Qui Roma – Braverman: “Israele può essere forte solo se lo è anche la Diaspora”

gusti bravermanPrima di diventare la direttrice del Dipartimento per le attività nella Diaspora dell’Organizzazione Sionista Mondiale, Gusti Yehoshua Braverman, era a capo della compagnia di danza israeliana Tamar, “un periodo affascinante – ricorda – La Tamar Dance Company di Gerusalemme si divide in due attività principali, la prima è quella dei professionisti che viaggiano per portare la propria arte nel mondo e la seconda è la scuola nella quale ci si può specializzare”. Gusti, definita dal Jerusalem Post “una delle donne più impegnate di Israele”, è arrivata a Roma per presentare, in collaborazione con l’Ufficio giovani nazionale, il programma Beit HaAm dell’Organizzazione Sionista Mondiale dedicato alle comunità ebraiche della Diaspora in un seminario di tre giorni (14-15 e 16 novembre).
Un lavoro complesso, quanto emozionante, che la direttrice non esita a spiegare nei suoi punti chiave: “Ero a capo del movimento Reform; una posizione politica che mi ha portato ad essere poi eletta nel 2010 alla carica che ricopro attualmente. Ogni cinque anni infatti il congresso, nel quale confluiscono tutti i diversi movimenti che compongono il paese, si riunisce e vota il proprio rappresentante. Durante il mio mandato voglio puntare sulle cosiddette tre ‘I’, identità, identificazione e Israele: rispettivamente quindi contribuire a creare un’identità, far identificare il prossimo con i valori ebraici e del Sionismo e far conoscere le diverse identità di Israele. Credo inoltre che per essere incisivi si debba guardare ed affrontare i cambiamenti dell’ebraismo moderno, che ci piacciano o meno, perché altrimenti rischieremmo di perdere qualsiasi interlocutore. Ho deciso poi di investire le mie forze in un target di età ben preciso, i ragazzi tra i 18 e i 40 anni, perché è proprio questo il momento nel quale una persona inizia a costruire la propria identità e si trova a combattere tra diversi stimoli. Non sto dicendo ovviamente che le altre età non siano importanti, ma, mentre i giovani degli anni ’70 e ’80 sapevano i motivi per i quali Israele era un paese che doveva esistere e doveva essere difeso, oggi è diverso. Oggi gran parte del mondo guarda il Sionismo con enorme diffidenza. Proprio per questo bisogna fornire ai ragazzi uno spazio per discutere e riflettere”. Braverman sottolinea infatti come siano proprio le nuove generazioni “ad avere identità multiple che entrano spesso in conflitto: quella di giovane lavoratore, quella sociale e quella religiosa. È difficile esser parte di una minoranza – spiega – e lo è ancora di più in questo periodo. Quarant’anni fa Israele era vista come David, i paesi arabi come Golia. Non c’è bisogno che spieghi come adesso per il mondo ad essere Golia, il gigante malvagio, sia Israele. Alcuni giovani sono molto pro-attivi, altri invece vorrebbero semplicemente dimenticarsi il rapporto con Israele. Non è certo semplice doversi trovarsi continuamente a difendere uno Stato che probabilmente non si conosce nemmeno troppo bene, per di più in un clima che è diventato visibilmente anti-israeliano. L’anti-sionismo in Europa è ormai la maschera dell’antisemitismo. Il mio ruolo non è ignorare i conflitti interiori che ha un giovane ebreo rispetto a Israele ma discutere, creare qualcosa”. Quali sono dunque gli obbiettivi dell’organizzazione? “La nostra è una piattaforma ideata per dialogare, ma soprattutto per far conoscere Israele per quello che è veramente. Avete idea di quanto abbia fatto questo paese in poco più di 60 anni? Non è solo una start up nation, ma uno Stato la cui giustizia sociale fa invidia al mondo intero. La guerra che portiamo con noi fin dalla nascita non l’abbiamo scelta ma subita. Il 29 novembre 1947 l’Onu propose la nascita di uno Stato ebraico ed uno arabo, ancora non si palava di Palestina a quel tempo, ma gli arabi lo rifiutarono. Le Nazioni Unite votarono in favore di Israele. Ma, pensiamoci, se fossero improvvisamente catapultate nel 2014 credete davvero che quel voto lo darebbero ancora a favore? E poi se parliamo di azioni legittime e illegittime, credete davvero che il boicottaggio di prodotti, cibo, medicine e risorse israeliane sia un’azione lodevole, giusta?”
gusti braverman2“L’organizzazione Sionista – continua Braverman – vuole creare un luogo sicuro nel quale poter discutere paure e sentimenti. Crediamo inoltre sia fondamentale che gli ebrei della Diaspora vengano in Israele, non solo per occasioni, comunque utilissime, come il Taglit o per il progetto Masa, ma attraverso viaggi che li mettano davvero a contatto con la realtà israeliana. Bisogna imparare a vedere il paese come la propria casa, aperta e accogliente”. Per farlo, tanti sono i progetti di Beit HaAm, il programma, perseguito da Gusti: “Vogliamo che l’identità israeliana venga trasmessa in maniera tachless, senza sforzo, quindi insegniamo ebraico mentre si cucina, giochiamo a Trivial con domande ad hoc e abbiamo creato un Monopoli molto particolare in occasione delle elezioni: ogni giocatore deve impersonare un politico appartenente ad un determinato partito. Mettiamo che io debba essere qualcuno dello Shas; per tutto il gioco dovrò rispondere a delle domande come se veramente la pensassi come loro e dovrò proteggere con le unghie con i denti la mia ideologia per proseguire la partita. Un esercizio utilissimo che fa vedere le cose da altre prospettive”. Un capitolo fondamentale è inoltre dedicato alle donne: “Essendo stata la prima donna eletta, mi sono sentita in dovere di mettere l’accento sull’importanza della presenza femminile. Il mondo continua ad essere orientato verso gli uomini, ma io sono convinta del potere innegabile della voce delle donne. Vorrei vederne sempre più ricoprire incarichi importanti. Con Johanna Arbib del Keren Hayesod stiamo progettando seminari interamente dedicati alle donne che a partire da incontri sulla leadership fanno poi sviluppare dei progetti personali e concreti. Ho già fatto un incontro pilota a Gerusalemme e credo sia un’ottima idea da esportare in giro per il mondo. Le donne portano una voce diversa sul tavolo. Ammiro quelle che rompono il ghiaccio, che prendono rischi, che aprono una strada. Me ne vengono tante in mente, per prima Golda Meir”. Continuamente in viaggio per incontrare e formare giovani delle comunità ebraiche di tutto il mondo, Gusti Braverman è ottimista sull’Italia: “In Italia il Sionismo è un sentimento forte, ma non vuol dire che non si possa prevenire o continuare la discussione. Israele può essere forte solo se l’identità degli ebrei della Diaspora è forte e viceversa”.

Rachel Silvera twitter @rsilveramoked

(16 novembre 2014)