Al Kolno’a uno spaccato di vita israeliana attraverso la lente di Kolirin e Ofek

L’idea gli è venuta una notte che si trovava fuori casa, per le riprese della sua opera prima La Banda. Alla ripresa della solita routine il regista Eran Kolirin si è interrogato sul senso dei ritmi quotidiani, che così spesso uccidono le emozioni e la capacità di guardarsi intorno. Nasce così The Exchange, il suo nuovo film, presentato al Festival di Venezia e proiettato ieri al Pitigliani Kolnoa Festival. “The Exchange – spiega il regista – non è un film su molte cose quanto sulle cose stesse. I tavoli, le porte, le stanze, le sedie: tutti gli strani oggetti di cui si compone la nostra vita. Strane di quella stranezza che è propria degli oggetti situati in piena luce. Il senso di mistero proprio della realtà delle cose, della realtà della vita”. E se Kolirin attraverso la storia di Oded, insegnante di fisica e dottorando, e di sua moglie Tami, ci restituisce, anche sotto il profilo delle ambientazioni, una Tel Aviv middle class David Ofek (nell’immagine a sinistra assieme a Dan Muggia e Ariela Piattelli), cui il festival dedica quest’anno un omaggio, ci conduce in scenari diversi.
Nel documentario Il N.o 17 ricostruisce l’indagine condotta dallo stesso regista per identificare la diciassettesima vittima dell’attentato che, nel giugno 2002, fece saltare l’autobus che da Tel Aviv andava a Tiberiade. E guida lo spettatore in uno slalom appassionante tra immigrati dalla Russia, giovani, pensionati e microcriminalità. “Il mio obiettivo – racconta il regista – era proprio quello di raccontare una serie di microstorie inquadrandole nella cornice più ampia dell’inchiesta con cui siamo riusciti a dare un nome e un volto alla vittima sconosciuta”.
Oggi, penultimo giorno del Pitigliani Kolno’a Festival, sono di nuovo di scena Kolirin e Ofek e si proiettano The Cutoff Man (Menatek HaMaim) di Idan Hubel e Tinghir-Gerusalemme di Kamal Hachkar che ricostruisce l’emigrazione in Israele della comunità berbera. Domani, a concludere il ciclo di film, Profughi a Cinecittà di Marco Bertozzi che ricostruisce la vicenda che nel 1944 vide migliaia di uomini, donne e bambini trovare rifugio a Cinecittà; God’s Neighbour’s di Meni Yaesh e Woody Allen: a documentary.

Daniela Gross – twitter @dgrossmoked