Qui Roma – In ricordo di Emanuele Pacifici

emanuele pacificiEmanuele Pacifici z.l. Era un custode della memoria dell’ebraismo italiano. Un uomo cordiale, generoso, che metteva sempre a disposizione la sua casa, le sue conoscenze, i suoi libri in favore del prossimo. Una figura positiva di cui la Comunità ebraica di Roma serberà sempre un ricordo affettuoso come hanno dimostrato ieri le parole di rabbanim, famigliari e amici durante il Limmud tenutosi al Tempio Maggiore per onorarne la memoria. La Comunità ebraica capitolina si è stretta attorno al suo presidente, Riccardo Pacifici, e alla sua famiglia, richiamando alla mente gli insegnamenti del padre Emanuele. “Ringrazio tutti di essere qui”, ha dichiarato Riccardo Pacifici, ricordando le grandi sofferenze che segnarono la vita paterna (l’uccisione dei genitori durante la Shoah, l’essere stato una delle vittime dell’attentato alla sinagoga di Roma del 1982). Sofferenze da cui Emanuele Pacifici riuscì a uscire sempre a testa alta e con lo sguardo rivolto al futuro. “Un uomo che nella vita è stato segnato dalle più grandi tragedie della storia del Novecento ma ha dimostrato con la sua gioia, la sua voglia di vivere che il Signore non ci lascia mai soli”, ha ricordato il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni. “È difficile spiegare un’amicizia durata 60 anni – ha affermato Renzo Gattegna, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane – ricordo l’allegria di Emanuele, la sua vitalità, il suo sorriso contagioso e la battuta sempre pronta”. Senza dimenticare l’inestimabile valore del patrimonio archivistico, frutto del lavoro certosino di una vita, e che costituisce una pietra importante della memoria dell’ebraismo italiano. Quanto sia stato significativo il contributo, anche umano, di Emanuele Pacifici lo hanno raccontato ieri sera, attraverso parole di Torah, diversi rabbanim tra cui rav Benedetto Carucci, rav Haim Della Rocca, rav Alberto Funaro, rav Scialom Bahbout e il maskil Cesare Efrati.

Daniel Reichel

(15 maggio 2014)