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20 febbraio 2012 - 27 Shevat 5772
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l'Unione informa
ucei 
moked è il portale dell'ebraismo italiano
 
alef/tav
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rav Jonathan saks
Adolfo
Locci
rabbino capo
di Padova


"Queste sono le leggi che porrai davanti a loro" (Shemot 21:1) Rash"y, secondo un midrash della Mechiltà, spiega che Moshè deve presentare le leggi "davanti" ai figli d'Israele "come su una tavola apparecchiata shulchan 'arukh, pronti per essere mangiati". Un alimento, solo dopo una serie di minuziose preparazioni, è idoneo per essere mangiato e digerito. Allo stesso modo, un maestro deve insegnare le regole all'allievo. Non è sufficiente la sola ripetizione delle norme, magari due o tre volte per impararle a memoria. L'obbligo dell'insegnamento termina quando l'allievo ha realmente compreso tutto il percorso che c'è stato per stabilire la regola, quando ha capito il motivo che c'è dietro l'adempimento della stessa.

Anna
Foa,
 storica

   
Anna Foa
Mi ha molto colpito leggere di una cosa che ignoravo, cioè del battesimo postumo impartito dai mormoni agli ebrei morti nella Shoah. A quanto appare dai giornali, adesso questa pratica vagamente necrofila è stata messa in opera solo da un membro dissidente della setta, che ha tuttavia, prima di essere scoperto, "battezzato" i genitori di Wiesenthal, mentre Elie Wiesel ha dichiarato che anche ai suoi genitori è stato inflitto tale battesimo postumo. Sembra infatti che nel passato fosse un usanza comune all'intera setta, abolita solo in seguito alle proteste del mondo ebraico americano. Invano cerco di immaginarmi che cosa si intenda per battesimo postumo, battesimo cioè impartito a un morto. Secondo i mormomi, i morti sono, nell'oltretomba, in grado di rifiutare o accettare tale battesimo. Perché tanta preoccupazione per le nostre anime e per quelle dei nostri genitori? E perché dedicarsi agli ebrei assassinati nella Shoah, come se non bastasse lo sterminio, ma ci si dovesse aggiungere anche un battesimo postumo? I mormoni hanno effettivamente delle strane usanze, peccato solo che uno di loro sia tra i candidati repubblicani alla Casa Bianca!
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davar
Qui Roma - Una Banca per la Memoria
La storia di una generazione che ce l'ha fatta guidando il riscatto di una realtà chiamata ad emergere dalla devastazione e a scrivere un nuovo capitolo della sua appassionante e plurimillenaria vicenda. È stato presentato ieri sera al centro Il Pitigliani, davanti ad un pubblico folto e partecipe, la prima banca della memoria ebraica. Un inedito progetto web dedicato alla Comunità di Roma, realizzato dal Centro di Cultura Ebraica con i fondi dell'Otto per Mille dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, che è finalizzato a ricostruire, attraverso le parole di alcuni protagonisti di vita comunitaria, i passaggi più significativi vissuti dall'ebraismo capitolino dai giorni della Liberazione ai primi anni Ottanta. Politici, rabbini, intellettuali, artisti e giornalisti: le testimonianze di chi ha contribuito alla rinascita, ora consultabili sul sito www.memoriebraiche.it, si snodano lungo un percorso di reminiscenze individuali e collettive. Dal commovente incontro con i soldati della Brigata Ebraica nelle strade di una Roma finalmente affrancanta dal regime all'apertura dei primi circoli giovanili postbellici, dal terribile attentato costato la vita al piccolo Stefano Gay Taché alla storica visita di papa Giovanni Paolo II al Tempio Maggiore. “L'idea di dare vita a questo progetto – spiega Miriam Haiun, direttrice del Centro di Cultura – è partita un paio di anni fa con la pubblicazione di un libro dedicato a Pacifico Di Consiglio e alla sua opera organizzativa di un apparato di sicurezza interno alla Comunità. La sua intervista è servita da stimolo a porci la seguente domanda: perché non dare voce anche a tutti gli altri che hanno avuto un ruolo nella ricostruzione?”. Presentava la serata, scandita lungo l'alternanza tra 'parole vive' dei relatori e proiezione di estratti di alcuni tra i molti filmati già consultabili sul web, lo storico e direttore scientifico del Museo della Shoah Marcello Pezzetti. In apertura il saluto di Renzo Gattegna, presidente UCEI, che si è soffermato sull'importanza di arricchire il sito con sempre più notizie da sottoporre a un proficuo lavoro di confronto e di rielaborazione. Dal leader degli ebrei italiani, pubblicamente complimentatosi con i responsabili per l'alto valore documentale dell'iniziativa, l'invito a scavare in quelle 'zone d'ombra' che ancora esistono e sulle quali occorre far luce per dare un quadro “onesto e approfondito della nostra storia di ebrei romani”. L'eredità di voci, aneddoti e immagini da consegnare alle nuove generazioni ha commosso Riccardo Pacifici, presidente della Comunità di Roma. Nelle sue parole l'omaggio ai soldati della Brigata Ebraica, primo simbolo della rinascita dopo il dramma della Shoah, e agli ebrei di Libia giunti nella Capitale sulla scia delle persecuzioni antisemite perpetrate nei paesi arabi in seguito alla Guerra dei Sei Giorni. “Il loro inglobamento è stata una immensa fortuna per la nostra Comunità” dice Pacifici ricordando l'apporto fondamentale dato non solo dal punto di vista demografico ma anche e soprattutto nell'osservanza e nella 'vita ebraica' di tutti i giorni. Tra gli altri lo applaude Shalom Tesciuba, storico leader della comunità libica di Roma, che è seduto in prima fila e che in seguito interverrà con una breve riflessione dedicata a questo argomento. Da Giuseppe Battaglia, intervenuto in rappresentanza del presidente Nicola Zingaretti, arriva poi la piena disponibilità a condividere la piattaforma della Banca della Memoria della Provincia di Roma, giunta quest'anno alla terza edizione, affinché i due archivi telematici possano dialogare tra loro. Auspicio condiviso da Micaela Procaccia, soprintendente all'Archivio di Stato, che si augura che questo possa essere soltanto l'inizio di un percorso di ricerca per entrare in una rete di raccolta “che coinvolga tutte le memorie cittadine”. Un percorso che sia sì di raccolta ma anche di analisi, suggerisce poi lo storico della memoria Sandro Portelli, per raccontare in tutti gli aspetti anche più reconditi le molteplici sfaccettature una realtà paradigmatica in Europa e nel mondo. A testimoniarlo Hahle Badrnejad-Hahn, giovane ricercatrice tedesca che proprio alla Comunità ebraica di Roma ha dedicato la sua tesi di dottorato all'Università di Monaco e che ieri, rivolgendosi alla densa platea presente, ha rinnovato l'invito del presidente Gattegna a scavare ancora più in profondità nelle cosiddette 'zone d'ombra'. “Trovo che questo sia un progetto straordinario e di grande valore. L'obiettivo della nostra generazione, una generazione di transizione – spiega infine il giornalista Maurizio Molinari in collegamento da New York – è quello di conservare la memoria della generazione dei 'giganti' della ricostruzione. Affinché questa memoria sia conservata in tutti i suoi tasselli ognuno di noi ha una responsabilità diversa. Per garantire il successo dell'iniziativa tutti noi, portatori di un'identità unica nell'ebraismo mondiale, siamo quindi chiamati a fare qualcosa. A partire da cose semplici come frugare nei cassetti e negli armadi a caccia di ricordi. Il mio auspicio è che questo venga fatto anche in altre comunità così da mettere in piedi un lavoro non solo romano ma anche nazionale”.

Adam Smulevich

Qui Milano - Israele, le contestazioni non fermano l'incontro
Quattro giorni da protagonista per Israele alla Borsa internazionale del turismo di Milano, che ha chiuso i battenti dopo il tradizionale fine settimana aperto al pubblico. Grande l’interesse verso l’offerta turistica dello Stato ebraico. Interesse non scalfito dalla contestazione inscenata nella mattinata di sabato da un piccolo gruppo di visitatori, entrati in Fiera pagando il regolare biglietto, con cori inneggianti alla Palestina e al boicottaggio. Non si sono registrati momenti di violenza. L’episodio è stato condannato dalla Comunità ebraica milanese, che ha ricevuto l’immediata solidarietà dei vertici di Fiera Milano, il presidente Michele Perini e l’amministratore delegato Enrico Pazzali. “E’ stata una protesta vergognosa - hanno dichiarato il presidente della Comunità Roberto Jarach, e il suo vice Daniele Nahum - Durante la fiera del Bit si parla di turismo e di cultura. Evidentemente i manifestanti non hanno questa sensibilità. Vorremmo sottolineare che Israele è l’unica democrazia della regione che rispetta le minoranze, dove i cittadini musulmani godono di maggiori diritti civili e politici di tutti coloro che risiedono nei Paesi arabi dell’area mediorientale. E’ strano che questi paladini della giustizia non abbiano inscenato alcuna protesta contro Stati che violano i diritti umani”.
Quanto è successo sabato non diminuisce la soddisfazione espressa da Mariagrazia Falcone, responsabile comunicazione dell’Ufficio nazionale israeliano del Turismo, per l’andamento della fiera milanese “È tantissima la gente venuta al nostro stand per chiedere informazioni, per scoprire cosa significa visitare Israele. Persone che non ci sono mai state e persone che vogliono ritornarci. Pochissime domande sulla situazione politica, molte sulle mete turistiche. I più sono interessati al turismo religioso, ma per la prima volta abbiamo avuto tanti visitatori arrivati già con la consapevolezza che Israele offre anche altro, la vita notturna di Tel Aviv, le bellezze naturali del deserto, la Gerusalemme oltre i luoghi sacri. Non vogliamo dare troppo peso a gente che è venuta in Fiera col preciso scopo di compiere gesti politici. Dopo tanto tempo, Israele comincia a essere percepito come un normale e bellissimo paese da visitare e questo è molto importante”.

Rossella Tercatin

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pilpul
In cornice - Klimt oltre i confini
daniele liberanomeLa mostra “Klimt: disegni attorno al fregio di Beethoven” allo spazio Oberdan di Milano, è piccola, ha un budget limitato, ma porta avanti un messaggio forte. Il curatore poteva fare meglio il suo lavoro: visto che ricostruisce parte di una mostra tenutasi a Vienna nel 1902, doveva ricreare l'ambiente originale nel modo più fedele possibile. Non posizionare quasi a terra un fregio che stava a tre metri di altezza o sistemarlo contro un muro grigio se mentre quello di Vienna era bianco; giusto mettere come musica di sottofondo la Sinfonia n.9 di Beethoven che aveva ispirato il lavoro di Klimt, ma sbagliato è alzare troppo il volume. Però, il curatore ci ha regalato l'occasione di toccare con mano quanto si perda a rimanere confinati nella propria disciplina, nella propria routine, senza correre rischi, e quanto possa invece essere proficuo alzare lo sguardo verso altre materie che conosciamo meno. Klimt, i suoi amici Secessionisti austriaci, così come gran parte delle avanguardie di inizio Novecento, avrebbero creato meno opere e meno interessanti, se non avessero riconosciuto la grandezza della musica come fonte di ispirazione, e non avessero preso a modello autori come Beethoven. Sarebbero forse stati grandi pittori, ma artisti meno grandi.

Daniele Liberanome, critico d'arte

Tea for Two - Quando il cinema è d'autore
rachel silveraLe ultime notizie confermano l'inarrestabile avanzare di Israele nel panorama cinematografico. E per di più in serie A: il cinema d'autore. L'attore hollywoodiano Stephen Dorff, che i cine-appassionati ricorderanno come protagonista di Somewhere della immaginifica Sofia Coppola (interpretava un sex symbol appassito che vive in hotel e si ritrova a dover badare alla figlia enfant prodige Elle Fanning), è appena partito alla volta di Tel Aviv. Viaggio di piacere per godersi la città della movida mediorientale? Ritrovare se stesso davati a un tramonto sulla tayelet? Ebbene no, Dorff a marzo inizierà le riprese del film di Eran Riklis, noto ai più per Il giardino dei limoni, Zaytoun. Interpreterà un giovane soldato che durante la guerra del Libano del 1982 stringe una insolita amicizia con un piccolo rifugiato palestinese. La sceneggiatura è firmata dal palestinese Nader Rizq. Sodalizi che avvengono sempre più spesso davanti alla macchina da presa e certamente rappresentano un ottimo auspicio. Ma non finisce qui. All'ultimo Sundance Film Festival (il festival portato avanti da Robert Redford e paese delle meraviglie per i patiti del cinema indipendente) è stata premiata, nella sezione documentari, la pellicola The law in these parts di Raanan Alexandrowicz che tratta il difficile tema del sistema legislativo vigente nei territori occupati. Un argomento scomodo che però mostra una libertà di espressione fin troppo messa in discussione e che non ha impedito al documentario di aggiudicarsi anche il premio al Jerusalem Film Festival del 2011. Sembra proprio che il cinema israeliano stia facendo piazza pulita dei premi più ambiti dai vari artisti affettati e un po' snob dell'ambiente: un mix perfetto di introspezione, esotismo, polemica, il tutto in salsa mediorientale. Come resistere?

Rachel Silvera, studentessa

Capello e il razzismo nel mondo del calcio:
in attesa di giudizio, serve anche il buon senso

Le dimissioni di Fabio Capello da Ct della nazionale inglese hanno sollevato un interessante dibattito nel Regno Unito. Motivo del contendere l’aver tolto la fascia di capitano a John Terry accusato d’insulti razzisti. Secondo Capello per punirlo bisognava aspettare la sentenza di un tribunale, secondo la Federcalcio inglese e addirittura il Primo ministro Cameron invece un’accusa così grave impone un immediato passo indietro. In realtà sembra che i rapporti tra Capello e gli inglesi fossero incrinati da un pezzo, tuttavia rimane il dubbio su quale comportamento andasse adottato. Si è colpevoli dopo una sentenza o bastano certe accuse per dover fare un passo indietro?  Sicuramente la prima, anche se a volte un po’ di buon senso di fronte a certe accuse non guasterebbe.

Daniel Funaro, studente

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notizie flash   rassegna stampa
A Bruxelles una mostra sugli ebrei veneziani fra il 1938 e il 1945   Leggi la rassegna

È stata inaugurata nella sede della Regione a Bruxelles la mostra itinerante 'Gli Ebrei a Venezia 1938-1945. Una Comunità tra persecuzione e rinascita', promossa in collaborazione con la Comunità ebraica veneziana. L'iniziativa, curata da Renata Segre, illustra le leggi razziste del 1938, le successive disposizioni che le integrano, la compagna di odio e di propaganda dell'ideologia razzista che le prepara e le accompagna. I documenti esposti ne mostrano l'applicazione nella concreta esperienza della Comunità ebraica veneziana. 
 
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