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21 giugno 2012 - 1 Tamuz 5772
l'Unione informa
ucei 
moked è il portale dell'ebraismo italiano
alef/tav
elia richetti Elia
Richetti,
presidente dell'Assemblea rabbinica italiana
 


La ribellione di Qòrach e dei suoi accoliti sembra essere una contestazione non del tutto negativa: ciò che questi Leviti chiedono è – tutto sommato – una maggiore partecipazione al servizio divino, cosa che poteva anche essere giustificabile se consideriamo che nell’episodio del vitello d’oro la tribù di Levì era stata l’unica che fosse rimasta totalmente fedele a Ha-Qadòsh Barùkh Hu’, e quindi non appare strano che essi non siano contenti del fatto che solo a una parte di loro sia dato un ruolo di preminenza. Invece i Maestri – ma anche lo stesso dipanarsi del racconto – ne fanno un episodio di gravità eccezionale; in effetti, nella loro ottica, non si tratta di una ribellione contro Moshè ed Aharòn, ma di una ribellione contro Ha-Qadòsh Barùkh Hu’. Narrano infatti i Maestri del Midràsh che Qòrach, da buon demagogo, tentò di mettere pubblicamente in ridicolo Moshè e la “sua” legge, facendo domande banali e capziose: se un indumento quadrangolare interamente tinto di “Tekhéleth” abbia o meno bisogno dello Tzitzìth (nel quale un filo è di Tekhéleth), se una casa piena e ricolma di rotoli della Torà abbia o meno bisogno di mezuzà. Accusò Moshè perfino di avidità nei confronti dei poveri, raccontando: “Una povera vedova aveva un campicello. Quando lo volle arare, venne Moshè a vietarle di aggiogare insieme il suo unico bue e il suo unico asino; quando lo volle seminare, venne Moshè e le vietò di seminare specie miste; al tempo del raccolto, Moshè le ordinò di lasciare gli angoli non mietuti e di non raccogliere ciò che cadeva durante il lavoro; venne poi ad esigere un sessantesimo per Aharòn, un decimo per i Leviti ed un altro decimo per i poveri. La donna, a questo punto, vendette il campo e comprò delle pecore. Venne Aharòn e pretese la decima del bestiame, i primi biocchi di lana e tutti i primogeniti; volle allora macellarle tutte, ma venne ancora Aharòn e pretese le zampe anteriori, le guance e le interiora. Così fu che la donna, disperata, donò tutto al Santuario!” Ora, è evidente che tutto questo discorso è demagogico: noi sappiamo che qualunque legge non può tenere conto di casi singoli. Il vero motivo di Qòrach era l’invidia di una posizione preminente, cosa per la quale era pronto a calpestare quanto c’è di più sacro. Lui sapeva, come chiunque altro, che la Torà non è la legge di Moshè, ma quella di Ha-Qadòsh Barùkh Hu’, e quindi la sua presa in giro era contro Ha-Qadòsh Barùkh Hu’. Anche questa è una costante nella storia: chi soffre di sfrenata voglia di comandare calpesta anche l’autorità divina. Invece la concezione ebraica è, ed è sempre stata, che il comando è un onere più che un onore: chi si trova a essere investito di un incarico deve farlo con senso di responsabilità e di servizio, non con superiorità ed albagìa.


Sergio
Della Pergola,
Università Ebraica
di Gerusalemme


Sergio Della Pergola
Ieri alla grande Conferenza Tomorrow del Presidente Shimon Peres al Palazzo dei Congressi a Gerusalemme è stato chiesto a un gruppo di esperti di diversi paesi di indicare i tre problemi principali  all'ordine del giorno del popolo ebraico. Attorno al tavolo, anche due membri del Parlamento italiano, l'onorevole Fiamma Nirenstein e l'onorevole Emanuele Fiano. Queste le mie tre proposte:
1) Va fissato definitivamente il carattere di Israele come Stato democratico del popolo ebraico. Oggi, inequivocabilmente dimostrata dagli ultimi dati, vediamo la quotidiana erosione della maggioranza ebraica sia nello Stato d'Israele, sia sull'intero territorio dalla costa del Mediterraneo al fiume Giordano. La causa è il più alto accrescimento degli abitanti arabi, cittadini o non cittadini di Israele, assieme all'afflusso costante di lavoratori stranieri e di rifugiati politici da paesi meno sviluppati. Di fronte a queste tendenze – inevitabilmente destinate a continuare in questo e nel prossimo decennio – al prezzo di dolorose rinunce, è necessario stabilire i confini politici dello Stato d'Israele su un territorio con una chiara e stabile maggioranza ebraica. Israele deve anche tutelare i diritti di ogni cittadino senza distinzione di religione o etnia, come prescritto nella Dichiarazione d'Indipendenza. Vanno sviluppati programmi a sostegno della famiglia ebraica e dei nuovi immigranti per favorire la crescita della popolazione ebraica in Israele e per lo meno mantenere la sua stabilità nella Diaspora.
2) Va creato un nuovo sistema di governance rappresentativa degli interessi del popolo ebraico a livello mondiale. Nella congerie di organizazioni nazionali, continentali e mondiali che si auto-proclamano rappresentanti del collettivo ebraico, nessuna si basa sul voto diretto delle persone. Necessita un nuovo foro di consultazione dei rappresentanti di Israele e di tutte le comunità del mondo, con le dovute correzioni per evitare lo stradominio di Israele e degli Stati Uniti. Questo organismo – la Tavola Peres per il Popolo Ebraico – va stabilito sotto l'egida della Presidenza dello Stato d'Israele. Dovrebbe potere consultivo obbligatorio su tutte le questioni relative ai rapporti fra Israele e la Diaspora. È essenziale che questa Tavola raccolga non solamente i soliti dirigenti e professionisti istituzionali, ma anche gli esponenti di tutte le correnti ideologiche dell'ebraismo, del mondo della cultura e dell'economia.
3) Va cambiato il sistema elettorale in Israele – madre e padre di tutte le piaghe che indeboliscono la società israeliana e il rapporto fra Israele e gli ebrei nel mondo. L'attuale metodo, proporzionale puro, a collegio unico nazionale, senza voto di preferenza, con una soglia di ammissione minima del 2 per cento, è un anacronismo su scala mondiale. Esso crea una Knesset non governabile e non rappresentativa e incoraggia ogni ricatto possibile nella formazione della coalizione governativa israeliana. Questa determina in larga misura l'identità politica, culturale e religiosa del paese e i suoi rapporti con gli ebrei nel mondo, con conseguenze deleterie. Il numero di partiti politici rappresentati in parlamento va grandemente ridotto con l'aumento della soglia di ammissione al 4 per cento e l'elezione di metà dei deputati (60 su 120) in altrettanti distretti elettorali, mentre l'altra metà sarà sempre eletta in collegio unico nazionale. La conseguente inevitabile fusione o scomparsa di molti partiti minori creerà un sistema politico migliore, più rappresentativo e governabile, a vantaggio di Israele e del popolo ebraico.

davar
Maturità 2012 - Traccia sulla Shoah, opinioni a confronto
Un primo riscontro positivo viene dai numeri. Da quel 4,7% di studenti che, alle prese con gli esami di maturità, per la prova d'italiano che ha aperto ieri mattina la sessione degli scritti si è orientato sulla traccia B, quella in cui è richiesto un approfondimento sulla 'scientificità' della soluzione finale nazista ai danni del popolo ebraico. Un dato solo apparentemente basso perché, se comparato alla media delle preferenze accordate nel passato ai temi ad argomento storico (appena l'1%), risulta invece molto significativo tanto che lo stesso Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, in un comunicato emesso nel pomeriggio, parla di risultato “particolarmente rilevante”. Numerose le reazioni. In campo ebraico e non solo. Soddisfazione, in una nota inviata alle agenzie di stampa, è stata espressa dal presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna. “Riflettere sul nesso di causalità che vi fu tra ideologia della morte e sua concreta applicazione – ha spiegato – è una grande opportunità che il Ministero ha voluto oggi offrire a quasi 500mila studenti italiani. Una lezione di portata universale perché, a partire dal dramma di un popolo e di tutte le altre realtà vittime del nazifascismo, si rafforzi nelle nuove generazioni la consapevolezza dell’impegno democratico per un futuro di autentica amicizia e fratellanza tra tutti i popoli del mondo”. Per Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica di Roma, si tratta di una scelta 'importante' e 'coraggiosa' che serve misurare “cosa esattamente pensano gli studenti italiani su questo tema in un momento molto difficile per l’Europa tutta con l'emergere di pulsioni nazionalistiche, xenofobe, fasciste e negazioniste”. Dal leader degli ebrei capitolini è arrivata anche una proposta operativa: far esaminare i vari elaborati a una commissione di esperti così da capire “come in questi anni è passato il messaggio sulla Shoah”. Reazioni anche dal rabbinato: “Mi sembra molto importante – dice tra gli altri il rabbino capo di Roma rav Riccardo Di Segni – che per proporre una riflessione su un tema così drammatico sia stato scelto un brano che mette in evidenza alcuni degli aspetti più allucinanti dello sterminio nazista come la programmazione, il cinismo, la burocrazia, il carrierismo, la banalità”. Visto da questa speciale prospettiva, afferma infatti il rav, “la storia della Shoah è ancora di più una lezione per il presente e un banco di prova per la maturità”. Di traccia coraggiosa parla lo storico Marcello Pezzetti, direttore scientifico del Museo della Shoah. “Questo titolo – dice – mi ha fatto un piacere umano ma anche e soprattutto scientifico. È un grande segno di maturità che viene dalla scuola. Il ministro sta dimostrando che il mondo scolastico ha una posizione avanzata su questo tema rispetto al resto della società”. Non mancano però considerazioni di taglio differente. In un'intervista rilasciata al giornale online Linkiesta lo storico sociale delle idee David Bidussa ammonisce infatti contro il rischio banalizzazione. “Leggendo l'estratto di Hannah Arendt – spiega – si deduce un certo modo di vedere il genocidio. Appare come un fatto deciso da alcune persone che, riunite insieme, scelgono di perpetrare lo sterminio e la cosa poi si realizza come conseguenza quasi burocratico-amministrativa”. Ma non è così, gli chiede il giornalista? “Di fatto sì, ma c'è un punto che non può essere trascurato. Quel momento, che c'è stato, è solo l'attimo finale di un processo. La decisione vera era avvenuta prima in una società complessa e complicata nella quale si vede sparire il vicino e il conquilino senza che la cosa costituisca un problema. È qui che si decide il genocidio”.

a.stwitter @asmulevichmoked

Consiglio Ucei - Pagine Ebraiche di luglio
offre al lettore un quadro aggiornato
Il numero di luglio del giornale dell'ebraismo italiano Pagine Ebraiche, che va in stampa stamane e sarà distribuito da domani, riporta un quadro aggiornato della composizione del nuovo Consiglio dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane uscito dalle votazioni e dalle designazioni dello scorso 10 giugno.
Nell'ambito dei diversi servizi dedicati all'argomento il giornale rivolge la seguente avvertenza al lettore:
"Queste pagine offrono un quadro aggiornato al momento di andare in stampa (21 giugno 2012). La complessità della struttura dell’assise dell’ebraismo italiano fa sì che l’iter di alcuni ricorsi attualmente pendenti e le relative verifiche si concluderanno solo nelle prossime settimane. Gli effetti delle decisioni della Commissione elettorale centrale, del Consiglio stesso ed eventualmente dei Collegio Probiviri potrebbero quindi variare in qualche misura la composizione del Consiglio. Il suggerimento ai lettori è quello di consultare quanto pubblicato quotidianamente dal Portale dell’ebraismo italiano www.moked.it e queste stesse pagine in versione elettronica, facilmente sfogliabile su web (www.paginebraiche.it), nell’applicazione facebook e su tablet (Apple e Android). La redazione le terrà costantemente aggiornate"
Ieri sono intanto scaduti i termini per la presentazione dei ricorsi. A quello relativo all'attribuzione del seggio di competenza della Comunità di Trieste, su cui si è già pronunciata la Commissione elettorale centrale sulla base di una verifica e di nuovo conteggio delle schede votate, si sono aggiunti altri tre ricorsi, attualmente pendenti, tutti relativi alla definizione dei principi e dei requisiti di eleggibilità e nominabilità.

ECJC - L’impegno dei leader per l’Europa del futuro
“Riconoscendo l’esistenza di valori comuni condivisi, come solidarietà tra le varie organizzazioni e comunità ebraiche, responsabilità, democrazia, trasparenza e reciproca accettazione (…) ci impegniamo a promuovere questi valori, a rafforzare la cooperazione, e la comunicazione, a favorire la formazione di nuovi leader, a lavorare per una cittadinanza europea impegnata e consapevole, a rimanere aperti alle organizzazioni che si riconoscono in questi principi”. Questa l’essenza della Dichiarazione di Barcellona, il documento che ha rappresentato il cuore del Meetings of Presidents organizzato negli scorsi giorni nel capoluogo catalano dall’European Council of Jewish Communities e dall’American Joint Distribution Committee. Un’occasione di confronto su tanti temi legati alla gestione delle Comunità ebraiche europee, per condividere problemi, soluzioni, proposte per il futuro. Accolti nella splendida cornice di Palacio de la Generalitat la residenza del presidente della Catalogna Artur Mas, i leader ebraici hanno in seguito avuto occasione di partecipare a vari incontri dedicati a temi specifici (dal ruolo di donne e giovani nella politica comunitaria al calo demografico, dalla solidarietà in tempo di crisi al fund raising), ma anche di lavorare ad alcuni passaggi formali fondamentali in un’organizzazione che si propone di fare della trasparenza uno dei requisiti imprescindibili della sua attività, come l’approvazione del bilancio. E poi naturalmente Barcellona ha offerto l’opportunità di stare insieme, di condividere l’atmosfera di Shabbat, di raccontarsi le esperienze dei vari paesi di provenienza.
“Penso che il fatto che tante organizzazioni e comunità ebraiche differenti si ritrovino a lavorare condividendo una piattaforma di rispetto reciproco, trasparenza e collaborazione rappresenti un segnale molto positivo e importante” il commento di Simone Mortara, delegato ECJC dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e membro del Consiglio direttivo.
Uno dei punti chiave trattati a Barcellona è stato quello dell’innovazione delle attività per le comunità, e delle ricette per riuscire ad aumentare la partecipazione delle persone. A questo proposito, Diego Ornique, direttore del JDC per Ungheria, Bulgaria e paesi dell’Ex Jugoslavia, ha sottolineato come molti modelli vincenti siano arrivati non dall’interno delle Comunità stesse, ma si siano sviluppati nell’ambito di progetti specifici spesso sostenuti da fondazioni, come il Limmud e ha invitato quindi le Comunità a ripensare il proprio modo di agire, non più dettando l’agenda delle attività, ma raccogliendo gli spunti dei tanti soggetti attorno ad esse.
Per la delegazione italiana, hanno partecipato anche il consigliere UCEI Claudia De Benedetti, intervenuta nel panel sulla leadership al femminile, Arturo Tedeschi, che ha ricevuto la presidenza della commissione per l’educazione, il presidente della Comunità ebraica di Parma Giorgio Yehuda Giavarini, Cobi Benatoff, neoeletto consigliere UCEI, già presidente dell’ECJC, che è stato protagonista del European Jewish Leadership Awards 2012 insieme al presidente del Congresso ebraico Moshe Kantor e al direttore del JDC in Europa e America Latina Alberto Senderey.
Presentato anche il nuovo logo per l’ECJC: vincitore del concorso lanciato alcuni mesi fa il giovane greco Eric Kouni, capace di richiamare nella sua proposta la stella di David al pari delle stelle europee che tradizionalmente simboleggiano gli Stati membri. Un bell’auspicio per l’Europa del futuro.

Rossella Tercatin -  twitter @rtercatinmoked

Qui Milano - JOB, un aiuto a chi cerca lavoro
Si può dire che il mondo del lavoro sia una grande metafora, in cui le situazioni della vita sono il modello delle sue strutture. Questo è emerso ieri sera a Milano, alla Scuola della Comunità ebraica, alla presentazione con aperitivo di Job, l’agenzia di intermediazione al lavoro autorizzata dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e promossa dalla stessa Comunità, che è nata dall’impegno di Daniel Fishman, consulente di comunicazione e suo coordinatore insieme a Miriam Levi, esperta di recruiting, e Dalia Fano, responsabile dei servizi sociali della Comunità. “Un’iniziativa che in Consiglio abbiamo sostenuto con entusiasmo perché percepiamo i bisogni più vivi dei nostri iscritti: in questi due anni abbiamo cercato di uscire dallo schema dei semplici aiuti alle famiglie, cercando di essere più propositivi”, ha detto in apertura di serata l’assessore uscente ai Servizi Sociali della Comunità Claudio Gabbai. La Comunità ebraica “è un acquario all’interno del quale tanti pesci diversi navigano insieme: qualcosa di buono può sicuramente venire fuori”, ha spiegato Daniel Fishman, illustrando i due obiettivi principali di Job: non solo creare una rete all’interno della Comunità per mettere in contatto persone che non si conoscono e dare vita a nuovi rapporti lavorativi, ma anche organizzare incontri di preparazione con lo scopo di aiutare i candidati a presentare al meglio ciò che hanno da offrire e valutare ciò che viene loro offerto. Perché cercare un lavoro vuol dire “essere il capo progetto della vendita delle proprie competenze: il primo passo è conoscere se stessi e porsi degli obiettivi che siano coerenti”, ha chiarito nel suo intervento Fausto Fantini, Career Management Fellow, specificando che “quello che dobbiamo vendere è il nostro vantaggio competitivo, la caratteristica che ci rende unici, smettendo di ancorarci al curriculum, nient’altro che un necrologio, un elenco di ciò che abbiamo fatto nel passato, ma concentrandoci su quello che siamo diventati e che abbiamo da offrire”. E lo ha confermato anche Giorgio Del Mare, amministratore delegato di Methodos: “In particolare dobbiamo mettere in risalto i tratti della nostra leadership, perché in un momento in cui il posto fisso non esiste più e si cambia spesso, nelle aziende c’è bisogno di locomotive, non di vagoni”. E riprendendo questo punto, Roberto Maconi, amministratore delegato di Herbrooks, ha specificato che “bisogna essere leader 'accesi', non 'spenti', e cioè non limitarsi a svolgere il proprio compito in modo asettico, ma cercare di coinvolgere e stimolare il più possibile quelli che ci stanno intorno, perché la crisi di oggi porta le aziende a ricercare figure non solo competenti, ma anche con doti caratteriali e relazionali”. Ma non stiamo parlando solo di grandi manager. Andrea Serpi, dell’area orientamento dell AEI, cooperativa Accoglienza e Integrazione, nel suo intervento ha spiegato come la lotta e la competizione che sono aumentate negli ultimi anni abbiano spinto le società a un incremento della qualità e quindi della professionalità di tutti i lavoratori, anche quelli che non puntano per forza al top. Ecco perché si stanno moltiplicando gli interventi di coaching e di counceling anche nei gradini più bassi delle aziende. Ed ecco perché, per trovare lavoro, è necessario essere sempre più aggiornati e preparati. Per farlo, è possibile rivolgersi a enti come l’Agenzia per la formazione, l’orientamento e il lavoro della Provincia di Milano, che ha uno dei suoi edifici proprio in via Soderini, nel quartiere della Scuola ebraica, ed era rappresentata ieri sera dalla responsabile del Polo Orientamento Daniela Ferrari. “La Provincia di Milano offre corsi di formazione e aiuto nell’orientamento, avvalendosi anche di tecnologie che permettono di simulare più e più volte i colloqui di selezione per essere pronti al massimo: anche l’allenamento è importante e ripetere più è più volte la partita aiuta ad arrivare più preparati all’incontro decisivo”, ha detto. Insomma, per trovare lavoro bisogna essere duttili e svegli. Secondo Franco Fantini il paradigma del futuro è il surfista, capace di cavalcare l’onda giusta e di abbandonarla per saltare su un’altra quando questa cala.  A conclusione della serata l’intervento di Alfonso Sassun, Segretario Generale della Comunità ebraica di Milano, che ha illustrato come la Torah si ponga in relazione al mondo del lavoro: ha fatto notare come già al suo interno fosse evidente la necessità di tutelare il lavoratore, che viene sempre paragonato al povero, in modo tale che il datore di lavoro sia sempre stimolato, seguendo gli insegnamenti della Torah, a non sfruttarlo e a pagarlo sempre per tempo. Un vero peccato che ieri sera fra il pubblico ci fossero pochissimi giovani e che ancor meno si siano trattenuti fino alla fine. In fondo, sono loro che dovrebbero essere più preoccupati di informarsi su come trovare un lavoro, dal momento che con l’attuale scarsità di posti fissi e l’aumento dell’età della pensione saranno costretti in futuro a cambiarne un bel po’. Già perse tutte le speranze? Svogliati? Oppure semplicemente spaventati da questo mondo di pesci, venditori di competenze, necrologi, locomotive, allenamenti e surfisti? 

Francesca Matalon - 
twitter @MatalonF 

Terremoto - Un contributo alla ricostruzione
Prosegue la raccolta fondi in soccorso alle popolazioni colpite dal terremoto. Per chi volesse offrire il suo contributo, specificando nella causale “Terremoto 2012″, ecco i dati bancari (codice Iban) delle quattro Comunità ebraiche colpite:




Comunità ebraica di Ferrara: IT09F0615513000000000022715

Comunità ebraica di Mantova: IT19O0503411501000000022100

Comunità ebraica di Modena: IT55W0200812925000102122135

Comunità ebraica di Parma: IT82B0693065940000000001687

In attesa di definizione anche il progetto di ricostruzione che verrà finanziato dalla raccolta lanciata dall’UCEI che vi ha contribuito con una quota dei fondi dell’Otto per Mille.
Chi desidera partecipare può farlo versando il proprio contributo al conto corrente bancario intestato all’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, IBAN IT40V0200805189000400024817 causale Terremoto Emilia; oppure sul conto corrente postale intestato all’Unione Comunita Ebraiche Italiane numero 45169000 sempre specificando la causale Terremoto Emilia.

Cesare Pavoncello (1960-2012)
Centinaia le persone, giovani e meno giovani, vecchi compagni di squadra, parenti e amici che ieri sera, al Tempio Maggiore di Roma, hanno commemorato Cesare Pavoncello, storica figura dello sport ebraico in Italia tragicamente scomparsa alcuni giorni fa nel corso di una partita di calcetto. “Indimenticato e indimenticabile capitano di mille battaglie con il Maccabi – lo ricorda il presidente del Maccabi Italia e consigliere UCEI Vittorio Pavoncello – maestro di decine e decine di giovani calciatori, sempre nel Maccabi. Ancora nel fiore degli anni, aveva avuto la gioia, poche settimane fa, di sposare la figlia Ylenia al Tempio Maggiore. Tutta la Comunità ebraica di Roma lo piange, un uomo buono, sempre col sorriso, amico di tutti”.

pilpul
Esami di maturità
Ho sempre avuto seri dubbi sull’utilità dell’esame di maturità. Oltre al fatto che non penso che riesca a dimostrare veramente la preparazione e la capacità degli alunni durante il loro percorso scolastico, ritengo che un po’ come tutto il sistema italiano, finisca per rendere una tappa importante come la fine del liceo, inutilmente stressante per gli studenti che si trovino a viverla. La conclusione di un percorso di studi dovrebbe stimolare la curiosità dei ragazzi ad approfondire argomenti che hanno invogliato lo studente ad appassionarsi allo studio di una determinata materia, o invece ad affrontare tematiche complesse che gli permettano di ragionare sul proprio ruolo nella società. Per questo, per quanto mi riguarda, l’esame di maturità sarebbe potuto finire ieri con la prima prova. Gli argomenti scelti hanno permesso agli studenti di riflettere su tematiche interessanti e formative come il bene comune, la crisi dei giovani, la responsabilità della scienza e della tecnologia, fino ad arrivare alla Shoah. Un tema particolarmente importante quest’ultimo con la speranza che serva come monito alla scuola italiana che la strada da percorrere sull’argomento è ancora molta.

Daniel Funaro, studente -
twitter @danielfunaro

notizieflash   rassegna stampa
Salvi grazie a una carta di identità falsa
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È stata una carta d’identità falsa, rilasciata da un addetto all’Anagrafe del Comune di Borgo San Lorenzo, Antonio Gigli, a salvare la vita ai componenti della famiglia Spiegel durante la persecuzione razzista. La vicenda è riemersa grazie alla testimonianza di Renato Spiegel che ha scritto al sindaco di Borgo Giovanni Bettarini per riuscire a incontrare e conoscere di persona i discendenti del Gigli. Dopo una lunga e accurata ricerca è stato possibile ricostruire la vicenda e di recente Renato Spiegel, la moglie Yaffa e la sorella Dinah, che vivono a Gerusalemme, hanno fatto visita in Comune per incontrare il sindaco Bettarini. Grazie alla ricostruzione dei fatti e alla testimonianza diretta di uno dei figli di Antonio Gigli, Paolo, i fratelli Spiegel hanno ottenuto dal Governo italiano il riconoscimento dello status di perseguitati razziali.





 
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