La rete e le domande

Francesco Moisés BassanoSe questo quesito angustia l’umanità fin dalla sua nascita, dove trovare allora la verità, oggi, in mezzo a una moltitudine di “verità” differenti, e come riconoscerla?
Sul web, c’è ogni risposta a ogni nostra domanda, si possono ricercare informazioni, fonti, documenti, accertare la veridicità di esse… questo però è anche un universo incontrollato retto da un liberismo informatico senza limiti, dove chiunque può creare e diffondere ogni tipo di notizia, e dove sovente la figura del blogger sostituisce o mette in penombra quella del giornalista di professione, accusato sempre più spesso di essere artefice o vittima di un’informazione di regime, manipolata e retta dalla censura.
Naturalmente, la circolazione libera di notizie non può non essere elemento fondamentale e inscindibile di ogni democrazia moderna, nella quale deve essere implicito il confronto, e mai negata la libertà di opinione a ciascun individuo, tramite qualsiasi mezzo di espressione. Ma proprio per favorire un confronto razionale e di lunga vita, è necessario anche arrivare a una consapevolezza degli aspetti negativi e talvolta pericolosi che una circolazione sfrenata di informazioni talvolta produce.
E’ così che web e social networks divengono anche terreno fertile per tutto ciò che nel quotidiano e nella realtà concreta troverebbe poco spazio e scarso credito. Qui si diffondono a catena, tradotte, copiate-incollate da pagina a pagina, ogni tipo di pseudo-notizie, da catastrofismi di ispirazione New Age, fino alle comuni teorie del complotto, passando per rimedi medici alternativi o arrischiate delucidazioni sui complessi meccanismi economici e finanziari.
Per produrre ad hoc e comprovare la presunta autenticità di queste “divulgazioni” diffuse sul web, si rimescola, reinterpreta, si collega con altre informazioni, con teorie analoghe o contrapposte, con fatti e parole reali – il più delle volte estrapolati dal loro contesto originario – riprendendo all’occasione, se necessario, miti o credenze superate. La retorica naturalmente vi gioca un ruolo imprescindibile.
L’utente nella sua ricerca vorace e inappagabile di verità, finisce sovente per cadere preda di queste innumerevoli pagine, che il più delle volte sotto il coraggioso nome di “informazione libera” o “controinformazione” raccolgono articoli da fonti scarsamente attendibili, se non del tutto menzognere e farneticanti, esibite come rivelazioni taciute dai “media ufficiali”. Diviene difficile, specie per l’utente più inesperto e alle prime armi, districare all’interno di queste pagine o altrove sul web, il filo di una supposta veridicità, se non almeno di una qualche attendibilità. Il rischio derivato è invece di ritrovarsi più disorientati e confusi, abbandonandosi a ogni timore e paura, fino a mettere in discussione la nostra conoscenza accertata del mondo, sfiduciando così anche le scienze e la storiografia ufficiale, perché, seguendo il pensiero che tale fenomeno finisce per generare, tutto può celare una qualche inaccessibile dietrologia.
Si amplifica così quella, già visibile, crisi di senso che contraddistingue la nostra epoca confusa e sempre più difficile da interpretare, dove informazioni e notizie si moltiplicano in ogni istante con il tocco di un solo tasto. Il web e il culto politico che ne deriva, con le sue teorie disparate, diventa dunque veicolo di una chimerica verità, chiave e risposta per ogni fenomeno che si reputerebbe casuale o inspiegabile.
Israele e il mondo ebraico, non sono purtroppo una tematica esclusa in questa circolazione via web di sciocchezze e idola fori baconiani. Il popolo ebraico è ab ovo presente nella fenomenologia cospirazionista, e sebbene gran parte degli articoli su internet che alludono a presunti nuovi ordini, massoni e poteri forti, nominino di rado in maniera esplicita gli ebrei, niente esclude il collegamento con essi, spesso sottinteso o indotto.
Pure il negazionismo, del resto, segue la stessa logica comunicativa del cospirazionismo in voga (il motto rimane sempre “la storia ufficiale è menzogna”), se la negazione della Shoah, fortunatamente, è priva di valore e di riconoscimento ufficiale nel mondo reale, nel web trova libero sfogo e diffusione (Odifreddi docet).
Per poi giungere, alla propaganda anti-israeliana e alla miriade di notizie che ci pervengono sul conflitto mediorientale, che su web e social networks godono anche del supporto di immagini e fotografie (di cui è quasi impossibile accertare la provenienza).
Come agire, dunque? Lungi da normalizzare con pericolose censure, bavagli e decreti la circolazione di informazioni sul web, che causerebbe soltanto il parossismo del fenomeno e un pericolo per il nostro stesso sistema democratico. Non rimane altro che l’aderenza a un “principio responsabilità” per chi scrive e per chi legge, la costante verifica delle fonti e del sito in cui leggiamo un dato articolo e la confutazione di false teorie o miti tramite criteri di scientificità – Karl Popper, ad esempio, affermava che fosse la “falsicabilità” il requisito essenziale per poter considerare valida una teoria o un’asserzione.
“El sueño de la razón produce monstruos ” e qui proprio di mostri si tratta, e a proposito bisognerebbe sempre ripensare alla (già citata su Moked) lettera del 1674 di Baruch Spinoza a Hugo Boxel, sull’esistenza degli spiriti.

Francesco Moise Bassano, studente

(27 dicembre 2013)