Comics & Jews – BilBObul 2014 Editoria senza editori? Pubblicare fumetti oggi
Nato a Bologna nel 2001 come iniziativa culturale dedicata al fumetto d’autore che durante tutto l’anno presenta sia opere di grandi artisti che di giovani talenti, BilBOlBul nel 2007 è diventato il festival internazionale di fumetto che conosciamo oggi. Anzi, che conoscevamo fino all’anno scorso perché in questi giorni, per l’ottava edizione, il festival curato dall’associazione Hamelin non ha cambiato solo data, portandosi dalla primavera all’autunno, ma mostra gli effetti di una riflessione profonda sulle mutazioni in atto nel mondo editoriale del fumetto. Argomento di cui si è occupato anche il numero di novembre di Pagine Ebraiche, che dedica ogni anno il dossier Comics & Jews al rapporto fra fumetto e cultura ebraica, già presentato e distribuito a Lucca comics e che in queste ore fa capolino nei luoghi del festival bolognese. La volontà di fare il punto sulla situazione editoriale e di offrire un’occasione di analisi e ragionamento comune utile sia agli appassionati, che a coloro che lavorano nel mondo del fumetto ha così portato ad aprire BilBOlbul 2014 con il convegno “Editoria senza editori? Pubblicare fumetti oggi” in corso in queste ore al MAMbo, il museo d’arte moderna di Bologna in cui il festival entra per la prima volta quest’anno, che ospita anche una delle numerose mostre in programma. Alla presenza di autori, esperti ed editori, che hanno riempito la grande sala insieme a molti studenti – molti gli appunti disegnati che hanno preso forma nelle prime ore del convegno – il convegno si è subito mostrato essere in verità una sorta di Stati Generali del fumetto. Nella sessione del mattino, aperta da Emilio Varrà con una disamina dell’attuale situazione hanno visto un confronto appassionato e approfondito su un mondo editoriale che si sta avviando a una fase di maturità, in cui però alle profonde trasformazioni avvenute negli scorsi decenni non corrisponde ancora forse una vera consapevolezza di opportunità e rischi di un settore che, pur minuscolo rispetto al mondo complessivo dell’editoria in Italia ha visto negli scorsi anni una crescita davvero impressionante. Tutti parlano di graphic novel, è chiaramente un genere che sta avendo un successo notevole, ma – si è interrogato Varrà – questo non pare corrispondere a un vero aumento del numero dei lettori. Pur potendo sfruttare il potere della rete per arrivare a proporsi agli editori in una posizione di forza, manca ancora una vera conoscenza della situazione editoriale, che vede situazioni anche molto diverse fra loro, rendendo difficile capire quanta energia che potrebbe essere dedicata alla parte creativa e artistica ogni autore debba invece dedicare a tutto quello che permetto poi ai fumetti – o graphic novel – di arrivare al pubblico. A questi dubbi ha iniziato a rispondere Federico Di Vita, autore di Pazzi scatenati – Usi e abusi dell’editoria, che partendo dai dati 2013 del’Associazione Italiana Editori, ha spiegato come pur in una situazione in cui raccogliere informazioni è molto complesso sia chiaro che il mondo dell’editoria a fumetti mostra appieno alcune discrasie impressionanti. Confrontare i dati dell’ultima edizione rispettivamente del Salone del libro di Torino e di Lucca Comics and Games mostra come, partendo da numeri simili – 340mila visitatori a Torino contro 250mila biglietti staccati ma oltre 400mila presenze a Lucca – i picchi di vendite del libro siano in realtà inferiori a quelli registrati nella città Toscana. A fronte, però, di una sproporzione enorme nei dati complessivi delle vendite, con il fumetto si aggira intorno al 10 per cento del mercato editoriale, ma con grandi difficoltà sia di visibilità in libreria che di distribuzione. D’altro canto il trend anticiclico è dovuto anche a una necessaria maggiore competenza: non ci si può improvvisare né autori né editori di fumetti, e le case editrici che vi si dedicano hanno forzatamente conoscenze e specificità notevoli, in un patrimonio che andrebbe meglio messo al servizio di una diffusione e conoscenza più diffuse. Gli interventi di Enrico Fornaroli e Matteo Stefanelli hanno permesso di inquadrare meglio la situazione, entrando molto nel dettaglio sia dell’evoluzione dell’editoria specifica, che a partire dalla prima uscita di Linus nel 1965 ad oggi ha vissuto una trasformazione profonda, passando dal formato editoriale della rivista d’autore che presenta un’antologia accuratamente selezionata – i casi di ComicArt, e Corto Maltese, per esempio – all’arrivo di Disney e Marvel in Italia fra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta, dove a cambiare profondamente il mercato sono arrivati anche i fumetti giapponesi. Un’evoluzione corrispondente a una trasformazione antropologica dei lettori e delle lettrici e a una parallela mutazione che ha raggiunto anche i formati editoriali. Ad una scelta precisa e consapevole di puntare su un progetto editoriale diverso e ragionato è arrivata nel 1997 una casa editrice bolognese, la Punto Zero, che ha preso a pubblicare Will Eisner, iniziando da quel Contratto con Dio, considerato da molti il primo graphic novel. Con l’intervento di Matteo Stefanelli, docente dell’università Cattolica di Milano, sono entrati prepotentemente in scena i numeri: una slide dopo l’altra, grafico dopo grafico, Stefanelli – che è anche editor di Fumettologica – ha mostrato come manchi ancora una analisi approfondita della situazione: nonostante il suo grande lavoro di raccolta e analisi dei, compiuta principalmente grazie a Iniziativa Editoriale e al suo database Arianna (fonte molto migliore dei dati AIE, ma comunque incompleta) sono pochissimi coloro che hanno una idea chiara del mercato editoriale italiano del fumetto. Christian Raimo, che si è dichiarato “straniero in terra di fumetti” ha chiuso la sessione mattutina con una prima presentazione dei dati dell’ultimo report di Mediobanca che mostra come tra il 2009 e il 2013 i ricavi aggregati dei sette maggiori gruppi editoriali italiani (Rcs, Espresso, Mondadori, Monrif, Caltagirone, La Stampa, Il Sole 24 Ore) sono scesi del 27,7 per cento. A mostrare una grandissima crisi del settore, che si potrebbe però contrastare con scelte – anche politiche – diverse. Alla fine della prima parte del convegno sono stati diversi i rappresentanti delle principali case editrici di fumetti, protagonisti della sessione pomeridiana, che hanno mostrato un enorme apprezzamento per tutti gli interventi e, in particolare, per quello di Stefanelli che “ha finalmente fatto ordine fra cose che in parte sappiamo, in parte possiamo intuire, ma che è sicuramente utile vedere strutturati e inquadrati in un quadro anche teorico completo”. Nonostante lo stesso docente abbia più volte sottolineato l’impossibilità di ottenere dati completi e chiari il quadro è chiaro: il fumetto è cresciuto, ed è ora necessario che ci si renda conto che, finito il ciclo espansivo e di innovazione, è necessario avere chiare le possibilità di sviluppo connesse all’attuale fase di normalizzazione e maturazione per generare una nuova spinta, in cui la naturale standardizzazione di alcune caratteristiche del mercato sia foriera non di banalizzazioni e semplificazioni, ma di quella crescita che i graphic novel hanno ampiamente dimostrato di meritare.
Ada Treves twitter @atrevesmoked
(20 novembre 2014)