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25 maggio 2012 - 4 Sivan 5772
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l'Unione informa
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Scialom Bahbout, rabbino capo
di Napoli


Shavuoth è caratterizzato da due estremi che trovano la propria espressione nelle letture bibliche della festa: la parola, che si manifesta nelle “Dieci parole” (‘asereth hadevarim), e il silenzio che, come si legge nel brano profetico di Habaquq, accompagna ogni manifestazione del Sacro. I Maestri affermano che sulle tavole era incisa (haruth) la libertà (herut): in un’epoca in cui la democrazia viene sempre più sostituita da una mediacrazia invadente e rumorosa e che toglie molti spazi di libertà, siamo chiamati a recuperare dei momenti di silenzio e quindi di libertà per tornare ad ascoltare la Voce.

Laura
Quercioli Mincer,
 slavista



laura quercioli mincer
Il mai sopito dibattito su “religione” e “laicità” è stato ripreso sull’ultimo numero di “Pagine ebraiche”. Leggendone mi è tornata alla mente una trasmissione radiofonica ascoltata tempo fa a Rai 3, che contrapponeva su questi temi due molto autorevoli studiosi americani. Il campione della laicità era un professor Levy (i cognomi non li ricordo con esattezza), ebreo osservante e fiero padre di una rabbina reform; quello della religione un vescovo Cohen, il cui nome facilmente tradiva un’origine non precisamente “ariana”. Ma che l’intera controversia fra laicità e religione non sia poi in fondo, attraverso sconfinamenti bizzarri, nient’altro che un dialogo fra ebrei?

davar
Contando l'Omer - La nostra ricchezza
Venerdi 25 Maggio, 48° giorno dell’Omer, sei settimane
e 6 giorni
Shabbat 26 Maggio, 49° giorno dell'Omer, sette settimane

Questa sera al compimento delle sette settimane si concluderà la conta dell’Omer e così anche questa rubrica temporanea cesserà di esistere. Scrivere ogni giorno (Sabati e feste escluse) un pensiero sull’Omer all’inizio poteva sembrare arduo. Rivedendo il lavoro fatto, stupisce la varietà dei temi trattati che un solo precetto riesce ad evocare: il rapporto con la terra d’Israele e la sua produzione agricola, il simbolismo dell’orzo, le controversie interne della storia ebraica; i ricordi tristi (dalla morte degli allievi di r. Aqivà, alla guerra ai romani, alle crociate fino alla Shoah) e quelli lieti (da Pesach Sheni a Lag ba’omer e Yom haatzmaut); i simbolismi femminili; gli usi liturgici e le varianti dei riti, le regole da rispettare; la simbologia dei numeri, 7, 49 e 50; contare e raccontare; le interpretazioni mistiche, sefirà e sefiròt; le ammonizioni e le benedizioni; l’anno sabatico, il Giubileo e la teoria dei Giubilei; le porte della conoscenza e le porte dell’impurità. E si può vedere come alcuni temi siano stati toccati solo marginalmente e altri neppure affrontati. Un piccolo assaggio della ricchezza che abbiamo ricevuto e dobbiamo continuare a trasmettere.


rav Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma - twitter @raviologist


Contando l'Omer - Le lettere volano in alto

Le nostre fonti ci insegnano che il periodo tra Pesach e Shavu'ot è diventato un periodo triste a causa della morte di migliaia di allievi di Rabbì Akivà "che avevano mancato di rispetto l'uno verso l'altro". Vi è chi vuole vedere un accenno alla difficile situazione creatasi con l'occupazione romana di Erez Israel e la conseguente rivolta di Bar Kochbà, seguace di Rabbì Akivà, ai tempi dell'imperatore Adriano. Fra i Saggi di questo periodo ricordiamo Rabbì Chaninà ben Teradion, il quale, nonostante il divieto imperiale, proseguiva a studiare ed a riunire pubbliche assemblee allo scopo di insegnare la Torà, fino a che le autorità romane lo arrestarono e decretarono per lui la pena di morte: egli avrebbe dovuto cioè essere bruciato vivo. I Romani prepararono l’esecuzione della pena cercando di prolungare il più possibile il supplizio, legando attorno al Saggio il rotolo della Bibbia in pergamena, e mettendo fra la carne e il rotolo spugne imbevute di acqua per far sì che il fuoco operasse più lentamente e l’agonia fosse quindi prolungata, ed appiccarono il fuoco. I suoi discepoli gli stanno accanto, soffrendo essi pure nel vedere le atrocità commesse verso il loro Maestro e le sue sofferenze, e gli chiedono: “cosa vedi, Maestro?” e questi prosegue ad insegnare, fino all’ultimo secondo della sua vita terrena e risponde (TB. Avodà Zharà 18a): “vedo il rotolo che si brucia, ma le lettere volano in alto.." I persecutori riescono sì a colpire la materia, a bruciare il corpo, a bruciare il rotolo della Torà ma non riusciranno a colpire il nostro spirito, a distruggere l’insegnamento biblico; volano le lettere ebraiche intorno ai roghi, ma non sono distrutte…. Ed i discepoli continuano ad assistere, finché non resistono più e si rivolgono nuovamente al Maestro sofferente con un suggerimento: “apri la bocca, e entrerà il fuoco dentro di te” (per farti morire prima). Ma il Saggio prosegue a resistere, come se avvertisse che la sua missione umana non è ancora giunta al termine, e risponde: “È meglio che la prenda (la vita) chi l'ha data, e che (l’uomo) non si leda da solo..” (cioè che non acceleri io stesso la mia morte). Era lì presente anche il centurione romano (quastionarius), che aveva il compito di sorvegliare che tutto si svolgesse secondo le regole e di eseguire la pena di morte. Colpito anch'egli dall'atteggiamento del Maestro di fronte alle sofferenze, gli si rivolse chiedendogli: “Rabbi, se io aumentassi il fuoco e ti togliessi le spugne di lana dal tuo cuore, tu mi porteresti nel mondo futuro? Gli disse: “si`”. Rispose: “giuramelo” e glielo giurò. Subito aumentò le fiamme, tolse le spugne e, nel momento in cui le fiamme si alzavano alte anche il centurione vi si buttò in mezzo e morirono entrambi, Rabbì Chaninà ed il centurione... Si udì una voce celeste che disse: “Rabbì Chaninà ben Teradion e il centurione sono invitati alla vita del mondo futuro”. È questo un episodio che viene normalmente studiato per far vedere quanto grande sia la forza della Teshuvà, del pentimento e delle buone azioni, senza distinzione fra ebreo o pagano: il soldato romano acquistò in un momento di pentimento e di sublimazione quel mondo futuro che Rabbì Chaninà ben Teradion si era conquistato naturalmente, con una intera vita condotta in santità, servendo D-o, studiando e insegnando la Sua Torà. Esaminando il testo più da vicino ci rendiamo conto della sua peculiarità. Chaninà ben Teradion è considerato uno dei più grandi saggi dell’epoca, suocero di Rabbì Meir, Maestro di molti saggi, che non volle staccarsi un momento dalla fonte di vita, dalla Bibbia; il suo atteggiamento non stupisce; era quello che ci si poteva attendere da un Saggio come lui: tutta la sua vita era stata purezza e amore per D-o. Ma Rabbi Chaninà viene a darci un ulteriore insegnamento con il suo atteggiamento al momento della morte. Perchè non aveva voluto accettare il suggerimento dei discepoli ed accelerare la morte? Rabbi Chaninà avrebbe voluto mostrare fino a che punto l'uomo deve esser pronto a servire l'unico D-o con amore e abnegazione. Chi può dire cosa succede nell’anima umana nella sua ultima ora, chi può sapere che effetto purificatorio possono avere le sofferenze (senza con questo voler toglier minimamente la responsabilità degli aguzzini!)? Cosa è successo nel caso di Rabbì Chaninà? La cosa è eccezionale e per comprenderla dobbiamo ora prendere in considerazione la vita del boia romano: che vita differente la sua, tutta trascorsa nel sangue e nel lutto provocato al popolo ebraico con l’uccisione dei suoi maestri... Ebbene il proseguimento delle sofferenze indicibili del Rav, gli ha permesso di far mutare completamente la vita del centurione romano, di fargli sentire finalmente pena per le sofferenze altrui fino ad essere disposto a trasgredire l’ordine ricevuto (l’ubbidienza ad ordini disumani infatti non lascia libera la coscienza umana ancor oggi...) e di indurre il centurione a togliere le spugne dal Maestro per alleviare almeno un poco le sue sofferenze. Riemersa l’umanità del centurione creato anch’egli ad immagine di D-o ed ora eccoli uniti assieme nelle fiamme, il saggio e il suo aguzzino. Un momento di pentimento sincero, travolgente, il rimorso per le pene provocate è bastato a far cambiare la vita del boia, a dare un significato altissimo alla sua ultima azione ed a farlo rendere degno di partecipare alla vita del mondo futuro. È un cambiamento di un attimo, che ci fa vedere la vanità della vita vissuta dal centurione, ma anche ci fa conquistare, in quello stesso momento, un nuovo mondo: questo mutamento travolgente si chiama in ebraico Teshuva.

Alfredo Mordechai Rabello, giurista

"Addio Sabatino, la tua indignazione non sarà dimenticata"
Il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna ha dichiarato:

“Hitler, non ce l’hai fatta a farmi fuori. Sabatino Finzi è ancora qui, come mio figlio Giorgio e come mio nipote”. Questo bigliettino, lasciato tra le pietre del Muro del Pianto a Gerusalemme, racconta meglio di tante altre parole la figura di Sabatino Finzi, un'altra grande voce di Memoria cui abbiamo dato oggi l'ultimo commosso saluto. Catturato in occasione del rastrellamento del 16 ottobre 1943 al quartiere ebraico di Roma, Finzi era stato il più giovane e unico minorenne di quel gruppo a fare ritorno a casa dai lager nazisti. Straordinario e sofferto l'impegno per la testimonianza, un percorso di ricordi, dolore e indignazione che non dimenticheremo mai e che, a fianco di tutti gli altri testimoni ancora in vita, ci impegniamo a trasmettere alle nuove generazioni. Che il suo ricordo sia di benedizione".


Qui Milano - Con il rav Laras fra i segreti della mistica 
L’esperienza mistica ebraica e i segreti della Kabbalah conoscono negli ultimi anni una straordinaria popolarità. Popolarità che tuttavia si traduce spesso in una forte banalizzazione di quelli che sono invece i concetti più spirituali ed elevati, concepiti proprio per essere divulgati solo in un quadro di conoscenze solide che rendano la mente attrezzata a riceverli. Per consentire di rimettere un po’ d’ordine tra le tante idee che circolano, il presidente emerito dell’Assemblea rabbinica italiana rav Giuseppe Laras ha proposto un nuovo testo, arrivato in libreria in questi giorni. “La mistica ebraica” (Jaca Book, 2012) è stato presentato alla Biblioteca ambrosiana con l’intervento, oltre che dell’autore e del direttore della biblioteca Gianantonio Borgonovo a fare gli onori di casa, del direttore del Dipartimento educazione e cultura dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane rav Roberto Della Rocca, e di Patrizio Alborghetti, docente di filosofia alla Facoltà di Teologia di Lugano.
L’opera, inizialmente una dispensa del corso universitario dedicato alla mistica che rav Laras tiene da anni all’Università statale di Milano poi talmente apprezzata da convincere l’editore dell’opportunità di farne un autentico libro, propone un excursus di testi, autori, e concetti fondamentali del misticismo ebraico, senza trascurare però quello che è l’asse portante della materia, la sua dimensione spirituale. “Un grande merito che ha questo libro - ha sottolineato il professor Alborghetti - è la sua capacità di combinare gli studi ebraici classici a quelli filosofici e di parlare di mistica soltanto con l’adeguata cautela”. Una cautela necessaria, come ha spiegato lo stesso rav Laras.  “Il pensiero mistico non è una cosa semplice - ha puntualizzato - Nel Deuteronomio leggiamo che esistono ‘cose nascoste’ che appartengono al Signore, e ‘cose manifeste’, che appartengono all’uomo. Su quelle dobbiamo basare la nostra esistenza. Solo pochi hanno la possibilità di entrare nel mondo del misticismo, dove pure possiamo trovare spiegazioniriguardanti molti fenomeni della vita, e riceverne un impatto positivo”. Un insegnamento che si ritrova nel passo talmudico che racconta dei quattro Maestri che entrarono nel Pardes. Dei quattro, uno morì, uno abiurò, l’altro impazzì. Solo rabbì Akiva uscì indenne e arricchito, perché l’unico capace di porsi di fronte all’esperienza come a un modo di adeguarsi ancora più intensamente alla volontà del Signore.
“Nell’ebraismo, la Torah non è semplicemente un libro da leggere - ha ricordato rav Della Rocca - La Torah è un’opera da vivere, con il suo grande contenuto di saggezza sulle cose della quotidianitàumana. Allo stesso tempo però, la sua origine non può che essere celeste, altrimenti nulla di più sarebbe cheun testo poetico. Esattamente come, se togliessimo al Cielo la Torah, esso diventerebbeun concetto puramente astronomico. Dobbiamo ringraziare rav Laras, perché con il suo libro ci permette di leggere tra le righe della Torah”.

Rossella Tercatin - twitter @rtercatinmoked

Basket - Il Maccabi Tel Aviv nella storia
L'ultimo sigillo arriva con apparente nonchalance: 20 punti di distacco facilmente rifilati agli avversari, supremazia tecnica e pieno controllo della partita in ogni fase di gioco. Con la netta affermazione di ieri sera (83-63) sul Maccabi Ashdod, il Maccabi Tel Aviv entra nella storia della pallacanestro mondiale con un nuovo record impossibile da avvicinare nel breve periodo: 50 titoli sul totale dei trofei (58) messi in palio da quando in Israele ha visto la luce un campionato professionistico per questa disciplina ancora oggi in testa alle classifiche nazionali di gradimento. Una serie di successi che non ha eguali in altre federazioni e che è stata ovviamente accolta con grandi festeggiamenti per le strade della Città Bianca ma non solo. Il Maccabi è infatti un simbolo di vitalità e forza agonistica per tutto il paese, la grande certezza del basket israeliano di competere sul palcoscenico europeo dove in effetti i risultati positivi hanno spesso accompagnato la storia del team. Nel palmares al momento quattro Euroleghe e una Suproleague, bottino di tutto rispetto che lo colloca al terzo posto nel Continente per numero di successi con davanti soltanto il Real Madrid e il Cska Mosca. In queste ore si festeggia anche a Treviso dove molto forte e intenso è rimasto il legame con David Blatt, coach del Maccabi, che proprio in Veneto riuscì a ottenere nell'arco di appena due anni un titolo nazionale, una Supercoppa e una Coppa Italia.

pilpul
Riflessioni a margine dei libri di testo
Anna SegreSiamo nel noioso periodo delle adozioni dei libri di testo: non solo infinite trafile burocratiche ma anche lunghissime trattative diplomatiche all’interno dei dipartimenti, complicate dal fatto che non sempre si sa in anticipo quale insegnante avrà la tale classe, e per di più le adozioni devono durare almeno sei anni. Gli altri dipartimenti in qualche modo se la sono cavata: i matematici hanno valutato scientificamente pregi e difetti di ciascun testo, i filosofi sono filosoficamente rassegnati a qualunque libro capiterà loro in mano, i dipartimenti composti da due o tre persone non hanno faticato molto a trovare soluzioni condivise. Tra noi letterati, invece, che siamo il dipartimento più affollato, ogni anno si rinnovano le discussioni tra gli anarchici individualisti, che rivendicano la libertà d’insegnamento, e i fan del lavoro di squadra, che si appellano al diritto della maggioranza; l’enfasi e la capacità di usare il caso concreto per enunciare principi generali ricordano talvolta le discussioni talmudiche, anche se finora nessuno dei miei colleghi è riuscito a far saltellare carrubi in difesa del proprio libro di testo preferito. Mentre per l’ennesima volta mi chiedevo a voce alta chi ce lo fa fare, ho capito che alcuni insegnanti si sentono persi senza un libro di testo ufficiale. Persino i Promessi sposi o la Commedia devono essere la stessa edizione per tutti, con lo stesso commento e gli stessi esercizi di comprensione. Io invece mi diverto a vedere una classe con un’ampia varietà di libri diversi, vecchi e nuovi, ingialliti o patinati, sobri o ricchi di figure colorate, più o meno commentati, con note più o meno lunghe, ma tutti contenenti esattamente lo stesso testo, che si può leggere tutti insieme parola per parola. L’unità nella varietà mi affascina. Sarà l’abitudine al seder di Pesach e alle infinite edizioni dell’haggadah?

Anna Segre, insegnante

notizieflash   rassegna stampa
Qui Roma - Festival di Letteratura 
La nuova edizione
  Leggi la rassegna

Sono ufficiali le date del prossimo Festival Internazionale di Letteratura Ebraica. Giunta alla sua quinta edizione, la nota rassegna culturale capitolina – spiega una nota diffusa negli scorsi minuti – si svolgerà dall'8 al 12 settembre. Ad essere coinvolti come da tradizione autorevoli nomi dello scenario letterariario e artistico internazionale.

 
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