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18 aprile 2012 - 26 Nisan 5772
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david sciunnach
David
Sciunnach,
rabbino 


“L’ottavo giorno avvenne che Moshè chiamò Aron ed i suoi figli e gli anziani d’Israele...”. (Vaikrà 9, 1)  Questa Parashà prende il nome di Sheminì – ottavo, proprio perché descrive gli avvenimenti dell’ottavo giorno della inaugurazione del Mishkan – Tabernacolo. Questo giorno era il capo mese di Nissan, dal secondo anno dall’uscita dall’Egitto. E da quel momento la Shechinà – presenza Divina, risedette in mezzo al popolo d’Israele. I Maestri hanno detto nel Talmud  (Meghilla 6b): in quello stesso giorno in cui fu eretto il Mishkan – Tabernacolo vi fu grande gioia dinnanzi al Signore come il giorno in cui fu creato il cielo e la terra. Cosi come è scritto in questo verso: “Vahi bayiom ha-sheminì – e l’ottavo giorno avvenne..” è scritto con lo stesso  termine “Vahi” in Bereshìth – Genesi: “Vahi erev vahi boker – e fu sera e fu mattino”. 

Davide  Assael,
ricercatore



davide Assael
I recenti attacchi a Kabul richiamano l’attenzione sul fallimento della missione Nato e sull’illusione che ogni popolo tenda alla democrazia, in quanto ideale universale. La realtà attuale sta dimostrando esattamente il contrario: i sistemi più efficienti e più adatti a fronteggiare le crisi sembrano essere quelli non democratici, con una chiara gerarchia in cui la base è schiacciata dal vertice, al modo delle piramidi egizie. In Europa, la presenza delle oligarchie tecnocratiche e gli assalti dei populismi xenofobi e antisemiti stanno dimostrando che da questo cupo periodo potremmo uscire con i parametri democratici ampiamente modificati. Vengono in mente le parole del grande Edmund Husserl poco prima di morire, quando, alla fine degli anni ’30, vedeva sgretolarsi la civiltà europea: ma il crollo dell’Europa ha lo stesso significato del crollo, che so, della Cina o dell’India? Oppure, significa il tramonto dell’illusione democratica e degli ideali che la sorreggono? Va ricordato che Husserl era ebreo, dunque verso le piramidi doveva avere una naturale idiosincrasia…

davar
Contando l'Omer - Sulla capacità autodistruttiva
Mercoledi 18 Aprile,  undicesimo giorno dell’Omer,
una settimana e quattro giorni.

L’Omer, la primizia di orzo da presentare al Santuario all’indomani di Pesach, doveva essere mietuta da un campo situato il più possibile vicino a Gerusalemme. Nel corso di guerre fratricide ai tempi dei re Asmonei, i campi intorno a Gerusalemme furono devastati, e per garantire la continuità del rito dell’offerta fu necessario organizzare coltivazioni clandestine, la cui posizione era tenuta nascosta e trasmessa in codice. Leggere queste storie oggi dal Talmud (TB Menachot 64b) fa una certa impressione, perché di solito sappiamo delle devastazioni fatte in terra d’Israele dai vari eserciti nemici di occupazione. Invece in questo caso la furia di fare terra bruciata derivava da odii interni, che non rispettavano, tra l’altro, le più antiche consuetudini religiose il cui significato era anche quello di sacralizzare il rapporto del popolo ebraico con la sua terra e i suoi prodotti. La capacità autodistruttiva ebraica precede e talora supera quella degli altri nei nostri confronti. 

rav Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma

Marco Spizzichino (1926-2012)
È scomparso ieri a Roma il Testimone della Shoah Marco Spizzichino. Conosciuto anche come “pupetto”, aveva 86 anni ed era sopravvissuto ad Auschwitz. Appresa la notizia del decesso, il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna ha dichiarato:

“Con la scomparsa di Marco Spizzichino gli ebrei italiani salutano un'altra straordinaria voce di Memoria, un uomo stimato e benvoluto che con le sue testimonianze ha contribuito a far luce sugli orrori del nazifascismo. Era sopravvissuto ad Auschwitz. Un'esperienza terribile che aveva lasciato delle scorie indelebili nella sua esistenza ma che non gli aveva impedito di impegnarsi nella lotta all'oblio. Oggi lo ricordiamo con affetto e commozione al pari di tutti gli altri Testimoni che ci hanno lasciato in questi anni, consapevoli dell'eredità di Memoria che le nuove generazioni, quelle nate dopo i crimini della Shoah, sono chiamate a raccogliere da lui e da tante altri uomini e donne di coraggio”.

Qui Roma - OSE, un secolo di assistenza
Questo pomeriggio alle ore 17 a Roma, nel Complesso di Vicolo Valdina della Camera dei Deputati, sarà inaugurata la mostra fotografica “L’OSE: un secolo di azione medica al servizio delle popolazioni ebraiche in Europa” dedicata ai 100 anni dell'Organizzazione Sanitaria Ebraica, ramificato ente europeo no profit che ha sede anche a Roma.
La storia dell'Osé in questo lungo periodo attraversa l'impegno sanitario ebraico in Europa dove, specie nei primi anni del Novecento, l’assistenza medica era quasi assente. Si doveva quindi dare soccorso a quelle masse di ebrei che, a causa di pogrom e persecuzioni, si spostavano in precarie condizioni economiche e spesso deboli nella salute a causa della fame, della miseria e della precarietà. L'OSE ha rappresentato, se si pensa agli anni in cui è nata, un modello di capacità di assistere, accogliere e ridare speranza a centinaia di migliaia di profughi in fuga dalle persecuzioni e dalla tirannia. Può essere considerata una Ong “ante litteram” anche se mai è stata fatta formale richiesta in tal senso alle Nazioni Unite.
Oggi più che mai il valore ed esempio di tale struttura può essere un modello di riferimento per coloro che devono affrontare la sfida di nuove immigrazioni e migrazioni in Europa e nel mondo. Grazie a un sistema sanitario profondamente modificato e organizzato, l’OSE ha infatti assunto la promozione dell’assistenza per l’infanzia, le persone con handicap, la prevenzione e l’assistenza agli anziani malati di Alzheimer. In Italia l'OSE, in collaborazione con la Comunità ebraica di Roma, ha accolto per vacanze estive ragazzi israeliani vittime dei terroristi di Hamas e di Hezbollah e traumatizzati dal lancio perpetuo dei missili nelle cittadine ai confini del Nord e Sud Israele. Sono stati inoltre accolti nelle strutture di vacanza orfani provenienti dalla Bielorussia e bambini delle popolazioni colpite dal terremoto all'Aquila e dintorni. Il tutto nel segno dei valori ebraici di solidarietà e fratellanza verso chi ha più bisogno.


Apriranno i lavori odierni il questore della Camera dei deputati, Antonio Mazzocchi e Fiamma Nirenstein, vicepresidente della Commissione Affari Esteri della Camera. All'incontro interverranno anche rav Riccardo Di Segni, rabbino capo della Comunità ebraica di Roma, Daniele Garrone, professore ordinario di Antico Testamento alla Facoltà Valdese di Teologia e il giornalista Roberto Olla. Moderatore dell'evento Giorgio Sestieri, presidente di OSE Italia onlus. L’esposizione sarà aperta al pubblico a partire da domani e fino al 27 aprile, dalle ore 10 alle 18. I locali resteranno chiusi sabato 21, domenica 22 e mercoledì 25 aprile.


pilpul
La cosiddetta poesia
Francesco LucreziDella cosiddetta poesia di Günther Grass, nella quale il Nobel esprime il suo sdegno umanitario per l’inaudito delitto compiuto di chi, minacciato di distruzione da qualcuno, osa fare capire che, chi sa, forse, nel caso, potrebbe anche provare a difendersi (ma come si permette?!), già si è scritto abbondantemente, anche su queste pagine. Dove si è, come sempre, risollevata l’eterna, insolubile, noiosissima questione del presunto antisemitismo del ‘poeta’. Le sue sono idee antisemite, o semplicemente sbagliate? Conviene rispondere nel merito, come si fa con le posizioni che non si condividono, o piuttosto bisogna protestare del solo fatto che certe idee esistano e vengano fatte circolare, come si suole fare di fronte a proclami dichiaratamente violenti o razzisti? Purtroppo, le domande sono sempre le stesse, e le risposte anche.
Non evocheremo, come è spesso stato fatto, il passato militare di Grass, nella divisa del Führer, in quanto non ci pare un elemento particolarmente determinante per interpretarne le attuali posizioni. Non siamo razzisti (noi), e non riteniamo che avere appartenuto, in gioventù, a un esercito al servizio di uno Stato razzista determini un marchio indelebile di razzismo. Dovrebbe, se mai, sollecitare una maggiore attenzione e sensibilità su questioni di coscienza, trattenendo, per esempio, dallo schizzare disinvoltamente veleno contro i nipoti degli stessi, vecchi nemici di un tempo. Ma si tratta di sottigliezze, e valgono, comunque, soltanto per coloro che una coscienza, più o meno, ce l’abbiano. D’altronde, non è certo necessario essere nazisti (o ex) per essere antisemiti. Questo è quello che una certa cultura di sinistra ha voluto far credere per decenni, sdoganando automaticamente il suo antisemitismo ‘proletario’ (antifascisti e antisemiti insieme? impossibile!), ma è un trucco vecchio.
Non commenteremo quindi i versi di Grass. Soltanto, visto che, nella sua vita, è stato, per così dire, sia “di destra” che “di sinistra”, e che ha conosciuto l’Europa prima, durante e dopo la guerra, ci permettiamo semplicemente di sottoporre alla sua attenzione una pagina di un suo collega scrittore, Vasilij Grossman. Un autore che, pur appartenendo, come si sta cominciando a comprendere, alla ristretta cerchia dei più grandi scrittori di tutti i tempi, non ha certo potuto ricevere, in vita, gli onori di Grass, in quanto entrato nel mirino della censura sovietica. Il manoscritto del suo lungo romanzo storico Vita e destino, sulla battaglia di Stalingrado, fu confiscato dalla polizia, insieme alle minute, alla carta carbone e ai nastri della macchina per scrivere, in modo da cancellarne ogni traccia. Ma il testo, miracolosamente, si salvò, e possiamo così leggere le parole con cui Grossman immagina il discorso di un ufficiale nazista a un prigioniero russo: “Siamo i vostri peggiori nemici, è vero. Ma se noi vinciamo, vincete anche voi. Mi capisce? E se anche vinceste voi, noi saremmo spacciati, sì, ma continueremmo a vivere nella vostra vittoria. È una sorta di paradosso: se perdiamo la guerra, la vinciamo e ci sviluppiamo in un’altra forma pur conservando la nostra natura… Oggi vi spaventa l’odio che proviamo per gli ebrei, ma domani potreste fare tesoro della nostra esperienza. E dopodomani potreste quasi tollerarci”.
Una sola domanda, signor Grass. Secondo Lei, per l’Europa (e, magari, l’Iran, che Lei mostra di difendere) di oggi, che giorno è? Siamo arrivati al ‘domani, o al ‘dopodomani’?

Francesco Lucrezi, storico

notizie flash   rassegna stampa
La Vespa Piaggio in mostra a Tel Aviv
  Leggi la rassegna

È la mitica vespa Piaggio la protagonista della mostra La Vespa e il cinema inaugurata ieri a Tel Aviv e visitabile fino al 2 maggio. La mostra, curata per la Fondazione Piaggio di Pontedera da Pier Marco De Santi, dell'Università di Pisa, racconta 65 anni di storia del costume. Il visitatore potrà ammirare alcuni modelli della Vespa, oltre a una selezione di manifesti originali e di scene tratte da film che l'anno immortalata.
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Ancora una giornata quasi priva di notizie dal Medio Oriente, ma non per questo è stata una giornata tranquilla, quella di ieri.
Nelle carceri israeliane, nelle quali sono rinchiusi 4700 detenuti palestinesi (Figaro e Financial Times), è iniziato uno sciopero della fame di 1200 tra questi, sulla scia di quanto fatto dal palestinese Adnan che proprio ieri avrebbe dovuto essere rilasciato dopo 66 giorni di sciopero.

Emanuel Segre Amar




















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