Ungheria – Stereotipi e sondaggi preoccupanti

budapestIl 6 aprile in Ungheria si vota. Le previsioni danno come probabile – se non sicura – la riconferma dell’attuale primo ministro conservatore Viktor Orban alla guida del paese. Il suo autoritarismo non piace all’Europa democratica ma ancora di più preoccupa, alla sua destra, il consolidamento del partito estremista e di chiara ispirazione antisemita Jobbik. E a giudicare dai risultati del sondaggio presentato dalla Fondazione Azione e protezione (osservatorio sull’antisemitismo legato alla comunità ebraica ungherese) la pervasività della retorica di Jobbik sta mostrando i suoi effetti. Il 40% degli intervistati (1200 le persone contattate) ha mostrato di accettare attitudini antisemite. “Dai risultati possiamo concludere che il 35-40% del campione indubbiamente accetta alcuni stereotipi antisemiti mentre il 7% ha mostrato un atteggiamento profondamente antisemita”, ha dichiarato all’agenzia di stampa ebraica Jta il sociologo Andras Kovacs della Central European University, coordinatore del sondaggio. In un’intervista a Pagine Ebraiche, lo stesso Kovacs dichiarava, “dal 2006 c’è stato un peggioramento sul fronte degli attacchi, soprattutto verbali ma altrettanto preoccupanti, contro gli ebrei. L’atmosfera si sta facendo più pesante, l’estrema destra con il partito Jobbik ha raggiunto il 17% alle ultime elezioni. Euroscetticismo, populismo, retorica nazionalista sono in costante crescita e a farne le spese sarà tutta la società. Ovviamente bersagli preferiti sono ebrei e rom, fortemente sotto attacco”. Un clima che preoccupa l’ebraismo ungherese, arrivato recentemente allo scontro con il governo di Budapest per quello che sembra un tentativo di sminuire quando non dimenticare le responsabilità ungheresi di fronte alla Shoah. Oggetto del contendere, l’idea di Orban di inaugurare un monumento a “tutte le vittime ungheresi dell’occupazione nazista”, dimenticandosi che le autorità dell’epoca collaborarono attivamente al genocidio ebraico, con deportazioni e uccisioni di massa. La Federazione ebraica ungherese Mazsihisz si è duramente opposta al tentativo revisionista del governo, tanto da boicottare, con la solidarietà del Congresso mondiale ebraico, le attività organizzate con le autorità nazionali per le celebrazioni del 70esimo anniversario della Shoah ungherese. Onde evitare polemiche, Orban è tornato sui suoi passi, quanto meno per ora, posticipando la decisione sulla creazione del contestato memoriale a dopo le elezioni.
Ormai due anni, Kovacs invitava, riferendosi all’estrema destra di Jobbik, il governo ungherese di Orban e il suo partito Fiedesz a “essere più deciso contro queste tendenze discriminatorie e xenofobe” aggiungendo che “Fiedesz deve capire che il suo più grande nemico è Jobbik e l’estremismo di destra” (Pagine Ebraiche, aprile 2012). Da allora le tendenze non sembrano essere cambiante, Jobbik continua nelle sue invettive antisemite e il governo non sembra, nonostante l’introduzione di normative contro la discriminazione, riuscire – o volere? – arginare in modo efficace questi rigurgiti di violenza. Prendere la strada del revisionismo storico di fronte alla Memoria di certo non aiuta. Forse, a giudicare dal sondaggio citato, aiuta ma in termini elettorali. E intanto il terreno per l’ebraismo ungherese si fa sempre più scosceso.

Daniel Reichel

(25 marzo 2014)