…natalità

In una settimana in cui lo storico Walter Laqueur scrive su “The Slow Death of Europe” e l’economista Nouriel Roubini si chiede: “Is Capitalism Doomed?” è sorprendente quanto poco si sia parlato di demografia. Uno dei problemi reali dell’Europa è la bassa natalità iniziata negli anni ’70. Oggi mancano più di trenta annate di produttori nati e cresciuti localmente, che arricchirebbero la spina dorsale della forza di lavoro, e dei consumatori. Si parla molto di mercati, ma i mercati sono formati da persone, e le persone, in primo luogo, devono nascere. Si parla anche di crisi delle pensioni. Fra trent’anni, supponendo che le attuali tendenze della natalità non cambieranno radicalmente, il sistema previdenziale sarà al collasso. Si è anche poco notato il fatto che gli Stati Uniti hanno una composizione demografica molto più giovane dell’Europa e quindi reggono, e soprattutto reggeranno meglio al confronto. Ma anche gli USA sono in difficoltà perché investono cifre stellari nel loro impegno di grande potenza. Se verrà eletta un’amministrazione isolazionista, con la ritirata del contingente americano migliorerà il debito interno negli States, ma le energie che ci sono in Medio Oriente (dove le popolazioni sono ancora giovani) deborderanno verso Ovest, ossia verso l’Europa (la Cina non concede nulla). Come nei migliori romanzi polizieschi, il colpevole che si era fin qui defilato, viene ora smascherato. È quel figlio in meno che non è nato per più di trent’anni. E ci sarebbe anche la soluzione ideale: quel figlio in più, che però probabilmente non nascerà nei prossimi trenta.

Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme