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28 giugno 2012 - 8 Tamuz 5772
l'Unione informa
ucei 
moked è il portale dell'ebraismo italiano
alef/tav
elia richetti Elia
Richetti,
presidente dell'Assemblea rabbinica italiana
 


Tra i vari episodi ed argomenti trattati nella Parashà di Chuqqàth, ve ne sono due che, sebbene separati nel racconto, si possono considerare come un solo episodio: la morte di Miryàm e di Aharòn. Nel deserto di Tzin, precisamente nella località di Qadèsh, viene a mancare per prima Miryàm, la profetessa, sorella di Moshè e di Aharòn. La tradizione talmudica sottolinea il suo livello di ispirazione divina, mettendola sempre al pari dei due fratelli, in modo da costituire una specie di triade profetica inscindibile, pronta ad agire sempre nello spirito e nella volontà divina. Muore Miryàm, dicevamo; e con lei scompare l’acqua di mezzo ad Israele, quell’acqua che secondo il Talmùd accompagnava Israele sotto forma di pozzo itinerante e che era dono di Miryàm. Ecco quindi che con la sua morte il pozzo viene a cessare, il popolo comincia ad avvertire la mancanza dell’acqua; si verifica qui l’episodio di Qadèsh con la rupe dalla quale Moshè ed Aharòn fanno scaturire l’acqua, stavolta per loro merito. Qualche mese più tardi, sul monte Hor, viene a mancare Aharòn, ed anche la sua scomparsa segna la sparizione di un altro segno della protezione divina, ossia delle nubi sacre che proteggevano e nascondevano i figli d’Israele. Ma anche qui il merito di Moshè supplisce: le nubi tornano ad accompagnare e a proteggere Israele nelle successive marce, nel deserto, nella prima guerra di conquista contro i popoli del Néghev. Quando, più tardi, verrà a mancare anche Moshè, con lui scomparirà la manna, che era stata il primo e più grande segno della Provvidenza, e con essa scompariranno anche il pozzo e le nubi. Da quel momento saranno i meriti di Israele nella sua terra che – se il popolo li saprà far valere – garantiranno la protezione di Ha-Qadòsh Barùkh Hu’. C’è un antico racconto chassidico che segue la stessa linea di pensiero. È quello che ricorda come un grande Maestro, in momenti di pericolo per la sopravvivenza d’Israele, sapesse condurre i suoi seguaci in un determinato posto, dove con opportune recitazioni e meditazioni sapeva far scaturire un fuoco sacro, che era segno della salvezza divina. Nella generazione a lui successiva ancora si sapeva giungere a quel luogo e recitare le preghiere; il fuoco non si accendeva, ma tanto bastava; in quella ancora successiva non ci si ricordava più quali fossero le preghiere appropriate, ma nel ritrovare il luogo si conseguiva la salvezza. Nella generazione successiva non ci si ricordava più neanche dove fosse il luogo, ma la certezza era che il ricordare la cosa potesse smuovere la misericordia divina. Questo vale anche per noi: mancata Miryàm, mancato Aharòn, mancato Moshè, noi possiamo solo ricordare quali doni ci abbiano portato i loro meriti; ma il ripetere, lo studiare questi argomenti, se condotto con il giusto spirito, dovrebbe far sì che anche per noi ci sia sempre la possibilità di abbeverarci all’acqua della Torà, di ripararci all’ombra della protezione di Ha-Qadòsh Barùkh Hu’, nutrendoci del cibo spirituale che la Torà e le Mitzwòth ci garantiscono.


Sergio
Della Pergola,
Università Ebraica
di Gerusalemme


Sergio Della Pergola
Il Convegno "L'Italia in Israele", in corso ieri e oggi di fronte a un folto pubblico a Mishkenot Sha'ananim a Gerusalemme, induce a riflettere sulle strategie di continuità. Nella comunità degli Italkím – gli immigrati italiani in Israele – la continuità dipende soprattutto dalla frequenza dei nuovi arrivi, che in questi ultimi anni sono in costante aumento. Il progetto dell'aliyah, per definizione, implica un'assimilazione profonda nella società israeliana. La seconda generazione dei figli e la terza dei nipoti è numerosa ma aspira a integrarsi completamente nel contesto multiculturale ebraico di Israele. La rilevanza dell'identità italiana declina col tempo anche se, solitamente, senza troncare i rapporti affettivi, culturali e di cittadinanza con il paese d'origine. In Italia, la strategia della comunità ebraica è in un certo senso simmetrica. La continuità dovrebbe dipendere dalle nascite, che però scarseggiano, e l'aspirazione sarebbe a evitare l'assimilazione, che invece è frequente. In un contesto generalmente accogliente, al di là delle manifestazioni endemiche di ostilità anti-israeliana e antisemita, e a parte la diffusa crisi economica, l'esistenza e la promozione sociale dei membri della comunità procede di fatto indisturbata. Esistono, d'altra parte, molte iniziative intese a rafforzare la conoscenza della cultura ebraica. E tutto questo alla luce di un sorprendente dato statistico: gli ebrei iscritti in Italia sono 25.000, e inclusi i diversi non iscritti sfiorano i 30.000. In Israele, gli Italkím includono 15.000 passaporti italiani, altre 5.000 persone nate in, o provenienti dall'Italia, e altri 5-10.000 altri membri non italiani delle rispettive famiglie. In totale una popolazione italiana allargata in Israele di 25-30.000 persone. Situazione dunque in parità. Almeno per ora.

davar
Londra 2012 - Il ministro degli Esteri tedesco Westerwelle
chiede rispetto per le vittime del terrorismo a Monaco '72
Prosegue nel mondo la mobilitazione di governi, partiti e associazioni affinché il Comitato Olimpico Internazionale, nel corso della cerimonia inaugurale dei Giochi Olimpici di Londra, dedichi un minuto di silenzio in ricordo degli undici atleti israeliani assassinati a Monaco '72 dalle organizzazioni terroristiche palestinesi. Un impegno trasversale, che abbraccia i popoli e i continenti. Particolarmente significativo tra gli altri l'intervento di Guido Westerwelle, ministro degli Esteri della Germania, il paese in cui avvenne l'azione terroristica. Il suo messaggio è affidato a una lettera inviata nelle scorse ore al numero uno del CIO Jacques Rogge. “L'attentato avvenuto a Monaco, nel mio paese – scrive Westerwelle – ha riguardato non soltanto la delegazione israeliana ma tutta la famiglia olimpica e l'ideale di promozione della pace e dell'armonia tra le nazioni che sta alla base dei Giochi”. Per questo, spiega ancora il ministro, “un momento di sospensione rappresenterebbe un gesto di grande umanità e un modo appropriato per diffondere il messaggio che la violenza e il terrore sono incompatibili con l'idea olimpica”.

Qui Gerusalemme - Il mosaico degli Italkim
Grande intensità e partecipazione anche alla seconda giornata del convegno L'Italia in Israele che anima in queste ore il centro culturale Mishkenot Sha'ananim a Gerusalemme. L'obiettivo dei lavori è quello di comporre l'album degli italkim attraverso un percorso di approfondimento che abbraccia luoghi, persone e collettività. Una sfida cui i numerosi relatori oggi intervenuti hanno risposto con entusiasmo apportando ciascuno il proprio bagaglio di specifiche conoscenze. Dall'esperienza della Hevrat Yehudè Italia al ruolo sociale svolto dal Beit Wizo a Giaffa, dalla salvaguardia dei minhagim delle differenti comunità d'origine all'assistenza ai nuovi immigrati: tanti gli spunti, tanti i capitoli di una storia appassionante emersi nel corso del primo panel, presieduto dal leader del Comites Israele Beniamino Lazar e animato tra gli altri dagli italkim David Cassuto, Claudia Amati, Angelo Piattelli, Serena Liuzzi e David Pacifici. Altissimo anche il profilo della seconda sessione mattutina che, sotto il titolo di 'Italiani nella mappa di Israele', ha portato all'analisi di alcune paradigmatiche esperienze professionali valorizzando in più contesti - in città ma anche nei kibbutzim - il contributo allo sviluppo di Israele dato una comunità piccola nei numeri ma straordinaria nei valori testimoniati: dalla vita economica alla diplomazia, dall'amministrazione dello Stato alle gerarchie militari. A confrontarsi con il giornalista Yigal Ravid, i relatori Angelica Calò Livne, Reuven Vitale e Gino Piperno Beer.
I lavori riprenderanno nel pomeriggio con il panel 'Abbracciati alla cultura italiani' presieduto dal direttore per gli affari culturali dell'Istituto Italiano di Cultura di Tel Aviv Carmela Callea e con la partecipazione di Andreina Contessa (Il museo di Arte Ebraica Italiana U. Nahon),
Sandra Debenedetti Stow (Nelle scienze umanistiche: studiosi, linguisti, traduttori), Flavia Cevidalli Lwow (Creatori e importatori d'arte) e Massimo Acanfora Torrefranca (Leo Levi e il tesoro della musica ebraica italiana). A seguire un intervento musicale di David Greco, che canterà e racconterà le canzoni italiane degli Anni Sessanta, e i discorsi conclusivi dell'ambasciatore d'Italia in Israele Luigi Mattiolo e dell'assessore alla cultura e al turismo della Regione Puglia Silvia Godelli. Chiuderà la due giorni di convegno la proiezione del documentario San Nicandro, Zefat. Il viaggio di Eti (2009), opera in cui Vincenzo Condorelli racconta l'epopea verso Israele degli abitanti di San Nicandro Garganico.

Terremoto - La solidarietà in campo per la scuola
“All’annuncio del terremoto che ha procurato numerose vittime e ingenti danni alle popolazioni dell’Emilia e della Lombardia l’Unione delle comunità Ebraiche Italiane ha deciso di devolvere parte del contributo dell’Otto per mille a sostegno delle popolazioni così dolorosamente colpite e di aprire una sottoscrizione a loro favore. Le comunità ebraiche di Modena, Reggio Emilia e Parma, su suggerimento della professoressa Maria Pia Balboni, hanno subito pensato di chiedere che la somma messa a disposizione fosse devoluta alla popolazione di Finale Emilia vista l’entità e la gravità dei danni subiti. Tale decisione è stata condivisa con le altre comunità ebraiche dell’Emilia Romagna ed è stata fatta propria dall’UCEI”. Con queste parole il presidente UCEI Renzo Gattegna e il consigliere incaricato di coordinare le iniziative di solidarietà dopo il sisma Giorgio Mortara si sono rivolti al sindaco di Finale Fernando Ferioli. I fondi così raccolti saranno impiegati per la ricostruzione di una scuola intitolata a una maestra speciale, come annunciato nella lettera: “Dopo attente valutazioni dei membri della Comunità di Modena e Parma sentito il parere della sua amministrazione comunale, la raccolta dei fondi è stata finalizzata alla scuola elementare Elvira Castelfranchi. Le motivazioni della scelta sono che Finale è una città sede di uno dei più antichi siti ebraici dell’Emilia con una lunga e ricca storia ebraica, testimoniata anche oggi dalla presenza di un ghetto ebraico e da un importante cimitero nel quale riposa anche la maestra Elvira Castelfranchi”. "Nubile (come le tre sorelle sepolte accanto a lei), dopo essersi diplomata maestra elementare nel 1895 a Verona iniziò subito la carriera di insegnante. Nel 1908 divenne titolare di cattedra a Finale, dove insegnò ininterrottamente sino al 15 giugno 1938. il primo provvedimento delle leggi razziali emanato il 5 luglio 1938, che espelleva il personale di razza ebraica, le impedì di intraprendere il successivo anno scolastico, ma continuò a insegnare privatamente (e gratuitamente ai ragazzi più poveri e bisognosi, allo stesso modo dei suoi fratelli Angelo Emilio e Ciro) sino alla morte”, la descrizione di Elvira Castelfranchi (1874-1945) che compare nel volume Sigilli di eternità, il cimitero ebraico di Finale Emilia curato dalla storica Maria Pia Balboni (Giuntina, Firenze 2011). L’Italia ebraica dunque si mobilita per aiutare chi soffre, guardando al suo passato per aiutare a costruire il futuro del paese.
Chi desidera partecipare alla sottoscrizione lanciata dall’UCEI può farlo versando il proprio contributo al conto corrente bancario intestato all’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, IBAN IT40V0200805189000400024817 causale Terremoto Emilia; oppure sul conto corrente postale intestato all’Unione Comunita Ebraiche Italiane numero 45169000 sempre specificandola causale Terremoto Emilia.  Per chi volesse contribuire alla ricostruzione dei beni culturali delle quattro Comunità ebraiche colpite, specificando nella causale “Terremoto 2012, ecco i dati bancari (codice Iban):

Comunità ebraica di Ferrara: IT09F0615513000000000022715
Comunità ebraica di Mantova: IT19O0503411501000000022100
Comunità ebraica di Modena: IT55W0200812925000102122135
Comunità ebraica di Parma: IT82B0693065940000000001687

rt - twitter @rtercatinmoked


Qui Trieste - Gabriele Novelli (1940-2012)
Grande commozione a Trieste per la scomparsa di Gabriele Novelli, rimasto vittima di un grave incidente di montagna avvenuto sulla catena appenninica dei monti Sibillini. Membro attivissimo nel mondo del volontariato, a piangerlo sono in molti. In città, nella società civile e tra gli iscritti della Comunità ebraica. “Gabriele Novelli – spiega il rabbino capo di Trieste rav Itzhak Margalit al quotidiano Il Piccolo – era una persona meravigliosa, un vero volontario che si dedicava con tutte le sue energie agli altri. Ci mancherà perché era un amico, ma anche e soprattutto per il suo impegno a favore dei più deboli e bisognosi”.  “Mio padre – racconta il figlio Nathan, che è insegnante alla Scuola ebraica di Trieste – si è dedicato con intensità al volontariato, ma anche alla raccolta di fondi per la beneficienza. Assisteva anche un ragazzo colpito da una forma di paralisi. Assieme ad altri, giorno dopo giorno, si occupava di fargli fare la ginnastica passiva. Ha dedicato la sua vita alla comunità ebraica e io per primo ne sono orgoglioso. Era medaglia d’oro dei donatori sangue, perché per lui la solidarietà era una ragione di vita. Lavorava senza clamori, senza farlo sapere. Con riservatezza, perché questo era il suo stile”. Tra le innumerevoli testimonianze di commozione e di amicizia, anche quella del presidente Comunità ebraica di Trieste Alessandro Salonichio che, alla vigilia delle celebrazioni per il Centenario della sinagoga previste per domenica sera, in un intervento diffuso oggi ricorda Novelli con le parole che riportiamo qui di seguito .
Anche la redazione del Portale dell'ebraismo italiano, che proprio a Trieste darà vita nella seconda metà di luglio alla quarta edizione di Redazione Aperta, si unisce al dolore dei famigliari e degli amici di Gabriele Novelli ricordando di averlo avuto sempre a fianco, partecipe, stimolante e generoso, nel corso dei dibattiti organizzati nelle diverse edizioni di laboratorio giornalistico. 
"Gabriele se n'è andato - ricorda il coordinatore dei dipartimenti Informazione e Cultura dell'Unione Guido Vitale - come talvolta accade alla gente di Trieste che si fa trovare viva all'ultimo appuntamento: esplorando con coraggio territori sconosciuti, valicando cime impervie, in profondo amore e sintonia con la natura e con la vita. Che la sua incessante energia, la sua voglia di porre domande e di offrire aiuto siano da esempio ai nostri giovani. Che il suo ricordo ci sia di benedizione".


Chi di noi non ha un ricordo di Gabriele Novelli z.l. Chi di noi non ha mille ricordi di Gabriele Novelli z.l. Non ci sembra vero eppure Gabriele non è più tra noi. Non potrà più aiutarci ad organizzare le attività del centro sociale di cui era anima e corpo, le attività delle associazioni, le conferenze, non potrà più occuparsi delle raccolte di fondi per il Keren Kayemeth. La notizia della sua morte è una di quelle che gela il sangue. Per ognuno di noi che lo conosceva, ne sono certo, è stato uno lo shock. Gabriele, un uomo che ha fatto della voglia di rendersi utile al prossimo una delle ragioni di vita, assieme alla sua passione per i viaggi, i libri, l’amore verso la famiglia. Il suo contributo alle attività della Comunità e per Israele è sempre stato fondamentale, indispensabile. Forse uno dei nostri errori è di aver considerato la sua presenza una cosa ovvia, quasi sottintesa. Avremmo dovuto, e metto il sottoscritto in prima fila, sempre ricordarlo. Dietro a tutte le attività, conferenze, feste proposte dalla Comunità o dalle associazioni c’era lui, Gabriele. Ora che non c’è più la sua assenza sarà pesantissima, un vuoto incolmabile. Non sono parole di circostanza. Non posso non ricordare la nostra ultima occasione di collaborazione che ha riguardato la mia famiglia: i benoth mitzvà di mia figlia Noa e di mia nipote Deborah, non più di un paio di settimane fa. Nonostante quella domenica fosse anche scrutatore nelle elezioni per il delegato comunitario all’Ucei, lui si propose di dare una mano a Emmy. Il giorno successivo incontrai lui e lo Shaliah del KKL Rafael Ovadia in sala riunioni della Comunità e in quell’occasione mi espresse il desiderio di essere aiutato nel cercare qualcuno che gli potesse dare una mano per proseguire il suo lavoro di raccolta per il“bossolo”. Era stanco e un po’ avvilito per la mancanza di un ricambio generazionale che potesse raccogliere l’eredità di tutti quelli che, come lui, hanno dedicato per tanti anni tempo e risorse per attività benefiche. Le sale dell’Adei saranno vuote senza di lui. Non ci sembrerà vero che dietro il bancone del bar lui non ci sarà più. E non posso non ricordare che lui fu uno tra i primi, dopo aver letto l’articolo di Igor Tercon proprio su questo giornale, a proporsi al gruppo di volontariato alla casa di riposo. A lui il gruppo aveva affidato il compito di far compagnia al signor Aldo Ancona. Puntualmente una volta alla settimana lo portava fuori, per una passeggiata o al cinema, un’altra delle sue passioni. Ci mancherà la sua presenza al Tempio, il suo kaddish in ricordo della cara Noretta, la berachà che ogni sabato mattina dava al figlio Nathan mentre quest’ultimo ripeteva l’Amidà di mussaf. Il Gabriele Novelli z.l uomo ha lasciato alla nostra comunità un’eredità che deve essere raccolta da ognuno di noi, in particolare dalle giovani generazioni. Dovremo tutti imparare un valore fondamentale senza il quale una Comunità, un gruppo di persone unite dalla stessa fede, dagli stessi ideali, da una cultura millenaria, dalle stesse amare esperienze passate, non può restare tale. Il senso di solidarietà reciproca e la disponibilità disinteressata ad aiutare il prossimo. Di questo Gabriele Novelli z.l è stato eccezionale. Un esempio per noi e le nuove generazioni. Rispettiamo la sacralità della sua memoria ricordandone i pregi e i difetti che di lui hanno fatto un personaggio unico e indimenticabile per tutti noi. La sua memoria appunto va perpetuata nei suoi momenti migliori. Al caro figlio Nathan con Giulia, David e Leah, alla cara sorella Simonetta con Giorgio e Ruben, alla cara suocera Rita, ai parenti, agli amici, vanno a nome della Comunità ebraica di Trieste e mio personale i nostri più commossi e sinceri sentimenti di vicinanza. Gabriele avrebbe voluto esserci alla cerimonia in ricordo del Centenario dell’inaugurazione del Tempio. Sono sicuro. No, sono sicurissimo che lui avrebbe avuto piacere che si tenesse comunque e che fosse un evento da ricordare per onorare la memoria dei padri della Comunità e per la nostra città. Ora dovremo ricordare un padre in più, Gabriele, un grande uomo, un grande amico. Avrei un grande desiderio. Lui ne sarebbe sicuramente felice e fiero. Desidererei che a Gabriele Novelli z.l intitolassimo la nostra sede sociale, l’ADEI, come la chiamavamo tutti. Nessuno lo meriterebbe di più. Ciao Gabriele. Scusa per tutti i grazie che non ti ho detto.

Sandro Salonichio, presidente della Comunità ebraica di Trieste
(Jarchon, luglio 2012)



Qui Casale - Domenica in sinagoga tra klezmer e filosofia
Musica ancora protagonista alla sinagoga di Casale Monferrato. Dopo i cinque appuntamenti con Da Salomone Rossi a Schoenberg, rassegna accolta con grande entusiasmo e coinvolgimento del pubblico monferrino, domenica primo luglio alle 21 sarà la volta dell'ensemble Yiddish Mame in un intrigante connubio di note e filosofia ispirato a uno dei pià grandi pensatori ebrei del XX secolo: Martin Buner.
Fondato e diretto da Mauro Occhionero, l'Yiddish Mame è una formazione di musicisti con preparazione sia in ambito classico accademico che in musica extraeuropea di tradizione orale. L’interesse verso il mondo e la cultura degli ebrei dell’Europa orientale e dell'area del Mediterraneo sefardita ha creato un repertorio dalle influenze musicali più diverse sia per provenienza che per contenuti. L’ensemble ha tra l'altro proposto lavori in occasione del Giorno della Memoria con Shoah: pro memoria et historia e a favore del dialogo ebraico-cristiano con Note di Pace, performance realizzata insieme a colleghi israeliani e arabi. Tra le contaminazioni sperimentate anche Lo swing dei Klezmorin, spettacolo dedicato all'incontro tra cultura ebraica dell’Est e jazz statunitense.
Gli Yiddish Mame amano mischiare anche i generi e nella maggioranza degli spettacoli si avvalgono di materiale letterario: come per Moshè Maimonide ed il suo tempo o Tuvia Cohen, realizzato a Gerusalemme con l’Ensemble Ritmo Anima. Questa volta il virtuosismo strumentale e il canto si accompagnano alle riflessioni di Martin Buber, il filosofo che ha saputo individuare il cuore della contraddizione dell’uomo moderno, vivendo e attraversando uno dei periodi più oscuri del secolo appena trascorso. Nello spettacolo, intitolato Il Cammino dell'Uomo, troviamo alcune problematiche condensate in istantanee, relative ai primi decenni del Novecento e che, ancora oggi in un contesto assai differente, ciascuno di noi può sperimentare; queste hanno il pregio di sintetizzare le riflessioni a cui Buber ha dedicato la sua opera e che a diritto può riassumersi in sfera relazionale/dialogica, valida a ogni latitudine e in ogni tempo. E forse per questo universale.

Alberto Angelino


pilpul
Finalmente è andata male
Conosco persone un tempo valenti che hanno vissuto la primavera araba sperando che diventasse un'estate integralista, in modo di dire che non c'è speranza e l'unica soluzione è massicciamente militare. Ora che in Egitto sembra andata così, possono tirare fuori dal frigo la bottiglia, e tracannare la bile gelida. Alla salute - malferma.


Il Tizio della Sera

Roma-Teheran. Solo andata
Sbagliano decisamente coloro che sostengono che la crisi economica abbia alimentato in Italia, meno che da altre parti, il fenomeno dell’estremismo. A confermarlo, dicono, è Beppe Grillo, che in realtà sarebbe solo un comico che non fa ridere, salito sul cavallo dell’antipolitica. A smentire questa tesi ci ha pensato lui stesso. Prima con una frase sulla mafia, poi con l’intervista rilasciata a un quotidiano israeliano in cui difendeva il regime degli ayatollah iraniani e dove sosteneva che Bin Laden era in realtà tradotto male dall’agenzia del Mossad. Il delirio di un folle, che nulla ha da invidiare ad Alba Dorata o a Marine Le Pen. Una possibile soluzione potrebbe essere quella di offrire a Grillo e compagni un viaggio nei luoghi che propongono come modello; chissà che certi monologhi nelle piazze di Teheran o Damasco non vengano apprezzati e che il “buon” Beppe tra un caffè con Ahmadinejad e un aperitivo con Bashar Al Assad non decida di rimanere là. Per la gioia sua, ma soprattutto nostra.

Daniel Funaro, studente - twitter @danielfunaro

notizieflash   rassegna stampa
Qui Trani - Nuova convenzione
per la sinagoga Scolanova
  Leggi la rassegna


Sarà rinnovata la concessione del tempio Scolanova alla Comunità ebraica. Il sindaco di Trani ha manifestato la piena disponibilità dell'amministrazione a proseguire e rafforzare i rapporti con l'attivissima comunità tranese rinnovando la concessione scaduta lo scorso anno ed affidata in proroga alla comunità in attesa della definizione del nuovo protocollo. Presto saranno definiti i dettagli del protocollo. All'orizzonte c'è già una data per firmare la nuova convenzione: il 2 settembre, giornata europea della cultura ebraica ed inizio della Lech Lechà, la settimana di arte, cultura e letteratura ebraica che si svolgerà in contemporanea in 10 città pugliesi e che vivrà a Trani gli eventi più significativi con la presenza di autorevoli esponenti dell'ebraismo internazionale.
 
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