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  18 luglio 2012 - 28 Tamuz 5772
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david sciunnach
David
Sciunnach,
rabbino 


“Se un uomo fa un voto… non potrà violare la propria parola. Dovrà fare tutto ciò che è uscito dalla sua bocca”. (Bemidbar 31, 3). Rashì spiega: “Non potrà violare la propria parola” - non faccia delle sue parole cosa profana. Riguardo a ciò dice lo Tzaddìk Rabbì Menachèm Mendèl di Kosòv: “Chi pone attenzione, in modo costante, a non far delle parole cosa vana, ed è attento ad ogni parola considerandola sacra, ha come ricompensa che lo stesso Santo Benedetto Egli Sia la onora degnamente, e le parole della sua bocca e i sussurri delle sue labbra sono realizzati”. Com’è detto: “Tutto ciò che esce dalla sua bocca si realizza”, e si arriva ad un livello così elevato di Santità e di Purità in cui lo Tzaddìk decreta una cosa, ed il Santo Benedetto Egli Sia la mette in atto.

 Davide 
Assael,
ricercatore



davide Assael
Così, come accaduto l’estate scorsa in Olanda riguardo il tentativo di abolizione della macellazione rituale, anche in Germania, a seguito della recente sentenza contro la circoncisione, si è assistito ad un’azione comune fra comunità islamica ed ebraica. Ma come, non c’era un’incompatibilità strutturale fra i due orizzonti etici? E com’è che in Europa ci troviamo spesso dalla stessa parte? E direi, drammaticamente sempre più spesso? Senza tema di smentite e non pensando di essere originale io credo, piuttosto, che l’Islam sia fra le religioni del Libro quella più vicina all’ebraismo, anzitutto per il mantenimento di un valore simbolico che si pone anche a fondamento di una ritualità, invece sacrificato nell’orizzonte universalistico cristiano, che, a furia di pensare che le culture siano uguali, le svuota tutte di significato. Non dovevamo accettare in modo così palesemente strumentale quel riferimento alle radici giudaico-cristiane contenuto nel preambolo della Costituzione Europea. Che se la facciano loro la propaganda più bieca e, come si dice, “Non in nome mio”!

davar
Unione, la nuova Giunta già al lavoro
Nel numero di Pagine Ebraiche di agosto in distribuzione nei prossimi giorni un'amplia sezione è dedicata ai nuovi vertici dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
La nuova giunta, che affiancherà il presidente Renzo Gattegna, è stata designata nel corso del consiglio del 15 luglio, ed è formata da otto componenti e due invitati permanenti. I nuovi assessori sono già al lavoro.


Rav Adolfo Locci

“Le problematiche ebraiche sono uguali per tutte le Comunità, grandi o piccole che siano. Essere consapevoli di questa realtà significa gettare le basi per costruire nel concreto il nostro futuro futuro. In questo senso una questione fondamentale è la kasherut. Dobbiamo riuscire a consentire a tutti di vivere da ebrei e a questo scopo una delle ipotesi è di realizzare un progetto di schechitah centralizzata perché chiunque possa fruirne. Un’altra piorità riguarda la formazione rabbinica. E’ necessario incentivare la frequentazione delle scuole, così da poter fare fronte alle sfide della società. E perciò è necessario comprendere quali sono i reali motivi alla base della disaffezione mostrata oggi dai giovani nei confronti della carriera rabbinica: se si tratta di una scarsa attrattività alla luce dei parametri delle nuove generazioni o di un problema interno al rabbinato”.

Dario Bedarida

“Uno degli obiettivi raggiunti dalla grande riforma che ha coinvolto l’ebraismo italiano è quello di avere assegnato una nuova e diversa rappresentatività alle Comunità ebraiche. Oggi, al tavolo del Consiglio, si ritrovano riunite tutte le diverse realtà territoriali che in questa sede possano dare voce alle loro esigenze e alle loro istanze. Uno degli impegni è proprio quello di rendere sempre più vicino il complesso mondo ebraico italiano ai suoi organi di rappresentanza e di governo così da costruire insieme dei progetti mirati e condivisi. I meccanismi resi possibili dal nuovo Statuto semplificano questo compito perché gli iscritti alle Comunità hanno oggi la possibilità di confrontarsi sia con il Consiglio comunitario sia con il loro delegato al livello centrale: due interlocutori che potranno operare in un rapporto di stretta collaborazione”.

Noemi Di Segni

“Uno dei miei obiettivi è di favorire per quanto possibile un nuovo indirizzo all’impianto informativo del bilancio UCEI che va reso quanto più possibile accessibile e comprensibile al mondo ebraico. Un’ipotesi di lavoro può essere quella di integrarlo con i criteri che presiedono ai bilanci sociali degli enti no profit, abbinando ai dati squisitamente economico finanziari elementi riguardanti ad esempio la portata del volontariato o talune attività di carattere sociale e culturale così da fornire un quadro più esaustivo possibile della complessità dell’impegno in campo. Un altro aspetto da tenere in considerazione riguarderà poi la ripartizione dell’Otto per mille, in direzione di una formula che tenga conto sia della diversità territoriale delle Comunità sia delle emergenze, anche di carattere sociale, che si stanno presentando in questo periodo”.

Giulio Disegni

“Ci troviamo ad affrontare un periodo di transizione che si prospetta molto complesso. I meccanismi di funzionamento del nuovo Consiglio andranno messi a punto così da poter incidere in modo concreto sui temi veri e sulla sostanza dell’ebraismo italiano, una realtà molto vitale anche se numericamente esigua che oggi spesso risulta purtroppo ancora molto legata a localismi che ormai hanno fatto il loro tempo. Anche da questo punto di vista sarà indispensabile definire al meglio il funzionamento delle Commissioni di lavoro e il loro ruolo. Il mio impegno si concentrerà nell’arco del mandato sulle questioni di carattere economico e giuridico, due aspetti fondamentali della macchina organizzativa, e anche in questo senso cercherò di verificare via via tutte le esigenze che emergeranno dalle Comunità ebraiche così da fornire risposte adeguate alle specifiche necessità”.

Roberto Jarach

“L’entrata in vigore della riforma pone a tutti noi una serie di impegni importanti. Il nuovo Consiglio, formato da un così elevato numero di componenti, è una macchina complessa che richiederà un rodaggio delicato e attento per poter funzionare a dovere sia nel rapporto con la Giunta sia nella condivisione dei contenuti con le Comunità. I temi di lavoro che ci attendono sono molti e senz’altro significativi. In particolare credo ci si debba focalizzare sul tema della formazione rabbinica, così da evitare di disperdere energie preziose, e sulla questione dell’Otto per mille. Da quest’ultimo punto di vista andranno valutati al meglio i criteri di ripartizione e dovremo impegnarci per rendere sempre più incisiva ed efficace, ai diversi livelli, l’azione di sensibilizzazione sulle diverse tematiche su cui si articola la raccolta”.

Semi Pavoncello

“La riforma è una sfida importante per il mondo ebraico italiano e sono molto onorato del mandato che mi è stato assegnato. Tra gli impegni che intendo perseguire nei prossimi anni ai primi posti figura senz’altro la kasherut. La possibilità di mangiare kasher va resa più accessibile a tutti, anche dal punto di vista economico, e in questo senso potremmo pensare ad avviare un sistema di certificazione nazionale che ci consenta di svincolarci da realtà internazionali. E’ inoltre importante concentrarsi sulla formazione dei nostri rabbanim e di altre figure come mohalim o schochetim. Sono convinto che l’ebraismo possa trasmettere alla società civile un importante patrimonio di cultura, di tradizioni, di Torah: dobbiamo riuscire a essere capaci di lavorare in questo senso con convinzione e grande unità d’intenti”.

Raffaele Sassun

“L’elezione del nuovo Consiglio e della Giunta schiudono una prospettiva molto stimolante e interessante per tutti noi. In qualità di presidente nazionale del Keren Kayemeth leIsrael ho avuto modo di rapportarmi di frequente, in questi ultimi anni, con la realtà israeliana e con le sue grandi potenzialità. A partire dalle competenze maturate in questo percorso vorrei riuscire a sviluppare nel futuro un dialogo sempre più stretto e partecipato tra Israele e l’Italia attraverso diverse attività di interscambio culturale che possano coinvolgere anche il mondo non ebraico. Per ciò che riguarda nello specifico l’ebraismo italiano uno degli impegni è quello di moltiplicare le possibilità d’incontro con Israele e con le sue opportunità nell’intento di favorire l’alyah, con una particolare attenzione ai nostri giovani”.

Raffaele Turiel

“Con la riforma abbiamo iniziato un cammino nuovo e difficile, che a breve ci vedrà confrontarsi con impegni di grande progettualità. Il mio apporto, frutto del mandato ricevuto dai miei elettori, verterà essenzialmente sulla questione della modernizzazione dell’UCEI così da poterci dare obiettivi e soprattutto sul nostro futuro e sui giovani. Dobbiamo garantire la sopravvivenza delle nostre scuole e sviluppare un supporto formale sempre più efficace in termini di ebraismo ai giovani delle piccole Comunità. Altro tema di grande interesse è la kasherut nazionale. Dovremmo riuscire a venire incontro alle famiglie, oggi messe a dura prova dalla crisi, anche con l’approdo dei nostri prodotti su mercati più ampi. E’ un segmento da valorizzare, anche dal punto di vista economico come va fatto per i nostri beni culturali”.

Un modello flessibile

Il formato di una Giunta a otto componenti al lavoro assieme al presidente indicato nella riforma istituzionale dell’ebraismo italiano si dimostrerà sufficiente? E soprattutto, è in grado di tenere se deve camminare di pari passo con la politica di unità e di largo coinvolgimento di tutte le componenti segnata dal Presidente Renzo Gattegna? Solo il tempo potrà dirlo e solo le valutazioni di cui il Consiglio nel suo insieme è depositario potranno mostrare se non saranno necessarie ulteriori modiche. L’accorgimento per rispondere a tutte le esigenze emerse in Consiglio e per non disperdere energie ed esperienze è stato per ora quello di sperimentare un modello flessibile e allargare i lavori di Giunta al coinvolgimento di due osservatori permanenti, Anselmo Calò (nell’immagine a sinistra) e Victor Magiar (nell’immagine a destra), cui sono state assegnate in ogni caso deleghe fondamentali per il funzionamento della macchina. A Calò il coordinamento dei lavori delle numerose Commissioni che dovranno entrare in attività nelle prossime settimane e a Magiar la Cultura il Centro bibliografico dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, il Giorno della Memoria e l’antisemitismo e i rapporti con le altre minoranze.

Daniela Gross, Pagine Ebraiche, agosto 2012 - twitter @dgrossmoked

Ramadan - "Spiritualità e riflessione. Per i valori comuni"
L'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, in prossimità del Ramadan, vuole augurare a tutti i musulmani d'Italia un proficuo periodo di spiritualità e riflessione.
Sono giorni difficili per il nostro paese e per tutto il mondo occidentale. La crisi che stiamo attraversando, economica ma in alcuni casi anche etica, è una sfida per le nostre comunità che, soprattutto in momenti di forte precarietà come quello attuale, sono chiamate a testimoniare e proiettare in tutta la società gli straordinari e antichissimi valori di cui sono portatrici.
È un lavoro che ebrei e musulmani affrontano sempre più spesso sinergicamente consapevoli dei molti orizzonti che ci uniscono e delle numerose battaglie, anche di natura giuridica, che ci vedono su posizioni comuni nel nome del pluralismo e della democrazia.
Vorrei dedicare questo messaggio alla memoria dell'ambasciatore Mario Scialoja. Una persona squisita che ci ha da poco lasciato e che ha fatto dell'incontro l'impegno di una vita spesa per la reciproca conoscenza tra identità, culture e popoli differenti.

Renzo Gattegna, presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane

Victor Magiar, assessore a Memoria, Cultura e ai rapporti con le altre minoranze

Redazione aperta - Un metodo contro la chiusura
Una giornata ricca di confronti. Dopo una mattinata tranquilla, noi ragazzi della Redazione aperta ci siamo recati, come di consueto, alla casa di riposo ,dove abbiamo pranzato in compagnia del rav Benedetto Carucci Viterbi, preside delle scuole medie e del liceo ebraico di Roma. Per stemperare l’atmosfera ognuno degli aspiranti giornalisti si è presentato, intervallando le spiegazioni a commenti sulla scuola italiana e sui rapporti tra gli studenti ebrei e Israele.
Seconda tappa della giornata: la scuola ebraica di Trieste. Le parole del rav hanno generato un intenso dibattito nel nostro circolo culturale, che così mi permetto di definire a causa della disposizione delle sedie, in cerchio, e di cui il rav è stato l’indiscusso protagonista. Egli infatti ha scelto un argomento estremamente attuale e di grande importanza, proponendoci degli spunti molto interessanti. Siamo partiti proprio dall’idea di una “redazione aperta”, in cui ognuno sia libero di confrontarsi con l’altro e con il mondo e, facendo tesoro dell’esperienza, possa esprimersi attraverso la scrittura, senza dimenticare che ci sono delle linee guide imposte da un Direttore. Aperto, dunque, non vuol dire sconclusionato. Allo stesso modo si può parlare dell’approccio ebraico allo studio, che si basa sì su un testo scritto, che in quanto tale sembrerebbe negare ogni apertura, ma comprende in realtà anche una tradizione orale, che è l’apertura per definizione. La tradizione orale e la tradizione scritta sembrerebbero essere due realtà totalmente alternative: eppure, come il rav ci ha fatto notare, esse coesistono. Come due occhi strabici sono gli strumenti di uno stesso individuo, così le due direzioni appartengono comunque a un’unica tradizione, in cui l’interpretazione non potrà fare a meno del testo scritto e vice versa. 
Molto particolare l’interpretazione del filosofo ebreo-francese Emmanuel Lévinas, il “filosofo del volto”, riguardo alla disposizione del sinedrio descritta nella Mishnah: la forma ad anfiteatro permette agli uomini di guardarsi in viso durante le discussioni, e simboleggia apertura verso l’esterno. Il volto dell’altro non è semplicemente un motivo di confronto, ma è anche il più pressante invito all’eticità. Dunque il sinedrio rappresenta a sua volta un duplice aspetto: da una parte l’individuo è costretto a dialogare con l’altro e a sentire un obbligo etico nei suoi confronti; dall’altra si apre verso il mondo. Nessuno di questi due aspetti esclude l’altro, anzi, sono complementari.
Anche nel mondo ebraico non c’è esclusione, poiché non esiste la componente scritta senza la rispettiva componente orale, che permette non infinite ma molteplici interpretazioni, poiché esistono dei paletti metodologici. Il testo scritto rappresenta l’evidenza della parola di D-o, l’oralità invece rappresenta la necessità interpretativa, che nasce lì dove l’evidenza viene oscurata.
L’intervento del rav si è concluso con un dibattito sulla scuola e sul metodo d’insegnamento, in particolare su quello più attivo, critico e interpretativo che propongono gli studi ebraici.

Sara Gomel

Il Comitato olimpico italiano "Ricorderemo la strage del '72"
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Hannah Arendt
notizie flash   rassegna stampa
Arrestato il criminale nazista Laszlo 
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Si sa che al Simon Wiesenthal Center esiste una lista di ricercati. Ora Laszlo Csatary, il primo della lista, può essere depennato: questa mattina, 97 anni, è stato arrestato a Budapest ed è stato preso in custodia dalle autorità ungheresi. Considerato responsabile di aver partecipato all’assassinio di più di 15mila ebrei, ora è accusato di “crimini di guerra”.   

 

Dopo appena due mesi di alleanza dentro il governo israeliano, il leader di Kadima Shaul Mofaz torna all'opposizione; la disputa sulla leva obbligatoria anche per gli ultraortodossi (e per gli arabi) continua ad essere un ostacolo insormontabile per i governi israeliani, e Netanyahu non se l'è sentita di abbandonare gli alleati della prima ora per andare incontro a quelle che sono, sicuramente, le idee della maggioranza della popolazione.

Emanuel Segre Amar

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