Si
parla molto di bombe atomiche iraniane e di terrorismo, e ieri si è
giustamente commemorato il massacro degli 11 sportivi israeliani alle
Olimpiadi di Monaco di Baviera. Stranamente nessuno – nessuno – ha
notato che ieri lo spread dei bond israeliani decennali era sceso a 290
punti base.
Sergio Della Pergola, Università ebraica di Gerusalemme
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Assieme nel ricordo, assieme per lo sport
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Il
filo comune è quello di combattere l'indifferenza e affermare valori e
principi che sono patrimonio della collettività a prescindere dalle
specifiche appartenenze ideologiche e culturali dei singoli individui.
Commozione palpabile ieri sera in molte piazze e sinagoghe d'Europa in
occasione delle tante cerimonie simultanee che hanno ricordato gli
undici atleti e allenatori israeliani massacrati 40 anni fa dai
terroristi di Settembre Nero alle Olimpiadi di Monaco. Un impegno di
memoria, alla vigilia dell'apertura della trentesima edizione dei
Giochi di Londra, che ha visto l'Italia in prima fila grazie
all'impegno delle comunità ebraiche e delle rappresentanze diplomatiche
israeliane capaci in questi mesi di sensibilizzare classe politica,
dirigenza dello sport azzurro e associazioni verso una grande battaglia
di memoria condivisa. A Roma migliaia di persone si ritrovano a largo
Stefano Gay Taché, nel cuore del quartiere ebraico capitolino. Lo
sdegno per il comportamento del Comitato Olimpico Internazionale che, a
meno di clamorosi ripensamenti dell'ultima ora, questa sera non
tributerà un minuto di silenzio in ricordo delle vittime nel corso
della cerimonia inaugurale della manifestazione, è fortissimo. A
ribadirlo senza giri di parole è lo striscione appeso lungo la
cancellata del Tempio Maggiore in cui si legge: "Le Olimpiadi
profanate". Protagonisti della serata il presidente del Maccabi Italia
e consigliere UCEI Vittorio Pavoncello, il presidente della Comunità
ebraica Riccardo Pacifici, il rabbino capo rav Riccardo Di Segni,
l'assessore allo sport della Cer Eugenio Calò, la giornalista e
deputata Fiamma Nirenstein e il funzionario dell'ambasciata israeliana
in Italia Livia Link. Sul palco anche i giovani del Maccabi che
accendono un lume ciascuno scandendo nomi e disciplina dei caduti e un
emozionantissimo Pietro Mennea, il grande atleta azzurro che a Monaco
c'era e che in questi mesi è stato tra i primi a denunciare il muro di
omertà eretto dal CIO. Tra la folla rappresentanti di Comune, Provincia
e Regione. “Grazie al presidente del Coni Gianni Petrucci – ha
ricordato Pacifici – l'Italia sarà l'unica delegazione ad osservare un
minuto di silenzio. Tante, tantissime le persone, dal giornalismo alla
politica, che nel nostro paese sono state mosse dal comune obiettivo di
testimoniare valori fondamentali che sono di tutti". "Uno dei più
grandi pericoli dei nostri tempi - ha aggiunto il rav Di Segni - è
l'assuefazione e l'indifferenza al terrore. Essere accorsi numerosi
questa sera significa continuare una lunga tradizione di attenzione e
vigilanza. Noi siamo qua per ricordare".
Il
ritrovo a Milano era fissato in piazza della Scala. Al fianco del
sindaco Giuliano Pisapia e di numerosi consiglieri comunali, che hanno
interrotto per alcuni minuti l'acceso confronto protrattosi fino a
tarda notte sul tema delle unioni civili, i vertici della Comunità
ebraica – il presidente Walker Meghnagi, il vicepresidente Daniele
Cohen, il responsabile delle relazioni istituzionali Daniele Nahum e
l'assessore alle finanze Raffaele Besso – e il presidente
dell'associazione Amici di Israele Eyal Mizrahi. Svolgimento pressoché
analogo con accensione degli undici lumi e sessanta intensi secondi di
silenzio e riflessione.
Molta gente anche a Torino, in piazzetta Primo Levi, dove sono
intervenuti il presidente della Comunità ebraica Beppe Segre e il
sindaco Piero Fassino. Forte l'ammonimento pronunciato dal rav Alberto
Moshe Somekh in Tempio: "Come già ci vollero quarant’anni dall’Uscita
dall’Egitto perché i Figli d’Israel potessero entrare nella Terra
Promessa – ha affermato – anche noi auspichiamo che al compimento
del quarantesimo anno dall’immane tragedia degli atleti di Monaco
possano finalmente le loro anime trovare riposo e tutti noi
consolazione nella speranza, mai si dica nell’illusione, di un mondo
più giusto”.
Adam Smulevich - twitter @asmulevichmoked
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"Nel mirino chi lavora per una società inclusiva e plurale"
La solidarietà degli ebrei italiani al ministro Riccardi
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A
proposito degli attacchi apparsi su siti dell'odio nei confronti del
ministro Andrea Riccardi il presidente dell'Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane Renzo Gattegna ha dichiarato:
"Voglio esprimere la vicinanza e la solidarietà di tutti gli ebrei
italiani al ministro Andrea Riccardi per le ignobili offese di cui
fatto oggetto sul web.
L'attacco, ultimo capitolo di una tristemente lunga serie di minacce
indirizzate nei mesi passati a singoli individui e realtà colpevoli di
lavorare per un'Italia democratica, inclusiva e plurale, giunge a pochi
giorni di distanza dalla visita dello stesso ministro agli ebrei
romani. Un'importante occasione di incontro nel corso della quale
Riccardi aveva ribadito il suo personale impegno finalizzato ad
arginare i fenomeni di razzismo, xenofobia e antisemitismo che
continuano a correre sulla rete.
Sono proprio tristi circostanze come questa a ricordarci che soltanto
attraverso una reale consapevolezza collettiva sarà possibile arrivare
al risultato di contrastare qualsiasi diffusione di pericolose e
intolleranti ideologie".
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Redazione aperta - La ricerca vincente
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Nel
segno della scienza la conclusione di Redazione aperta: i partecipanti
hanno avuto infatti occasione di visitare la Scuola internazionale
superiore di studi avanzati, istituto che ha reso Trieste uno dei
centri di ricerca dell'eccellenza italiana. Ad accogliere i
partecipanti al laboratorio giornalistico la neuro scienziata Raffaella
Rumiati, che ha mostrato loro la nuova sede dell'istituto, uno
splendido complesso di edifici sulle colline affacciato sul golfo di
Trieste. La Sissa si divide in tre dipartimenti (Matematica, Fisica e
Neuroscienze) e conta circa 65 professori, un centinaio di
ricercatori e 250 studenti di dottorato, oltre a partecipanti a
programmi brevi e agli iscritti alla laurea magistrale in neuroscienze
in collaborazione con l'Università di Trieste. Con un importante
risultato: il 30 per cento circa degli studenti della Sissa sono
stranieri (Paesi europei, Stati Uniti, ma anche Iran, Israele,
Territori palestinesi). Dopo il pranzo nell'incantevole giardino e
prima del commiato ai ragazzi è stato offerta l'opportunità di
partecipare ad alcuni esperimenti scientifici. Un'esperienza che ha
chiuso in modo decisamente singolare due settimane di grande impegno
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E' scontato quindi non lo sappiamo
Viviamo nella società dell’informazione, eppure a volte trovare le
informazioni che ci servono e difficilissimo, se non impossibile. Tra
le molteplici cause ce n’è una che mi pare particolarmente attuale: la
tendenza a dare tutto per scontato. Non credo che sia un caso se questa
tendenza aumenta in modo esponenziale proprio quando le fonti di
informazione sembrano sempre più rapide e precise: nel momento in cui
tv e giornali la devono riferire la notizia è già uscita su internet, è
stata trasmessa per radio, discussa sui social network, commentata da
qualche esponente politico; il giornalista che se ne occupa l’ha già
sentita fino alla nausea, gli sembra impossibile che qualcuno possa non
conoscerla, e quindi gli pare superfluo riferirla nei dettagli. Basta
poi avere la televisione o il computer guasti per un giorno, o a volte
semplicemente aver fatto una gita in montagna, per non capire davvero
più nulla.
La tendenza a dare tutto per scontato appare ancora più insidiosa negli
ambienti ristretti, come l’ebraismo italiano, o ancor di più le singole
comunità. Lì ogni notizia che viene riferita in qualche forma ufficiale
(assemblea, bollettino, giornale, newsletter) è stata preceduta da
chissà quante conversazioni tra amici e parenti, discussioni
nell’ambito di qualche gruppo, mail private, bisbigli, gossip, magari
anche litigi. Chi parla o scrive non è più in grado di mettersi nei
panni di chi sentirà o leggerà la notizia per la prima volta: si lima
ogni parola per trovare una forma di compromesso tra quelli del proprio
gruppo, si lanciano frecciatine contro gli avversari, e intanto chi
doveva essere informato non capisce di cosa si stia parlando. Non è un
problema degli “ebrei lontani”, anzi, spesso più siamo “vicini” più
tutti danno per scontato che sappiamo già di cosa stanno parlando senza
che ce lo spieghino. Così le informazioni che sembrano più ovvie sono
spesso proprio quelle che alla fine nessuno conosce.
Questo stesso testo non sfugge alla regola: a cosa sto alludendo?
Perché tiro fuori l’argomento proprio adesso e non due settimane fa o
tra un mese? Va bene, ammetto che ci stavo cascando anch’io. Per fare
ammenda dico esplicitamente che lo spunto mi è venuto da una newsletter
indirizzata agli ebrei torinesi che ho ricevuto qualche giorno fa e che
mi è parsa particolarmente criptica. Ma si potrebbero citare
un’infinità di casi simili, nelle comunità ebraiche come in altri
ambiti.
Spesso dico ai miei allievi che una ripetizione, anche se suona male, è
comunque mille volte meglio di una frase incomprensibile. Allo stesso
modo un’informazione ripetuta mi sembra molto meglio di una omessa
perché data per scontata.
Anna Segre, insegnante
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notizieflash |
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rassegna stampa |
Israele - Nasce la prima bicicletta
realizzata interamente in cartone
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la rassegna |
Innovativa,
ecologica, low cost. Nasce la prima bicicletta realizzata interamente
in cartone riciclato. Il suo inventore, l'imprenditore israeliano Izhar
Gafni, è riuscito in un'impresa che al momento non ha eguali sul
mercato. "Mi dicevano che era un'illusione da squattrinati ecologisti -
spiega Gafni - ma quando si combinano passione, impegno e motivazione
nessun obiettivo, anche quello apparentemente più ostico, è precluso":
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