistenza tra i popoli e le nazioni e che da sempre caratterizza la storia dell'umanità travalicando appartenenze di etnia, cultura e religione. Suicidio come male, suicidio come eroismo: l'intervento di Lojacono si è sviluppato lungo questa antinomia con particolare riferimento alla plurimillenaria vicenda delle tre fedi monoteiste offrendo numerosi spunti di riflessione che guardano sì al passato ma anche inevitabilmente al nostro presente e all'annosa contrapposizione tra israeliani e palestinesi. Secondo Compagna, in materia di terrorismo islamico, la comunità internazionale ha dato fino ad oggi risposte insufficienti. Il senatore definisce tra gli altri"vergognoso" il comportamento delle Nazioni Unite, coscientemente incapaci di mettere all'ordine del giorno un argomento di questa attualità e portata, e ripercorre alcuni recenti passaggi di controversa storia politica italiana in materia. Rincara la dose Lucrezi che arriva ad auspicare un'uscita degli Stati Uniti dall'ONU, possibilità già paventata da alcuni candidati alle primarie repubblicane, e ammonisce contro i rischi di un antisemitismo sempre presente nel mondo occidentale. "Israele fa in qualche modo da parafulmine - commenta il professore - ma sono convinto che se lo Stato ebraico non esistesse tornerebbero oggi sempre più insistenti antiche accuse che hanno inquinato la storia dell'Europa nel corso dei secoli. Dobbiamo tenere alta la vigilanza, sostenere in ogni modo la cultura della vita contro chi propugna la morte e la distruzione".

pilpul
Ama il tuo paese, criticalo
Anna SegreIn Italia ci sono persone sensibili e intelligenti e persone volgari: una contraddizione affascinante che abbiamo in comune con voi. Parole del regista israeliano Amos Gitai al Circolo dei Lettori di Torino in occasione della presentazione del libro Storia di una famiglia ebrea, raccolta delle lettere della madre del regista, Efratia Gitai. L’atmosfera (nonostante i soliti volantini che se la prendono per principio con tutto ciò che è “sionista”, cioè israeliano) è cordiale; il saluto del sindaco Fassino sembra più il benvenuto ad un amico che un discorso di circostanza, e infatti sarà citato poco dopo dal regista con un informale “come ha detto Piero…”. I torinesi che hanno osato sfidare il freddo (“io vengo da un posto molto più caldo, in tutti i sensi” ha detto Gitai ringraziandoli) si sono trovati di fronte a un personaggio forse diverso dall’idea che ci si potrebbe fare di lui vedendo i suoi film, pronto alla battuta e autoironico, ma anche appassionato nel discutere sui problemi e sul futuro del suo Paese. Gitai racconta di aver studiato inizialmente architettura per cercare un contatto con il padre da poco scomparso ma di aver optato, dopo l’esperienza nella guerra del Kippur, per un mezzo di comunicazione maggiormente in grado di restituire la dimensione umana delle vicende mediorientali. La generazione dei suoi genitori coltivava il sogno di una società nuova, a cui l’Israele di oggi deve molto. Da sua madre Efratia Gitai sostiene di aver imparato il valore della critica, che a suo parere costituisce l’essenza della cultura ebraica, come dimostra già tremila anni fa l’esempio del profeta Natan che rimprovera il re David. Le critiche servono per migliorare, quindi sono il più grande favore che si possa fare a qualcuno: ama il tuo paese, sii critico.
Parlando del futuro di Israele Gitai prende in giro bonariamente la sua traduttrice, e presentatrice della serata, Elena Loewenthal: “sei ottimista perché vivi a Torino”. Eppure anche Gitai stesso sottolinea la necessità di essere ottimisti nonostante tutto, e cita Rabin che diceva che chi vive in un posto senz’acqua, anche se ha già scavato più pozzi inutilmente, o va a vivere da un’altra parte o non può fare altro che continuare a scavare. L’arma migliore per Israele secondo Gitai è conservare la libertà, la democrazia, i diritti delle minoranze, degli arabi, delle donne, l’indipendenza della Corte Suprema; tutte queste cose garantiscono anche la sicurezza dello Stato; il regista si dichiara fiero del fatto che un Presidente della Repubblica sia stato processato e condannato: una cosa - sottolinea - che non è accaduta ai politici di molti altri Paesi, compresa l’Italia.
Gitai afferma di aver posto alla base del suo film “Terra promessa” un altro insegnamento di sua madre: una società che non rispetta le donne è condannata. Una massima certamente attuale, che potrebbe essere utile anche per l’Italia.

Anna Segre, insegnante

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Israele - L'autogol che passerà
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Ashraf Soliman, difensore del Maccabi Umm al-Fahm, rimarrà nella storia. All'89° della partita contro l'Hapoel Afula, probabilmente nel maldestro tentativo di compiere un salvataggio in corner ha stoppato un cross avversario e spedito il pallone direttamente nella propria porta, sotto gli sguardi allibiti dei compagni (e dei tifosi). Un attaccante avversario forse non avrebbe saputo fare di meglio.

 

Commento breve per una rassegna stampa stringata in assenza di fatti rilevanti, almeno per quanto concerne direttamente il mondo ebraico e  Israele. A tale riguardo il rimando è soprattutto all’articolo di Giulio Meottti su il Foglio, rispetto alla paventata ipotesi di un attacco preventivo da parte di Gerusalemme contro l’Iran nel caso in cui la soglia di tollerabilità nel programma nucleare di cui si è dotato Teheran dovesse essere superata.

Claudio Vercelli










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