Qui Roma – Game over
“Non andate, non adesso”. Volendo riassumere in una frase una serata indimenticabile si potrebbe prendere in prestito l’ammonimento che Raffaele Luzon ha voluto rivolgere agli ebrei di Libia sparsi ai quattro angoli del mondo dopo l’espulsione forzata del ’67. Ebreo bengasino, romano d’adozione,
Luzon è protagonista di un documentario della televisione israeliana (Game Over) che documenta, con immagini eccezionali, il “ritorno a casa” di uno dei tanti figli della diaspora libica. Un ritorno difficile, tormentato, drammatico che Luzon ha condiviso con la Comunità ebraica di Roma in occasione di una speciale proiezione svoltasi negli spazi del Tempio di Via Balbo.
In 35 minuti, registrati all’indomani di una “primavera” probabilmente illusoria, c’è tutto: la nostalgia di casa, l’anelito di giustizia, la speranza frustrata. Ma anche una costante di paura, il carcere, l’espulsione dal paese che arriva a seguito di un’accusa pericolosa, potenzialmente mortale: collaborazionismo con il nemico. Il nemico è ovviamente Israele.
“Del 5 giugno ’67, giorno in cui lasciammo Bengasi, ricordo tutto. A spingermi a tornare in Libia, con tutti i pericoli del caso, è stata una grande sete di giustizia. Giustizia familiare – ha spiegato Luzon – ma anche collettiva”.
Molti gli interventi che hanno animato la serata, moderata dallo psicologo David Meghnagi, anch’egli di origine libica. Il presidente della Comunità ebraica Riccardo Pacifici ha spiegato come l’accoglimento di oltre 4mila ebrei libici nella Capitale sia stato preso ad esempio come modello di integrazione nel corso dell’incontro avuto in mattinata con il sindaco Ignazio Marino.
(6 novembre 2013)