se non visualizzi correttamente questo messaggio, fai click qui

15 maggio 2012 - 23 Iyar 5772
linea
l'Unione informa
ucei 
moked è il portale dell'ebraismo italiano
 
alef/tav
linea
Roberto Della Rocca
Roberto
Della Rocca,
rabbino

Dopo aver sottolineato la Kedushà, sacralità dei Coahnim e la Kedsushà, sacralità delle feste, la parashà di Emòr, letta lo scorso Shabbat, ci indica al capitolo 24 due cerimonie legate al Tamìd, il Sempre. La prima l’illuminazione perpetua dei lumi della Menorah e la seconda la deposizione dei 12 pani, Lechem ha Panìm,  su un tavolo di fronte all’Eterno, "Tamid", in permanenza, e quindi del consumo di questi pani ogni Sabato da parte dei Cohanim, sacerdoti, dopo otto giorni di esposizione. A delle ricorrenze che richiamano una kedushà estemporanea la Torah fa seguire immediatamente un modello di permanenza dei valori nella successione temporale. La cosa più straordinaria è che questa idea di " perennità" ci viene espressa non come qualcosa di astratto ed etereo, ciò che spesso viene definita come la spiritualità ebraica,  ma in occasione del pane degli uomini. Un pane vecchio che non si ammuffisce proprio perché si eleva in santità continua. Passando attraverso vari tavoli di progressivo pregio: marmo, legno bordato d'oro, oro e in ultimo le bocche dei Cohanim, i consumatori di questo pane. Una durata senza usura, quindi, anche per le cose "vecchie"!

Dario
 Calimani,
 anglista



Dario Calimani
Dall'ultimo Congresso UCEI è passato ormai un anno e mezzo. Qualcuno non avrà certo dimenticato che una mozione chiedeva all'Assemblea Rabbinica di considerare la possibilità di dare all'ebraismo italiano una struttura più agile e moderna attraverso l'istituzione di un Dayan unico nazionale. A quella mozione non è stata data sinora alcuna risposta. Sul tavolo dell'Assemblea ci saranno stati sicuramente altri importanti problemi. Ma la serenità e il funzionamento delle istituzioni comunitarie non dovrebbero essere argomenti da sottovalutare nei tempi di crisi che le nostre comunità stanno vivendo. Chissà che l'Assemblea Rabbinica, magari ormai sul filo di lana, non possa iniziare almeno a discutere il problema, se non a dare la risposta forte che l'ebraismo italiano si sarebbe attesa.


davar
Contando l'Omer - Una dottrina difficile
Martedi 15  Maggio, 38° giorno dell’ omer, 5 settimane
 e tre giorni

Le settimane della conta (sefirà) dellOmer sono sette e le sefiròt (gli aspetti con i quali si manifesta la realtà divina) sono dieci, come conciliare questi numeri?. La tradizione mistica ha risposto a questa domanda seguendo una linea di remota antichità, in cui si fa una divisione in due gruppi, con i numeri simbolici 3 e 7. Nel primo gruppo vi sono le tre sefiròt più alte, più remote, meno accessibili, nell’altro gruppo di sette le rivelazioni progressive, da Chesed a Malkhut. Nel gruppo più alto, la prima sefirà Keter, è irraggiungibile, le altre due, Chokhmà e Binà, Sapienza e Discernimento, rappresentano i mochin (“cervelli”) le facoltà intellettuali. Le sette settimane dell’Omer sono necessariamente collegate alla seconda serie delle sette sefiròt, con l’intenzione di ristabilire il collegamento e il flusso di energia tra la prima e la seconda serie. Presento tutti questi dati con due finalità: divulgare nozioni che sono radicate nella tradizione ma anche per dimostrare che questa dottrina è difficile. Per molti può essere seducente. Per molti altri semplicemente incomprensibile, o poco comprensibile (mi metterei in questo gruppo). Per altri ancora un’occasione per vantare e spandere conoscenze approssimative. Diffidare dei sedicenti kabbalisti è la prima regola.

rav Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma - twitter @raviologist

Yom HaTorah - Un giorno di studio, tanti protagonisti
Prende il via domenica 20 maggio la prima edizione dello Yom HaTorah, la giornata di studio della Torah promossa dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane in tutto il paese. Numerose le sfide, molti i protagonisti della vita ebraica in Italia e nel mondo che si confronteranno con gli iscritti alle varie Comunità per un’iniziativa che vuole essere un ponte di sensibilizzazione verso una maggiore conoscenza delle proprie radici storiche, culturali e religiose. "Ognuno deve studiare, ogni giorno, in modo fisso e abituale - scrive il rabbino capo di Roma rav Riccardo Di Segni - e questo obbligo dura tutta la vita".
Per ulteriori informazioni e programmi nelle varie Comunità vai su www.yomhatorah.it.

Yom HaTorah - Studiare non è un optional

Un aspetto essenziale che distingue la religione ebraica è lo studio. Studiare non è un optional, un qualcosa in più rispetto a una fede o una pratica religiosa, per noi è l'essenza e il fondamento, da solo vale quanto tutto il resto. Ognuno deve studiare, ogni giorno, in modo fisso e abituale, e questo obbligo dura per tutta la vita.
Se questa è la cornice, può sembrare strano che si organizzi uno Yom haTorà, un giorno dedicato allo studio in tutta Italia, contemporaneamente e in numerose sedi. Un giorno solo e gli altri no?
La risposta è semplice: anche se non sono pochi i luoghi di studio e quelli che studiano, non si può far finta di ignorare che questo precetto fondamentale rischia di essere, come purtroppo molti altri, ignorato o trascurato. Bisogna invece rimetterlo al centro dell'attenzione dimostrando come lo studio della Torà sia interessante, attraente, utile e come in ogni comunità esistano maestri validi e studenti appassionati, e come sia utile ed opportuno investire le nostre risorse comunitarie nella crescita culturale basata sulla Torà Si pensi a quante risorse vengono dedicate dalle comunità alle giornate della "cultura" o della "shoà". Sono tutte cose importanti, soprattutto nel nostro rapporto con l'esterno, ma rischiano di far perdere di vista ciò che invece deve essere centrale e prioritario.
Inoltre nessuno può studiare tutto, ammesso che lo desideri. Alcuni temi e alcuni testi, benché fondamentali rischiano di essere trascurati. Per questo è opportuno talvolta attirare l'attenzione di tutti su un argomento specifico. E' quello che si è fatto ora sollevando un problema essenziale, quello della responsabilità di ognuno nei confronti degli altri. Una società che si disgrega, dove ognuno si isola e si fa i fatti suoi, che sia apparentemente ultra ortodosso o "ultralaico" è ben lontana da qualsiasi ideale ebraico. Si cerchi allora di capire con lo studio quali siano le indicazioni tradizionali con cui misurarsi.
Altre comunità europee, come quella francese, hanno realizzato da anni con successo l'iniziativa del giorno della Torà. Noi stiamo iniziando ora e ci auguriamo il successo, con la partecipazione anche critica di molti.
Vi aspettiamo con il vostro contributo  di curiosità e di entusiasmo.

Rav Riccardo Di Segni , rabbino capo di Roma

Tutte le informazioni e gli aggiornamenti su: www.yomhatorah.it

Qui Torino - Chiude i battenti il Salone dei record
300mila i visitatori, Pagine Ebraiche fra i protagonisti
I visitatori sono stati tantissimi, più di 300mila, circa il 4 per cento in più dello scorso anno. Chiusi i battenti ieri in serata del XXV Salone del libro di Torino, è facile constatare che nonostante la comprensibile preoccupazione degli organizzatori, la maggiore manifestazione culturale italiana in termini di numeri non è stato il Salone della crisi. Giovedì scorso primo ospite importante, che ha inaugurato cinque giorni intensi e ricchi di migliaia di incontri da seguire, è stato il ministro Fornero, seguito da una lunga serie di personaggi istituzionali e non. In effetti sono stati molti i ministri presenti con incontri e dibattiti: oltre a Elsa Fornero si sono visti Lorenzo Ornaghi, Anna Maria Cancellieri e Francesco Profumo. Molti degli incontri  di maggior richiamo che si sono svolti durante la kermesse torinese hanno portato una febbrile attività anche ai ragazzi incaricati di distribuire Pagine ebraiche: il giornale infatti aveva una collocazione strategica, fra la Sala stampa e la Sala Gialla, dove si svolgevano gli incontri principali. Nelle ore che precedevano l'apertura Pagine ebraiche  ha costruito l’ormai consueto castelletto di giornali, poi si è trattato di migliaia di copie da distribuire, informazioni da dare e la piacevole sensazione che ci siano molta curiosità, interesse e voglia di conoscere.
Anche sul fronte degli incontri la redazione è stata impegnata con un'uscita pubblica di rilievo: il convegno "Pagine e incontri. Editoria, identità, culture, religioni", a cui sono intervenuti Alberto Cavaglion, Davide Dalmas, Gianfranco Di Segni, Mostafa El Ayoubi, Sarah Kaminski, Giulia Galeotti, Luca Negro, Roberto Righetto, il tutto presentato da Guido Vitale, coordinatore dei dipartimenti Informazione e Cultura dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Del convegno si può leggere un resoconto qui o è possibile ripercorrere anche la diretta via twitter.
È stato questo, infatti, un Salone molto twittato (la parola chiave #SalTo12 è stato per tre giorni nella top 3 dei TT, i trending topic di twitter) e anche Pagine ebraiche, con tutta la redazione, ha postato dirette e aggiornamenti, che sono apparsi sulla finestra pagine ebraiche live del portale moked.it
Numerosissimi anche gli incontri a cui hanno partecipato collaboratori della redazione del Portale dell'ebraismo italiano, del notiziario quotidiano l'Unione informa e di Pagine ebraiche o che hanno avuto temi interessanti per l’ebraismo italiano, così come sono state tante le persone che sono venute a cercare un contatto, il tempo di un commento e qualche parola, per poi tuffarsi nuovamente nel mare di gente, e di libri, che torneranno nel maggio prossimo, con una particolare attenzione ai piccoli editori e, forse, al Cile come paese ospite.
Che dire, anche nel 2013 potrebbe essere utile farci un #SalTo.

Ada Treves - twitter @atrevesmoked

Nelle immagini, lo scrittore israeliano Ron Leshem, protagonista di quest'anno al Salone del Libro, con Pagine Ebraiche, il dibattito Pagine e incontri organizzato dalla redazione e la distribuzione del giornale dell'ebraismo italiano.

Qui Roma - Medio Oriente e questione iraniana
Le rivoluzioni mediorientali, la questione iraniana, i rapporti tra Occidente e diplomazie arabe. Moltissimi spunti al convegno svoltosi questa mattina all'Auditorim dell'Ara Pacis per riflettere sui futuri scenari internazionali alla luce di alcune tra le situazioni più intricate ad oggi ancora pericolosamente irrisolte in molte zone calde del pianeta. Organizzato dal World Jewish Congress e dall'International Council of Jewish Parliamentarians in collaborazione con Summit, il convegno è tra i momenti più significativi dell'intensa due giorni di incontri riservata ai parlamentari ebrei di tutto il mondo riuniti a Roma per implementare nuovi network e nuove stragie condivise. Numerosi e autorevoli i relatori che hanno offerto un contributo di idee lungo tre panel di lavoro dedicati ciascuno a una specifica tematica: “Europa nel cambiamento mondiale”, “Il regime iraniano e la questione nucleare” e “Rivoluzioni arabe: il ritorno dell’Islam radicale”. A fare gli onori di casa Fiamma Nirenstein, vicepresidente commissione Affari Esteri della Camera e presidente dell'ICJP, che ha ricordato gli importanti appuntamenti istituzionali che avevano avuto luogo appena poche ore prima tra cui l'incontro con il presidente del Consiglio Mario Monti in compagnia tra gli altri del presidente del WJC Ronald Lauder, del segretario generale Dan Diker e dal presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna e i proficui scambi di idee in serata con il presidente della Camera Gianfranco Fini e con il ministro degli Affari Esteri Giulio Terzi di Sant'Agata.

Qui Roma - Mario, il marinaio della speranza
Una serata per approfondire, in occasione del 64esimo anniversario del compleanno “civile” dello Stato di Israele, un aspetto rilevante e ancora poco conosciuto sui fatti che portarono alla sua nascita: l'immigrazione illegale ebraica nella Palestina sotto mandato britannico e l'aiuto significativo offerto in questo senso da numerosi cittadini italiani a sostegno dei superstiti della Shoah che guardarono verso Gerusalemme per ripartire dopo anni di orrore e persecuzione. Ad essere rievocata, questa sera al Centro ebraico Il Pitigliani (il via alle 21), la singolare vicenda del marinaio viareggino Mario Giacometti che nel 1947, all'età di 19 anni, viaggiò insieme a 2600 immigranti illegali sulla goletta Giovanni Maria compiendo due traversati integrali dall'Italia alle coste dell'allora Palestina. “Da Viareggio ad Atlit. Alya Bet: l'ultimo viaggio del Giovanni Maria”, questo il titolo di un'iniziativa che presenta vari momenti di interesse e coinvolgimento e in occasione della quale sarà inoltre proposta una interessante esposizione sul fenomeno dell'Alya Bet già ospitata nel recente passato a Marsiglia: lettura di brani dal libro Rotta per la Palestina scritto da Giacometti con la figlia Daniela; presentazione del modello in scala della mitica goletta che, opera ancora di Giacometti, verrà presto accolto al museo dell'immigrazione clandestina di Atlit (Haifa) un tempo campo di internamento britannico; proiezione del documentario “Mario il pirata” girato nel 2009 dalla troupe di Sorgente di Vita (per l'intervista di Piera Di Segni a Mario Giacometti clicca qui). Introdotti da Pupa Garribba, interverranno la storica Bice Migliau e Daniela Giacometti. Lettura di testi a cura di Stefano Regard.
 

pilpul
Le regole e la realtà della vita
Tobia ZeviOgni giorno leggiamo di uomini che si uccidono per debiti, paura, disperazione. Come ha scritto giustamente Laura Quercioli Mincer non è detto che i suicidi siano effettivamente in aumento, ma certo se ne parla di più. Io ritengo che se ne parli decisamente troppo, e che queste morti vengano strumentalizzate dai media per drammatizzare il discorso sulla crisi. Correndo in questo modo il rischio che la visibilità acceleri la frequenza in una spirale emulativa.
​Come reagiscono le religioni di fronte a tutto ciò? Innanzitutto affrontando il tema della crisi. Le organizzazioni cattoliche, ma anche quelle ebraiche, raddoppiano gli sforzi per ottemperare ai bisogni crescenti. La povertà, o il rapido impoverimento, uniti ad altri disagi, possono favorire scelte tragiche. Ma è opportuno che le religioni, contrarie ovviamente al suicidio, riflettano però sulla natura di questo gesto e sulla sua compatibilità con l’appartenenza alla comunità?
​Secondo Rabbi Akiva – saccheggio sempre dalla Mincer – chi si toglie la vita non va lodato, ma neanche maledetto: va lasciato in pace (oltre il recinto del cimitero, precluso al suicida). Recentemente le gerarchie cattoliche hanno compiuto due gesti notevoli: il cardinale Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura, ha celebrato messa a Pasturo per ricordare la poetessa Antonia Pozzi, suicida a 26 anni nel 1938. La Chiesa, ha spiegato il cardinale e grandissimo intellettuale, guarda con estrema attenzione alle dimensioni interiori della tragedia, e distingue tra chi si uccide per sprezzo della vita e chi per un eccesso di sensibilità.
​Pochi giorni fa, ancora, sono stati celebrati in chiesa i funerali di Maurizio Cevenini, amatissimo politico bolognese morto dopo essersi lanciato dal settimo piano del palazzo della Regione. La Chiesa, insomma, ancora scottata dalla vicenda di Piergiorgio Welby, si mostra più flessibile, distingue, ragiona, si interroga. L’argomento è delicato e doloroso, ma alle volte, per ribadire il proprio punto di vista, occorre non essere rigidi, e fare qualche passo indietro.

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas - twitter @tobiazevi

Storie - Un finanziere nella tempesta delle leggi razziste
Fino a qualche anno fa si pensava che la Guardia di Finanza fosse stata miracolosamente risparmiata dalle leggi razziali del 1938. In effetti, come rilevato dallo storico Giovanni Cecini, che ha studiato a fondo il fenomeno dell’espulsione degli ebrei dall’Esercito, negli unici elenchi disponibili sulle radiazioni, quelli relativi agli ufficiali, nessuna Fiamma Gialla era presente.
Non fu un trattamento di favore: probabilmente per ragioni di ordine numerico o di natura geografica la dirigenza del Corpo non annoverava in quel periodo nessun ebreo. I dati però erano parziali. Nessuna ricerca era mai stata fatta sui sottufficiali e militari di truppa.
E’ stato grazie alla caparbietà di Gerardo Severino, direttore del Museo Storico della Guardia di Finanza che, all’inizio degli anni Duemila, sono emersi alcuni finanzieri identificabili come israeliti che, in servizio nel 1938 e per effetto della norma contenuta nel Decreto-legge n. 2111 del 22 dicembre di quell’anno,  furono costretti a lasciare i rispettivi reparti e a tornare alla vita civile.
All’interno di questa difficoltosa indagine venne fuori anche la figura di un maresciallo “torinese”, che, scacciato nel 1938, avrebbe chiesto di rientrare nel Corpo nel 1944, una volta abrogata la legislazione razziale. Si trattava di Arrigo Procaccia, in realtà toscano, nato nel 1900 a Pistoia, congedato nei primi mesi del 1939 a Torino e deceduto nel 1958 a Roma.
Ne è nato un libro, intitolato Arrigo Procaccia di religione israelita. Un finanziere nella tempesta delle leggi razziali (edizioni Chillemi), che sarà presentato il 24 maggio, alle ore 18, a Roma, alla Casa della Memoria e della Storia dalla sezione romana dell’ANCFARGL, presieduta da Marco Lodi.
Severino e Cecini hanno raccontato la vicenda di Procaccia utilizzando le notizie del fascicolo personale del militare, custodito presso il Museo Storico della Guardia di Finanza,  e avvalendosi dei commoventi ricordi del figlio, Giorgio Procaccia.
Una storia italiana di discriminazione e di persecuzione. “lo come israelita – scrive Arrigo Procaccia -, compresi che qualcosa si era ormai lacerato; che il peggio era lì da venire, tanto più che stava colpendo ancora di più in modo più intimo la mia stessa esistenza di cittadino. Fu ai primi di settembre che in caserma ci fu consegnato un questionario da compilare. In esso veniva chiesto di dichiarare la propria razza, quale religione professassero o avessero professato i propri genitori e tutta una serie di quesiti volti ad individuare, con un tono che giudicai invasivo, chi fosse ebreo”.

Mario Avagliano - twitter @MarioAvagliano

notizie flash   rassegna stampa
Marocco - Migliaia di turisti
per celebrare la Hiloula
  Leggi la rassegna

Sono 5mila gli ebrei provenienti da Israele e dai paesi occidentali che si sono ritrovati in questi giorni nella località religiosa di Asjen, a nove chilometri dalla città marocchina di Ouezzane, per celebrare come ogni anno la Hiloula, rito che si tiene un mese dopo la pasqua ebraica. Secondo la stampa locale, ebrei sono arrivati nel paese nord africano in particolare da Francia, Spagna, Stati Uniti e Canada, per visitare la tomba e la sinagoga dedicata al rabbino Amram Ben Diwan.


 






 

Si è conclusa la vicenda dello sciopero della fame dei detenuti palestinesi (notizie sull'Unità, su Repubblica e sul Tempo). Israele ha restituito ai detenuti alcuni privilegi che erano stati tolti loro durante la fase finale del rapimento di Gilad Shalit, quando era necessario fare pressione su Hamas, come la possibilità di ricevere visite da Gaza e ha accettato alcune altre richieste, come la cessazione dell'isolamento di alcuni che avevano contravvenuto a regole del carcere, la ripresa delle possibilità di seguire corsi universitari e l'ampliamento dei canali televisivi accessibili, in cambio dell'impegno dei detenuti a cessare le turbolenze.

Ugo Volli -  twitter @UgoVolli

















L'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli utenti che fossero interessati a offrire un proprio contributo possono rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it  Avete ricevuto questo messaggio perché avete trasmesso a Ucei l'autorizzazione a comunicare con voi. Se non desiderate ricevere ulteriori comunicazioni o se volete comunicare un nuovo indirizzo e-mail, scrivete a: desk@ucei.it indicando nell'oggetto del messaggio “cancella” o “modifica”. © UCEI - Tutti i diritti riservati - I testi possono essere riprodotti solo dopo aver ottenuto l'autorizzazione scritta della Direzione. l'Unione informa - notiziario quotidiano dell'ebraismo italiano - Reg. Tribunale di Roma 199/2009 - direttore responsabile: Guido Vitale.