Raid di Israele contro le armi di Assad
Colpire Damasco, colpire Hezbollah. Il regime di Assad e i miliziani di Hezbollah accusano Israele di aver lanciato ieri un raid contro il territorio siriano. Almeno 10 esplosioni sono state registrate vicino all’aeroporto di Damasco e a Dimas. Bersaglio del raid, né confermato né smentito da Israele, alcuni depositi di armi. In particolare, come spiega Maurizio Molinari su La Stampa, l’azione aerea, che non ha registrato feriti, era diretta a impedire il trasferimento di sofisticati sistemi antimissile di produzione russa agli Hezbollah libanesi. Per Molinari, inoltre, il coinvolgimento israeliano nella guerra civile siriana starebbe seguendo una nuova direttrice: aiuti ai ribelli filo-occidentali e anti-qaedisti e contro Assad. Secondo Lorenzo Cremonesi del Corriere della Sera, i raid sarebbero un avviso indiretto all’Iran, sostenitore di Assad in Siria e Hezbollah in Libano. Per Alberto Stabile, Repubblica, l’attacco israeliano di ieri potrebbe indicare anche un cambiamento di politica degli Usa rispetto al fronte siriano: secondo Stabile, difficilmente Gerusalemme si è mossa senza avvisare Washington nel raid contro Damasco, il che potrebbe presagire una “svolta militare che coinvolge anche gli Stati Uniti contro il regime di Assad”.
Israele cura i siriani e non fa domande. “Sono mesi che al Ziv Medical Center di Zefat, a 30 chilometri dal confine siriano, a una dozzina da quello libanese (e i vetri in frantumi, omaggio dei razzi di Hezbollah delle guerre passate lo testimoniano), ‘arrivano i siriani’, racconta Alberto Simoni su La Stampa. A Zefat i medici israeliani curano i ribelli siriani che combattono oltreconfine, non fanno domande sulla loro appartenenza, curano. “Siamo arrivati già a 427 feriti siriani dal febbraio del 2013, circa 30 bambini, e non si vede la fine ancora”, spiega II vicedirettore dell’ospedale Calar Shapira.
Gli scrittori per il riconoscimento della Palestina. Firme israeliane conosciute, come quelle di David Grossman, Amos Oz, A.B. Yehoshua ma anche del premio nobel Daniel Kahneman, assieme ad altre ottocento persone, chiedono all’Europa di riconoscere lo Stato di Palestina. “La vostra iniziativa per il riconoscimento dello Stato palestinese – scrivono i firmatari della petizione rivolgendosi ai paesi del Vecchio Continente – avanzerà le prospettive di pace e incoraggerà israeliani e palestinesi a porre fine al conflitto” (Corriere della Sera, La Stampa e Repubblica).
Debolezze degli Esteri italiani. Su Repubblica, Mario Pirani analizza le difficoltà del Bel Paese nell’affrontare in modo incisivo le questioni di politica estera. Sul Medio Oriente, ad esempio, “sarebbe importante ripensare i nessi strategici bilaterali tra Israele e Italia, perché per ricordare solo un piccolo fatto – scrive Pirani – se si rompesse l’equilibrio israeliano in Medio Oriente, milioni e milioni di profughi arriverebbero sulle nostre coste e questo sarebbe solo l’inizio”. Maggiore sostegno dunque a Israele in un momento storico in cui il fondamentalismo dell’Isis minaccia la sicurezza dell’Occidente.
La sfida elettorale di Bibi. Molti giornali israeliani dipingono le prossime elezioni della Knesset – marzo 2015 – come un referendum sulla figura di Benjamin Netanyahu. È stato il premier ad invocarlo ma ora dovrà riuscire in questi cento giorni ad ottenere la fiducia dell’elettorato israeliano. Su Repubblica, Bernardo Valli analizza e critica la politica di Netanyahu, sottolineando che i risultati che emergeranno dalle urne a marzo non sono così scontati.
“Fascista” contro “cappuccetto rosso”. Botta e risposta a distanza tra Maria Elena Boschi e Matteo Salvini. La prima dichiara di essere preoccupata dell’incontro del leader leghista con la francese Marine Le Pen “leader di un partito che tecnicamente ha una deriva fascista. Lì si vede come la pensa – afferma la Boschi – e mi preoccupa perché a me hanno insegnato ad aver paura del fascismo” (Repubblica e Corriere). La risposta di Salvini arriva nel pomeriggio dalla Annunziata, “Io fascista? Io sono sicuramente leghista e milanista….La signora Boschi mi sembra Cappuccetto rosso che ha paura del lupo mannaro”.
L’antisemitismo di Heidegger. Guido Ceronetti sul Corriere torna sul dibattito riguardo ai Quaderni Neri del filosofo tedesco Martin Heidegger, in cui emerge il suo carattere antisemita e sui si era soffermata Donatella Di Cesare in un articolo del 2 novembre. Per Ceronetti, tra le responsabilità filosofiche di Heidegger, l’aver volutamente dimenticato il pensiero di Baruch Spinoza.
Daniel Reichel
(8 dicembre 2014)