giovani…
La famosa massima rabbinica “dor dor vedoreshav”, “ogni generazione ha i suoi interpreti”, impone di non abbandonarci a quelle affermazioni generiche, che troppo spesso si sentono ripetere in questi giorni, secondo le quali, i giovani di oggi, non potrebbero sostenere il confronto con le generazioni che li hanno preceduti. C’è , invece, chi afferma, su queste pagine, che le generazioni di ieri non potrebbero sostenere il confronto con i giovani di oggi e che l’ebraismo italiano odierno godrebbe di un ottimo stato di salute rispetto a qualche decennio fa! Senza dubbio oggi assistiamo allo sviluppo di nuove forme di consapevolezza che conducono inevitabilmente a spaccature, confronti e lacerazioni . Si tratta di capire con quale indicatore si intende misurare il tasso di salute dell’ebraismo italiano. In questi ultimi anni la cultura ebraica è diventata oggetto di grande interesse: nei mass media, negli ambienti culturali e in gran parte dei dibattiti in corso nel nostro paese, si parla e si discute di ebraismo. In alcune comunità vi sono gruppi di studio che si moltiplicano e nuove sinagoghe che si aprono ma ci sono anche molte comunità nelle quali non si riesce a fare più il Miniàn per recitare un Kaddìsh, dove non c’è più traccia di un Talmùd Torah e dove il Bet ha Keneset si apre essenzialmente per mostrarlo a turisti curiosi del nostro passato glorioso. E i motivi di questo ineluttabile declino non sono riconducibili soltanto al calo demografico. Per garantire questi servizi, essenziali ad una vita ebraica degna di questo nome, sono sufficienti solo 10 ebrei ! La trasmissione culturale, nell’ebraismo, la coscienza e la conoscenza si costruiscono attraverso l’esperienza concreta, personale, lo studio e l’interpretazione della propria tradizione. Ma l’aspetto più allarmante dell’ebraismo italiano attuale è piuttosto la polarizzazione progressiva che registriamo ogni giorno. Chi si avvicina lo fa spesso in modo radicale e chi si allontana spesso abbandona tutto. Come tanti si avvicinano, altrettanti si allontanano. Esiste, infatti, una base di indifferenza che riguarda una fetta consistente delle nostre Comunità. Talvolta tanta è la radicalità dell’avvicinamento, quanta quella con cui ci si dilegua. Chissà se proprio i nostri giovani saranno la nostra bussola che ci indicherà una strada comune?
(28 maggio 2013)
Roberto Della Rocca, rabbino