Il Pitigliani Kolno’a Festival si apre con Gett

gett2Il Pitigliani Kolno’a Festival di Roma viene inaugurato da Gett, il lungometraggio firmato da Ronit e Shlomi Elkabetz, proiettato ieri sera nelle affollate sale Deluxe e Kodak della Casa del Cinema. Viviane Amsalem ha 45 anni ed è sposata da 30 con Elisha, un ebreo marocchino molto osservante. Da trent’anni la donna vuole divorziare, non ama suo marito e grazie alla complicità dell’avvocato Carmel trova il coraggio di portarlo davanti al tribunale rabbinico per sciogliere il matrimonio, ottenere il Gett. La situazione però si complica: Elisha non ha alcuna intenzione di lasciarla libera e grazie alla sua inattaccabile dirittura morale riesce a rimandare il giudizio dei rabbini. Due ore dentro al tribunale che riassumono cinque anni del calvario della signora Viviane che grida disperata la propria impotenza, mentre sul banco si susseguono i testimoni: parenti e vicini che spiattellando la vita della famiglia Amsalem rivelano i propri limiti, sogni e paure. Un’opera intensa che chiude la trilogia della protagonista Viviane preceduta da To take a wife del 2004 e Seven days del 2008 e che corre per conquistare l’Oscar come miglior film straniero (Daniela Gross spiega qui sei buoni motivi per andarlo a vedere). Dan Muggia, direttore artistico del festival insieme ad Ariela Piattelli, spiega la scelta di aprire con un lungometraggio così dolente: “Questa è stata una decisione puramente artistica, non un tentativo di sollevare polemiche. Mi è sembrato più che naturale, facendo un bilancio, portare Gett qui: dopo aver vinto il premio dell’Academy israeliana, cerca di arrivare agli Oscar e sarà presto distribuito in Italia. Ho amato questo lavoro per la bravura degli attori, così credibili, e per la complessità nella quale hanno deciso di imbarcarsi; non è affatto facile recitare in un luogo chiuso, senza fare mai riprese di spalle, senza inquadrare più persone inseme”. Poi continua: “Il pubblico è rimasto in sala perché la storia di Viviane lo aveva colpito, gli spettatori non ebrei hanno chiesto delucidazioni sul significato del ghet, del divorzio religioso e il rabbino capo Riccardo Di Segni, che ha assistito alla proiezione, ha spiegato la differenza sostanziale del potere del tribunale rabbinico in Israele che si regge sul sostegno dello Stato e nel quale non esistono matrimoni civili e quello in Italia. Il rav ha inoltre aggiunto che ogni anno celebra circa 40 matrimoni e si ritrova a dover affrontare circa 12-15 casi di divorzi. Un numero impressionante”. La storia di Viviane Amsalem colpisce perché non cerca di essere neorealista, non si imbarca in moralismi universali. Viviane affronta il suo caso personale, solo verso la fine lancia un grido che diventa collettivo. Improvvisamente si rende conto di non essere sola, di non essere l’unica. Un caso che ha sollevato anche domande degli spettatori sul tema del femminismo, perché – si sono appunto chiesti – a decidere l’annullamento doveva essere il marito?. “Un film – conclude Muggia – che si svolge dentro un’aula eppure coinvolge un mondo intero”.
Ad introdurre il festival, dopo i saluti di Ronny Fellus e Rossella Veneziano del Centro Ebraico Pitigliani e Sira Fatucci dell’Ucei, i direttori artistici Ariela Piattelli e Dan Muggia: “In questa nona edizione, ritroveremo registi ed attori che abbiamo imparato a conoscere nel corso degli anni e nuovi spunti sui quali lavorare. Abbiamo in particolar modo dedicato spazio a due figure del cinema israeliano d’eccezione, Gila Almagor, l’Anna Magnani d’Israele, che sarà nostra ospite e il compianto Assi Dayan che ricorderemo con un documentario straordinario, Life as a rumor di Adi Arbel e Moish Goldberg, un piccolo gioiello che ricostruisce la sua vita come artista ed protagonista fondamentale del proprio paese”. Conclude l’ambasciatore israeliano Naor Gilon: “L’Italia è un grande amico per noi e questo festival, da sempre sostenuto dalla capitale e dalla regione che lo hanno accolto con interesse e curiosità, ne è la prova più esemplare”. Gli appuntamenti con il PKF sono appena iniziati e animeranno la Casa del Cinema e il Centro Pitigliani fino al 5 novembre. Oggi a partire dalle 14.00 alla Sala Deluxe verranno proiettati Magic Men, Next to her, Matzor e Life as a rumor. Matzor, uno dei primi film girati da un italiano in Israele nel 1969 ed ambientato durante la Guerra dei Sei giorni, verrà arricchito dalla presenza del regista Gilberto Tofano e di Gila Almagor, la protagonista. La pellicola sarà poi affidata alla Cineteca di Bologna che si occuperà di restaurarlo. Nella Sala Kodak a partire dalle 16.30 un omaggio alla fortunata serie di Hagai Levi Be Tipul (In treatment) di cui saranno trasmessi due episodi, poi My Father, My Lord di David Volach, il thriller Big Bad Wolves di Aharon Keshales e Navot Papushado definito da Quentin Tarantino “il miglior film dell’anno 2013” e Bethlem di Yuval Adler.

Rachel Silvera twitter @rsilveramoked

(2 novembre 2014)