Qui Roma – Emanuele Pacifici, pagine per aprire i cuori

spagnolettoEmanuele Pacifici, di cui cade oggi il trentesimo giorno dalla scomparsa, non era un letterato in senso stretto. Più che un bibliografo e molto più attento di un bibliofilo, egli era un appassionato fidanzato del suo popolo e della sua comunità. Ha avuto un’intuizione favolosa. Quanti di noi a casa, rovistando tra gli scaffali della libreria, tra i volumetti così stretti da non consentire l’indicazione del titolo sul dorso, non scorgono quelle inconfondibili brossure in cartoncino avorio, su tanti argomenti della vita ebraica? Il Kiddush, la mezuzah, la avdalah, i tefillin etc. etc. Poche pagine ognuno, brevi spiegazioni e il testo da recitare. Tutti rituali già contenuti nei corposi volumi di tefillot e nei machzorim. Testi nascosti fino ad allora all’interno di centinaia di pagine sconosciute al largo pubblico. Libroni che creavano distacco e che trasmettevano un messaggio dissuasivo: la Torah è un pacchetto o prendi tutto o niente. Emanuele è stato un rivoluzionario, aveva capito che ci si poteva accostare alla Torah, per gradi, cominciando con la pratica di singole mitzvot, per poi crescere. Gli ebrei di Roma grazie a lui hanno cominciato a mettere in pratica una mitzvah dopo l’altra senza la pretesa di fare tutto e subito. Le sue pubblicazioni sono state strumenti incoraggianti, che hanno reso i precetti più semplici concentrandoli in un volumetto snello, con la traduzione, da tenere a portata di mano, magari dentro la credenza e da usare con facilità al momento giusto. Emanuele ha saputo aprire la porta dei cuori.

Amedeo Spagnoletto, sofer

(15 maggio 2014)