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27 agosto 2012 - 9 Elul 5772
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Adolfo Locci, rabbino capo
di Padova

"Non dovrai seminare la tua vigna con semi diversi…" (Devarim 22:8) Rav Chyd"à (Rabbì Chayym Yosef David 1724-1806) ritiene che il verso ci inviti a porre attenzione al possibile comportamento ambiguo dell'essere umano: dare la tzedakà e fare maldicenza, onorare lo shabbat con la preparazione di pietanze appropriate e poi parlare a tavola di cose inerenti al lavoro, studiare Torà e comportarsi con superbia...

Anna
Foa,
 storica

   
Anna Foa
La decisione del tribunale di Oslo di condannare a 21 anni di prigione Anders Breivik giudicandolo sano di mente è di grande significato e importanza. Come hanno sottolineato molti commentatori, e in particolare Adriano Sofri sulla Repubblica di sabato, il tribunale ha sancito un principio di responsabilità fondamentale per il mantenimento di ogni società civile. Ha stabilito che il male è opera dell'essere umano, non appartiene a un'entità metafisica, e corrisponde a delle scelte. Scelte che nel caso di Breivik, come nel caso di altri personaggi a lui simili della storia, sono rivendicate con un orgoglio che ci fa pensare alla follia ma che follia non è. Le riflessioni a cui questa terribile vicenda ci porta sono le stesse che ci sollecitano i grandi stermini della storia e i processi che ne sono seguiti in cui il tema del male e della sua responsabilità sono stati affrontati ed analizzati, e la sentenza con il suo castigo eseguita. Siamo di fronte, nel caso del tribunale di Oslo, a una vera prova di civiltà.

davar
Qui Venezia - Luce su Israele nel primo giorno di Biennale
L'Italia della cultura riparte da Venezia. Con la festosa presentazione alla stampa e agli addetti ai lavori della Biennale Architettura (l'apertura al pubblico avrà luogo nelle prossime ore, mercoledì 29), la vigilia della Mostra internazionale del Cinema che pone in cartellone molte pellicole di interesse ebraico, l'attesa Giornata europea della cultura ebraica di questa domenica (di cui Venezia con la sua antichissima Comunità sarà quest'anno città capofila) e la storica regata sul Canal grande che si terrà sempre nello stesso giorno, sono centinaia di migliaia i visitatori che si stanno dirigendo o hanno programmato una visita per vedere la Laguna e i suoi tesori e partecipare alle innumerevoli iniziative culturali.
Molto intensa l'agenda degli appuntamenti. A cominciare dall'inaugurazione del padiglione nazionale di Israele ai Giardini e dall'attesa apertura del grande Padiglione Italia, una vetrina di come l'Italia è cresciuta o potrà crescere che il governo Monti ha affidato all'architetto Luca Zevi, anche Consigliere dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
A fianco dell'ambasciatore di Israele a Roma Naor Gilon, fra le tante autorità presenti in questi giorni in Laguna, il presidente dell'Unione Renzo Gattegna che ha visitato l'esposizione nazionale di Gerusalemme. L'ambasciatore Gilon ha fra l'altro incontrato, nel corso della giornata, gli ebrei veneziani e il presidente della Comunità ebraica di Venezia, Amos Luzzatto.
In una Biennale che si conferma, come hanno ricordato ai giornalisti il presidente della Biennale Paolo Baratta e il curatore David Chipperfeld, il laboratorio internazionale di punta per ripensare il rapporto fra l'essere umano e lo spazio, lo sviluppo, la crescita, la ricerca dell'equilibrio con l'ambiente, il padiglione nazionale di Israele segue il filo dell'ironia e della libera ricerca critica considerando i forti contrasti generati dai più recenti sviluppi urbanistici e culturali del paese ebraico nell'ambito di un mondo sempre più globalizzato e massificato.
I
l padiglione israeliano, intitolato “Aircraft Carrier” (“Portaerei”) vede la partecipazione degli architetti Assaf Evron, Fernando Guerra, Florian Holzherr, Nira Pereg, Jan Tichy e dei curatori e dei commissari Erez Ella, Milana Gitzin Adiram, Dan Handel, Miki Gov, Arad Turgeman. L'iniziativa presenta i drammatici cambiamenti nell’architettura israeliana a partire dal 1973, e dell’influenza americana che li ha resi possibili. Questa data segna uno spartiacque nella storia del capitalismo globale, così come nell’interesse strategico americano verso il Medio Oriente e nei mutamenti interni alle strutture sociali, economiche e territoriali di Israele. Tutti questi elementi insieme – prodotti da conflitti territoriali e da crisi energetiche - hanno trasformato radicalmente l’architettura israeliana.
La mostra getta uno sguardo sugli ambienti costruiti che ne emersero combinando commento visuale e materiali storici. Questi ambienti raccontano non solo la storia dell’impatto senza precedenti del liberismo capitalista in un paese precedentemente fondato su un sistema di welfare di stampo socialista, ma anche quella di un nuovo orientamento culturale e architettonico oggi messo in discussione da un’altra crisi importante.
Il padiglione è diviso nel luogo della mostra e in un “negozio”, disposti in due distinti piani del palazzo. Al piano terra, siete invitati ad acquistare uno o più tra una trentina di prodotti “merchandise” che il designer industriale Tal Erez ha creato esclusivamente per il progetto. Ciascuno di questi prodotti rappresenta un momento chiave nella storia delle relazioni israelo-americane.
Al primo piano, questi prodotti diventeranno uno strumento di informazione, mentre materiale archivistico e opere d’arte commissionate saranno presentati su grandi oggetti nello spazio.
I fenomeni architettonici al centro di questa mostra sono divisi in quattro categorie: Segnali (tentativi di compagnie e di individui di mostrare il proprio potere politico e sociale attraverso progetti edili); Emporium (l’ascesa del teorema del libero mercato e la rapida trasformazione della società israeliana dall'austerità socialista a una frenesia iper-consumista); Alleati (la capitalizzazione statale di modelli e ambizioni di sviluppo privato come strumenti di promozione a fini nazionali); Flottiglie (la segregazione dello spazio israeliano in ambienti discreti con architetture parallele costruite per sub-società diverse).
Ogni categoria è rappresentata da una diversa combinazione di materiali d’archivio e opere d’arte su commissione. Queste esposizioni, insieme ai prodotti di largo consumo (“mercanzie”), permetteranno agli spettatori di comprendere appieno i processi che hanno formato l’architettura israeliana contemporanea.
La mostra è accompagnata da un catalogo - pubblicato dall' editore tedesco Hatje Cantz e redatto dai curatori - che contestualizza i fenomeni al’interno dei grandi processi di trasformazione storica. Il libro include testi di Milton Friedman, Justin Fowler, Eeva-Liisa Pelkonen, Tamar Berger, e Or Aleksandrowicz, insieme alle opere visuali degli artisti che partecipano alla mostra e dei designer grafici della Baltimore “Post-Typography”.
La Biennale Architettura resterà aperta fino agli ultimi giorni del prossimo novembre.

l.p.

Nelle immagini: il presidente Ucei Renzo Gattegna assieme all'ambasciatore di Israele Naor Gilon, l'incontro fra il presidente della Comunità ebraica di Venezia Amos Luzzatto e il consigliere Ucei Luca Zevi, il padiglione nazionale di Israele alla Biennale, l'ambasciatore Naor Gilon, l'addetto culturale di Israele a Roma Ofra Zarhi illustra la mostra allestita nel padiglione di Israele, vecchia e nuova architettura nel vivace sviluppo urbano di Tel Aviv,
il presidente della Biennale di architettura di Venezia Paolo Baratta e il curatore David Chipperfeld durante la conferenza stampa.

Giornata della Cultura - L’umorismo tra mare e sole
I rabbini, guide e maestri di Torah, “sanno” anche ridere? Certo, anzi la risata e l’ironia possono essere lo strumento più efficace per raggiungere i propri allievi. A spiegarlo, in occasione della Giornata europea della cultura ebraica del prossimo 2 settembre a Genova sarà il rabbino capo Giuseppe Momigliano nei suoi interventi Ridere tra Cielo e Terra – L'umorismo nella tradizione ebraica e Milè Debedichutà. Quando i rabbini raccontano le storielle. Non solo il rav fra i relatori nel capoluogo ligure: a offrire spunti sulla risata ebraica saranno anche le letture di Pietro Fabbri e diverse conferenze. Per chiudere in musica, con il concerto klezmer dei MusaMigrantEnsamble.
E la Giornata della cultura troverà un posto al sole anche a Napoli e in tantissime località del Meridione, nel segno di una nuova grande sfida del dialogo e dell’incontro: il festival Lech Lechà- Va’ verso te stesso, settimana di arte, cultura e letteratura ebraica che avrà luogo a San Nicandro Garganico e in altre otto località pugliesi grazie alla Comunità partenopea e con il patrocinio tra gli altri dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (2-8 settembre). La rassegna si candida ad attrarre un pubblico vasto e diversificato grazie a dieci differenti filoni tematici, che verranno sviluppati da oltre 60 relatori. Tra i vari moduli, Reshit - storia ebraica, Il canto di Abramo, Un ebreo a Hollywood, Yom haShabbat, e La notte dell'ebraismo tranese con suoni, sapori e humour nella Giudecca.


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In cornice - Un itinerario per Parigi
daniele liberanomeAttenti a non perdersi nel Museo ebraico di Parigi: è organizzato in parte per tema (feste, rito), in parte per territorio (Italia, Polonia etc.), in parte per cronologia (dal Medioevo all'Emancipazione a oggi). I pezzi esposti sono però di grande valore. Notevole è una rara channukkià medievale francese, dei tempi precedenti alla cacciata dalla Francia nel XIV secolo per volontà di Filippo il Bello. E' grosso modo contemporanea delle grandi cattedrali gotiche, e si vede. Il piano verticale della channukkià, quello che si appoggiava al muro, è traforato in modo da formare una specie di rosone di Notre Dame senza vetri. Sopra ciascuna conchetta per l'olio, ecco un archetto, e tutti insieme sembrano le nicchie in serie in cui venivano sistemate le statue sulle facciate delle cattedrali del tempo. Non mancano bei pezzi provenienti dall'Italia: la cultura ebraica di questo paese la fa spesso da padrona nonostante il peso numerico esiguo rispetto ad altre comunità europee. Un aron del XV secolo proveniente da Modena è bello e interessante. Perfettamente e facilmente trasportabile, ricorda una piccola torre, come a dire che la Torà è l'unica vera difesa per il nostro popolo. Fra tante meraviglie  - un'opera contemporanea: è una bella channukkià in metallo di Luigi Del Monte, essenziale, sobria. Complimenti.

Daniele Liberanome, critico d'arte

Tea For Two - Il matrimonio
daniele liberanomeNatalie Portman si è sposata, anche le foto rubate con chuppah e balli lo confermano. Si rassegnino i rampolli, la jewish princess per eccellenza non è più sul mercato. Il fortunato è il coreografo Benjamin Millepied (si, un ballerino che si chiama Millepied) conosciuto danzando e sfidandosi con Mila Kunis nell'inquietante Black swan. Per curiosi e patiti di wikipedia, Mila Kunis è nata a Chernivitsi, la piccola Vienna ebraica che vanta cittadini famosi come Paul Celan. La Portman non si smentisce neppure il giorno più bello e indossa una coroncina di fiori e un vestito che avrebbe ricevuto la benedizione di Audrey Hepburn. Io voglio bene a Natalie, non la conosco, c'è un'alta probabilità di non conoscerla mai, ma le voglio bene. Primo è nata in Israele e non lo ha mai nascosto per farsi amare dall'intellighenzia dell'Hollywood anticonformista. Secondo ha studiato ad Harvard, Harvard avete capito bene. La jewish princess è un genietto. Terzo e non trascurabile motivo, si è comportata in maniera impeccabile il giorno nel quale ha vinto l'Oscar: la vittoria per Black swan era conclamata e Natalie come ultima testimonial di Dior avrebbe dovuto indossare un vestito megagalattico della maison. Gli stessi giorni però esce fuori la notizia che il 'simpatico' John Galliano, direttore artistico di Dior, è protagonista di un video amatoriale nel quale, alticcio, lancia banali frasi antisemite ai suoi vicini di tavolo. Natalie cambia idea all'ultimo secondo e decide di fare la grande uscita sul red carpet con un abito di Rodarte, adorabile marchio che aveva già firmato gli abiti del film che le regala la statuetta. Ma la lista che mi porta a voler bene alla Portman, un po' come Benigni voleva bene a Berlinguer, è davvero lunga: vegana, attenta all'ambiente ma non per questo noiosamente bacchettona (ha girato un video spassosissimo per il Saturday Night Live nel quale si lancia in un rap improbabile). Ha velleità da regista e dopo aver girato un episodio del film corale New York, I love you, si dedica alla trasposizione cinematografica di Una storia di amore e di tenebra di Amos Oz. Ha chiamato suo figlio Aleph e c'è che scommette che la prossima si chamerà Beth. Lo ammetto, sono una di quelle terribili personcine che hanno il jewish pride. Mi esalto se vedo folkloristiche scene nei telefilm americani, quando cercano di includere personaggi di tutte le etnie e inseriscono il classico ragazzo ebreo un po' nerd e che vive della rendita del bar mitzvah. E il mio jewish pride sale alle stelle quando vedo le foto rubate e sgranate di Benjamin che avvolge Natalie nel talled.

Rachel Silvera, studentessa twitter @RachelSilvera2

notizie flash   rassegna stampa
Israele - Imparare nel sonno
  Leggi la rassegna

Dormire non serve solo a “liberare la memoria” aiutando a organizzare i ricordi ma anche a imparare. Questo il risultato di uno studio coordinato da Anat Arzi dell’Istituto Weizmann di Rehovot in Israele e pubblicato su Nature Neuroscience. Secondo lo studio il cervello è in grado di assimilare informazioni e reagire allo stesso modo a suoni e odori, sia durante il sonno che mentre si è svegli. In sostanza, l’uomo può apprendere nuove informazioni mentre dorme e questo può inconsciamente modificare il suo comportamento di veglia. «Ora che sappiamo che un qualche tipo di apprendimento durante il sonno è possibile - commenta Arzi - vogliamo scoprire quali sono i limiti e quali informazioni possono essere apprese durante il sonno».
 
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