Qui Berlino – La conferenza OSCE Antisemitismo: tolleranza zero
Lotta senza cedimenti e senza ambiguità alla minaccia antisemita, ma anche ferma opposizione a quei movimenti che cercano di manipolare in una stagione di crisi la pubblica opinione utilizzando le leve del populismo e della sfiducia. La prima missione all’estero del nuovo ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni ha coinciso a Berlino con la sessione conclusiva della conferenza convocata nella capitale tedesca dall’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa per celebrare i dieci anni della dichiarazione contro l’antisemitismo e per valutare i nuovi strumenti da adottare contro la minaccia antisemita. Dopo un intenso vertice con il ministro degli Esteri tedesco Frank Walter Steinmeier, cui hanno partecipato anche i ministri degli esteri di Francia Fabius e di Spagna Margallo, il rappresentante della Farnesina ha ascoltato il collega proprio nell’atteso discorso di apertura della conferenza Osce. È stata un’occasione per ribadire l’impegno comune delle realtà protagoniste del processo di integrazione europea nel difendere quei valori di democrazia, integrazione, pluralismo e rispetto per le minoranze che l’Europa uscita dal Secondo conflitto mondiale ha posto a caposaldo della propria dignità e del proprio progresso.
In un discorso di estrema durezza e di estrema chiarezza Steinmeier, che aveva avuto modo precedentemente di confrontarsi con i rappresentanti di diversi paesi partner, ha ribadito l’impegno annunciato dalla Cancelliera Angela Merkel solo poche settimane fa sotto la Porta di Brandeburgo: in Germania qualunque manifestazione di antisemitismo troverà tolleranza zero. “Non c’è alcun posto – ha affermato – nella nostra società per chi minaccia con azioni e con manifestazioni propagandistiche la sicurezza dei cittadini ebrei e delle istituzioni ebraiche e spera in questo modo di suscitare gli orrori del passato, Così come non c’è spazio per chi cercando di sfruttare la crisi mediorientale spera di mascherare le proprie azioni antisemite sotto la copertura di un preteso dissenso alle azioni del governo israeliano”. Ma al di là del fermo impegno il rappresentante del governo tedesco ha messo sul tavolo anche dati di fatto: a fronte di una rinascente minaccia antisemita la Germania fa segnare oggi il più alto tasso di crescita ebraica al mondo ed è divenuta la casa di una comunità ebraica che torna a mettere radici proprio lì da dove la si voleva cancellare. Fra i dati posti in evidenza dal ministro tedesco anche la forte ascesa di una formazione rabbinica utile fra l’altro anche a coprire l’esigenza di restituire guide spirituali alla frammentata presenza ebraica nell’Est Europa. Gli hanno fatto eco il Presidente della confederazione Svizzera e presidente di turno dell’Ocse Didier Burkhalter, che ha messo fortemente l’accento sulla necessità di preservare la Memoria ed educare le nuove generazioni, e il direttore dell’Ufficio Ocse per le Istituzioni democratiche e i diritti umani Michael Georg Link.
Il rappresentante permanente del governo statunitense alle Nazioni Unite Samantha Power ha ribadito in un appassionato intervento l’impegno Usa su un fronte da sempre caro alla politica nazionale e internazionale degli Stati Uniti, ma ha anche sottolineato l’importanza di un impegno a tutto campo delle istituzioni ebraiche non più e non solo rinchiuse in un’attitudine difensiva, ma pronte a mettere a disposizione dell’intera società, soprattutto delle realtà più deboli e più minacciate, la propria esperienza e i propri valori.
Accanto al ministro degli Esteri di Roma una importante delegazione italiana ha preso parte ai lavori della conferenza che è incaricata nella giornata conclusiva di elaborare un documento di sintesi per tracciare la strada di come combattere l’antisemitismo in una società che cambia rapidamente.
Con il vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Roberto Jarach erano presenti fra l’altro anche la delegata dell’Unione giovani ebrei italiani Talia Bidussa, l’esponente del World Jewish Congress e del Bene Berith Europa Daniel Citone, la rappresentante a Roma dell’American Jewish Committee Lisa Palmieri Billig.
“Ho partecipato – ha commentato Jarach – in rappresentanza dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane per la prima volta ai lavori della conferenza di Berlino dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa chiamata a fare il punto sull’antisemitismo e a indicare quali misure adottare per combattere la minaccia che grava sulle società democratiche e ne ho tratto un’ottima impressione per il livello qualificato dei partecipanti e per l’organizzazione delle giornate di lavoro. Il confronto si è articolato in diverse sessioni tematiche, ciascun delegato poteva partecipare a due sessioni nelle quali ad una introduzione da pare di operatori attivi del settore, ha fatto seguito un breve ma costruttivo dibattito. Al termine della seconda giornata, i lavori si chiuderanno con una dichiarazione che riporta diversi stimoli operativi per i 57 governi aderenti all’organizzazione”.
“Pagine Ebraiche 24 – ha aggiunto – ha già riferito sugli aspetti e generali e sui contenuti delle sedute plenarie ed mi limito a qualche considerazione sulle due sessioni a cui ho partecipato: “Sicurezza per le Comunità” e “Messa al bando di macellazione rituale (Shechità) e circoncisioni (Milot) in alcuni paesi europei”. Per la prima è importante rilevare che esiste un’istanza generale perché per comunità si intendano tutte le strutture e organizzazioni ebraiche dell’area (comunità in senso lato) e non solo la Comunità con le proprie istituzioni in senso ristretto.
Da sottolineare l’esigenza sentita in molti paesi che le autorità responsabili della sicurezza riconoscano come parte integrante della propria funzione l’azione di prevenzione e la protezione delle nostre istituzioni, e non solo come risposta ad esigenze esplicitate dalla Comunità. Come conseguenza nasce la richiesta all’Osce di richiedere in forma collegiale per tutti i paesi la copertura dei costi di sicurezza da parte degli Stati (sia per il personale che per gli investimenti strutturali). Segnali di forte preoccupazione, supportati da dati numerici impressionanti degli episodi di antisemitismo nella seconda metà dell’anno, giungono intanto dalle due realtà maggiori d’Europa, Francia e Gran Bretagna, cui fanno eco analoghe situazioni soprattutto all’Est. Nella seconda sessione ho rilevato una forte preoccupazione per l’apertura di nuovi fronti politici contro le nostre tradizioni religiose in tema di Schechità e Milot. Si ritiene che un fronte comune improntato alla difesa del diritto di culto e al rispetto delle tradizioni possa avere migliori prospettive di successo rispetto agli argomenti tecnici su questi due temi di estrema delicatezza”.
Forte attenzione, nei confronti della conferenza Ocse, ma anche riguardo alla prima visita di Gentiloni, intanto, da parte dell’opinione pubblica e della stampa tedesca. In una lunga intervista pubblicata stamane dal più autorevole quotidiano tedesco, la Frankfurte Allgemeine, il titolare della Farnesina lancia un chiaro appello a coalizzare le forze democratiche contro le forze politiche populiste che minacciano l’Europa e la democrazia: “Non dobbiamo chiudere gli occhi – afferma fra l’altro – di fronte al fatto che ci sono chiari segni di sentimento antieuropeo. Vedo una tendenza isolazionista da un lato, e dall`altra parte una politica che si apre al mondo, che supera le paure della gente, la demonizzazione dell`Europa, le misure economiche protezionistiche e il rifiuto dei migranti”. Riguardo al ruolo assunto anche in campo internazionale dall’Italia e dal presidente del Consiglio Matteo Renzi, Gentiloni spiega alla Frankfurter che “In generale i fiorentini sono conosciuti per il loro confronto diretto, ma possono anche essere molto diplomatici. Renzi è diventato noto come ‘rottamatore’, ma ora rappresenta un governo stabile, solidi contatti con il Presidente Giorgio Napolitano e con l`opposizione dell`ex Primo Ministro Berlusconi. Renzi è esperto nell`arte della diplomazia e contribuisce in modo significativo a contenere le forze del populismo e del nazionalismo”.
gv
(13 novembre 2014)