Qui Roma – La grammatica ebraica di Spinoza

grammatica ebraica spinoza“A proposito dei rapporti di Baruch Spinoza con l’ebraismo”, questo il tema affrontato ieri al Centro Bibliografico dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Tullia Zevi, organizzato in collaborazione con l’Iliesi, Istituto per il Lessico Intellettuale Europeo e Storia delle Idee, sulla base del “Compendio della grammatica” a cura di Pina Totaro e Massimo Gargiulo (ed. Olschki). Un testo tradotto per la prima volta dal latino e l’ebraico con un’introduzione approfondita e un apparato di note e commenti. A moderare Ilana Bahbout del Dipartimento Educazione e Cultura che introduce il primo intervento di Myriam Silvera coordinatrice il corso di laurea di Cultura Ebraica e del master in Cultura ebraica e Comunicazione dell’UCEI: “Quello che voglio dimostrare attraverso le fonti è il legame mai reciso tra Spinoza e l’ambiente ebraico dopo la scomunica. In una delle lettere, per esempio, viene dimostrato come il filosofo sia aggiornato sulla situazione della propria comunità. Nel Trattato teologico-politico vi è inoltre un estratto che potrebbe richiamare una sorta di protosionismo. Spinoza spiega infatti che il popolo eletto può essere considerato tale solo in relazione a un proprio Stato”. “Bisogna però fare un passo indietro, – continua – perché Spinoza è stato scomunicato? Ogni ebreo che arrivava ad Amsterdam ed entrava a far parte della comunità, doveva far prima un giuramento nel quale si attestavano tre assunti: l’esistenza di D-o, la verità di quanto predicato da Mosè e dai profeti e l’esistenza dell’aldilà. Quello che Baruch Spinoza affermava era assolutamente discordante con il giuramento. Non allontanarlo avrebbe quindi messo in pericolo la libertà della stessa comunità ebraica”. Il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni si concentra su un punto particolare della grammatica di Spinoza: “Il filosofo era tutt’altro che distaccato dal proprio background, questo è evidente dal capitolo sugli accenti, che sono specifici del testo biblico. Servivano infatti anche come segni di interpunzione e di guida al canto. Dalle sue parole si evince la profonda conoscenza del quale disponeva. Spinoza sosteneva inoltre che l’uso dell’imperativo fosse troppo perentorio e segnalava il fatto che in ebraico non ci fosse il tempo presente ma solo il passato e il futuro”. La professoressa di filosofia del linguaggio Irene Rosièr-Catach pone poi una domanda mirata: “A chi è destinata in definitiva la grammatica ebraica di Spinoza? Il lavoro pubblicato postumo e realizzato su consiglio degli amici, è dedicato a chi non ha alcuna conoscenza dell’ebraico ma che allo stesso tempo ha capacità di apprendere le lingue e ne conosce le diverse categorie”. Laura Minervini, docente di filologia romanza dell’Università Federico II di Napoli richiama con Ilana Bahbout una frasi che Spinoza scrive in una lettera nella quale esprime la preferenza dell’esprimersi nella lingua madre, il portoghese, piuttosto che in altre. Un punto di partenza per ricostruire poi le provenienze degli ebrei olandesi, in un pomeriggio di studio che dimostra il legame indissolubile di Baruch Spinoza con la propria identità.

Rachel Silvera twitter @rsilveramoked

(4 novembre 2014)