Qui Roma – Perché il Giorno della Memoria

Schermata 07-2456842 alle 14.39.37Una pietra di inciampo contro il silenzio. Contro “quell’intollerabile tentativo dei miei concittadini di passare per vittime, di essere vincitori con i vincitori, buoni e nobili. Di essere brava gente”. Alza la voce Furio Colombo per spiegare perché, quasi vent’anni fa, intraprese la sua battaglia – assieme al senatore Athos De Luca – per istituire il Giorno della Memoria. Quattordici anni sono passati dalla data della prima celebrazione ed è venuto il momento di tirare le somme. Di ritornare sui perché della sua nascita e di fare un bilancio di oltre un decennio di Giorni della Memoria. E ancora di rispondere, oggi come allora, alle critiche. Tutto questo trova spazio nel libro Il paradosso del Giorno della Memoria. Dialoghi, di Furio Colombo, Athos De Luca, con Vittorio Pavoncello, presentato ieri nella Sala Nassirya del Senato della Repubblica. A riflettere in quest’occasione su prospettive, contraddizioni, problematiche legate all’istituzione del 27 Gennaio, insieme agli autori, la storica Anna Foa, il parlamentare Luigi Manconi, il giornalista Toni Jop e l’architetto Luca Zevi.
A riflettere in quest’occasione su prospettive, contraddizioni, problematiche legate all’istituzione del 27 Gennaio, insieme agli autori, la storica Anna Foa, il parlamentare Luigi Manconi, il giornalista Toni Jop e l’architetto Luca Zevi.
“Abbiamo recepito una certa stanchezza nell’aria rispetto al Giorno della Memoria. E da qui è iniziata la nostra riflessione”, spiega il regista Vittorio Pavoncello, che in apertura ha voluto dedicare un pensiero a Eyal, Gilad e Naftali, i tre ragazzi israeliani uccisi dal terrorismo e dall’odio antisemita.
Da tempo , tornando al libro, gli operatori si interrogano sul ruolo del 27 Gennaio, sottolinea la storica Anna Foa. “Lo ha fatto Elena Loewenthal che in un suo libro rifletteva sull’impatto di questa data sull’identità ebraica. Penso il suo fosse uno sguardo più rivolto verso l’interno anche se metteva in guardia dall’idea che il Giorno della Memoria sia nato come riparazione ad un torto nei confronti della sola minoranza ebraica”, come un triste premio di consolazione. “Nel libro di Colombo, De Luca e Pavoncello si spiega il vero motivo della nascita della legge (varata nel 2000 e operativa dal 2001)”, afferma la Foa. La storica analizza poi il titolo del libro e suggerisce come uno dei paradossi del Giorno della Memoria sia la crescita dell’antisemitismo a cui stiamo assistendo in tutta Europa. “Quanto ha veramente funzionato?”, si chiede Foa, senza però mettere in dubbio l’utilità della legge di cui Colombo fu primo firmatario.
Tra gli interventi, quello dell’architetto Luca Zevi che ha illustrato la diversa concezione dal punto di vista architettonico della Memoria della Shoah. La monumentalità del memoriale di Berlino da una parte, la concezione molto meno imponente ma altrettanto efficace delle pietre di inciampo dall’altra. Zevi ha poi ricordato come dal prossimo anno dovrebbero partire i lavori per la realizzazione del Museo della Shoah di Roma. Un luogo che potrà essere un’ulteriore pietra di inciampo come quella posta da Colombo con la sua legge. “ Non volevo una legge monumentale – afferma il deputato, firma storica del giornalismo italiano – non volevo l’euforia del lutto. Una legge di poche righe per rompere il silenzio, per avere esattamente la misura di ciò che è accaduto”. Un dito fermo e intransigente puntato sulle responsabilità italiane, da cui sin da subito in questo paese si cercò di fuggire. Tutti partigiani dopo l’8 settembre, il fascismo all’acqua di rose, la Shoah sola responsabilità tedesca. Miti da sfatare definitivamente, perché l’Italia non solo fu fascista ma partecipò alla Shoah. “Nove su dieci dei luoghi in Italia dove si trovano le pietre di inciampo ricordano persone trascinate via dalle loro case dai fascisti italiani non dai nazisti tedeschi”.

d.r

(3 luglio 2014)