Tea for two – Compleanni
Siamo arrivati al cinquantaduesimo tea in compagnia. Un anno, tra tira e molla, di lunedì passati a gozzovigliare e favellare di libri, identità, costume e, ammettiamolo, della sottoscritta e delle sue disavventure. Non farò come in Beautiful un breve riassunto nel quale in maniera intricata e un po’ noiosa racconto le puntate precedenti. Ma se proprio vogliamo buttare nella mischia Beautiful, è bene sapere che purtroppo sono una jellata Taylor e non una bionda procreatrice Brooke. Mi sono intrufolata timidamente nel notiziario quotidiano di lunedì, un giorno rinomatamente inviso a parecchi di noi. Eppure è diventato la meta che aspettavo ansiosamente ogni settimana. Perché, diciamo pure tutta la verità, io non sono nessuno (ma mi rincuoro pensando alle parole di Emily Dickinson:”Io non sono nessuno! Che grande noia essere qualcuno!”). Pensavo che la mia vita comunitaria ebraica si fosse esaurita dopo parecchi campeggi da Miss Invisibile al Bene Akivà e con l’ansia di varcare le vie che mi conducevano nel ghetto di Roma. Tanto a chi interesso? Sembra un po’ deprimente ed in effetti lo è. Ogni festa di Purim con la consapevolezza di essere in imbarazzo, timida, senza nulla da dire e con una voglia matta di bere un birra piccola e mangiare mais tostato con i miei amici dell’università, struccata e con un maglione orrido. Credo di aver raggiunto il culmine quando una ragazza ha chiesto insistentemente all’amica chi diavolo fossi scambiandomi per straniera. Poi, per gioco delle sorti, ho avuto la possibilità di bere the e mangiare biscottini con l’ebraismo italiano. Portentoso. Invisible girl ha una voce, flebile e piuttosto dispettosa, ma ha una voce. Il pensiero che qualcuno mi legga, anche solo per qualche riga, è una sensazione paradisiaca. Come mangiare nel McDonald kasher in Israele o trovare l’ultimo paio di jeans scontati della tua misura. Come avere un appuntamento con il ragazzo che ti piace e decidere addirittura di togliersi gli occhiali e rinunciare a due gradi e mezzo per una serata, piuttosto sfocata ma comunque colorata. E ho perfino scoperto che la canzone Tea for Two, casualmente presa in prestito per il titolo, è stata scritta da un nostro correligionario, tale Irving Caesar. Gioia, gaudio e tripudio. Finito il discorso da pseudo Miss Italia, saluto tutti quelli che mi conoscono (e anche quelli che chiedono alle amiche:”Ma questa chi è?”). Al prossimo tea fumante da bere insieme!
Rachel Silvera, studentessa twitter@RachelSilvera2