Qui Roma – The Flat e le domande difficili

the flat
Un appartamento a Tel Aviv che nasconde una storia famigliare sconosciuta, il racconto di un equilibrio complicato tra le fratture del passato e del presente, tra Germania e Israele. Il documentario-inchiesta The Flat, l’appartamento, del regista israeliano Arnon Goldfinger apre alla Casa del Cinema di Roma l’ottava edizione del Pitigliani Kolno’a Festival con il suo carico di domande ed emozioni, riavvolgendo i fili di una storia di cui, in famiglia, tutti erano all’oscuro: il rapporto dei nonni con una coppia di amici tedeschi, interrottosi con la Seconda Guerra Mondiale e rifiorito qualche anno dopo.
“Un documentario apprezzato in tutto il mondo, da Israele, alla Germania agli Stati Uniti e ora, per la prima volta proiettato anche in Italia”, spiegano i curatori del Kolno’a Festival il critico cinematografico Dan Muggia e la giornalista Ariela Piattelli, in occasione dell’apertura ieri sera della rassegna, dal respiro internazionale, dedicata al cinema israeliano e a tematiche legate al mondo ebraico. Un evento, promosso dal Centro dal Centro Ebraico Italiano “Il Pitigliani”, assieme all’Ambasciata di Israele, con il sostegno della Regione Lazio, della Provincia e del Comune di Roma e con il contributo dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
“In tempi in cui assistiamo a preoccupanti fenomeni di antisemitismo, al circolare delle tesi negazioniste, crediamo che la risposta migliore sia la cultura: trasmettere la conoscenza dell’ebraismo e della realtà israeliana attraverso uno strumento come il cinema”, afferma Ugo Limentani, presidente del Pitigliani. E in questi anni è riuscito ad affermarsi come un appuntamento di primo piano nel panorama cinematografico di Roma, una finestra su un mondo eterogeneo come quello ebraico. E nonostante la crisi che ha colpito inevitabilmente anche il mondo della cultura, come ricordano sia Limentani sia il consigliere del Pitigliani Ronny Fellus durante la prima di The Flat, il Kolno’a Festival continua il suo lavoro artistico e divulgativo. Grazie anche a sponsorizzazioni come quelle della società di gestione e risparmio AcomeA. “Siamo contenti ed orgogliosi di dare il nostro contributo”, afferma il presidente Alberto Foà.
Nell’anno in cui il cinema ha riscoperto i documentari, anche il Kolno’a Festival ha voluto dare un tributo in questo senso, come ricorda l’addetto culturale dell’Ambasciata di Israele a Roma Ofra Farhi. Il lungometraggio di Goldfinger si apre con la sua famiglia riunita nell’appartamento di Tel Aviv della nonna, scomparsa a 98 anni ed emigrata dalla Germania in Israele con il marito negli anni ’30. Nella ricerca di capire come e di cosa disfarsi, il nipote Arnon scopre tra i cassetti alcuni oggetti curiosi quanto inquietanti: un giornale che parla del viaggio di un nazista in Israele e una moneta raffigurante da una parte la stella di David dall’altra una svastica. Perché i suoi nonni conservavano queste cose, si chiede il regista. Da qui la riscoperta di una tragedia famigliare sconosciuta, di un rapporto che apre molte domande, dei silenzi tra genitori e figlia e con un nipote che sembra essere l’unico a voler scoprire la verità. “Quando si inizia a scavare nel passato è impossibile fermarsi”, dirà nel film Arnon, un passato che pone però un’infinità di problematiche nel presente.
The Flat sarà proiettato oggi pomeriggio alla Casa del Cinema per una giornata ricca di appuntamenti: si inizia alle tre con la proiezione di The Ballad of the weeping spring di Benny Torati, passando per The Gatekeepers di Dror Moreh e ancora alle 20.00 il film di Gavriel Bibliovic Let’s dance e Six Acts di Jonathan Gurfinkel. A chiudere la prima intensa giornata di proiezioni aperte al pubblico, Room 514 con la possibilità di ascoltare il regista Sharon Bar-Ziv, presente in sala, e Lost Paradise di Michal Breziz e Oded Binnum.

Daniel Reichel
(3 novembre 2013)