Roma, Heidegger e i quaderni della discordia
“La vera domanda, dopo la rivelazione dei suoi Quaderni Neri, è la seguente: cosa dobbiamo farne di Martin Heidegger? Come la mettiamo con lui e con il suo rivelato antisemitismo?”. A discuterne con Donatella di Cesare, autrice di “Heidegger e gli ebrei” (ed. Bollati e Boringhieri) è Antonio Gnoli, giornalista e scrittore con Franco Volpi di “L’ultimo sciamano. Conversazioni su Heidegger” (ed. Bompiani) nella cornice della libreria romana Koob.
Suscitano infatti scalpore i ritrovati quaderni del filosofo, testimonianza inequivocabile del suo antisemitismo fervente.
“Quello che mi colpisce – spiega Gnoli – è l’attenzione quasi ossessiva che i media hanno da sempre riservato al filosofo tedesco nonostante la sua sintassi e grammatica aspra e i contenuti dei suoi testi così complessi. C’è una certa reticenza sul suo passato nazista e i suoi studenti lo pregarono più e più volte di ritrattare le sue posizioni a guerra finita, penso a Levinas ma anche a Marcuse. Particolarmente animata è poi la lettera che gli scrive lo stesso Levinas nella quale drammaticamente chiede di prendere parola sugli orrori della guerra”.
“Ma cosa è stata per Heidegger la questione ebraica? – continua Gnoli – Il filosofo tratta il tema come una questione della Metafisica. Per lui gli ebrei sono fuori dalla Storia perché nomadi e senza radici. Un punto a cui poi nascono tutte le teorie del complotto giudaico fato di uomini che tentano di entrare nella Storia ed avere l’ossessione di ‘stare dentro le cose’. Paradossalmente per Heidegger appunto l’ebraismo non è una questione di razza ma di Metafisica. Ci si chiede però a questo punto come valutare il filosofo: a discapito della sua posizione antisemita possiamo comunque riconoscere l’apertura filosofica enorme da lui apportata? Il suo essere un incantatore, quasi uno sciamano?”.
A ripercorrere la scoperta dei Quaderni Neri è Donatella Di Cesare: “Questo libro non ho scelto di scriverlo io, piuttosto è capitato. Nel 2013 mi ha contattata il presidente della società Martin Heidegger Günter Figal, che ora si è dimesso perché contrario alle posizioni radicali del filosofo, avvertendomi del ritrovamento di questi primi Quaderni Neri. In Germania verranno poi pubblicati a breve i quaderni che vanno dal 1942 al 1948 che faranno sicuramente luce sulla posizione del filosofo riguardo la Shoah e che verranno tradotti l’anno prossimo da Bompiani. Potevo attenermi a pubblicare solo il terzo capitolo dedicato ai quaderni invece ho deciso di scriverne uno sull’antisemitismo e uno sulla Shoah perché credo l’argomento sia più ampio e vada presa in considerazione anche una certa tradizione filosofica tedesca. Infatti mi sembra emblematico quanto sia spinoso il tema, evidenziato anche dall’assenza di una trattazione sulla storia dell’antisemitismo nella filosofia”.
Tra il pubblico presente interviene lo scrittore Aldo Zargani che ha raccontato la sua esperienza di bambino ebreo durante le leggi razziste nel libro “Per violino solo” (ed. Il Mulino) e specifica: “Quando si parla di filosofi tedeschi bisogna tenere in conto un elemento: la religione. Il primo ad alimentare l’antisemitismo fu proprio Martin Lutero. Mi piace ricordare la massima del mio filosofo preferito Bertrand Russell che diceva: la filosofia greca ci ha insegnato a sopportare la nostra morte, quella tedesca ci ha insegnato a sopportare la morte degli altri”. Di Cesare si esprime infine sulle dimissioni di Günter Figal: “Non credo sia stata una scelta saggia. Fossi stata in lui avrei continuato a ricoprire l’incarico per indagare le cause. Anche in maniera critica”.
Rachel Silvera twitter @rsilveramoked
(6 febbraio 2015)