Robert Herzstein (1940-2015)
È stata una vita dedicata a ricostruire il passato, a svelare le scomode verità, a non dimenticare, quella dello storico americano Robert Herzstein, morto a 75 anni a Columbia. Dopo aver scritto numerosi libri che trattavano il periodo della Seconda guerra mondiale e i crimini perpetrati in Germania (tra le sue pubblicazioni “Adolf Hitler and the German Trauma”, “The war that Hitler won”, “The nazis”), Herzstein ha riportato in luce il controverso rapporto dell’ex Segretario generale delle Nazioni Unite e poi presidente dell’Austria Kurt Waldheim con il nazismo. Era infatti il 1986 quando, durante il World Jewish Congress – il Congresso Ebraico Mondiale, Herzstein rivelò le sue ricerche e prove sull’ambiguo passato del politico Waldheim.
“Kurt Waldheim – spiegava lo storico nel suo libro ‘Waldheim: The missing years’ – non ha personalmente contribuito o incitato ai crimini di guerra. Ma la non colpevolezza non deve essere confusa con innocenza, il fatto che abbia partecipato a una unità che ha commesso crimini di guerra lo rende incontrovertibilmente complice”. Dalle sue indagini è infatti emerso che il futuro Segretario Onu non era affiliato ad un gruppo nazista ma ad una organizzazione paramilitare. Aveva servito inoltre un generale che insieme agli alleati croati si è macchiato dell’uccisione di oltre 60.000 jugoslavi sospettati di essere partigiani. Waldheim ha però sempre negato di essere stato fisicamente presente sulla scena. Ha fatto parte di una unità che ha stazionato a Salonicco in Grecia mentre gli ebrei venivano deportati in massa dichiarando in seguito di non essersi accorto di ciò che stava accadendo.
“Molto strano – scriveva Herzstein – che un uomo ambizioso, la cui fortuna è stata capire sempre cosa stava accadendo non si sia accorto che migliaia di persone erano state mandate a morire ad Auschwitz”.
Aprendo e scartabellando gli archivi di mezzo mondo, lo storico ha poi trovato le prove che cercava, tra cui un documento con note personali di telefonate nelle quali si faceva riferimento ai treni sui quali viaggiavano i deportati. Nelle biografie ufficiali, riportava inoltre il Corriere della Sera nel 2007, veniva dichiarato come nel 1941 Waldheim fosse rientrato a casa dopo essere stato ferito sul fronte russo, mentre in realtà era attivo nei Balcani.
“Straordinario come un uomo sia riuscito a cancellare una parte del suo passato e vivere una vita completamente diversa – spiegava Robert Herzstein – La mia teoria è che non fosse un fanatico nazista ma che, talmente tanto disgustato da quello che aveva visto, decise di crearsi una falsa biografia”.
Waldheim d’altro canto ha sempre continuato a negare la sua implicazione e non ha espresso rimorsi fino alla sua scomparsa nel 2007.
E pensare, racconta il New York Times, che sette anni prima del polverone sollevato dallo storico, Kurt Waldheim, dopo aver ricevuto il dottorato ad honorem dell’Università del South Carolina, ringraziò anche Robert Herzstein che insegnava storia proprio lì: un destino piuttosto curioso.
Nato nel 1940 a Manhattan da papà Harold, avvocato e mamma Jean casalinga, Herzstein si è laureato alla New York University e ha insegnato al Massachusetts Institute of Technology e al Carnegie Institute of Technology fino all’Università del South Carolina dal quale si è ritirato nel 2008 con il riconoscimento di professore emerito.
Sul sito ratemyprofessor nel quale gli studenti americani scrivono voti e consigli sugli insegnanti seguendo le categorie chiarezza, capacità di aiuto e capacità di semplificare, tante le frasi colme di entusiasmo: “Un grande”, “Un professore cool”, “Straordinario anche se un po’ troppo conservatore” ma anche “Un insegnante straordinario; ama quello che insegna e lo dimostra. Ha anche un ottimo senso dell’umorismo”.
Rachel Silvera twitter @rsilveramoked
(Nell’immagine Robert Herzstein durante il World jewish Congress del 1986)
(10 febbraio 2015)