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27 luglio 2012 - 8 Av 5772
l'Unione informa
ucei 
moked è il portale dell'ebraismo italiano
alef/tav
Jonathan Sacks,
rabbino capo
del Commonwealth


Possa la loro memoria far crescere gli alti ideali dello sport che i Giochi Olimpici furono creati per affermare.
Laura
Quercioli Mincer,
 slavista



laura quercioli mincer
A partire dall’inizio degli anni Trenta Korczak sognava di trasferirsi in Palestina, almeno sei mesi all’anno, per poter da laggiù “aver nostalgia della Polonia”. Preparandosi al viaggio, così scriveva al suo ex allievo Jozef Arnon: “Caro Jozef, intorno al bambino si dipanano le maggiori menzogne della nostra vita. Gli uomini oggi vaneggiano di eterna giovinezza, se non perfino di immortalità. Ciò è già parte della nostra psiche. E perciò il bambino-intruso sembra infastidire, sospingere verso la vecchiaia e la tomba. Come altrimenti spiegare le ingiustizie che gli si fanno? Se c’è un paese dove il bambino può confidare con sincerità i propri sogni e inquietudini, le nostalgie e le pene, questo è forse la Palestina. E’ qui che dovrebbe sorgere il monumento all’Orfano Ignoto”.

davar
Israele - Questione di spread
Si parla molto di bombe atomiche iraniane e di terrorismo, e ieri si è giustamente commemorato il massacro degli 11 sportivi israeliani alle Olimpiadi di Monaco di Baviera. Stranamente nessuno – nessuno – ha notato che ieri lo spread dei bond israeliani decennali era sceso a 290 punti base.

Sergio Della Pergola, Università ebraica di Gerusalemme

Assieme nel ricordo, assieme per lo sport
jcIl filo comune è quello di combattere l'indifferenza e affermare valori e principi che sono patrimonio della collettività a prescindere dalle specifiche appartenenze ideologiche e culturali dei singoli individui. Commozione palpabile ieri sera in molte piazze e sinagoghe d'Europa in occasione delle tante cerimonie simultanee che hanno ricordato gli undici atleti e allenatori israeliani massacrati 40 anni fa dai terroristi di Settembre Nero alle Olimpiadi di Monaco. Un impegno di memoria, alla vigilia dell'apertura della trentesima edizione dei Giochi di Londra, che ha visto l'Italia in prima fila grazie all'impegno delle comunità ebraiche e delle rappresentanze diplomatiche israeliane capaci in questi mesi di sensibilizzare classe politica, dirigenza dello sport azzurro e associazioni verso una grande battaglia di memoria condivisa. A Roma migliaia di persone si ritrovano a largo Stefano Gay Taché, nel cuore del quartiere ebraico capitolino. Lo sdegno per il comportamento del Comitato Olimpico Internazionale che, a meno di clamorosi ripensamenti dell'ultima ora, questa sera non tributerà un minuto di silenzio in ricordo delle vittime nel corso della cerimonia inaugurale della manifestazione, è fortissimo. A ribadirlo senza giri di parole è lo striscione appeso lungo la cancellata del Tempio Maggiore in cui si legge: "Le Olimpiadi profanate". Protagonisti della serata il presidente del Maccabi Italia e consigliere UCEI Vittorio Pavoncello, il presidente della Comunità ebraica Riccardo Pacifici, il rabbino capo rav Riccardo Di Segni, l'assessore allo sport della Cer Eugenio Calò, la giornalista e deputata Fiamma Nirenstein e il funzionario dell'ambasciata israeliana in Italia Livia Link. Sul palco anche i giovani del Maccabi che accendono un lume ciascuno scandendo nomi e disciplina dei caduti e un emozionantissimo Pietro Mennea, il grande atleta azzurro che a Monaco c'era e che in questi mesi è stato tra i primi a denunciare il muro di omertà eretto dal CIO. Tra la folla rappresentanti di Comune, Provincia e Regione. “Grazie al presidente del Coni Gianni Petrucci – ha ricordato Pacifici – l'Italia sarà l'unica delegazione ad osservare un minuto di silenzio. Tante, tantissime le persone, dal giornalismo alla politica, che nel nostro paese sono state mosse dal comune obiettivo di testimoniare valori fondamentali che sono di tutti". "Uno dei più grandi pericoli dei nostri tempi - ha aggiunto il rav Di Segni - è l'assuefazione e l'indifferenza al terrore. Essere accorsi numerosi questa sera significa continuare una lunga tradizione di attenzione e vigilanza. Noi siamo qua per ricordare".
Il ritrovo a Milano era fissato in piazza della Scala. Al fianco del sindaco Giuliano Pisapia e di numerosi consiglieri comunali, che hanno interrotto per alcuni minuti l'acceso confronto protrattosi fino a tarda notte sul tema delle unioni civili, i vertici della Comunità ebraica – il presidente Walker Meghnagi, il vicepresidente Daniele Cohen, il responsabile delle relazioni istituzionali Daniele Nahum e l'assessore alle finanze Raffaele Besso – e il presidente dell'associazione Amici di Israele Eyal Mizrahi. Svolgimento pressoché analogo con accensione degli undici lumi e sessanta intensi secondi di silenzio e riflessione.
Molta gente anche a Torino, in piazzetta Primo Levi, dove sono intervenuti il presidente della Comunità ebraica Beppe Segre e il sindaco Piero Fassino. Forte l'ammonimento pronunciato dal rav Alberto Moshe Somekh in Tempio: "Come già ci vollero quarant’anni dall’Uscita dall’Egitto perché i Figli d’Israel potessero entrare nella Terra Promessa – ha affermato –  anche noi auspichiamo che al compimento del quarantesimo anno dall’immane tragedia degli atleti di Monaco possano finalmente le loro anime trovare riposo e tutti noi consolazione nella speranza, mai si dica nell’illusione, di un mondo più giusto”.

Adam Smulevich - twitter @asmulevichmoked

"Nel mirino chi lavora per una società inclusiva e plurale"
La solidarietà degli ebrei italiani al ministro Riccardi


jcA proposito degli attacchi apparsi su siti dell'odio nei confronti del ministro Andrea Riccardi il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna ha dichiarato:

"Voglio esprimere la vicinanza e la solidarietà di tutti gli ebrei italiani al ministro Andrea Riccardi per le ignobili offese di cui fatto oggetto sul web.
L'attacco, ultimo capitolo di una tristemente lunga serie di minacce indirizzate nei mesi passati a singoli individui e realtà colpevoli di lavorare per un'Italia democratica, inclusiva e plurale, giunge a pochi giorni di distanza dalla visita dello stesso ministro agli ebrei romani. Un'importante occasione di incontro nel corso della quale Riccardi aveva ribadito il suo personale impegno finalizzato ad arginare i fenomeni di razzismo, xenofobia e antisemitismo che continuano a correre sulla rete.
Sono proprio tristi circostanze come questa a ricordarci che soltanto attraverso una reale consapevolezza collettiva sarà possibile arrivare al risultato di contrastare qualsiasi diffusione di pericolose e intolleranti ideologie".


Redazione aperta - La ricerca vincente

sissaNel segno della scienza la conclusione di Redazione aperta: i partecipanti hanno avuto infatti occasione di visitare la Scuola internazionale superiore di studi avanzati, istituto che ha reso Trieste uno dei centri di ricerca dell'eccellenza italiana. Ad accogliere i partecipanti al laboratorio giornalistico la neuro scienziata Raffaella Rumiati, che ha mostrato loro la nuova sede dell'istituto, uno splendido complesso di edifici sulle colline affacciato sul golfo di Trieste. La Sissa si divide in tre dipartimenti (Matematica, Fisica e Neuroscienze)  e conta circa 65 professori, un centinaio di ricercatori e 250 studenti di dottorato, oltre a partecipanti a programmi brevi e agli iscritti alla laurea magistrale in neuroscienze in collaborazione con l'Università di Trieste. Con un importante risultato: il 30 per cento circa degli studenti della Sissa sono stranieri (Paesi europei, Stati Uniti, ma anche Iran, Israele, Territori palestinesi). Dopo il pranzo nell'incantevole giardino e prima del commiato ai ragazzi è stato offerta l'opportunità di partecipare ad alcuni esperimenti scientifici. Un'esperienza che ha chiuso in modo decisamente singolare due settimane di grande impegno

pilpul
E' scontato quindi non lo sappiamo
Anna SegreViviamo nella società dell’informazione, eppure a volte trovare le informazioni che ci servono e difficilissimo, se non impossibile. Tra le molteplici cause ce n’è una che mi pare particolarmente attuale: la tendenza a dare tutto per scontato. Non credo che sia un caso se questa tendenza aumenta in modo esponenziale proprio quando le fonti di informazione sembrano sempre più rapide e precise: nel momento in cui tv e giornali la devono riferire la notizia è già uscita su internet, è stata trasmessa per radio, discussa sui social network, commentata da qualche esponente politico; il giornalista che se ne occupa l’ha già sentita fino alla nausea, gli sembra impossibile che qualcuno possa non conoscerla, e quindi gli pare superfluo riferirla nei dettagli. Basta poi avere la televisione o il computer guasti per un giorno, o a volte semplicemente aver fatto una gita in montagna, per non capire davvero più nulla.
La tendenza a dare tutto per scontato appare ancora più insidiosa negli ambienti ristretti, come l’ebraismo italiano, o ancor di più le singole comunità. Lì ogni notizia che viene riferita in qualche forma ufficiale (assemblea, bollettino, giornale, newsletter) è stata preceduta da chissà quante conversazioni tra amici e parenti, discussioni nell’ambito di qualche gruppo, mail private, bisbigli, gossip, magari anche litigi. Chi parla o scrive non è più in grado di mettersi nei panni di chi sentirà o leggerà la notizia per la prima volta: si lima ogni parola per trovare una forma di compromesso tra quelli del proprio gruppo, si lanciano frecciatine contro gli avversari, e intanto chi doveva essere informato non capisce di cosa si stia parlando. Non è un problema degli “ebrei lontani”, anzi, spesso più siamo “vicini” più tutti danno per scontato che sappiamo già di cosa stanno parlando senza che ce lo spieghino. Così le informazioni che sembrano più ovvie sono spesso proprio quelle che alla fine nessuno conosce.
Questo stesso testo non sfugge alla regola: a cosa sto alludendo? Perché tiro fuori l’argomento proprio adesso e non due settimane fa o tra un mese? Va bene, ammetto che ci stavo cascando anch’io. Per fare ammenda dico esplicitamente che lo spunto mi è venuto da una newsletter indirizzata agli ebrei torinesi che ho ricevuto qualche giorno fa e che mi è parsa particolarmente criptica. Ma si potrebbero citare un’infinità di casi simili, nelle comunità ebraiche come in altri ambiti.
Spesso dico ai miei allievi che una ripetizione, anche se suona male, è comunque mille volte meglio di una frase incomprensibile. Allo stesso modo un’informazione ripetuta mi sembra molto meglio di una omessa perché data per scontata.

Anna Segre, insegnante

notizieflash   rassegna stampa
Israele - Nasce la prima bicicletta
realizzata interamente in cartone
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Innovativa, ecologica, low cost. Nasce la prima bicicletta realizzata interamente in cartone riciclato. Il suo inventore, l'imprenditore israeliano Izhar Gafni, è riuscito in un'impresa che al momento non ha eguali sul mercato. "Mi dicevano che era un'illusione da squattrinati ecologisti - spiega Gafni - ma quando si combinano passione, impegno e motivazione nessun obiettivo, anche quello apparentemente più ostico, è precluso":

 
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