Francoforte, i librai non si arrendono

ishot-183Con un giro d’affari che sfiora i sei miliardi di euro, 25 mila occupati e tremila case editrici in attività, lo stato di salute dell’industria tedesca del libro non sembra vacillare. Nel quadro che la Boersenverein des Deutsches Buchhandels (la Confindustria tedesca del comparto librario) ha presentato ai diecimila giornalisti accreditati alla Fiera del libro di Francoforte, si può leggere uno stato di salute invidiabile e una ripresa anche nel numero dei libri pubblicati nel corso dell’ultimo anno (93 mila 600 titoli nel 2013 contro 91 mila del 2012). Numeri, dati tangibili dell’industria culturale, cui l’Europa civile farebbe bene a restare saldamente ancorata e cui la traballante industria libraria di casa nostra può che guardare con ammirazione. Molto stimolante, per questo, la decisione di avere a maggio proprio la Germania ospite d’onore al prossimo Salone del libro di Torino, un progetto di cui il direttore Ernesto Ferrero è venuto a definire i dettagli mentre la Buchmesse teneva ancora aperte le porte. Era però nell’aria, nei giorni di fuoco della Buchmesse, molta inquietudine. Il pubblico tiene. Ma la mutazione del commercio elettronico e del libro elettronico, la prevalenza dei grandi gruppi economici, l’avanzata inarrestabile di Amazon, il rischio di perdere i giovani lettori, non sono fenomeni cui il mondo editoriale possa guardare con indifferenza. Non è per questo un caso che la stessa Boersenverein abbia scelto di conferire a Jaron Lanier il prestigioso premio che assegna quando chiudono le porte della Buchmesse, destinandolo a un intellettuale che si sia contraddistinto nella difesa del progresso e della pace. Ebreo di origine viennese, figlio di sopravvissuti alla Shoah, figura centrale nella rivoluzione digitale e padre della realtà virtuale, ma anche instancabile fautore della diversità culturale e della creatività, è ora in prima linea per denunciare i disastri e l’ondata di cretinismo generati dall’abuso dei social network. Non è un caso se il borgomastro di Francoforte Peter Feldmann ha ricordato che il destino della metropoli a misura d’uomo che si stende sulle rive del Meno è di essere la casa dell’innovazione, degli scambi e degli affari e contemporaneamente il cuore dell’industria degli ideali e della cultura. Non è un caso se il presidente dell’associazione degli editori e dei librai Heinrich Riethmueller nel dare la parola al presidente del Parlamento europeo Martin Schulz, lo abbia chiamato semplicemente “caro collega”. Anche Schulz, infatti, è un libraio, ad Aquisgrana. E anche lui è venuto per riaffermare che un’Europa senza librerie sarebbe un’Europa in pericolo.

Pagine Ebraiche novembre 2014

(22 ottobre 2014)