se non visualizzi correttamente questo messaggio, fai click qui

  27 giugno 2012 - 7 Tamuz 5772
l'Unione informa
ucei 
moked è il portale dell'ebraismo italiano
alef/tav
linea
david sciunnach
David
Sciunnach,
rabbino 


“La darete al sacerdote Elazàr…” (Bemidbàr 19, 3) Ci si domanda per quale motivo il precetto della parà adumà – vacca rossa, non sia stato eseguito da Aròn nel deserto. Rabbì Shlomò Izhaki, conosciuto con il suo acronimo come Rashì, spiega nel suo commento alla Torah a nome di Rabbì Moshè ha-Darshan: Questo precetto non poteva essere messo in pratica da Aròn perché Aròn è colui che materialmente aveva fatto il vitello d’oro. Pertanto visto che la vacca rossa fungeva da espiazione per il peccato del vitello d’oro, non è opportuno che tale espiazione venisse svolta dall’artefice stesso del vitello d’oro. Secondo il principio che:“l’accusatore non può divenire difensore”.

 Davide 
Assael,
ricercatore



davide Assael
Così, è giunta anche la sparata antisemita di Beppe Grillo. Sergio Della Pergola la presagiva in un articolo su “Pagine Ebraiche” di un paio di mesi fa. Non dico anti-israeliana di proposito, per tutte le ragioni che sappiamo, a cominciare dai medesimi stereotipi che vengono applicati con incredibile precisione agli occhi degli ebrei, senza alcun nesso agli occhi di altri. In ogni caso, lasciando perdere la sensibilità dell’Occidente nei confronti della psicologia ebraica, perlomeno Grillo avrebbe potuto dimostrare empatia nei confronti delle persone, molte delle quali giovanissime, massacrate nell’estate 2009. Forse sua moglie manca da un po’ dal Pease d’origine ed i suoi amici e parenti iraniani erano troppo intenti a guardare alla televisione le vicende israelo-palestinesi, piuttosto che volgere lo sguardo fuori dalla propria finestra. E meno male che Grillo rivendicava di aver occupato in Italia il posto che in altri Paesi è riempito dai fascisti. Troppo occupato, forse.

davar
Olimpiadi - Il Coni ricorderà le vittime di Monaco '72
Sono molto soddisfatto e orgoglioso di essere rappresentato da persone come il presidente Petrucci. È una lettera bellissima che esprime vicinanza, condivisione di ideali, spirito olimpico e sono pronto a mettermi a disposizione”. Vittorio Pavoncello, consigliere dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e presidente del Maccabi Italia, commenta così la lettera di risposta appena inviatagli dal presidente del Coni Gianni Petrucci a proposito della sua richiesta di impegno da parte dello sport italiano affinché, alle prossime Olimpiadi di Londra, siano ricordate in forma solenne le undici vittime israeliane cadute sotto il fuoco del terrorismo palestinese ai Giochi di Monaco. Una richiesta che è stata immediatamente accolta con la speranza, a partire da quei tragici fatti, dalla condivisione di un crimine che deve essere necessariamente avvertito come tale da tutta l'umanità senza confini di nazionalità, cultura e religione, di scrivere assieme nuove pagine “di sport e di pace”. “Caro presidente Pavoncello – scrive Petrucci – ricordare e commemorare gli undici membri israeliani della famiglia olimpica che persero la vita a seguito dell'attacco terroristico al Villaggio Olimpico di Monaco '72 è un dovere dello sport italiano che sarà a Londra a difendere il tricolore ma anche i valori universali degli ideali olimpici”. Il 6 agosto la delegazione azzurra sarà così presente alla cerimonia ufficiale organizzata dal Comitato israeliano al Guildhall, prestigiosa sede di rappresentanza della municipalità londinese, alla presenza tra gli altri del presidente del CIO Jacques Rogge. È poi in fase di definizione un ulteriore omaggio in forma 'privata'. Le ipotesi sono due: accompagnare una rappresentanza di atleti, tecnici e dirigenti alla sinagoga di Londra oppure far visita, negli uffici del Villaggio Olimpico, ai compagni d'avventura a cinque cerchi della federazione israeliana.

Qui Gerusalemme - Identità, coraggio, partecipazione
Al via il grande convegno dedicato agli Italkim
Molti autorevoli contributi al convegno Italia in Israele che si è aperto questa mattina al Centro Culturale di Mishkenot Sha’ananim a Gerusalemme. L'evento, nato da un’idea della Hevrat Yehudé Italia in collaborazione con l’Ambasciata d’Italia in Israele, l’Istituto Italiano di Cultura di Tel Aviv, Mishkenot Sha’ananim e con la partecipazione della Regione Puglia, si prefigge di fare una mappatura degli italkim, la comunità degli italiani di Israele, e di analizzare il loro apporto in più campi alla crescita e al benessere della collettività isreliana. Vuol essere anche un caloroso 'lehitrahot', un arrivederci, all'ambasciatore Luigi Mattiolo la cui missione volgerà al termine entro poche settimane. È stato proprio il diplomatico, unitamente al direttore di Mishkenot Sha'ananim Uri Dromi, al direttore dell'Istituto Italiano di Cultura Carmela Callea e al responsabile alla cultura della Hevrat Yehudè Italia Cecilia Nizza, ad aprire i lavori con un indirizzo di saluto in cui ha ribadito l'indissolubile rapporto di amicizia e collaborazione esistente tra Italia e Israele. Un tema cui è inoltre dedicata la mostra fotografica sui rapporti istituzionali tra i due paesi che ha accolto i numerosi ospiti accorsi. Tra il pubblico il console generale d'Italia Giampaolo Cantini, il presidente della Hevrat Yehudè Italia Eliahu Benzimra, il presidente del Comites Beniamino Lazar e il presidente dell'Irgun Olè Italia Vito Anav.
Un primo profilo sulla complessa e articolata realtà degli italkim è stato tracciato dal demografo Sergio Della Pergola che, nella prima sessione presieduta del professor Dromi, ha analizzato alcune specificità storico-identitarie di questa comunità. Nel suo intervento, intitolato 'Chi sono gli italkim? La via italiana al Sionismo', si è partiti dai flussi migratori di inizio Novecento per arrivare ai giorni nostri. Di grande interesse un dato emerso con le ultime rilevazioni statistiche: per il 2012, qualora il trend fosse confermato anche nei mesi estivi, l'alyah dall'Italia risulterebbe raddoppiata rispetto al recente passato. “Le cause – ha spiegato il professore – sono soprattutto due: disagio economico e disagio politico. Per molti nuovi immigrati la sfida sarà adesso quella di trovare collocazione in un contesto professionale differente da quello originario con la disponibilità a cambiare, anche radicalmente, le proprie abitudini lavorative”. A seguire proiezione dell'intervista fatta dalla  RAI a Martino Godelli, pioniere del sionismo socialista italiano, e presentazione del volume Italia-Israele: gli ultimi 150 anni a cura della Fondazione Corriere della Sera che racchiude gli atti dell'omonimo convegno organizzato a Gerusalemme in occasione delle celebrazioni per il Centocinquantenario di unità nazionale. L'opera è stata introdotta da Simonetta Della Seta, consigliere per gli affari culturali dell'Ambasciata d'Italia.
Ancora prospettive storiche nella successiva sessione intitolata 'Dalla sfida di Enzo Sereni ad oggi: la storia e le idee' e presieduta dal presidente di RCS libri Paolo Mieli. A soffermarsi sull'originalità ideale delle prime aliyot italiane, con particolare riferimento alla propria esperienza biografica di giovane ebreo romano fortemente coinvolto nei movimenti sionistici
attivi nel dopoguerra, l'ex ambasciatore di Israele a Bruxelles Sergio Minerbi. “Sebbene scarsa di numero – ha spiegato – l'immigrazione dall'Italia ha rappresentato un momento molto importante e significativo nella storia di Israele. Tanti i fattori che hanno contribuito a questo fenomeno: le circostanze eccezionali esistenti dopo l’occupazione nazista, le deportazioni di numerosi ebrei italiani, e infine la Liberazione con la magnifica avventura dell’Aliyah Beit”. Un flusso, come precedentemente evidenziato da Sergio Della Pergola, che non cessa ma anzi aumenta gradualmente di unità anno dopo anno. Ai nuovi aspiranti cittadini di Israele Minerbi rivolge un appello: “Israele è un paese che presenta grandi opportunità, soprattutto per chi ha un solido background di studi e in Italia non riesce a trovare soddisfazione. È un paese che ha bisogno di medici, tecnici e fisici. È il livello scientifico che fa la differenza”. Hanno completato la seconda sessione mattutina gli interventi del professor Mario Toscano, che ha fatto il punto sui documenti e sulle memorie dell'immigrazione clandestina dall'Italia, un capitolo ricco di spunti e storie straordinarie ancora non del tutto conosciuto, e del biblista Alexander Rofè, che ha illustrato le diversità ideologiche di alcune grandi personalità dell'ebraismo italiano dello scorso secolo.
I lavori riprenderanno al pomeriggio con due differenti panel: il primo, intitolato 'Inventori di correnti accademiche', sarà presieduto da Manuela Consonni dell'Università ebraica di Gerusalemme e vedrà la partecipazione di Shlomo Avineri (La natura intellettuale degli italkim), Alfredo Mordechai Rabello (Il contributo dei giuristi italkim alla via giuridica del nuovo Stato di Israele) e Lia Romanin Jacur Addadi (Il contributo nella medicina e nelle scienze sperimentali). A seguire tavola rotonda sulle esperienze professionali degli italkim nelle scienze condotta dal giornalista Claudio Pagliara, corrispondente RAI per il Medio Oriente, e con protagonisti Francesca Levi Schaffer, Marina Finzi Norsi, Angelo Colorni e Aaron Fait. Concluderà questa densissima prima giornata di convegno un concerto del Gruppo Musicale di Pizzica Kalàscima.

a.s - twitter @asmulevichmoked

Qui Firenze - Uno spazio digitale per il confronto
Un luogo digitale per confrontarsi sui problemi, gli orizzonti e le sfide della Comunità. Uno spazio dinamico dove proporre e condividere suggerimenti. È online il nuovo Forum della Comunità ebraica di Firenze (firenzebraica.italiaforum.net). Moderato dal segretario Emanuele Viterbo, dal consigliere Daniele Coen e dall'esperto di marketing e tecnologie Giuseppe Burschtein, propone agli internauti vari percorsi tematici da sviluppare attraverso il confronto: dalla vita sociale a quella religiosa, dalla Kasherut alla prossima Giornata Europea della Cultura Ebraica. Un'attenzione particolare è poi rivolta all'appuntamento elettorale che in ottobre porterà gli ebrei fiorentini ad esprimersi sul rinnovo del Consiglio comunitario. Al centro del dibattito idee, suggerimenti e candidature con un'apposita commissione che è già al lavoro per stimolare la partecipazione degli iscritti. In questo senso, spiegano gli admin, “il Forum può essere una straordinaria opportunità per scambiarci qualche riflessione”.

Israele - Colazione sotto i razzi
Il problema con le notizie è che se tu le cerchi loro vengono a cercare te. "Se vuoi far ridere Dio raccontagli i tuoi piani" - e i miei erano di stare tranquilla l'ultimo weekend in Israele. Siamo stati in Eretz un mese ed è stato pieno di famiglia, amici, mare, piscina e soprattutto bel tempo e spina completamente staccata. I bimbi sono ospiti dalla cuginetta nel kibbutz, io ordino qualche film alla tv e comincia il mio weekend preferito al sole: pancia schiena, schiena pancia. Mi sveglierò alle 10, colazione e piscina. Meglio di così? Il telefono squilla, è mia sorella, dice che i razzi continuano a cadere uno dietro l'altro. Non fa in tempo a uscire dalla camera blindata che deve già rientrare. Dice che tenere quattro bambini in una stanza di sei metri quadrati non è comodo e che l'alito di quattro creature di prima mattina, oltre alla responsabilità di doverli tenere a bada in una situazione così difficile, è troppo anche per lei.
Metto giù il telefono e penso come fare a ridurre il rischio e il livello di stress di tutti quanti. Ma sì, allontaniamoci dalla zona. Tutti a Tel Aviv! Al Museo d'Arte fanno due spettacoli teatrali per bambini. Andiamo lì. Mi preparo e usciamo subito. Guardo l'ora... sono le sette. Nel kibbutz non posso davvero lasciarli visto che arriva un razzo Qassam ogni 6 minuti. Nel villaggio neppure visto che i razzi arrivano "soltanto" ogni mezzora ma non tutte le case sono dotate di camera blindata. I dilemmi di prima mattina in vacanza... casa dolce casa!

Avivit Hagby

Terremoto - Un aiuto a chi soffre
Prosegue la raccolta fondi in soccorso alle popolazioni colpite dal terremoto. Per chi volesse offrire il suo contributo, specificando nella causale “Terremoto 2012, ecco i dati bancari (codice Iban) delle quattro Comunità ebraiche colpite:




Comunità ebraica di Ferrara: IT09F0615513000000000022715
Comunità ebraica di Mantova: IT19O0503411501000000022100
Comunità ebraica di Modena: IT55W0200812925000102122135
Comunità ebraica di Parma: IT82B0693065940000000001687

In attesa di definizione anche il progetto di ricostruzione che verrà finanziato dalla raccolta lanciata dall’UCEI che vi ha contribuito con una quota dei fondi dell’Otto per Mille.
Chi desidera partecipare può farlo versando il proprio contributo al conto corrente bancario intestato all’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, IBAN IT40V0200805189000400024817 causale Terremoto Emilia; oppure sul conto corrente postale intestato all’Unione Comunita Ebraiche Italiane numero 45169000 sempre specificando la causale Terremoto Emilia.

Qui Casale - L'ultima preghiera di Salomone Rossi
Le suggestioni nella musica come un po' in tutta l'arte non stanno solo nelle note ma in quello che hanno significato per l'autore, nel contesto in cui sono state realizzate, in quello in cui vengono mostrate al pubblico. Per un appassionato c'è davvero da andare in sollucchero pensando all'esibizione del Ensemble Ricercar, formato da Marco Pesce – violino, Erika Patrucco – violoncello e Giulio Castagnoli – clavicembalo che ha accompagnato il soprano Paola Roggero alla sinagoga di Casale. Un concerto che ha sfidato la Nazionale di calcio portando centinaia di appassionati ad ascoltare melodie antiche molto pertinenti con il luogo. Qui si gioca in casa in tutti i sensi: a cominciare dagli esecutori, visto che l'ensemble è formato da musicisti che lavorano abitualmente con la Comunità ebraica di Casale, in primis proprio Castagnoli, promotore della rassegna dal titolo Da Salomone Rossi a Schoenberg che in cinque appuntamenti ha fatto ascoltare un'ampia selezione di compositori “classici” con comuni radici ebraiche (e talvolta anche frequentazioni monferrine). Tra le tante chicche in cartellone è arrivata una serata dedicata proprio a Salomone Rossi, tra i più celebri allievi di Claudio Monteverdi ed egli stesso musicista alla corte dei Gonzaga, il che rende probabile anche la sua presenza a Casale ai primi del '600. Del resto nel programma è inserita una sonata chiamata appunto la “Casalesca”.
Salomone Rossi era ebreo. Anche se nella Mantova di allora godeva di diritti più estesi rispetto al resto d'Italia, è bello pensare come il Rinascimento Italiano di allora abbia regalato ad artisti differenti per estrazione e provenienza la stessa gioia di creare nell'esaltazione della bellezza umana. Questo traspare nella musica di Salomone, nelle danze e nei madrigali che hanno indubbiamente l'impronta monteverdiana.È però commovente il cambiamento nelle sue note, dopo che la vita lo ha portato a sopravvivere alla distruzione del suo mondo per opera di lanzichenecchi e peste. La toccante preghiera Ha-shirim asher li-Shlomo scritta nel 1622 in quel luogo magico che è il ghetto di Venezia con cui il gruppo ha deciso di chiudere il concerto (e riproporla come bis) con il pubblico ebraico in piedi in segno di fede.
Al di là di una esecuzione impeccabile quanto deliziosa nella armonia formale, la serata rimarrà negli annali della musica casalese proprio per la riscoperta della musica di questo “Hebreo mantovano” e del mondo che ne è connesso: in un florilegio di madrigali, sinfonie e di deliziosi interludi canori.
Anche il brano di Vivaldi: l'inedita Sonata in Re Maggiore (suonata con i manoscritti sul leggio), ha una storia ebraica che si connette con Casale: proviene infatti dal fondo Foà-Giordano della Biblioteca Nazionale di Torino che fu donato all’inizio del secolo scorso alla Biblioteca Nazionale di Torino per ricordare i loro bambini scomparsi in tenera età da due famiglie ebraiche casalesi, che l’avevano acquistata da eredi monferrini di patrizi veneziani.
È la dimostrazione che per quanto lunga possa essere la strada che porta la musica fino a noi basta la magia di un archetto a renderla nuova.
Nel pomeriggio il programma culturale della sinagoga ha vissuto un altro importante appuntamento: la presentazione del volume Generazioni – 1881 – 1907 di Gabriele Rubini, che ha visto insieme all'autore Bruno Carmi e Roberta Ruth Cerruto. Un romanzo corale che segue le vicende di cinque famiglie ebree in cinque Stati differenti dai Pogrom della Russia Zarista fino alla Palestina del primo Novecento, mischiando sapientemente la storia con la narrazione.

Alberto Angelino


pilpul
Democrazia
Francesco LucreziL’esito delle elezioni in Egitto, con la vittoria dei Fratelli Musulmani nel più grande e importante Paese arabo, pare sancire definitivamente l’esito delle cd. “primavere arabe”, salutate dall’Occidente con pari dosi di entusiasmo e ingenuità. Com’è facile scambiare movimenti di popolo, piazze riempite di gente, slogan, grida e megafoni per richieste di democrazia. Com’è facile dare per scontato che chi si schiera contro un dittatore lo faccia in odio alla dittatura, e non, semplicemente, a “quella” specifica dittatura, di cui si sente vittima, o dai cui privilegi si sente escluso. Nessuno ricorda il Caligola di Camus? “Odio Caligola – dice uno dei congiurati -, e lo voglio vedere morto, ma, se fossi al suo posto, mi comporterei esattamente come lui”. Ma sono pensieri sgradevoli, più comodo fare conto che gli uomini siano ‘naturaliter’ buoni, virtuosi, pacifici, basta deporre i dittatori ed è fatta.
Al di là delle prime dichiarazioni tranquillizzanti del nuovo Presidente, non c’è dubbio che il nuovo Egitto ‘islamizzato’ rappresenta un’ulteriore, pesante ipoteca sul futuro del Medio Oriente, come lasciano ben intendere la gioia dell’Iran e le manifestazioni di giubilo di Hamas e di altre organizzazioni terroristiche. Al di là della questione della tutela, sul piano interno, dei diritti umani, della libertà di pensiero, della posizione della donna ecc. (tutte cose che lasciano alquanto indifferente l’opinione pubblica mondiale, che comincia ad aprire mezzo occhio, e sempre contro voglia, di se mai, solo al cospetto di fosse comuni, stragi di bambini ecc.), non c’è dubbio che, sul piano della politica estera, il Cairo si metterà di traverso a ogni seria lotta contro il terrorismo, sempre privilegiando il valore di fondo, molto sbandierato in campagna elettorale, dell’unità dell’Islam, in tutto il mondo. E quanto potrà reggere la pace – già fredda, freddissima – con Israele? Presumibilmente, almeno all’inizio, il governo egiziano si sforzerà di dare in pasto all’opinione pubblica nuovi segnali di inimicizia verso il “nemico sionista”, pur senza ancora giungere, per motivi di calcolo e opportunità, a una definitiva rottura. Ma, in caso di crisi, qualsiasi crisi, il nuovo Egitto sarà, sempre e in ogni caso, contro Israele, ancor più di quanto non lo sia già stato quello di prima.
Il mesto epilogo delle primavere arabe, soprattutto, dovrebbe chiarire al cosiddetto Occidente un vecchio, radicato equivoco, che vorrebbe far coincidere la democrazia con le libere elezioni. Fin da bambini ci hanno insegnato che i Paesi si dividono in due categorie, quelli dove si vota e quelli dove non si vota. I primi sono i buoni, i secondi i cattivi. E, sulla base di questo assunto, le elezioni vengono sempre salutate come un rinfrescante, salutare bagno di libertà.
Non è così, non è mai stato così. La democrazia non nasce, non è mai nata nelle urne. Si crea nelle famiglie, dove i bambini hanno dei genitori che educano, e non che comandano; negli asili, dove i maestri insegnano il rispetto per il compagno di banco; nelle piazze, dove si può parlare liberamente; nelle strade, dove non viene emarginato chi parla una lingua, o ha una faccia, diversa; nelle scuole, dove si trasmettono non delle verità, ma gli strumenti per formarsi delle idee proprie; nelle edicole, dove si può scegliere che giornale comprare, e dove i giornali non sono tutti uguali; nelle assemblee, dove non si ha paura di essere in minoranza; nei luoghi di culto, dove si spiega che Dio non teme chi non crede in lui, o ci crede in un modo diverso; nei luoghi di lavoro, dove si è apprezzati per quello che si fa, non per quello che si dice; nelle caserme, dove si ricorda che le armi non danno potere, ma responsabilità; nei tribunali, dove chi è accusato di qualcosa può far valere le proprie ragioni; nelle prigioni, dove chi ha sbagliato paga il suo debito, ma non viene schiacciato, e non attende il boia.
Senza tutte queste cose, le votazioni sono inutili, spesso dannose. E questo, ovviamente, non vale solo per l’Egitto.

Francesco Lucrezi, storico

notizie flash   rassegna stampa
Il presidente di Google racconta Israele
  Leggi la rassegna

Di ritorno da un viaggio in Israele, il presidente del Consiglio di amministrazione di Google, Eric Schmidt, ha postato alcuni commenti sul suo profilo google+
“Dopo un lungo viaggio attraverso i focolai di crisi in Asia, in Israele ho trovato un’atmosfera più rilassata, si sentiva molto tranquilla, molto simile alla Silicon Valley” ha scritto Schmidt nel suo post “Non voglio commentare la storia, il conflitto o le visioni opposte che esistono in questa regine, sono peraltro temi ben noti, o almeno ben coperti, anche se poco conosciuti.



 

Islamismo "moderato" di Morsi è il sottotitolo corretto del Corriere per un perfetto articolo di Bernard Henry Lévy; la battaglia non è finita per coloro che credono ancora nella rivoluzione di Tahrir. I Fratelli Musulmani non sono un'organizzazione democratica. Henry Lévy ricorda opportunamente la fondazione del partito per opera del filo hitleriano Hassan al-Banna, (...). 


Emanuel Segre Amar

L'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli utenti che fossero interessati a offrire un proprio contributo possono rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it  Avete ricevuto questo messaggio perché avete trasmesso a Ucei l'autorizzazione a comunicare con voi. Se non desiderate ricevere ulteriori comunicazioni o se volete comunicare un nuovo indirizzo e-mail, scrivete a: desk@ucei.it indicando nell'oggetto del messaggio “cancella” o “modifica”. © UCEI - Tutti i diritti riservati - I testi possono essere riprodotti solo dopo aver ottenuto l'autorizzazione scritta della Direzione. l'Unione informa - notiziario quotidiano dell'ebraismo italiano - Reg. Tribunale di Roma 199/2009 - direttore responsabile: Guido Vitale.