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30 agosto 2012 - 12 Elul 5772
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l'Unione informa
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moked è il portale dell'ebraismo italiano
 
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elia richetti Elia
Richetti,
presidente dell'Assemblea rabbinica italiana
 


Insegnano i nostri Maestri: “Ha-omèr: ‘Al qan tzippòr yagghì‘u rachamékha... meshatteqìn othò”, “Chi (nella sua preghiera) dice: Fino al nido d’uccello giunge la Tua misericordia... lo si fa tacere”. C’è qui un chiaro riferimento alla regola, esposta nella Parashà di questa settimana, di non sottrarre i pulcini o le uova alla madre mentre è alla cova. Ciò che i Maestri vietano è quindi il considerare questa norma come un atto di misericordia divina, perché – essi spiegano – essa non è frutto di misericordia, bensì una “ghezeràth Mélekh”, un imperscrutabile decreto divino.    Quest’affermazione ci può sembrare strana: molte volte abbiamo sottolineato come le mitzwòth siano frutto di una mirabile pedagogia divina che mira ad educarci ad una vita consapevole del rapporto armonico, rispettoso, che deve vigere nel Creato, e questa mitzwà sembra confermare tale scopo; perché, dunque, bisogna zittire quale eretico chi loda Ha-Qadòsh Barùkh Hu’ per la sensibilità e la delicatezza che questa mitzwà sembra insegnarci? La risposta si trova nel concetto stesso di “ghezeràth Mélekh”: si tratta, certamente, di imperscrutabile decreto divino, ma non di un imperscrutabile capriccio. Giustamente e mirabilmente il Rabbino livornese Elia Benamozegh lo spiegava: il decreto divino è una necessità della natura etica dell’universo; se la norma non fosse come decretato, l’universo sarebbe diverso da quello che è. Ciò spiega non solo questa mitzwà, ma anche tante altre; pertanto l’osservarle non è semplicemente l’adesione di bravi figli al volere del Padre celeste, dei cittadini del mondo della Torà alla volontà del Promulgatore della medesima, bensì la compartecipazione dell’uomo alla reggenza dell’universo, la sua corresponsabilità al naturale andamento del cosmo. È per questo che chi limita la portata della mitzwà del “shillùach ha-qèn” (“l’allontanamento dal nido”) ad un atto di una sola delle categorie dell’azione divina nel mondo, ossia alla sola “middàth ha-rachamìm” (la caratteristica della misericordia), è tacciato di eresia: non un atto di pietà, ma una necessità universale; non la sola “middàth ha-rachamìm”, ma tutta l’essenza divina partecipa alla promulgazione delle norme della Torà, come tutta l’essenza umana deve adoperarsi a realizzarle.


Sergio
Della Pergola,
Università Ebraica
di Gerusalemme


Sergio Della Pergola
Salvo errori o omissioni, fra le apparizioni settimanali su questa colonna online, quelle mensili sul giornale Pagine Ebraiche, e qualche altro intervento estemporaneo, questo di oggi è il 250mo pezzo che scrivo, su istigazione dell'amico Guido Vitale, per gli organi di comunicazione dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Mi sembra giustificato a questo punto chiedersi quale sia stato il succo principale delle cose dette fin qui, e se sia cambiato qualcosa in questi ultimi anni. Una prima amara constatazione si riassume nella mancata crescita della conoscenza e nel continuo predominare di pregiudizi e parzialità nello spazio mediatico italiano quando si affrontano temi legati allo stato d'Israele che, è importante sottolineare, non è semplicemente un paese spesso menzionato nella cronaca esteri, ma costituisce anche uno dei maggiori poli di riferimento identitari per gli ebrei italiani. La malevola, falsa rappresentazione del fenomeno Israele comporta quindi anche una parziale delegittimazione del fenomeno ebraismo. Su questo versante non è cambiato molto, le firme si alternano, ma le posizioni delle diverse testate sono prevedibili, si rinnova tutto il tempo lo strazio del nuovo inviato speciale che dopo una visita a una birreria di Tel Aviv scrive il pezzo su "Israele è in crisi" sulla falsariga dell'inviato veterano, sempre nell'incapacità di elencare correttamente nomi e fatti. E noi, forse scioccamente, ci inquietiamo. L'inquietudine, in realtà, non dovrebbe essere tanto per noi stessi quanto per una società civile che tollera tale scempio come parte integrante della sua "informazione". Una seconda inquietudine, in un certo senso derivante dalla prima, è che il dovere di difendere la corretta rappresentazione delle notizie e delle immagini a noi più care: non deve mai divenire eccesso di difesa o lo smussamento di angolini laddove è imperativo conservare intatti il proprio senso dell'autocritica, la propria qualità morale e civile, e la propria trasparenza. "Noi" non possiamo permetterci mai di diventare come "loro". Un terzo argomento di inquietudine, assai più grave, è che la crisi del sistema economico iniziata nel 2008 non solo non è risolta nel 2012, ma ha generato in Italia e in altri paesi una grave crisi, se non il collasso totale, del sistema dei partiti e della politica in senso lato. Su questi grandi problemi la comunità ebraica preferisce in generale non pronunciarsi e mantenere la propria nicchia di cauta sopravvivenza nel contesto del grande divenire generale. Noi abbiamo ritenuto che ciò non basti e che nei momenti critici, anche una piccola minoranza come quella ebraica si debba pronunciare sui grandi temi del futuro della società civile. Su questi diversi aspetti se "l'Unione informa", Moked e Pagine Ebraiche – fra le molte altre voci – hanno prodotto qualche utile spunto di discussione, lo sforzo non sarà stato del tutto vano e sarà utile continuarlo.

davar
Inter-Vaslui e la corte chassidica tornata a vivere
Noi italiani, si sa, nel calcio vediamo molto più di una semplice competizione sportiva. A dispetto degli scandali che sconvolgono periodicamente il mondo del pallone, le partite della squadra del cuore rimangono un concentrato di emozione e suggestioni.
Questa irrazionalità volontariamente provocata mi contagia appieno quando si tratta della mia pazza Inter. La favolosa intesa Snejder-Milito-Cassano contro il Pescara nella prima di campionato è stata già capace di accendere il sogno di una stagione di trionfi. Eppure stasera, nella sfida tra Inter e la squadra rumena del Vaslui, valido per la qualificazione alla fase a gironi dell’Europa League, in qualche modo le sublimi geometrie dell’attacco nerazzurro non sono al centro delle mie riflessioni. Perché nella città di Vaslui affonda un pezzo della storia della mia famiglia.
Vaslui, situata nella regione della Moldavia rumena a Est del paese, nel 1899 registrava una presenza ebraica che contava per quasi il 40 per cento dell’intera popolazione. In città vivevano anche gli ebrei chassidim della corte di Vaslui, arrivata dalla Galizia a metà del XIX secolo. La storia di Vaslui non si differenzia molto da quella di tanti altri luoghi della Romania e dell’Europa dell’Est. I pogrom e la Shoah decimarono la popolazione ebraica. Chi sopravvisse lasciò il paese, nella maggior parte dei casi alla volta di Israele.
Come fece, nel 1950, il rebbe chassidico di Vaslui Chaim Dov Halperin. Reb Chaim Dov morì pochi anni dopo essere giunto nello Stato ebraico e affidò al figlio Avrahom Shimshon Shalom, suo successore, una missione: dare vita a una sinagoga chassidica nel cuore della Tel Aviv laica e mondana. E qui sta il grande lieto fine della corte chassidica di Vaslui. Perché quella sinagoga, a dispetto di chi sostiene l’impossibilità della convivenza tra i haredi e il resto della popolazione israeliana, vive e prospera in rehov Ben Yeuda, attirando un pubblico di frequentatori variegato.
In questa sinagoga ho partecipato alla tradizionale festa di Simchat Torah che in Israele anima le strade all’uscita della festa solenne (in questo modo è possibile organizzare parate e concerti utilizzando automobili e strumenti elettronici). Un’emozione molto grande perché la storia della corte di Vaslui è legata a filo doppio a quella della corte di Pashkane, il gruppo chassidico di cui facevano parte i miei antenati, laggiù in Romania, prima che le sofferenze patite durante la Seconda Guerra Mondiale e la persecuzione del regime comunista non costringessero i miei nonni Meirchaim e Rachel a lasciare il paese con mio padre bambino. Destinazione: Milano. Dove lui si appassionò ai colori nerazzurri (passione che ovviamente ha trasmesso a me e mio fratello).
Il precedente rebbe di Pashkane Moshe Yehuda Leib Friedman, che fu il sandak di mio padre (colui che tiene in braccio il bambino durante la milah), è ancora oggi protagonista di tanti racconti familiari. Avraham Shimshon Shalom Halpern di Vaslui ha sposato la sorella della cognata del Pashkane rebbe, in un intreccio di parentele da sempre frequente tra le corti chassidiche (anche il nonno di reb Halpern aveva sposato la sorella del rebbe di Pashkane).
E chissà che ai nerazzurri non capiti di volare proprio a Tel Aviv durante la loro avventura europea, se Inter e Hapoel Tel Aviv stasera confermeranno i risultati del turno di andata e si ritroveranno a disputare entrambe la fase a gironi.
I tantissimi israeliani appassionati di calcio sicuramente apprezzerebbero. Molto più che eventualmente ospitare il Vaslui.

Rossella Tercatin twitter @rtercatinmoked


Qui Roma - Dalla musica al teatro, arte protagonista
Ritmo serrato e molti appuntamenti di grande interesse a Roma in occasione della 13esima edizione della Giornata Europea della Cultura Ebraica in programma domenica prossima. Cuore nevralgico della Giornata il vecchio ghetto ebraico con visite guidate nei luoghi più significativi che celebrano la plurimillenaria storia della più antica realtà della Diaspora. Si inizia alle 10.30 nel segno dell'arte con l'inaugurazione delle opere geometriche di Uemon Ikeda nei giardini del Tempio Maggiore e con le conferenze sull'umorismo ebraico in Piazza Margana con relatori Gianni Yoav Dattilo (L'umorismo in psicoterapia), Shalom Hazan (La risata nel mondo chassidico) e Massimo Caviglia (L'umorismo ebraico tra dolore e speranza). Presenterà gli interventi Georges de Canino mentre alle 17.30 nella stessa sede sarà il professor Carlo Romeo a introdurre la mostra di Massimo Caviglia 'Umorismo sotto la cintura' dedicata a 30 anni di satira politica, di costume, televisiva e cinematografica. Sempre alle 10.30 al Palazzo della Cultura inaugurazione, in compagnia della delegata alle Politiche Culturali del Primo Municipio Anna Lisa Secchi, della personale di Teresa Coratella 'I simboli della tradizione ebraica' dedicata ai simboli della cultura e della vita ebraica attraverso un percorso fatto di colori, immagini e gestualità. Fino a tarda serata Il Palazzo della Cultura accoglierà numerose iniziative di vario genere: dalla performance 'Ebraicamente ridendo' di Marta Baldassin al concerto di Progetto Davka 'Shirat Hayam: la cantica del mare' fino al monologo 'La yidishe mame' di Aurora Cancian e alla coreografia 'L'odore dell'attesa. L'uomo con la valigia' con Francesca Maria Chiarenza e Roberto Montosi come danzatori e coreografia di Francesca Romana Sestili. A concludere la carrellata di eventi una serie di assaggi tipici della gastronomia kosher capitolina che sarà possibile degustare lungo via del Portico d'Ottavia nell'immediato dopocena. Punti di incontro nel pomeriggio anche all'Interazioni Art Gallery di Piazza Mattei con l'esposizione di alcune opere di Georges de Canino – protagonista a seguire anche al Tempietto di piazza Costaguti – e all'Info Point di via Santa Maria del Pianto con recitazione di sonetti in giudaico-romanesco a cura di Duccio Levi Mortera e inaugurazione dell'installazione 'I giovani e la piazza' di Fiorella Ivaldi. Molta attesa anche per lo show itinerante dei Fool's Wing nel quartiere ebraico con gli interventi di Lorenzo Crivellari e Shay Wapniaz e con accompagnamento al clarinetto di Masimo Montagnolo e al tamburo di Fabio Marconi.
Un primo assaggio di Giornata lo si avrà però al Centro Pitigliani all'uscita dello shabbat, la sera del primo settembre, con lo spettacolo all'aperto (condizioni climatiche permettendo) 'Il sapiente, lo stolto e altre saggezze' di Evelina Meghnagi e Domenico Ascione. Nella stessa sede, lungo tutta la giornata di domenica, saranno inoltre aperte tre mostre didattiche (Saperi e sapori, itinerari ebraici, feste e tradizioni) e sarà proposta una selezionata rassegna cinematografica con possibilità di assistere anche, alle 17.30 al Piticafè, a una lezione di Talmud a cura del rav Gianfranco Di Segni.
Tra i vari appuntamenti da segnalare infine le visite guidate gratuite al Tempio Maggiore, al Tempio dei Giovani e al Museo Ebraico. Dal Tempio Maggiore, alle 11 e con prenotazione obbligatoria, sarà attivo un servizio navetta diretto alla sinagoga di Ostia Antica. Il ritrovo con Giacomo Moscati è alle 12 davanti al cancello adiacente agli scavi. Porte aperte anche alle catacombe ebraiche di Vigna Randanini (dalle 10.30 alle 17.30, prenotazione obbligatoria) grazie allo sforzo congiunto di Fondazione per i Beni Culturali Ebraici onlus e Associazione Culturale Le 5 Scole.      

pilpul
Ferie
Il Tizio della SeraTorna da due settimane di vacanze senza mai essere uscito di casa. Aveva già fatto la spesa.

Il Tizio della Sera

Dimenticanze
Questa è stata la settimana della sentenza su Rachel Corrie, l’attivista americana morta a Rafah e diventata eroina della propaganda anti israeliana. Peccato però che in ciò che ha fatto non ci fosse nulla di eroico. La Corrie nel 2003 è stata travolta da un bulldozer israeliano durante un'operazione militare. Il tribunale israeliano ha stabilito che nessuna responsabilità per la sua morte può essere attribuita all’esercito, in quanto il manovratore non poteva vederla e lei si trovava al posto sbagliato, nel momento sbagliato. Nulla di strano, sappiamo tutti che non è saggio opporsi con il proprio corpo a un’operazione militare che aveva, tra l’altro, come obiettivo quello di distruggere i tunnel che riforniscono di armi e missili i terroristi palestinesi. Così, ancora una volta, siamo costretti ad ascoltare l’ipocrita indignazione di chi accusa di ogni malefatta Israele, ma si dimentica di tutto ciò che accade intorno. Si dimentica delle donne siriane per esempio, senza un nome e senza il risalto dei media; trucidate mentre cercano di difendere i propri figli dalla brutalità del regime di Assad, la cui unica colpa sembra essere quella di combattere la battaglia sbagliata, quella per la loro libertà, che però sembra non interessare a nessuno.

Daniel Funaro, studente

Una risposta alla violenza negli stadi
In Germania la violenza negli stadi e i rigurgiti di neo nazismo sono diventati problemi importanti per le società di calcio. Il Borussia Dortmund, campione di Germania, ha deciso di adottare misure ancora maggiori per contrastare il fenomeno. Dortmund in passato ha dovuto lottare contro l'estremismo di destra. Sono presenti in città i gruppi nazisti più attivi della Germania e soltanto un anno fa la città, con il suo Consiglio comunale, ha fatto un ulteriore sforzo avviando un gruppo di sostegno alle vittime delle violenze politiche.
Per questo motivo il club ha deciso di investire 250.000€ in telecamere ad alta definizione, capaci di filmare un primo piano a una distanza di 60 metri.
Negli stadi tedeschi le telecamere hanno fatto da tempo il loro ingresso, ma queste installate a Dortmund, consentono di fornire foto dettagliate anche da grandi distanze. Sabato scorso, prima di campionato, contro il Werder Brema, anche la nuova tecnologia ha fatto il suo esordio. Durante la partita un tifoso del Borussia, ha srotolato uno striscione dove manifestava solidarietà a un gruppo vietato neonazi, il NWDO (Gruppo di Resistenza Dortmund Nazionale).
Queste incursioni negli stadi sono finalizzate a mobilitare e a informare i sostenitori sulle iniziative del prossimo 1 settembre, anniversario dell'invasione nazista della Polonia. Le immagini riprese, hanno consentito di identificare, rapidamente, lo pseudo tifoso che ora affronterà un processo.
Dobbiamo tutti apprezzare il grande sforzo che il Borussia Dortmund sta facendo per contrastare questi gruppi nazisti. In un comunicato ufficiale, dal web, il club conferma la volontà di non essere tollerante verso tutte le forme di radicalismo di destra e il razzismo, insieme con la polizia usare tutti i metodi a sua disposizione per agire contro chi si macchia di episodi del genere e di chi sono i mandanti. Una bella prova, concreta, efficace.
Da importare, i club italiani, risparmierebbero sulle multe.

Vittorio Pavoncello, consigliere Unione delle Comunità Ebraiche Italiane

notizieflash   rassegna stampa
Un museo ebraico ad Acqui Terme   Leggi la rassegna

Un museo dedicato agli ebrei di Acqui Terme verrà allestito nel cimitero ebraico (in via Salvadori) grazie al contributo scientifico e intellettuale di un gruppo di acquesi che da tempo s’impegnano per divulgare il patrimonio culturale della comunità ebraica di Acqui ormai estinta. L’annuncio è stato dato in occasione della presentazione della  tredicesima Giornata europea della cultura ebraica. Quel giorno sarà possibile visitare il cimitero ebraico, Villa Ottolenghi e un’anteprima del museo, parte del quale sarà allestito nell’occasione all’interno dei locali comunali della torre civica, a pochi passi da dove erano situati sinagoga e ghetto. Sarà proprio la sinagoga che non esiste più il tema della mostra curata da Luisa Rapetti, Lionello Archetti-Maestri, Marco Dolermo e Patti Uccelli.

 
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