Israele, torna la paura
Due attentanti a poche ore di distanza l’uno dall’altro hanno sconvolto ieri Israele. L’intifada coi coltelli, titola La Stampa nella sua ricostruzione dei fatti, affidata al corrispondete Maurizio Molinari. I coltelli, infatti, sono le armi utilizzate dai due terroristi nei due attacchi terroristici, il primo a Tel Aviv, il secondo a Gush Etzion. E in entrambi le vittime sono dei ventenni: a Tel Avivi viene ferito morte un giovane soldato, a Gush Etzion, una ragazza di ventisei anni. “Le tv israeliane parlano di ‘Ondata di terrore’ spiegando che ‘sebbene non sia ancora un’Intifada gli attacchi si succedono rapidamente’ con ‘il consenso non solo di Hamas e Jihad ma anche di Fatah’”, scrive Molinari che racconta come uno dei due terroristi (l’attentatore di Tel Aviv) abbia postato foto con bandiere di Hamas e con un cartello, “amiamo la morte più di quanto i nostri nemici amano la vita”. “ La polizia e il premier Benjamin Netanyahu non vogliono evocare le parole Terza Intifada – scrive Davide Frattini sul Corriere della Sera – parlano di “lupi solitari”, come quelli che in due settimane hanno colpito tre volte a Gerusalemme”. La tensione, sottolinea Fiamma Nirenstein sul Giornale, è alta, con dimostrazioni del mondo arabo in tutta Israele e nella West Bank. Manifestazioni spesso esplose in violenza, in particolare dopo l’uccisione da parte della polizia israeliana a Kafar Kanna di un palestinese che aveva attaccato una pattuglia. “I toni sono saliti a tal punto che Netanyahu ha dichiarato che gli arabi israeliani sono parte integrante del Paese, ma chi preferisce la parte palestinese, non verrà trattenuto con la forza”, scrive Nirenstein. Su Repubblica Fabio Scuto punta il dito contro il primo ministro Netanyahu che fingerebbe di “ignorare che questa escalation della tensione ha la sua parte fondante nella mancanza di ogni trattativa di pace con l’Anp, nelle ‘visite’ sulla Spianata delle Moschee dei suoi colleghi di partito culminate in scontri violentissimi e nel progetto di legge di estendere la sovranità d’ Israele anche su questo sito”. Per parte sua Netanyahu, riguardo al Monte del Tempio, ha più volte ribadito di voler mantenere lo status quo e intanto deve confrontarsi con l’ala più a destra del suo partito che lo accusa di essere debole e incapace di gestire le rivolte. Del clima di odio che si respira nelle fila palestinesi, parla Molinari in altro articolo su La Stampa, in cui descrive la nuova propaganda terroristica: attraverso i social network, Hamas e compagni istigano alla Car Intifada, a prendere le proprie auto e investire gli ebrei. Anche tra i fedelissimi di Abu Mazen si plaude a questa nuova modalità di aggressioni mentre dall’Iran, racconta il Foglio, l’ayatollah Khamenei usa Twitter per diffondere un decalogo su come eliminare Israele.
Nel 2016 il restauro del Museo ebraico di Venezia. Sul Corriere della Sera la notizia della campagna di raccolta fondi lanciata da Joseph Sitt, Diane von Fürstenberg, Toto Bergamo Rossi e Venetian Heritage per la ristrutturazione del Museo ebraico veneziano e le sinagoghe dell’antico ghetto. L’obiettivo è portare a termine il progetto entro il 2016, data in cui ricorrerà il 500esimo anniversario della fondazione del ghetto veneziano.
“La nuova Casapound nel fronte neroverde: La Lega è come noi”. Il Fatto Quotidiano ricostruisce la nuova intesa tra gli “ex fascisti del terzo millennio”. “CasaPound lo considero un movimento democratico”, affermava il 23 ottobre Matteo Salvini, leader del Carroccio. “E i neri ricambiarono – scrive il Fatto – mandando duemila di loro a Milano alla manifestazione contro l’immigrazione”. Sempre sul Fatto, una fotografia della galassia dell’estrema destra italiana, “elettoralmente irrilevante” ma che a Roma trova terreno fertile. Tra questi movimenti, Militia, con i suoi due leader a processo nella Capitale “con accuse che vanno dall’apologia del fascismo alla diffusione di idee fondate sull’odio razziale ed etnico all’imbrattamento di cose altrui e al procurato allarme” (Il Messaggero). Tra le farneticazioni degli esponenti di Militia, anche la difesa degli striscioni antisemiti con cui imbrattarono le mura di Roma.
“Mario Avagliano e Marco Palmieri hanno compiuto un’accurata analisi sulla corrispondenza epistolare e sul diari dei nostri soldati ai tempi del secondo grande conflitto e ne è venuto fuori un libro, Vincere e vinceremo! Gli italiani al fronte, 1940-1943 (di imminente pubblicazione peri tipi del Mulino)”, così Paolo Mieli sul Corriere nella sua ampia recensione dell’ultimo lavoro degli storici Avagliano e Palmieri, in cui, attraverso le lettere e i diari dei soldati italiani, si spiega come “la partecipazione attiva e perfino entusiastica alle politiche fasciste, comprese quelle militari e guerrafondaie fu pressoché totale”. Su Repubblica, invece, la recensione di un altro libro che porta luce sul passato italiano: Storia dei Gap, il saggio di Santo Peli in cui si ricostruiscono le vicende del Gruppo di Azione Patriottica.
Gian Carlo Caselli sul Fatto Quotidiano ricorda Franco Giustolisi, autore del libro inchiesta “L’Armadio della vergogna”, in cui si denunciava l’insabbiamento di 695 fascicoli di indagine sulle stragi nazifasciste in Italia tra il 1943 e il 1945. Il libro di Giustolisi, assieme al grande lavoro del procuratore Antonio Intelisano, portò all’apertura di quell’armadio, a processi e condanne. Caselli cita la strage di Sant’Anna di Stazzemma e ricorda che “purtroppo le sentenze di condanna sono rimaste ineseguite e questa ingiustizia nell’ingiustizia indignava Giustolisi, sempre attivo nel cercare di mobilitare le coscienze perché finalmente anche questa vergogna cessasse”.
Daniel Reichel
(11 novembre 2014)