Qui Roma – Fare Memoria a Regina Coeli
Commemorato nel carcere di Regina Coeli il 70esimo avversario delle deportazioni che il 4 gennaio 1944 da Roma portarono oltre 300 cittadini – “colpevoli” di opposizione politica al regime, vittime di delazione, ebrei – alla deportazione nel campo di Mauthausen. L’evento è stato organizzato dall’Associazione Nazionale Ex Deportati e ha visto la partecipazione del presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna. Ad intervenire anche il presidente dell’Aned Eugenio Iafrate, il suo vice Maurizio Ascoli e lo storico e collaboratore di Pagine Ebraiche Mario Avagliano.
“Siamo all’inizio di un anno – ha affermato il presidente UCEI – in cui ricorrerà il 70esimo anniversario dalle efferati stragi commesse nel 1944 dai nazisti nell’Italia occupata con il sostegno dei collaborazionisti fascisti di Salò. Crimini che si consumeranno in larga parte contro civili innocenti e inermi e che avranno luogo soprattutto nel Centro Nord d’Italia ma non solo. Proprio da queste celle numerosi uomini furono prelevati e condotti alla morte nell’eccidio delle Fosse Ardeatine nel marzo 1944. Questo carcere è dunque un luogo della Memoria. Memoria storica di questa città e del nostro paese”.
Il trasporto del 4 gennaio, ha ricordato Avagliano, “è un esempio di come deportati politici e deportati razziali ebbero un destino in parte comune, naturalmente con le dovute differenze, essendo i primi destinati allo sterminio attraverso il lavoro e i secondi allo sterminio finale attraverso la soppressione fisica, ma è anche un esempio delle varie resistenze che si opposero a Roma a nazisti e fascisti, poiché tra i deportati ci furono antifascisti di lungo corso, renitenti alla leva, resistenti civili ed ebrei”. All’Aned e al suo presidente Iafrate, ha concluso lo storico, “va il merito di aver ricostruito questa pagina di storia”.
“Entrare a regina Coeli. Vedere dal vivo il terzo e sesto braccio, ricordare la deportazione del 4 gennaio 1944 dove tutto è iniziato, è stata una forte emozione e una grande lezione di storia”, il commento su Facebook di Grazia Di Veroli dell’Aned.
(5 gennaio 2013)