Verso le elezioni Usa – Washington e l’amicizia d’Israele

amb american israele 4 luglioIl 2016, anno delle elezioni presidenziali americane, è dietro l’angolo e i vari candidati stanno già lavorando alla propria campagna elettorale. Uno dei punti in agenda è sicuramente Israele, con cui i rapporti – grazie ai contrasti tra il Presidente Usa Barack Obama e il Premier israeliano Benjamin Netanyahu – non sono mai stati così tesi come negli ultimi anni. “Israele non ha miglior amico degli Stati Uniti; e gli Stati Uniti non hanno miglior amico di Israele”, ha dichiarato ieri Netanyahu nel corso della cerimonia presso l’ambasciata Usa in Israele per i festeggiamenti del 4 luglio (nell’immagine, Netanyahu e consorte con il presidente di Israele Reuven Rivlin e l’ambasciatore Usa Dan Shapiro). Un legame su cui nelle stesse ore è intervenuta Hillary Clinton, la candidata democratica alle presidenziali nonché la più quotata al momento a sostituire Obama alla Casa Bianca. In un incontro per il finanziamento della sua campagna con un’associazione ebraica americana, racconta il quotidiano on-line Politico, la Clinton ha fatto sapere ai presenti che con lei il rapporto con Israele migliorerà rispetto a quanto accaduto sotto la presidenza Obama. Interrogata da alcuni sulla sua visione dell’accordo con l’Iran, Clinton – che nelle vesti di Segretario di Stato lavorò ai primi contatti con Teheran – ha ribadito la sua posizione favorevole nei confronti di un’intesa, sottolineando d’altra parte che “nessun accordo è meglio di un cattivo accordo”. Chi di accordo non vuol sentir parlare è un altro candidato, questa volta repubblicano, ovvero il senatore del Texas Ted Cruz. Come tutto il suo partito, Cruz ha più volte dichiarato di essere contrario all’intesa con Teheran. Il senatore si è poi guadagnato recentemente gli onori delle cronache per aver puntato il dito contro una scelta diplomatica di Obama: “È una tristezza pensare che sotto l’amministrazione Obama gli Stati Uniti stanno per aprire un’ambasciata all’Avana, prima ancora di averne aperta una a Gerusalemme, è triste pensare che questa amministrazione sarà più amichevole con un dittatore comunista che odia l’America e che cerca di minare la nostra nazione, piuttosto che è disposto a stare al fianco del nostro amico e alleato, lo Stato di Israele”, l’affondo di Cruz. Che nella partita delle elezioni americane i rapporti con Israele giochino un ruolo di primo piano è emerso anche durante la presentazione della candidatura, nelle fila dei repubblicani del magnate Donald Trump, noto per le sue aggressive critiche contro Obama (fu tra coloro che sposarono la teoria secondo cui il presidente non era nato negli States ma in Kenya e quindi ineleggibile; teoria definitivamente smentita con la pubblicazione del certificato di nascita di Obama nel 2011) e per le uscite eccentriche (propose sul suo blog di boicottare l’Italia fino a che i giudici del nostro Paese non avessero liberato Amanda Knox, giudicata responsabile dell’omicidio di Meredith Kercher a Perugia, ma considerata da Trump innocente e vittima della giustizia italiana ). “Io sono l’unico candidato che darà un vero sostegno a Israele – ha affermato Trump – Gli altri parlano, ma non agiscono”. Primi segnali di una battaglia elettorale che vedrà quindi il tema Israele sul tavolo della campagna alle presidenziali 2016.

d.r.

(3 luglio 2015)