Storie – Al Museo di via Tasso depositati nuovi documenti
I tedeschi volevano cancellare le tracce del terrore perpetrato a Roma nei nove mesi della loro occupazione. E così la notte del 3 giugno 1944, nelle ore frenetiche dei preparativi per la fuga dalla capitale, Herbert Kappler ordinò alle SS di bruciare gran parte dei documenti che erano custoditi presso il carcere di via Tasso. Una straordinaria fotografia di quei roghi è stata ritrovata nell’archivio del questore di polizia Giuseppe Dosi, che di recente è stato acquisito dal Museo Storico della Liberazione di Roma. Dosi, che nel dopoguerra sarebbe diventato direttore dell’ufficio italiano Interpol, proprio la mattina del 4 giugno recuperò nel carcere delle SS e nel reparto tedesco di Regina Coeli (il tristemente famoso terzo braccio) la documentazione scampata alla distruzione.
L’archivio di Dosi è stato presentato il 19 ottobre scorso, dal presidente del Museo, Antonio Parisella, e da Alessia Glielmi, responsabile degli archivi, insieme ad altri originali documenti inediti provenienti da privati. Una delle scoperte più rilevanti compiute dalla Glielmi è stata quella degli elenchi originali dei nominativi utilizzati dagli agenti tedeschi incaricati di prelevare a Regina Coeli i detenuti e di predisporre il trasporto verso la via Ardeatina il 24 marzo 1944. Gli elenchi ricomposti, che furono compilati da Heinz Thunath, sono tre: due riguardano gli ebrei («Judenliste») e uno gli altri detenuti. Essi contengono nome, cognome, data ed in alcuni casi luogo di nascita e numero di cella dei detenuti prelevati.
Tra i documenti acquisiti dal Museo figurano anche quelli di Davide Arnaldo Terracina, detto Dino, ebreo romano sfuggito miracolosamente alla deportazione del 16 ottobre e alla strage delle Fosse Ardeatine, come narrò egli stesso nel 1944 in una lettera allo zio Salvatore Fornari, emigrato a New York. Di particolare interesse il racconto delle ore successive all’azione di via Rasella del 23 marzo 1944, dove quel giorno casualmente Terracina si trovava in un appartamento in affitto assieme ai suoceri, al cognato Armando e al figlio. Terracina e il figlio furono arrestati dai tedeschi e rinchiusi nei sotterranei al Ministero dell’Interno, ma grazie alle carte d’identità false furono rilasciati.
Parisella ha anche presentato il lavoro sviluppato per la digitalizzazione dei documenti esposti nelle bacheche del Museo, realizzato con il supporto tecnico del Consiglio Nazionale delle Ricerca. È stata creata fra l’altro una banca dati delle 1.132 biografie di coloro che transitarono in quel periodo nel carcere nazista di via Tasso. Un eccezionale archivio della memoria dell’orrore nazista a Roma.
Mario Avagliano twitter @MarioAvagliano