Allons enfants
Per uno strano segno del destino, l’ultimo atto dei vili terroristi islamici che hanno assaltato la redazione del giornale satirico Charlie Hebdo si è svolto in uno scenario del tutto inatteso: uno stabilimento tipografico.
Come se l’animo ancestrale della carta stampata, il terreno dove la libera espressione delle idee, la libertà di critica, la democrazia, hanno posto le loro radici, avesse voluto riaffermare l’eterna regola secondo la quale senza stampa scritta e professionale e senza libertà di stampa non può esserci libertà per nessuno e non può esserci democrazia.
Lo sanno i milioni di francesi che continuando ad affollare le piazze intonano ad alta voce con orgoglio l’inno nazionale, il canto della rivoluzione delle libertà civili che è posto alla base della dignità europea e delle società in cui le minoranze hanno conquistato il diritto di affermare la propria identità.
Lo sanno i colleghi superstiti della redazione di Charlie Hebdo, che abbiamo visto con commozione questa mattina tornare al lavoro per assicurare la realizzazione del prossimo numero del giornale.
Dietro ai sentimenti che in queste ore hanno unito tutte le persone di buona volontà si profila intanto una distinzione netta fra chi vuole impegnarsi per combattere senza compromessi la minaccia del terrorismo e chi crede che un tanto sia ovviamente necessario, ma non sufficiente. L’unanimismo di facciata che oggi dichiara di opporsi alla bestialità di queste azioni mostruose consente di trovarsi a basso prezzo in larga compagnia: non serve essere eroi e nemmeno sentire di appartenere a un’idea, a un’identità o a una religione. Dovrebbe essere sufficiente sentirsi parte del genere umano. Riaffermare con vigore e determinazione l’estrema necessità di tutelare la libertà di stampa e di opinione è, a quanto pare, un po’ più complicato, ma per molti di noi resta irrinunciabile. Lo sanno bene i colleghi israeliani che nella più luminosa democrazia del mondo lavorano ogni giorno sui giornali più liberi del mondo. È un dibattito che mette a nudo la differenza che passa fra l’informazione professionale e la propaganda, fra la responsabilità dei giornalisti e il chiacchericcio fine a se stesso. E che attraversa evidentemente anche l’universo ebraico. È un bivio su cui si deciderà molta parte del nostro futuro. Ognuno, come mostra chiaramente il decano dei vignettisti francesi Plantu nel disegno che pubblicherà il quotidiano Le Monde nelle prossime ore, è ora chiamato a fare scelte chiare. A compiere atti concreti. Ad assumersene la responsabilità. A decidere se lasciar cadere o se impugnare con orgoglio la matita della libertà. Allons Enfants.
gv
(Questa l’immagine realizzata dal decano dei vignettisti francesi Plantu pubblicata pomeriggio dal giornale Le Monde)
(9 gennaio 2015)