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23 aprile 2012 - 1 Iyar 5772
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rav Jonathan saks

Adolfo
Locci
rabbino capo
di Padova



La radice del nome del mese di Iyyar è la stessa della parola Or - luce. Secondo un concetto mistico, questo è il mese in cui questa luce - di origine divina - si diffonde distribuendo una speciale provvidenza. Infatti, è proprio nel mese di Iyyar che gli ebrei nel deserto, iniziarono a mangiare la manna. Il nome Iyyar ha il valore numerico della parola rewayàh - abbondanza (221). Tutto ciò, tuttavia, dipende dalla nostra capacità di riconoscerne l'origine divina, come fece Giuseppe quando il Faraone gli chiese di interpretare i sogni delle vacche e delle spighe: “non io, ma il Signore risponderà della pace del Faraone” (Genesi 41:16). L'espressione Elokim ya'anè-D-o risponderà, ha valore numerico 221. Il mese di Iyyar è dunque il mese dell’analisi della nostro personalità per acquisire la consapevolezza necessaria per percepire "la risposta del Signore" e capire quali impedimenti ci siano tra noi e la luce che irradia in questo mese. E’ forse un caso, che nel quinto giorno di Iyyar del 5708, sia nato lo Stato d’Israele? E non è forse plausibile pensare, che alcuni - ancora - debbano comprendere che questo evento sia stato un dono di D-o che aspetta solo di essere riconosciuto? Chodesh Tov e Chag 'Azmaut sameach a tutti!

Anna
Foa,
 storica

   
Anna Foa
C’è un dibattito in corso, nel mondo Haredi in Israele, fra rabbini e psichiatri, intorno all’uso di antidepressivi e ansiolitici. Sembra che la comunità Haredi si stia aprendo sempre di più all’uso di questi farmaci. Ma il loro uso, anche in seguito all’intervento diretto di  rabbini e supervisori delle yeshivot, non sembra essere rivolto tanto al benessere individuale del paziente, quanto ad un suo migliore adattamento alla società a cui appartiene. Così, a molti studenti delle yeshivot vengono prescritte pillole per ridurre gli impulsi sessuali, ad altri pazienti viene prescritto il litio quando rinunciano all’osservanza religiosa o quando decidono di rompere l’unità famigliare. Come sempre in questi casi, giovanissimi e donne sono i più esposti a questo genere di “repressione” medica. Eppure, non tutti accettano questa prassi, e la discussione  è aperta. Speriamo che produca qualche risultato, se non altro costringendo medici e psichiatri ad obbedire all’etica della loro professione.

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Contando l'Omer - Fra moglie e marito
Lunedi 23 Aprile, 16° giorno dell’Omer, due settimane e due giorni

Per risolvere crisi coniugali dovute all’eccessiva gelosia di un marito e (forse) alla leggerezza della moglie, la Torà (in Bemid. 5) prevede un rito di verifica della donna, definita sotà, con la prova delle acque amare. Il rito doveva svolgersi nel Santuario; oggi per mutate situazioni e mentalità sarebbe inapplicabile, ma già era stato sospeso a un certo punto della storia del Santuario (TB Sotà 47a). I dettagli del rito nella prescrizione biblica sono interessanti per tutte le allusioni e i collegamenti che propongono. Uno di questi riguarda l’offerta farinacea che dava inizio al rito: un decimo di efà di farina di orzo (Bemid. 5:15). Solo in un’altra occasione si offriva orzo, e proprio nella misura un decimo di efà: all’indomani del primo giorno di Pesach, era la primizia con cui si iniziava la conta dell’Omer. Che rapporto c’è, se c’è, tra le due situazioni? Qualcuno spiega che tutto dipende dall’orzo: essendo il primo a maturare, è la primizia da portare a Pesach; essendo cibo animale, e come tale simbolo dell’istintualità incontrollabile, si presta bene a rappresentare una situazione in cui c’è il dominio degli istinti. Ma sono possibili altre letture: se il popolo d’Israele deve presentare come primizia la stessa offerta di una moglie sospettata di tradimento, il segnale è che questa offerta è una verifica di fedeltà, il cui scopo finale è quello di punire il colpevole o al contrario premiare chi è stato ingiustamente accusato ristabilendo pace e armonia con il “Coniuge” .

rav Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma - twitter @raviologist

Earth Day - In Israele carta riciclata e luci spente
Luci spente ieri sera alle otto in oltre venti città israeliane in occasione dell’Earth Day, la Giornata della Terra, dalla Città vecchia di Gerusalemme ai grattacieli di Tel Aviv. L’appuntamento per sensibilizzare l’opinione pubblica e i leader mondiali alla protezione dell’ambiente, inventata 42 anni fa dal senatore americano Gaylord Nelson è oggi una delle ricorrenze più celebrate del mondo, con eventi in oltre 180 paesi e la partecipazione stimata a un miliardo di persone. Non soltanto luci spente, ma anche tante altre iniziative in Israele: concerti, gruppi di volontari a pulire le spiagge, lezioni del ministro della protezione ambientale Gilad Erdan nei licei “L’educazione ambientale è educazione ai valori sionisti, che mette le nuove generazioni in contatto con l’ambiente in cui vivono e le spinge a pensare e agire per il futuro”. Anche al Kotel sono stati distribuiti foglietti di carta riciclata per scrivere i bigliettini che si infilano tra le pietre millenarie del muro. L’Earth Day è stata un’occasione per fare il punto sullo stato dell’arte della protezione ambientale nel paese, evidenziandone luci e ombre. Diversi progetti del Ministero dell’Ambiente stanno incontrando grosse difficoltà, come la legge che obbliga le industrie a utilizzare, per gli imballaggi dei prodotti, almeno una certa percentuale di materiale riciclabile, e il miglioramento delle reti del trasporto pubblico per disincentivare l’uso delle automobili, che in Israele sono una delle cause principali di inquinamento dell’aria. Anche il sistema generale di raccolta differenziata non decolla. Eppure non mancano i segnali positivi: il riciclo delle bottiglie di plastica, il primo progetto di smistamento dei rifiuti promosso in Israele, ha raggiunto il 72 per cento. Il mese scorso un serbatoio di ammoniaca è stato rimosso dall’area della Baia di Haifa. E la Knesset ha approvato una legge che obbliga le industrie ad adottare gli standard dell’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) in materia di report sull’impatto ambientale. In un’intervista al quotidiano israeliano Maariv, Erdan si è detto conscio del fatto che ci sono tanti settori in cui Israele deve migliorare molto “Ma penso che la consapevolezza dei problemi stia aumentando - ha concluso - Siamo sulla buona strada”.

Rossella Tercatin - twitter @rtercatinmoked

Calcio - Il bomber Angelo regala il campionato al Maccabi
È un goal di Angelo, piccolo e promettente centravanti con il pallino di Totti, a regalare il titolo provinciale under 10 del campionato di calcetto CSI-Centro Sportivo Italiano (seconda federazione in Italia dopo la Figc) al Maccabi Roma. Decisiva ai fini del riconoscimento la vittoria contro NR 70, arrivata per l'appunto con una zampata di Angelo. Adesso per i ragazzi allenati da Simone Coen, coach subentrato in autunno a Walter Fiorini, si prospetta la possibilità di giocarsi, negli spareggi regionali che avranno luogo a metà maggio, l'accesso alle finalissime nazionali di Lignano Sabbiadoro. “Un traguardo di prestigio, un premio senz'altro meritato per lo sforzo profuso dai ragazzi in questi mesi”, afferma Roberto Di Porto, storica anima del Maccabi Roma. Un plauso speciale, dice il dirigente, “va ai nostri due allenatori di questa stagione, Simone e Walter, che sono stati abili a tenere unito il gruppo e a trasmettergli le giuste motivazioni”. L'alloro arriva a suggello di un'annata molto positiva. L'impegno e i risultati non sono infatti mancati: dagli Open agli Allievi, dall'Under 14 ai giovanissimi Under 12 e Under 10 (due team). Tutti hanno fatto la loro parte. Tutti si sono comportati lodevolmente celebrando i valori dell'agonismo e del rispetto nei confronti dell'avversario. “Ieri mattina – conferma il presidente del Maccabi Italia Vittorio Pavoncello – è arrivata un'altra vittoria per la grande famiglia Maccabi di cui la Comunità ebraica di Roma può essere giustamente orgogliosa”.

pilpul
In cornice - La Giuditta di Klimt
daniele liberanomeDue almeno sono i pregi della mostra “Klimt” al palazzo Correr di Venezia: dare un’idea del vivacissimo ambiente culturale della Vienna di inizio secolo (animato non poco dai committenti ebrei) e portare in Italia alcuni capolavori, fra cui “Giuditta”. Klimt sottolinea la capacità di seduzione della nostra eroina che uccide Oloferne, la rappresenta come una femme fatale dell’antichità con splendidi gioielli, vestiti scollati, sguardo ammaliante. È una lettura inconsueta ma legittima, visto che nel suo libro - che non è incluso nel Tanakh - si parla di lei anche come una donna bella, e ingioiellata, capace di sedurre facilmente Oloferne. Di solito Giuditta veniva rappresentata come una campionessa di virtù (guardate Donatello o Botticelli) o, più tardi, come esempio di coraggio (ad esempio in Artemisia Gentileschi o in Caravaggio). Klimt, rileggendo il testo originale e interpretandolo con gli usi della belle epoque in cui viveva, ne ha invece sottolineato soprattutto la bellezza, con un'impostazione innovativa, che funziona anche al contrario, cioè serve a dare una dimensione anche alla femme fatale del suo periodo. Secondo Klimt, quindi, la femme fatale è capace di uccidere la sua preda - guardate l'atteggiamento di sufficienza con cui tiene in mano la testa del malcapitato - ma non è tanto priva di idee e di principi come si credeva. Può assomigliare anche a Giuditta.

Daniele Liberanome, critico d'arte

Tea for Two - Tel Aviv, ragazza in lotta con se stessa
rachel silveraIl segreto per diventare una metropoli di successo? Traffico a qualsiasi ora del giorno e della notte, un post imbottigliamento che prevede errabondi in cerca di parcheggi, fauna urbana altamente diversificata: hipster, vecchine con la crocchia che ricordano i bei tempi in cui si era ancora provinciali e una grande quantità di giacche e cravatte di fattura variabile in movimento. Una città diventa una grande città quando grandi architetti vengono assoldati per ergere titanici palazzi con tutti i comfort, quando qualcuno decide di aprire un negozio di cupcakes e quando in un centro commerciale c'è il gravoso rischio di incappare in qualche modella bionda al seguito di un uomo con occhiali da sole di Tom Ford. O perfino accompagnate da Tom Ford stesso. Tel Aviv è decisamente, ripetutamente, freneticamente additata come la IT-city del momento. C'è la borsa dell'anno (vedi la Miss Sicily del duo Dolce & Gabbana lo scorso 2011), c'è la it-girl del momento (ognuno propugna la sua favorita) ed infine c'è la città maggiormente in fermento. Lady Totti è andata in vacanza con le amiche quando si mormorava l'ennesima crisi con il capitano, Lady Madonna ci apre il tour. Tel Aviv è la cheerleader della scuola, il giocatore di football con più muscoli e allo stesso tempo la cervellona con gli occhiali dalla montatura spessa. Qualche tempo fa la paragonavo arditamente a New York senza accorgermi che oramai anche lei è solita fare questo confronto. E allora, nel momento in cui una città raggiunge il giusto numero di strass e pailettes diventando il luogo nel quale andare a caccia di novità, con università che sfornano ricercatori croccanti al punto giusto e che è perfino più gay friendly di San Francisco, arriva il tempo di stilare la lista del meglio del meglio. I posti più di tendenza della nuova city that never sleeps. A pensarci non sono certo io, ma coloro i quali popolano Tel Aviv di giorno e sopratutto di notte. Ed a dedicare spazio a questo piccolo manuale di istruzioni per l'uso, ci pensa la rivista Time Out Israel di marzo. Si trovano infatti gustosissime pagine sotto l'invitante titolo " Tel Aviv A-list 2012" che propongono vincitori per le categorie più disparate. Il miglior gusto di gelato? Il cookieman di Anita con latte, meringa e nutella. L'app ideale per gli i-phone o altri cellulari cervelloni? Get Taxi, che permette non solo di rintracciare il taxi più vicino, ma anche di selezionare l'autista. Dispone infatti di foto dei guidatori, in più il servizio è gratuito. Ma gli oscar per il best della città non finiscono qui. Il posto migliore per un incontro tra amiche fingendo di essere le protagoniste di Sex and the City? Ahat AhAm. E dove potersi mettere in ghingheri prima di un appuntamento? Manicure e pedicure migliori li offre Shooshka beauty boutique che, a differenza degli ultimi centri estetici sorti nella città, evita di mettere in vetrina donne con i piedi immersi in una bacinella fucsia. Shopaholic di professione troveranno pane per i loro denti nel secondo piano dell'outlet Enigma e dopo la pedicure da Shooshka potranno comprare calzature da favola nella Boutique HaMartef (2 King George st.). Ma Tel Aviv non è solo la città per emuli medio-orientali di Carrie Bradshaw. La migliore jam session (suuu le mani!) ? The diningroom. Segni particolari? Devi scovare da solo il giorno e l'orario e dire chi ti ha invitato. Chi l'avrebbe detto che gli israeliani sarebbero diventati così snob. E a proposito della Tel Aviv per chi frequenta i quartieri alti, la galleria d'arte dove trovare gente very cool e sopratutto farsi vedere è la Litvak gallery (Berkovich, 4), mentre il boutique hotel consigliato è il Brown Urban nella ex sonnolenta Kalisher st. Ma i segreti della città non finiscono certo qui. Umberto Saba scriveva della sua Trieste: "Trieste ha una scontrosa grazia. Se piace, è come un ragazzaccio aspro e vorace, con gli occhi azzurri e mani troppo grandi per regalare un fiore; come un amore con gelosia". Tel Aviv è una ragazza in lotta con se stessa, alle volte si piace, alle volte no. Dei giorni si veste di bianco, altre volte è multicolor. La mettono sempre a paragone: lei è la sorella trasgressiva della casta Yerushalaim. La donna perduta ed anche un po' sperduta. Ma lei non si lascia ingabbiare dentro le sbarre metalliche degli stereotipi. Si sveglia e ha voglia di correre lungo il mare, alle volte sembra voglia abbracciarti ma dopo si richiude bruscamente per paura di ferirsi. Una mattina vuole ossigenarsi i capelli e alla sera vorrebbe solo fuggire da se stessa. Alle volte salva qualche anima, ma la maggior parte dei giorni avrebbe bisogno di essere salvata. Ricordo un giorno nel quale avevo deciso di leggere i classici latini e greci. Un periodo che è durato due tragedie o poco più. Ero su una panchina davanti alla Tayeleth con le Eroidi di Ovidio sulle gambe. Il mare indolente avanzava e il vento scompigliava i capelli. I giocatori di racchettoni probabilmente erano a pausa pranzo. Quel giorno, proprio lì, io e Tel Aviv abbiamo fatto pace.

Rachel Silvera, studentessa - twitter@RachelSilvera2

notizie flash   rassegna stampa
Qui Roma - Rabbini a confronto
sul diritto di famiglia
  Leggi la rassegna

È in corso di svolgimento nella sede del Collegio Rabbinico Italiano a Roma un seminario di studi che affronterà alcuni particolari aspetti del diritto di famiglia  organizzato in collaborazione fra il Collegio Rabbinico, l'Assemblea rabbinica italiana (Ari) e l'Istituto Eretz Hemdah di Gerusalemme. Ad aprire i lavori delle due giornate il rabbino capo di Roma rav Riccardo Di Segni cui sono seguiti gli interventi di del rav Joseph Carmel e del rav Ron Klopstock. Le conclusioni saranno affidate nel pomeriggio al rav Elia Richetti, presidente Ari.
 

Così Henry Roth faceva l'autostop
Susanna Nirenstein, Repubblica ,
23 aprile 2012


















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