Qui Roma – La testimonianza di Alberto Israel: “Non vi ho dimenticati”
“Da diversi anni cerco di scegliere le parole per incorniciare la mia tragedia e sono uscito dal silenzio cessando di essere spettatore impotente di fronte all’orrore. Mi riapproprio della mia storia. Dolorosa, ma pur sempre la mia”.
Alberto Israel, ebreo rodiota, racconta così il suo impegno di memoria. Un impegno che prende la strada della testimonianza nel 1995, 50esimo anniversario della liberazione di Auschwitz, seguendo sentieri complessi e tormentati.
“Ho ricominciato a parlare, con dolore, perché testimoniare – spiega Israel – è un modo rigirare il coltello nella piaga e rincontrare quella parte di me che volevo ignorare. La rabbia omicida che avevo fugato nel campo di concentramento era là, come il desiderio di vendetta e il risentimento”.
Ad ascoltare la sua voce, ad accogliere l’uscita della sua biografia ‘Non vi ho dimenticati’ (ed. Anpi Belgio), il calore delle tantissime persone che si sono date appuntamento alla Casa della Memoria e della Storia per un evento, ricco di emozioni, che ha visto la collaborazione di Fondazione Museo della Shoah di Roma, Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Centro di Cultura della Comunità ebraica romana e Medicina e Shoah, il corso scientifico promosso dalla fondazione all’Università Sapienza.
“Aprire uno spaccato sulla deportazione degli ebrei di Rodi, vicenda meno nota rispetto a quella di altre comunità italiane negli anni bui”. Questo, spiega il consigliere UCEI Roberto Coen (che modera la serata), l’intento dell’iniziativa e del libro. Al suo fianco siedono Marcello Pezzetti, direttore scientifico del Museo della Shoah, che sottolinea come dalla prima pagina del volume si respiri “il profumo di Rodi”, e Sami Modiano, altra vittima rodiota del nazifascismo, che prima annuisce e poi regala ai presenti alcuni momenti indimenticabili di testimonianza. Tra i protagonisti della serata anche Fabio Gaj, docente di Chirurgia generale e presidente dell’Associazione Medici Ebrei, e la storica della medicina Silvia Marinozzi, animatori entrambi del corso Medicina e Shoah.
Dal “tempo della felicità” al “tempo dell’orrore”, dalla fine dell’incubo alla consapevolezza di quello che comporta essere un sopravvissuto: l’itinerario di ‘Non vi ho dimenticati’ è ampio e denso. Scrive Elie Wiesel in un messaggio rivolto appositamente all’autore: “In generale i ricordi dei sopravvissuti, per la loro incomparabile autenticità e per la loro intensità, costituiscono l’elemento fondamentale della nostra memoria collettiva. Potrà comprendere quello che tu hai vissuto un estraneo? Lo dubito. E tuttavia ce lo impone la Storia. E tu lo fai bene”.
Mentre per Simone Veil, presidente d’onore della Fondazione per la Memoria della Shoah, la vicenda degli ebrei di Rodi “illustra quanto c’è di incomparabile nella tragedia della Shoah: l’accanimento sistematico dei nazisti nel mettere in pratica la soluzione finale, lo sterminio di tutti gli ebrei d’Europa dovunque si trovassero: fino ai confini delle più piccole isole del mar Egeo”.
In sala, tra gli altri, il presidente della Fondazione Museo della Shoah Leone Paserman, il Testimone della Shoah Piero Terracina, il presidente della Comunità ebraica Riccardo Pacifici e l’assessore comunitario alla Memoria Elvira Di Cave.
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(20 novembre 2014)