Massima allerta per la situazione in Siria

Maggiori dettagli a proposito del raid aereo con cui nella notte tra sabato e domenica l’esercito israeliano ha colpito un rifornimento di armi dal dittatore siriano Bashar Al Assad (nell’immagine) verso il gruppo terrorista libanese di Hezbollah si diffondono in queste ore. L’operazione che non è stata ufficialmente riconosciuta dal governo o dai vertici militari (la stampa cita fonti anonime di Tzahal) ha colpito missili iraniani in un sito militare vicino a Damasco (in Siria parlano di diverse decine di soldati appartenenti a unità d’élite dell’esercito rimasti uccisi).
Gli analisti di tutto il mondo si interrogano su quale conseguenze potrebbe avere un possibile coinvolgimento di Israele nell’ambito della guerra civile che insanguina la Siria, anche se in molti fanno notare come lo Stato ebraico, che non è mai intervenuto nelle ribellioni che hanno conosciuto negli ultimi anni vari paesi della regione, si impegni in queste ore per far passare il messaggio di non voler in alcun modo lasciarsi implicare nelle tensioni, se non per impedire di essere a sua volta colpito e in particolare attraverso gli Hezbollah. Così, anche se è vero che l’operazione è la seconda in pochi giorni, potrebbe rimanere un episodio isolato, a maggior ragione nel giorno in cui funzionari delle Nazioni Unite indicano che potrebbero essere stati anche o solo i ribelli (e non le truppe di Assad), ad aver impiegato armi chimiche. Una sola la conseguenza certa dei fatti delle scorse ore: le vicende siriane sono tornate al centro dell’attenzione internazionale e della stampa, che di una guerra civile che si stima abbia provocato finora 100mila morti, sembrano dimenticarsi abbastanza spesso.

(6 maggio 2013)