La sfida della memoria
Tante le voci, le storie e le parole dedicate al Giorno della Memoria a settant’anni dalla liberazione del campo di concentramento di Auschwitz. Paolo Conti del Corriere della Sera ritorna sull’indagine riguardo la percezione della Memoria da parte degli italiani condotta dall’istituto di ricerca SWG in collaborazione con la redazione di Pagine Ebraiche alla quale ieri aveva dedicato un ampio articolo: “Giustamente Pagine Ebraiche in un coraggioso sondaggio, sottolinea un pericolo: che una certa ritualità possa portare un’assuefazione, perfino una stanchezza rispetto alla Shoah”. Conclude poi con un monito attraverso le parole dell’ex presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Tullia Zevi: “Chi dimentica il passato è condannato a riviverlo. Una società che non ha memoria non ha futuro”.
Il pericolo reale dell’antisemitismo. Sulla Stampa presentato lo studio condotto da Sergio Della Pergola e L.D Staetsky riguardo il fenomeno l’antisemitismo. Il quotidiano riporta l’analisi anticipata sul numero di febbraio di Pagine Ebraiche senza citare la fonte e con un titolo allarmistico che è una vera propria forzatura: “In Italia un ebreo su 5 è pronto ad espatriare”. “L’antisemitismo – prosegue – è visto come un pericolo reale dal 63% degli ebrei italiani. Tanto che il 20% di loro è pronto a fare le valigie per espatriare in Israele”. “Percentuali però – sottolinea la Stampa – più basse di quelle registrate in altre realtà europee”. Come e verso chi, infine, un ebreo italiano riconosce il germe dell’antisemitismo? “I criteri che portano all’identificazione di un antisemita passano prima di tutto attraverso la negazione della Shoah”.
Appuntamento a Montecitorio. In occasione del Giorno della Memoria centinaia di studenti verranno ospitati a Montecitorio per ricordare la Shoah. La cerimonia prevederà, riportano oggi i giornali, l’intervento del presidente della Camera Laura Boldrini, del presidente dell’UCEI Renzo Gattegna, del ministro dell’Istruzione Stefania Giannini ed a chiusura il discorso del presidente del Senato Pietro Grasso nell’esercizio di funzioni di presidente della Repubblica.
La Memoria ha una casa. Consegnate ieri dal sindaco di Roma Ignazio Marino al presidente della Fondazione Museo della Shoah di Roma Leone Paserman le chiavi della Casina dei Vallati, sede temporanea del museo che inaugurerà la nuova veste il marzo prossimo prima di installarsi definitivamente a Villa Torlonia. A riportare la notizia della cermonia di consegna, il Messaggero Roma: “Questo spazio bellissimo ci consentirà di aprire subito al pubblico ed esporre la documentazione, le interviste e i filmati che la Fondazione ha raccolto dal 2008 in sei anni e mezzo di attività” ha dichiarato Paserman. Ad essere presenti anche il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, il presidente della Comunità ebraica di Roma Riccado Pacifici, il presidente dell’UCEI Renzo Gattegna, i Testimoni della Shoah Sami Modiano, Piero Terracina e le sorelle Bucci.
La musica che salva. Sul Messaggero Roma, il successo del concerto “Tutto ciò che mi resta” ideato dal maestro Francesco Lotoro e dedicato alla musica composta nei campi di concentramento. L’evento, andato in scena ieri all’Auditorum Parco della Musica, ha visto la partecipazione, tra gli altri, del presidente del Senato nell’esercizio delle funzioni del presidente della Repubblica Pietro Grasso, del sindaco di Roma Ignazio Marino, dell’ambasciatore d’Israele Naor Gilon e del giurista Giovanni Maria Flick.
Settanta anni dopo. Si terranno oggi, alla presenza di istituzioni, capi di Stato e autorità, le celebrazioni ad Auschwitz della liberazione e l’apertura dei cancelli avvenuta esattamente settanta anni fa. Sulla Stampa il bilancio di Maurizio Molinari che sottolinea una grande assenza: “Manca il russo Vladimir Putin, nonostante il fatto che proprio i soldati dell’Armata Rossa aprirono i cancelli del lager. Il governo polacco non ha voluto il leader del Cremlino in segno di protesta per «l’aggressione all’Ucraina» e Varsavia, con il ministro degli Esteri Grzegorz Schetyna, si è spinta fino a contestare la paternità della liberazione affermando che «furono le truppe ucraine a liberare il lager». E Kiev ha rincarato la dose: «La maggioranza dei soldati che aprirono i cancelli erano ucraini»”.
Rispettare la Storia. Appare oggi sul Fatto Quotidiano l’intervista al direttore scientifico del Museo della Shoah di Roma Marcello Pezzetti che rievoca la progressiva e lenta consapevolezza verso ciò che furono i campi di concentramento ed Auschwitz. Negli anni ’70 infatti: “La memoria era frutto di un’altra storia: dentro al museo del campo non esisteva la parola ebreo’ o ebrei’. Mai. Neanche una volta. Tutto era ridotto a una lotta tra fascisti e antifascisti. Attenzione: ho detto fascisti, neanche nazisti”. Ma non solo, ricorda Pezzetti: “Nel campo di Vilnius, dove sono stati portati e sterminati solo ebrei, anche li mai citati, per la popolazione erano stati confinati solo dei prigionieri politici. Peccato la presenza dei bambini, come spiegarla? Ci sono voluti anni per ebraiccizzare, come giusto, la storia”. Denuncia poi una imperdonabile dimenticanza italiana: “A Fossoli è stata restaurata una sola baracca, sui terreni di Ferramonti è stato possibile costruire uno svincolo dell’autostrada; quello di Bolzano non esiste più, terreni buoni per costruire dei condomini. Quindi, mi vuole spiegare dov’è la memoria italiana?”.
La vera faccia dell’antisemitismo. Il Corriere della Sera riporta l’intervento del filosofo Bernard Henri Levy tenuto durante l’Assemblea generale delle Nazioni Unite dello scorso 22 gennaio riguardo il crescente antisemitismo. “Quando si colpisce un ebreo – conclude Levy – diceva un’altro scrittore, è l’umanità intera a essere gettata a terra”.
Silenzi. Sul Fatto Quotidiano Furio Colombo riflette sulla persecuzione contro gli ebrei e la situazione italiana: “Nel silenzio l’Italia si è liberatata per anni della sua immensa responsabilità nella caccia ai propri cittadini ebrei e agli ebrei non italiani che si erano illusi sulla civiltà del nostro paese”.
La Memoria di Bologna. Sull’edizione bolognese dela Repubblica il presidente della Comunità ebraica Daniele De Paz illustra l’iniziativa che prevede la costruzione di un memoriale per le vittime della Shoah. “Il memoriale, spiega, qualificherà Bologna. Insieme al Binario 21 a Milano, il Museo Nazionale dell’Ebraismo a Ferrara e il Museo della Shoah a Roma, sarà un luogo in cui tutti possano identificarsi”.
Yo soy Nisman. Grande spazio sul Foglio per indagare sulla misteriosa morte del magistrato Alberto Nisman, assassinato poco priima di presentare la documentazione che provava un’eventuale implicazione del presidente argentino Kirchner nella strage al centro ebraico di Buenos Aires del 1994: “Undici ore di buco, una porta aperta, un agente dei servizi in disgrazia, il reporter scappato in Israele. Tutto quello che non torna nel thriller politico dell’Agentina”. Si aprono le indagini.
Una stele per Parigi. Sul Corriere della Sera Roma la cronaca della cerimonia svoltasi ieri dentro il Parco della Pace nella quale è stata svelata una stele che commemora le vittime del terrorismo di Parigi. Presenti alla cerimonia l’ambasciatrice di Francia Catherine Colonna ed anche Gady Taché, sopravvissuto all’attentato alla sinagoga di Roma del 1982 e fratello della vittima dello stesso attentato Stefano.
Rachel Silvera twitter @rsilveramoked
(27 gennaio 2015)