Italia-Israele – La lettera del ministro Gentiloni

gentiloniPrendere le distanze dalla proposta di riconoscimento dello Stato palestinese e attivarsi perché la Corte di Giustizia Europea inserisca nuovamente Hamas nella lista delle organizzazioni terroristiche. Queste le due richieste formulate dal presidente della Federazione delle Associazioni Italia-Israele Carlo Benigni in una lettera inviata al ministro degli Esteri Paolo Gentiloni lo scorso 7 gennaio. Una lettera a cui il ministro ha voluto dare risposta, sottolineando le posizioni del governo italiano in merito alla delicata questione dei negoziati tra israeliani e palestinesi. Per Gentiloni, d’accordo con quanto afferma il presidente di Italia-Israele, vi è “l’urgenza che le parti riprendano il negoziato diretto”, individuato come “unico possibile percorso per pervenire a una soluzione complessiva e durevole del contenzioso israelo-palestinese”. “Sul perseguimento di questo obiettivo, basato sulla soluzione dei due Stati, si concentrano i nostri sforzi – scrive il ministro degli Esteri – in pieno coordinamento con i paesi partners europei, l’alleato statunitense e i principali attori regionali. Vanno scoraggiate tutte le iniziative, da una parte e dall’altra, suscettibili di deteriorare la collaborazione tra israeliani e palestinesi, in primis quella esistente nel cruciale comparto della sicurezza”.
“La costituzione di uno Stato palestinese, che coesista con lo Stato di Israele, è un obiettivo da perseguire – sottolineava nella sua missiva Benigni – ma si colloca alla fine di un diretto processo negoziale tra le parti, la cui premessa non può non essere il riconoscimento del reciproco diritto all’esistenza”. Allo stato dei fatti questa condizione non esiste, ribadisce il presidente dell’Associazione Italia-Israele, ricordando che l’Autorità nazionale palestinese ha stretto un accordo di governo con Hamas che “persegue per statuto la distruzione di Israele e l’eliminazione degli ebrei”. E proprio Hamas, come si ricordava, è stata tolta dalla Corte di Giustizia dalla lista delle organizzazioni terroristiche, decisione che ha destato sconcerto nel governo israeliano e non solo. “Il Governo italiano condivide pienamente quanto enunciato dall’Alto rappresentante Mogherini – spiega Gentiloni, in merito alla questione – Si è trattato di una sentenza chiaramente basata su argomentazioni procedurali e che non implica valutazione da parte della Corte circa i motivi sostanziali, tuttora validi, alla base della designazione di Hamas come organizzazione terroristica”. “Come annunciato dalla stessa Alto rappresentante – continua il ministro – le Istituzioni europee anno già maturato la decisione presentare ricorso contro la sentenza in tempo utile per evitare la decadenza delle misure restrittive”.
Rimanendo invece su una questione strettamente connessa all’Italia, Benigni ricorda come presto il parlamento italiano si troverà a discutere delle tre mozioni proposte da Movimento 5 Stelle, Sinistra e Libertà e Movimento Misto per il riconoscimento dello Stato palestinese (“richiesta di riconoscimento”, spiega il presidente che “configura una pressione nei confronti dello stato di Israele, nel contesto di una strategia volta a delegittimarlo e ad isolarlo, e di cui è parte integrante il boicottaggio economico e culturale in atto su scala internazionale”). Sul punto il ministro Gentiloni afferma che il governo ha un “approccio equilibrato” in merito al riconoscimento della Palestina come Stato e che “nella nostra ottica si tratta di un passo qualificante e significativo che dovrà avvenire nel momento più congruo per massimizzarne l’impatto positivo sul negoziato di pace”. La discussione alla Camera era prevista per il 23 gennaio ma è stata rinviata a causa delle imminenti elezioni del presidente della Repubblica.
Intanto a preoccupare sono anche i gravissimi episodi di antisemitismo che hanno segnato l’Europa, fino ad arrivare ai sanguinosi fatti di Parigi. Un clima preoccupante, afferma Benigni su cui l’Italia ha il dovere di agire. “Il nostro Governo è fortemente impegnato a favorire – anche attraverso un dialogo strategico, multidimensionale e approfondito con Israele – il rispetto delle identità religiose e nazionali e la condanna di fenomeni di radicalizzazione delle identità e della violenza”, la posizione espressa dal ministro.

Daniel Reichel

(27 gennaio 2014)