Judaica Pedemontana – Libri ebraici, patrimonio di tutti

judaica“Con il convegno di oggi siamo giunti alla terza fase del progetto Judaica Pedemontana, che dopo il restauro dei volumi ebraici del fondo della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino e l’averli resi per la prima volta fruibili non solo dagli studiosi ma dalla cittadinanza e dai visitatori, offre un’occasione di ricerca e approfondimento”. Così il presidente della Fondazione per i Beni Culturali Ebraici in Italia Dario Disegni ha introdotto il convegno internazionale “Il collezionismo di libri ebraici in Europa tra XVII e XIX secolo”, svoltosi questa mattina a Torino presso la sala della Fondazione Luigi Firpo. Il convegno è stato organizzato dalla Fbcei nell’ambito della mostra Judaica Pedemontana, in corso alla Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino fino al 6 aprile, con il sostegno della Fondazione San Paolo e in collaborazione con la Fondazione Luigi Firpo.
Ad aprire i lavori un ricordo del professor Bruno Chiesa, docente di lingua e letteratura ebraica all’Università di Torino, recentemente scomparso, che avrebbe dovuto partecipare all’incontro. “Era una persona schiva, non amava parlare molto, ma sapeva cogliere l’essenza sia delle cose nei suoi studi, sia nelle persone”, ha ricordato Chiara Pilocane, allieva di Chiesa e membro del comitato scientifico di Judaica Pedemontana.
Dopo un saluto di Enzo Ferrone, presidente della Fondazione Luigi Firpo, che ha espresso l’importanza di ospitare iniziative che mettano in luce il ruolo dell’ebraismo all’interno della società italiana, e di Isabella Massabò Ricci della Compagnia di San Paolo, che ha messo in evidenza la rilevanza delle biblioteche come centri culturali per il territorio, ha avuto inizio la prima sessione del convegno, dedicata a una rassegna sulle collezioni di libri ebraici di alcune biblioteche italiane.
“Lo studio della sedimentazione delle collezioni ebraiche raccolte da individui e istituzioni sia ebraiche sia non ebraiche costituisce in qualche modo la cartina di tornasole anche per la grande Storia, in quanto riflette i momenti di separazione e quelli d’intreccio di due grandi culture, quella italiana e quella ebraica, e parla dei confini su cui la loro convivenza si è sviluppata nel tempo”. Così ha introdotto il primo confronto Micaela Procaccia, direttrice della Direzione Generale degli Archivi del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo.
Il primo intervento, di Andrea De Pasquale, direttore della Biblioteca Nazionale, ha passato in rassegna il lavoro degli ebraisti piemontesi tra Torino e Parma e illustrato la genesi delle collezioni della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino e della Biblioteca Palatina di Parma, concentrandosi in particolare sulle edizioni a stampa e sottolineando l’importanza che tali collezioni ebbero per la nascita della bibliologia ebraica.
Successivamente Margherita Palumbo, direttrice della Biblioteca Casanatense a Roma, ha raccontato la genesi della collezione di libri ebraici in essa conservata, dagli sviluppi completamente diversi: “La nostra collezione è molto cospicua, e le acquisizioni, datate prevalentemente tra 1730 e 1780, sono legate alla promulgazione di editti proibitivi nei confronti degli ebrei e alle conseguenti periodiche e drammatiche confische di libri avvenute nel ghetto di Roma e in altre città dello Stato Pontificio”, ha sottolineato.
A concludere la prima parte del convegno l’intervento del sofer Amedeo Spagnoletto, che ha illustrato la genesi delle collezioni di edizioni antiche del Centro Bibliografico dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. “Il centro bibliografico è nato con l’obiettivo di conservare e di rendere fruibile al pubblico il patrimonio degli archivi e dei beni librari ebraici delle Comunità”, ha affermato. “Perciò – ha continuato Spagnoletto – si tratta di una biblioteca creata dagli ebrei per gli ebrei, e l’interesse dei suoi volumi non risiede dunque tanto nell’antichità e nel prestigio delle edizioni, quanto in tutto ciò che si ricava a margine dei testi, che sono stati utilizzati fino a tempi recenti”.

Ad aprire la seconda parte del convegno, presieduto da De Pasquale, l’intervento di Mauro Perani, ordinario di Ebraico all’Università di Bologna, che ha analizzato l’importanza della tipografia ebraica in Italia e come i libri qui stampati siano stati protagonisti di una vera e propria diaspora nelle biblioteche d’Europa. Le primissime edizioni a stampa dei testi ebraici provengono dall’Italia, ha spiegato Perani. “La presenza ebraica in Italia non fu mai rilevante dal punto di vista numerico, ma ebbe sempre una enorme importanza dal punto di vista culturale. Ma come avviene per i beni culturali non ebraici italiani (che si calcola costituire più della metà di quelli conservati nei musei e nelle biblioteche del mondo) allo stesso modo l’ebraismo italiano ha prodotto più del cinquanta percento di tutti i beni culturali ebraici che oggi arricchiscono i musei e le collezioni di tutto il mondo”, ha sottolineato.
Dopo queste considerazioni di ordine generale offerte da Perani, si è passati all’analisi di alcuni casi specifici. Frédéric Barbier, ricercatore presso il Centre national de la recherche scientifique (CNRS) e insegnante all’École pratique des hautes études (EPHE) di Parigi, ha offerto “una prospettiva differente rispetto a quella degli interventi precedenti analizzando, invece che la genesi della collezione di una biblioteca, alcuni fenomeni attraverso la descrizione della figura di Johann Reuchlin, che ha pubblicato nel 1506 i Rudimenta linguae ebraicae, manuale di base degli ebrei dell’epoca, e del lavoro degli ebraisti della valle del Reno”.
La parola è passata poi a Yann Sordet, direttore della Bibliothèque Mazarine, che ha descritto la collezione di libri ebraici nella biblioteca fondata dal cardinale Mazzarino, che comprende un centinaio di manoscritti e quattrocento edizioni stampate tra XV e XVII secolo. Sordet ha raccontato le vicissitudini che hanno caratterizzato la genesi di tale collezione, il cui trasferimento non si è svolto in maniera continua ed è legata alle confische rivoluzionarie.
A concludere il convegno l’intervento di Maria Luisa Lopez-Vidriero, direttrice della Biblioteca Reale di Madrid, che ha descritto le edizioni ebraiche nelle collezioni personali del re di Spagna, raccolte tra XV e XIX secolo al duplice scopo di costituire una biblioteca a carattere religioso accanto a una rappresentativa d un nuovo modello culturale, di natura pubblica.

Francesca Matalon

(27 marzo 2015)