Israele – Il 17 marzo si torna a votare

knessetTutti d’accordo, si torna a votare. Alla Knesset questa mattina è stato approvata con 84 voti favorevoli e nessun contrario lo scioglimento del parlamento. E il 17 marzo prossimo, a distanza di poco più di due anni dall’ultima elezione, i cittadini israeliani torneranno ad esprimersi alle urne. Insanabili i contrasti all’interno della coalizione, con il premier Benjamin Netanyahu arrivato ai minimi termini con gli ex alleati di centro di Yesh Atid e Hatnua. Ieri l’ultimo atto, con l’espulsione dal governo dei leader dei due partiti citati, Yair Lapid e Tzipi Livni, rispettivamente ministro delle Finanze e della Giustizia. “Non tollero chi cerca di sabotare me e il mio governo”, aveva dichiarato Netanyahu, licenziando i due ministri. E così il terzo governo Netanyahu è arrivato al capolinea. Ora tutti i partiti si preparano al voto di marzo, la campagna elettorale è iniziata e nei prossimi giorni si sveleranno le strategie per ottenere alle urne la fiducia degli israeliani. Netanyahu e il suo Likud affermano di essere l’unico partito in grado di governare il paese. “Le prossime elezioni vertono su una domanda: chi guiderà il governo nelle imponenti sfide che deve affrontare Israele? – chiedeva ai suoi il premier questa mattina in una riunione di partito – Il Likud partito che dovrebbe essere preso in considerazione… questo è l’insegnamento di questi ultimi anno e questa è la sfida delle elezioni”. Pochi giorni fa, un sondaggio commissionato dal quotidiano Haaretz dava ragione al primo ministro israeliano: il rilevamento infatti dava saldamente in testa il Likud nella scala dei consensi degli intervistati. A destra, però, Avigdor Lieberman e Naftali Bennet, leader rispettivamente di Israel Beitenu e Habait HaYedhudi, puntano a spostare questo gradimento sui propri partiti, puntando sull’elettorato più conservatore.
Al centro, Yair Lapid e il suo Yesh Atid, dopo l’exploit del gennaio 2013, devono lavorare molto per recuperare il consenso perso in questi mesi. I sondaggi infatti avevano visto colare a picco la popolarità del ministro delle Finanze, accusato di non aver mantenuto le promesse, in particolare nei confronti del ceto medio israeliano. Tzipi Livni ha invece risposto duramente al primo ministro israeliano rispetto all’accusa di aver sabotato il governo. “La verità che si nasconde dietro alle sue parole isteriche è che abbiamo un primo ministro che ha paura – paura dei suoi ministri e del mondo circostante”, l’affondo di oggi di Livni, che proverà a rompere gli equilibri con il suo Hatnua.
Da considerare, poi, il fatto che alle prossime elezioni si voterà con un nuovo sistema elettorale che prevede l’innalzamento della soglia di sbarramento dal 2 al 3,25%. A doversi riorganizzare saranno soprattutto i tre partiti arabi: Hadash, Balad e Ta’al. Solo quest’ultimo alle elezioni del 2013 era riuscito a superare la soglia citata il che costringerà gli altri due partiti a valutare nuove strategie, tra cui quella di unirsi.

(3 dicembre 2014)