Nugae – Risus abundat
Bruttina questa notizia. In poche parole – non c’è un modo dolce per dirlo – ridere fa male. Praticamente, ogni film di Woody Allen potrebbe essere mortale. Allora, in realtà non è che faccia solo male, ma insomma, il riso non faceva buon sangue? I confortanti luoghi comuni hanno sempre lasciato credere che ‘chi ha coraggio di ridere sia padrone del mondo’ e simili meraviglie, e adesso basta? Ma Leopardi non leggerà mai lo studio “Laughter and MIRTH (Methodical Investigation of Risibility, Therapeutic and Harmful)”, pubblicato sull’ultimo numero di The British Medical Journal, per gli amici BMJ, dagli studiosi Robin E. Ferner e Jeffrey K. Aronson. I due ricercatori hanno esaminato tutta la letteratura scientifica esistente sul ridere, identificando tre categorie: 85 studi ne mostrano gli effetti positivi, 114 quelli negativi e i restanti 586 specificano le condizioni che causano una risata patologica. Bene, ma non benissimo. La ricerca conferma che ridere fa tanto bene alla salute, riduce lo stress, è ottimo per la circolazione e spesso viene usato addirittura come vera e propria terapia. Splendido, davvero, ma gli effetti collaterali fanno molta più scena. Certo, si è sempre saputo che risus abundat in ore stultorum (sempre e comunque viva la saggezza popolare), ma qua si va sul pesante. A quanto pare il riso abbonda anche nella bocca dei malati: attacchi d’asma e ernie protruse, ma anche simpatiche aritmie cardiache o sincopi, per non parlare di tutta una serie di sindromi rarissime dai nomi imponenti. Una galleria degli orrori. In verità poi Ferner e Aronson specificano che, come in ogni cosa, ci sono pro e contro, ma che i benefici sono tali che tutto sommato il bilancio non è tragico. E c’è anche da considerare che questa ricerca è stata pubblicata sul numero di dicembre del BMJ, che per poter prendere parte alla gaiezza natalizia pur nella sua veste di seriosa rivista scientifica tradizionalmente da più di trent’anni per l’occasione pubblica solo articoli leggeri e frivoli. In questo per esempio ne compaiono uno che si preoccupa della sopravvivenza dei cioccolatini nei reparti ospedalieri e uno che analizza gli effetti dell’alcool su James Bond. Dunque non era per mandare nel panico gli ipocondriaci di tutto il mondo, era solo per farsi una risata. D’accordo, o forse quasi quasi no, dai.
Francesca Matalon, studentessa di lettere antiche twitter @MatalonF
(22 dicembre 2013)